In viaggio con Odisseo La ‘mitica’ 1A
Ἄνδρα μοι ἔννεπε, Μοῦςα, πολύτροπον Ἄνδρα μοι ἔννεπε, Μοῦςα, πολύτροπον... Narrami, o Musa, dell’ eroe multiforme, che tanto vagò, dopo che distrusse la rocca sacra di Troia. (Odissea, I vv. 1-2)
L’Odissea È uno dei due grandi poemi epici attribuiti ad Omero. Risale al 700 a.C. circa. Diviso in 24 libri (12.110 versi in totale), ognuno indicato con una lettera dell’alfabeto greco.
Il titolo Οδύσσεια Ὀδυσσεύς Odisseo (Ulisse in latino) dal verbo greco ὀδύσσομαι il cui significato è odiare o essere odiato.
La vicenda L’avventuroso ritorno di Odisseo a Itaca, la sua isola. da Troia a Itaca, la sua isola.
La struttura Il viaggio di Ulisse dura dieci anni. Ma il poema racconta solo gli eventi accaduti nell’arco di 34/40 giorni attraverso la tecnica del flashback. L’intreccio non coincide con la fabula
La nostra “Odissea” Noi seguiremo il viaggio di Odisseo partendo da Troia in un percorso spazio-temporale che non tiene conto della successione dei 24 canti ma si snoda attraverso la successione cronologica dei fatti Pronti a partire?
Ἄνδρα μοι ἔννεπε, Μοῦσα, πολύτροπον, ὃς μάλα πολλὰ πλάγχθη, ἐπεὶ Τροίης ἱερὸν πτολίεθρον ἔπερσε· πολλῶν δ’ ἀνθρώπων ἴδεν ἄστεα καὶ νόον ἔγνω, πολλὰ δ’ ὅ γ’ ἐν πόντῳ πάθεν ἄλγεα ὃν κατὰ θυμόν, ἀρνύμενος ἥν τε ψυχὴν καὶ νόστον ἑταίρων. Narrami, o Musa, l’uomo multiforme, che molto errò, dopo che distrusse la sacra rocca di Troia; vide le città di molti uomini e conobbe la mente, molti dolori patì sul mare nel suo animo, cercando di salvare la propria vita e il ritorno dei compagni”. (Proemio)
Anticamente. chiamata. Ilio, Anticamente chiamata Ilio, Troia sorgeva sulla collinetta di Hissarlik, a pochi chilometri dal mar Egeo. Dopo 10 anni di guerra Troia è distrutta grazie all’inganno del cavallo Le sue rovine sono state riportate alla luce da Heinrich Schliemann, nella seconda metà dell’Ottocento. Attualmente Troia si trova in Asia Minore, precisamente in Turchia. Dominata dal monte Ida, (oggi Kazdag) e attraversata dai fiumi Scamandro e Simoenta, corrisponde all'attuale provincia turca di Çanakkale (Anatolia nordoccidentale).
Le tappe del viaggio
Compito Ciascuno di voi dovrà realizzare una o due diapositive in PowerPoint su una tappa del viaggio di Odisseo, in modo da ricostruire tutti insieme il suo itinerario. Di ogni singola tappa si dovrà inserire un’immagine, la reale ubicazione e una breve sintesi delle avventure vissute da Odisseo in quel luogo. Vi saranno date risorse e link da utilizzare, ma potrete anche lavorare autonomamente con gli strumenti che avete a disposizione. Completato il vostro lavoro lo pubblicherete nella Board e io mi occuperò di assemblare il tutto e uniformarlo a livello grafico. Quindi saremo pronti per esporre il ‘nostro’ viaggio con Odisseo alla classe. Ognuno di voi esporrà ai compagni la propria ricerca, andando anche al di là della dipositiva che ha realizzato, con particolari e curiosità che ha trovato.
Compito Queste sono le tappe da approfondire: Terra dei Lotofagi Terra dei Ciclopi Isola di Eolo Terra dei Lestrigoni Terra di Circe Regno dei morti Isola delle Sirene Scilla e Cariddi Isola del dio Sole Isola di Ogigia Terra dei Feaci N.B.: Seguite l’esempio della diapositiva 16 da me inserita (La terra dei Ciconi)
RISORSE Questi sono una serie di siti web utili per avviare le ricerche: https://it.wikipedia.org/wiki/Odissea http://www.travel365.it/luoghi-dell-odissea-italia.htm http://web.tiscalinet.it/apaone/ilvero.htm N.B. Naturalmente potete avvalervi anche di libri, enciclopedie e altri materiali di varia natura da elaborare e far confluire nei PowerPoint.
VALUTAZIONE La validità di ciascun elaborato sarà giudicata in base ai seguenti parametri: •semplicità e chiarezza dei testi •pertinenza ed efficacia delle immagini e di altri eventuali sussidi multimediali •capacità di presentazione orale del lavoro svolto N. B. L’insegnante valuterà anche l’impegno e la riuscita del progetto complessivo.
LA TERRA DEI CICONI I Ciconi erano una popolazione che viveva nel sud-est della Tracia, affacciata sul Mar Egeo. In origine facevano dunque parte del grande gruppo dei Traci, finendo poi per costituire un regno autonomo. Qui gli Achei saccheggiano e distruggono la capitale fortificata Ismaro (ex alleata di Troia) ma subiscono un contrattacco e gravi perdite, ritirandosi sulle navi per riprendere il largo. La capitale Ismaro ora corrisponde a Smirne , città della Turchia.
Lotofagi I Lotofagi (da λωτός lotós "loto, frutto del Nordafrica" e φαγεῖν phageîn "mangiare") sono un popolo mitico presente nell'Odissea. Il loro paese dovrebbe andar ricercato sulle coste della Cirenaica (regione della Libia). Una tradizione — sostenuta e amplificata dall'industria del turismo — individua in Djerba, nel sud tunisino, l'"isola dei Lotofagi". Diverse carte nautiche antiche riportano l'isola col nome di Lotophagitis. Nel IX libro dell'Odissea, si narra come Ulisse approdasse presso questo popolo dopo nove giorni di tempesta, che colse lui e i suoi uomini presso Capo Malea, spingendoli oltre l'isola di Citera. I Lotofagi accolsero bene i compagni di Ulisse e offrirono loro il dolce frutto del loto, unico loro alimento che però aveva la caratteristica di far perdere la memoria (oblio), per cui Ulisse dovette imbarcarli a forza e prendere subito il largo per evitare che tutto l'equipaggio, cibandosi di loto, dimenticasse la patria e volesse fermarsi in quella terra (nell'Odissea si dice fosse su un'isola). Molte e svariate sono state le proposte di identificazione di questa pianta, peraltro in gran parte simbolica.
Il Ciclope Polifemo Omero ci narra che Ulisse, durante il suo lungo viaggio di ritorno dalla guerra di Troia, sbarcò nella Terra dei Ciclopi. Spinto dalla curiosità, Ulisse raggiunse la grotta del più terribile di tutti, Polifemo, dove lui e i suoi compagni vennero catturati dal gigante. Vennero, inoltre, mangiati e divorati sei uomini dei dodici scelti da Ulisse per esplorare l'isola. Intrappolati nella caverna del Ciclope, il cui ingresso era bloccato da un masso enorme, Ulisse escogitò un piano per sfuggire alla prigionia di Polifemo.
Le isole Ciclopi (o isole dei Ciclopi, o ancora faraglioni dei Ciclopi o di Aci Trezza) sono un piccolo arcipelago della Sicilia, nell'Italia insulare.
Isola di Eolo
Isola di Eolo
Isola di Eolo
Terra dei Lestrigoni I Lestrigoni sono un popolo leggendario di giganti antropofagi, che per ordine del loro re, Antifate, distrussero la flotta di Ulisse e uccisero, infilzandoli con enormi spiedi, tutti gli uomini. Si salvò dalla strage solo la nave dell'eroe, rimasta all'ancora fuori dal porto. Secondo Omero, nella terra dei Lestrigoni (generalmente identificata con la Sardegna) la notte è così breve che il pastore che usciva col gregge al mattino incontrava lungo la strada quello che rientrava con il bestiame la sera.
LA MAGA CIRCE Circe è una figura della mitologia greca. Circe vive nell'isola di Eea ed è figlia di Elio e di Perseide.
LA MAGA CIRCE la Maga Circe aveva offerto ai compagni di Ulisse una bevanda che conteneva un filtro magico che trasformò la ciurma in una moltitudine di maiali. La maga Circe, allora, chiese ad Ulisse di restare con lei per un anno. Ma la leggenda non ci narra che cosa fece intanto il compagno Euriloco. Circe offrì la bevanda anche a Ulisse, che la mescolò col moli (erba magica che gli aveva dato Ermes).
LA MAGA CIRCE L'isola di Eea è stata identificata, fin dall'antichità (lo testimonia Strabone), con l'attuale promontorio del Circeo. Altri hanno ipotizzato, invece, che fosse l'isola di Ponza. Le coste tirreniche del Lazio e della Campania
Regno dei morti Ulisse, su consiglio della maga Circe, scende agli Inferi per incontrare l’indovino tebano Tiresia e farsi predire il futuro. Il poeta descrive questa Terra come un regno buio e nebuloso, dove le anime dei morti si aggirano come tante immagini con poca forza; praticamente prive della luce della coscienza, sono simili a larve e a sogni. Ulisse evoca le anime dei morti sgozzando un montone nero, e alla vista del sangue accorrono le anime dei trapassati. Ulisse incontra l’anima di Anticlea, la madre di Ulisse. Egli la credeva ancora viva ad Itaca e non regge alla commozione di vederla tra i trapassati: per la prima volta Ulisse può chiedere notizie dell’amata Penelope: non a caso infatti il segno della Bilancia rappresenta la vita matrimoniale. La madre lo informa che la sua sposa gli è rimasta fedele. Incontra anche alcuni eroi che avevano combattuto con lui nella guerra di Troia: Agamennone, Aiace, Patroclo, Antiloco e, soprattutto, Achille.
Regno dei morti Appare Tiresia che risponde alle domande dell’eroe. Egli conosce il suo tormento e gli rivela che un dio è molto adirato con lui, Poseidone. Gli assicura però il ritorno in Patria a patto di non commettere altri errori. Gli rivela che sbarcherà su un’isola chiamata Trinacria dove vedrà molte mucche e capre al pascolo. Non dovrà assolutamente toccarle: esse appartengono al Sole! Se le ucciderà il suo viaggio sarà ancora lungo e denso di pericoli. Finisce la sua profezia con una rivelazione a dir poco inquietante: la sua reggia è invasa dai pretendenti al trono e alla mano della regina; riuscirà a vendicarsi di loro ma subito dopo dovrà affrontare un nuovo viaggio per conoscere un popolo che non sa che cosa sia il sale, che non ha mai visto il mare né una nave con la prora dipinta di rosso. Da qui possiamo comprendere quanto il destino di Ulisse sia segnato: alla fine di questo viaggio ce ne sarà un altro, forse ancora più pericoloso del primo.
Regno dei morti Per quanto riguarda la geografia e la topografia degli Inferi, Omero (nell'Odissea) non gli dà un carattere di vero e proprio "regno" esteso, ma lo descrive solamente come una sfera fisica oscura e misteriosa, per lo più preclusa ai viventi, dove soggiornano in eterno le ombre (e non le anime) degli uomini senza apparente distinzione tra ombre buone e ombre malvagie, e senza nemmeno un'assegnazione di pena o di premio in base ai meriti terreni. Nella tradizione greca, uno degli ingressi all'Ade si trovava nel paese dei Cimmeri, che si trovava al confine crepuscolare dell'Oceano, e proprio in questa regione remota Odisseo dovette recarsi per discendere all'Ade e incontrare l'ombra dell'indovino Tiresia.
Le sirene Li Galli Arcipelago De «Li Galli», al confine tra Costiera amalfitana e Penisola sorrentina dove, secondo la mitologia greca, approdó Ulisse durante il suo viaggio di ritorno dalla moglie Penelope.
Le sirene I tre isolotti erano abitati da sirene le quali cantavano con una voce melodiosa. Con questo canto le sirene attiravano i marinai che passavano in quella zona per poi ucciderli. Ulisse giunge sull’isola delle sirene dove ordina ai suoi compagni di tapparsi le orecchie con la cera e di legarlo all’albero maestro della nave, in modo che potesse sentire il loro canto e non essere attratto dal loro richiamo.
Donne o uccelli? Oggi immaginiamo le sirene come splendidi esseri per metá donne e metá pesci. Secondo l’Arte figurata della Grecia antica erano invece per metá uccelli e per metá donne. I Greci quindi accostavano l’idea delle sirene a quella delle galline. Ecco perché l’arcipelago si chiama «Li Galli».
SCILLA All'inizio Scilla era una ninfa dagli occhi azzurri, figlia di Forco e Ceto. Scilla viveva in Calabria ed era solita recarsi sulla spiaggia di Zancle e fare il bagno nell'acqua del mare. Una sera, vicino alla spiaggia, vide apparire dalle onde Glauco, figlio di Poseidone, che un tempo era stato un mortale, ma oramai era un dio marino metà uomo e metà pesce. Scilla, terrorizzata alla sua vista, si rifugiò sulla vetta di un monte che sorgeva vicino alla spiaggia. Il dio, vista la reazione della ninfa, iniziò ad urlarle il suo amore, ma Scilla fuggì lasciandolo solo nel suo dolore. Allora Glauco si recò dalla maga Circe e le chiese un filtro d'amore per far innamorare la ninfa di lui, ma Circe, desiderando il dio per sé, gli propose di unirsi a lei. Glauco si rifiutò di tradire il suo amore per Scilla e Circe, furiosa per essere stata respinta al posto di una mortale, volle vendicarsi. Quando Glauco se ne fu andato, preparò una pozione malefica e si recò presso la spiaggia di Zancle, versò il filtro in mare e ritornò alla sua dimora. Quando Scilla arrivò e s'immerse in acqua per fare un bagno, vide crescere molte altre gambe di forma serpentina accanto alle sue, che nel frattempo erano diventate uguali alle altre. Spaventata fuggì dall'acqua, ma, specchiandosi in essa, si accorse che si era completamente trasformata in un mostro enorme ed altissimo con sei enormi teste di cane con tre file di denti ognuna, un busto enorme e delle gambe serpentine lunghissime. Per l'orrore Scilla si gettò in mare e andò a vivere nella cavità di uno scoglio vicino alla grotta dove abitava anche Cariddi.
CARIDDI In principio vi era una naiade, figlia di Poseidone e Gea, dedita alle rapine e famosa per la sua voracità. Un giorno rubò a Eracle i buoi di Gerione e ne mangiò alcuni. Allora Zeus la fulminò e la fece cadere in mare, dove la mutò in un gigantesco mostro, grande quasi quanto metà della città di Roma. Simile a una lampreda, con una gigantesca bocca piena di varie file di numerosissimi denti e una voracità infinita, Cariddi risucchiava l'acqua del mare e la rigettava (fino a tre volte al giorno), creando enormi vortici che affondavano le navi in transito. Le enormi dimensioni del mostro facevano sì che sembrasse tutt'uno col mare stesso. La leggenda la situa presso uno dei due lati dello stretto di Messina, di fronte all'antro del mostro Scilla. Le navi che imboccavano lo stretto erano costrette a passare vicino a uno dei due mostri. In quel tratto di mare i vortici sono causati dall'incontro delle correnti marine, ma non sono di entità rilevanti. Secondo il mito, gli Argonauti riuscirono a scampare al pericolo, rappresentato dai due mostri, perché guidati da Teti madre di Achille, una delle Nereidi. Cariddi è menzionata anche nel canto XII dell'Odissea di Omero, in cui si narra che Ulisse preferì affrontare Scilla, per paura di perdere la nave passando vicino al gorgo, per questo perse al posto di tutti gli uomini i rematori migliori.
SCILLA E CARIDDI Mentre la nave riesce a superare il rischio di essere inghiottiti dal vortice di Cariddi, e tutti sono intenti a guardarlo e a proseguire la rotta, le sei teste di Scilla afferrano e divorano improvvisamente altrettanti compagni di Odisseo. Essi invocano il suo aiuto, ma egli non può far nulla per loro. L’eroe ha tentato invano di contrastare Scilla con le inutili armi, dimenticando i consigli di Circe, che gli ha suggerito di non indossarle, ma di rivolgere una preghiera a Crataide, la divinità marina madre del mostro. Ma Odisseo, nel suo orgoglio, dimentica i consigli: per lui è doloroso, perché disonorevole e umiliante, il divieto di usare le armi.
ISOLA DEL DIO SOLE Ulisse e i compagni approdarono poi sull'isola Trinacria. Qui i compagni di Odisseo – ignorando gli avvertimenti ricevuti da Tiresia e Circe – catturarono ed uccisero per cibarsene alcuni capi della sacra mandria del dio del sole Elio. Questo sacrilegio fu duramente punito con un naufragio nel quale tutti, tranne Odisseo stesso, finirono annegati.
L’ISOLA DI OGIGIA L’isola di OGIGIA, secondo Omero è ‘’l’ombelico del mare’’, non è facile da raggiungere e neanche gli dei hanno interesse a visitarla. Nell’Odissea di Omero è l’isola dove Ulisse si ritrovò a sostare per sette anni. In questa isola vive Calipso , una ninfa innamoratasi dell’eroe Itacese a tal punto da non volerlo più lasciar partire. Le lacrime di Ulisse vennero accolte da Atena, la quale, dispiaciuta per il suo protetto, chiese a Zeus di intervenire. Il dio allora mandò Ermes per convincere Calipso a lasciarlo partire e lei a malincuore acconsentì. Costruitosi una zattera, Ulisse giungerà con essa presso l’isola dei Feaci. OGIGIA è un termine arcaico già ai tempi di Omero e per alcuni potrebbe significare «sacra per l’antichità».
Localizzazione isola di OGIGIA Sono diverse le proposte di posizionamento di OGIGIA nella geografia reale : appena fuori dallo Stretto di Gibilterra, oppure l’isola di MELEDA ; secondo altri autori invece è l’isola di GOZO nell’arcipelago Maltese ‘ dove è possibile visitare la grotta «di CALIPSO». Secondo alcuni recenti studi, Ogigia si troverebbe di fronte alla costa calabra del Mar Ionio, in corrispondenza della Secca di Amendolara o nei pressi di Punta Alice a Cirò Marina. Per altri ancora si tratterebbe dell'isola di Pantelleria.
Terra dei Feaci I Feaci (in greco Φαίακες Phàiakes) sono un popolo di navigatori della mitologia greca, abitanti della terra di Scheria Nell'Odissea di Omero, la narrazione sui Feaci si lega al sistema dei valori della xenìa, quella che era la forma di ospitalità del mondo greco. Omero racconta di come accolsero benevolmente Ulisse, fornendogli la nave che lo avrebbe riportato in patria, pur sapendo che con questo gesto sarebbero incorsi nell'ira di Poseidone. Il loro re è Alcinoo Loro figlia era Nausicaa, la prima a imbattersi nell'eroe greco reduce dal naufragio e a offrirgli l'ospitalità. Incerta è l'ubicazione che la tradizione letteraria greca assegna a questo popolo: accanto alla immaginaria Iperia, vi è la collocazione che li vorrebbe gli antichi abitanti di Corcira (l'odierna Corfù), accolta da Tucidide. Strabone, nella sua Geografia, la colloca invece nel mezzo dell'Oceano Atlantico, al pari di Ogigia, l'isola della ninfa Calipso.
IL RITORNO IN ITACA DI ULISSE L'ultima parte dell'Odissea (libri XIII – XXIII) è costituita dal racconto del ritorno in patria dell'eroe e della sua vendetta contro i proci. Atena trasforma Ulisse, appena approdato sulla costa di Itaca, in un vecchio mendicante e poi si reca da Telemaco, a Sparta, per spingerlo a tornare. Ulisse, intanto, viene ospitato da Eumeo, un porcaro che gli è rimasto fedele, e viene a sapere del comportamento dei proci. Il re decide quindi di vendicarsi e, dopo aver riabbracciato il figlio a cui svela la sua identità, decide di mettere in atto un piano per vendicarsi. Arriva il giorno della gara; nessuno, neanche Telemaco, riesce a tendere l'arco di Ulisse, lo strumento che serve per affrontare la prova. Ulisse, sempre nei panni del viandante, chiede di far provare lui; i Proci ridono sprezzanti, ma lo straniero prende l'arco, lo tende senza nessuna fatica e scaglia la freccia, centrando al primo colpo gli anelli. I Proci impallidiscono, Telemaco si mette di fianco al padre e la battaglia comincia.
IL RITORNO IN ITACA DI ULISSE Itaca, Ithaca, o Ithaka (Ιθάκη, Ithaki in greco) è un'isola greca del mar Ionio appartenente all'arcipelago delle isole Ionie. Dal punto di vista amministrativo è un comune della periferia delle Isole Ionie di circa 3.000 abitanti e un'unità periferica composta dal solo comune omonimo. È universalmente nota per essere stata patria dell'eroe leggendario Ulisse, della quale ne era anche il sovrano.