PUBLIO VIRGILIO MARONE con l'Eneide tra Clio e Melpomene (Museo del Bardo) prof.ssa Elisabetta Bazzetta
prof.ssa Elisabetta Bazzetta LA VITA Virgilio nacque nel 70 a.C. in un piccolo villaggio nei pressi di Mantova, da una oscura famiglia di coltivatori, appartenente alla piccola borghesia locale, romanizzata piuttosto di recente: il padre possedeva un piccolo podere lungo le rive del Mincio. con l'Eneide tra Clio e Melpomene (Museo del Bardo) prof.ssa Elisabetta Bazzetta
prof.ssa Elisabetta Bazzetta A Cremona, frequentò la scuola di grammatica. A quindici anni, prese la toga virile. Da Cremona si trasferì a Milano e poi nuovamente a Roma, alla scuola del retore Elpidio tra i suoi discepoli Marco Antonio e Ottaviano. Virgilio non aveva talento oratorio, né intendeva perseguire la carriera forense (difese una sola causa, forse senza successo). Si dedicò agli studi filosofici, e in particolare all’Epicureismo, che approfondì a Napoli alla scuola di Sirone. Qui divenne intimo amico di Vario Rufo e Plozio Tucca, i futuri curatori della I edizione dell’Eneide. prof.ssa Elisabetta Bazzetta
prof.ssa Elisabetta Bazzetta La perdita delle terre Mentre era impegnato nella composizione delle "Bucoliche", i suoi campi di Mantova furono assegnati ai soldati di Ottaviano. La perdita della sua terra, fu un grande dispiacere. prof.ssa Elisabetta Bazzetta
prof.ssa Elisabetta Bazzetta Le BUCOLICHE 10 componimenti poetici in esametri di argomento pastorale Bucolica da boukolos:bovaro Temi: L’amore, l’esaltazione della poesia ,la perdita delle terre, profezia dell’età dell’oro (IV egloga dove si profetizza la nascita di un puer che porterà pace e benessere ,nel quale molti hanno visto la profezia della nascita di Gesù) prof.ssa Elisabetta Bazzetta
prof.ssa Elisabetta Bazzetta Le Georgiche Scritto nel 38-39 a.C. Poema didascalico in esametri dedicato a Mecenate Rivolto a un pubblico raffinato e colto Si tratta di Agricoltura I-II libro Allevamento III-IV libro TEMI: il lavoro che è faticoso ma necessario per gli uomini Chi lavora nei campi è fortunatus. Al centro della riflessione c’è il PIUS COLONUS la cui PIETAS si concretizza nell’osservanza dei riti e dei sacrifici alle divinità dei campi. Rispecchia il progetto politico di Augusto che voleva esaltare il lavoro come esempio di civilizzazione dell’uomo. prof.ssa Elisabetta Bazzetta
prof.ssa Elisabetta Bazzetta L’ "Eneide" Nell’estate del 29 a Ottaviano, (tornato dall’Asia dopo la vittoria conseguita ad Azio su Antonio e Cleopatra)Virgilio lesse per quattro giorni di seguito i libri compiuti delle "Georgiche", aiutato da Mecenate, che lo sostituiva nella lettura quando era stanco. Dopo questo episodio, certo non senza un suggerimento da parte dello stesso Augusto, Virgilio fu scelto quale cantore del nuovo impero e del nuovo principe. Da questo momento fino alla fine della vita Virgilio si preoccupò della composizione dell’ "Eneide". Nel 22, Virgilio. ne lesse all’imperatore alcuni canti, ma non si trattava ancora della stesura definitiva. prof.ssa Elisabetta Bazzetta
Il viaggio in Asia e la morte. Nel 19 a.C. V. partì per un lungo viaggio attraverso la Grecia e l’Asia allo scopo di arricchire la propria cultura e, nello stesso tempo, verificare la topografia dei luoghi descritti nel poema. Ad Atene il poeta incontrò Augusto, di ritorno dalle province orientali. Questi, notate le sue precarie condizioni di salute, lo persuase a tornare in Italia. Virgilio che aveva appena visitato Megara sotto un sole cocente, era estenuato ed il suo stato si aggravò durante la traversata verso le coste italiane. Sbarcato a Brindisi, il poeta era in fin di vita, ma prima di morire chiese il manoscritto dell’ "Eneide", ancora incompiuta, per bruciarlo. Gli amici, per fortuna, non gli ubbidirono, forse secondo l'ordine dello stesso imperatore. Il corpo di Virgilio fu trasferito nell'amatissima Napoli e sepolto sulla via di Pozzuoli. Suoi eredi furono Augusto e Mecenate, che diede incarico a Vario e Tucca di pubblicare il poema. prof.ssa Elisabetta Bazzetta
AENEIS L'Eneide (in latino Aeneis) è il sommo della cultura latina scritto dal poeta e filosofo tra il 29 il 19 a.C. Narra la leggendaria storia di Enea principe troiano fuggito dopo la caduta della città di Troia, che viaggiò fino all’Italia diventando il progenitore del popolo romano. Guerin Pierre Narcisse ( Francia 1774-1833 ) prof.ssa Elisabetta Bazzetta
Antefatto: la distruzione di Troia prof.ssa Elisabetta Bazzetta
L’ENEIDE L’Eneide risulta un’opera originale, nella sua straordinaria densità e complessità, grazie all’enorme quantità di materiali culturali: storici, letterari, antiquari e filosofici. Enea e Didone nella caverna prof.ssa Elisabetta Bazzetta
prof.ssa Elisabetta Bazzetta L’eroe Enea L'eroe Enea era una figura già presente nei racconti omerici. Virgilio mise insieme i singoli e sparsi racconti dei viaggi di Enea, la sua vaga associazione con la fondazione di Roma e soprattutto un personaggio dalle caratteristiche non ben definite tranne una grande religiosità (pietas in latino), e ne trasse un avvincente e convincente "mito della fondazione", oltre ad un'epica nazionale che allo stesso tempo legava Roma ai miti Omerici, glorificava i valori romani tradizionali e legittimava la dinastia come discendenti dei fondatori comuni, eroi e dei, di Roma e Troia. prof.ssa Elisabetta Bazzetta
prof.ssa Elisabetta Bazzetta Arma virumque cano,Troiae qui primus ab oris Italiam fato profugus Laviniaque venit litora,multum ille et terris iactatus et alto vi superum saeve memorem Iunonis ob iram, multa quoque et bello passus,dum conderet urbem inferretque deos Latio,genus unde Latinum Albanique patres atque altae moenia Romae. Le armi celebro e l’uomo che fuggendo da Troia,per destino,esule ai lidi di Lavinio arrivò,primo,in Italia: lo spinse in terra e in mare la suprema volontà degli dei,l’ira implacabile di Giunone crudele; e molto in guerra soffrì,finchè depose i suoi Penati nel Latio e la città fondò che origine alla stirpe latina, ai padri albani diede e alla mura della grande Roma. prof.ssa Elisabetta Bazzetta
prof.ssa Elisabetta Bazzetta Morte di Didone (1631) | Giovanni Francesco Barbieri detto il Guercino prof.ssa Elisabetta Bazzetta
prof.ssa Elisabetta Bazzetta . Il modello principale è Omero, di cui Virgilio ha ripreso entrambi i poemi, capovolgendone la successione originale e riducendoli in uno solo. La prima metà, chiamata parte "odissiaca", ha quindi come tema principale il viaggio, la seconda, detta "iliadica", invece ha la guerra (spartiacque è il libro VI, quello della discesa di Enea negli Inferi). La presenza di Omero è massiccia oltre che nell’intreccio, nella ripresa di molti episodi. Virgilio segue Omero anche in ciò che riguarda l’apparato mitologico, con alcune differenze fondamentali come il rinnovamento dei materiali poetici di cui si serve, che organizza e orienta in modo diverso in funzione del significato complessivo dell’opera. Il punto d’arrivo a cui tende la storia universale è Ottaviano Augusto, che viene unificato così alla celebrazione di Roma su di un piano ideologico. prof.ssa Elisabetta Bazzetta
prof.ssa Elisabetta Bazzetta DIFFERENZE Iliade, Odissea Lingua greca 24 libri Destinatari: ascoltatori Linguaggio:uso di epiteti,patronimici per far ricordare meglio agli ascoltatori Caratteristiche degli eroi: passione,violenza,curiosità, esaltazione della propria intelligenza e del valore. ENEIDE Lingua latina 12 libri Destinatari:Lettori. Linguaggio: non necessita dei patronimici ma si trovano gli epiteti come descrizione di sentimenti (esempio «infelix Dido»,»pius Aeneas») Caratteristiche dell’eroe:malinconico,pensoso,esaltazione della pietas. prof.ssa Elisabetta Bazzetta
ENEIDE Celebrare la grandezza di ROMA SCOPI DIFFERENTI EPICA GRECA Tramandare le leggende ILIADE rispecchia la potenza achea ODISSEA simbolo di una società più dinamica, pronta agli scambi commerciali. ENEIDE Celebrare la grandezza di ROMA prof.ssa Elisabetta Bazzetta
prof.ssa Elisabetta Bazzetta L’ENEIDE Fu composta da Virgilio prima in prosa per seguire il progetto grandioso, con ampia documentazione e studio accurato delle fonti. Successivamente fu trasformata in POEMA in VERSI ESAMETRI ,il verso epico per eccellenza, quello dei poemi omerici. Nelle intenzioni di Virgilio il poema doveva rappresentare un anello di congiunzione fra l’antica cultura greca e la giovane cultura romana. prof.ssa Elisabetta Bazzetta
Virgilio al suo scrittoio con la capsa (contenitore cilindrico dove riponeva i rotoli) Biblioteca Apostolica Vaticana VIRGILIO lavorava dettando un gran numero di versi, e poi rielaborandoli per tutta la giornata. Seguiva uno schema di prosa che si preparava e che poi portava in versi. I versi lasciati in sospeso erano da lui stesso detti "tibicines", puntelli. (58 versi incompleti) prof.ssa Elisabetta Bazzetta
prof.ssa Elisabetta Bazzetta È abbastanza comune che il testo dei poemi epici si presenti incompleto o con alcune parti di discutibile attribuzione o chiaramente modificate a posteriori ma l'Eneide, grazie al fatto di essere stata concepita direttamente in forma scritta e non adattata da una precedente tradizione orale, è nel complesso giunta a noi molto più integra di quanto lo siano le opere classiche dello stesso genere. Inoltre, è comunque dubbio se Virgilio intendesse effettivamente completare questi versi, data sia l'evidente difficoltà che si riscontrerebbe nel tentare le modifiche, sia il fatto che spesso la brevità ne aumenta e favorisce l'effetto drammatico. prof.ssa Elisabetta Bazzetta
prof.ssa Elisabetta Bazzetta Virgilio, temendo di morire prima di aver terminato la stesura finale del poema, pare che abbia affidato all'amico Vario il compito di bruciarla dopo la sua morte, motivando quest'ordine con il suo stato di incompletezza e asserendo che il passo del libro VII sui rapporti matrimoniali di Venere e Vulcano non gli piaceva più. Presumibilmente aveva intenzione di modificare quella scena per adattarla meglio ai valori morali romani. L'amico però non esaudì il desiderio di Virgilio ed Augusto stesso ordinò che non fosse tenuto in considerazione: l'Eneide finì così per essere pubblicata dopo aver subito soltanto modifiche di modestissima entità. prof.ssa Elisabetta Bazzetta
prof.ssa Elisabetta Bazzetta I LEGAMI CON OMERO Virgilio si ispira ad Omero ma in ordine inverso. PRIMI SEI CANTI riprendono l’ODISSEA (viaggi di Enea per mare,incontro con Polifemo, le Sirene e la maga Circe evitate,la discesa nell’Ade.) GLI ALTRI SEI riprendono l’ILIADE (narrano infatti la guerra per insediarsi nel Lazio, che ricorda le imprese belliche dell’assedio di Troia,come nell’Iliade dà spazio alle gare in onore di un morto,là Patroclo,qui Anchise. Come l’Iliade si conclude con il duello tra l’eroe principale e il suo antagonista ,qui Turno. prof.ssa Elisabetta Bazzetta
prof.ssa Elisabetta Bazzetta LA PIETA’ PER I VINTI La pietà per i vinti è un fenomeno poco presente nei poemi epici che narrano di episodi di battaglia e di guerra, in cui tale dimensione non entra. Un’eccezione tra queste opere è rappresentata dall’Eneide dove si può notare che l’eroe troiano prova compassione per gli uomini da lui uccisi. Ne è un esempio il libro X, dove Lauso e Pallante, i protagonisti, caratterizzati entrambi dalla giovanissima età, dalla generosità eroica e dalla nobiltà d’animo, sono destinati ad una morte prematura che colpisce Enea con la stessa intensità, nonostante Lauso sia un nemico. Questo avvenimento permette a Virgilio di descrivere una delle principali caratteristiche di questo nuovo genere di eroe: la sua profonda umanità, che lo spinge ad avere compassione per i vinti, e perciò ad esitare davanti ad un gesto crudele. Un’altra vicenda esemplare è la morte di Eurialo e Niso i quali, amici tra di loro e devoti al comandante Enea, saranno sopraffatti dai Rutuli durante una spedizione notturna. La sicurezza di Enea, quindi, si incrina davanti alla morte, alla violenza e alla tragedia della sofferenza delle vittime prof.ssa Elisabetta Bazzetta
prof.ssa Elisabetta Bazzetta Enea quindi, è molto diverso da altri eroi mitologici come per esempio da Achille (eroe omerico) il quale nell’Iliade, una volta ucciso il nemico Ettore, fa scempio del suo cadavere senza provare né pietà né rispetto. "La pietà per i vinti" è quindi tesoro di pochi valorosi uomini: Enea è uno di questi, ha le caratteristiche di un tipo d’eroe devoto agli dei che conosce l’amarezza della rinuncia e il dovere della missione. prof.ssa Elisabetta Bazzetta
prof.ssa Elisabetta Bazzetta Il duello di Enea e Turno ( opera di Luca Giordano)1682 Galleria Corsini Firenze Venere Giunone disperata prof.ssa Elisabetta Bazzetta
prof.ssa Elisabetta Bazzetta I TEMI Il testo dell'Eneide è quasi interamente dedicato alla presentazione del concetto filosofico della contrapposizione. La più facile da riscontrare è quella tra Enea che, guidato da Giove, rappresenta la pietas intesa come devozione e capacità di ragionare con calma, e Didone e Turno che, guidati da Giunone, incarnano il furor, ovvero un modo di agire abbandonandosi alle emozioni senza ragionare. Altre contrapposizioni possono essere facilmente individuate : il Fato contro l’Azione, Roma contro Cartagine , l'Enea simile ad Ulisse dei libri I-VI contro quello simile ad Achille dei libri VII-XII . prof.ssa Elisabetta Bazzetta
prof.ssa Elisabetta Bazzetta La pietas era il valore più importante di ogni onesto cittadino romano e consisteva nel rispetto di vari obblighi morali: verso gli dei, verso la patria, verso i propri compagni, e verso la propria famiglia, specialmente nei confronti del padre. prof.ssa Elisabetta Bazzetta
L’insegnamento dell’Eneide Il principale insegnamento dell'Eneide è che, per mezzo della pietas, si deve accettare l'operato degli dei come parte del destino. Virgilio, tratteggiando il personaggio di Enea allude chiaramente ad Augusto e suggerisce che gli dei realizzano i loro piani attraverso gli uomini: Enea doveva fondare Roma, Augusto deve guidarla, ed entrambi devono sottostare a quello che è il loro destino. prof.ssa Elisabetta Bazzetta
prof.ssa Elisabetta Bazzetta Sulla tomba di Virgilio sono incise queste parole, dettate dal poeta morente: Mantua me genuit, Calabri rapuere, tenet nunc Parthenope: cecini pascua, rura, duces. Mantova mi generò,mi portò via la terra di Calabria; ora è Napoli ad avermi; il mio canto lo dedicai ai pascoli,ai condottieri. prof.ssa Elisabetta Bazzetta
prof.ssa Elisabetta Bazzetta FINE prof.ssa Elisabetta Bazzetta