LE PREMESSE STORICHE.

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LE PREMESSE STORICHE

Da BISMARCK alla sconfitta del 1918 Prima del XIX secolo l’Europa centrale era stata frammentata in una miriade di Stati autonomi, alcuni potenti e ben organizzati come la Sassonia e la Baviera, altri costituiti da ‘città libere’ di piccole e medie dimensioni ed altri ancora da minuscoli territori comprendenti poco più di un castello e una piccola tenuta retti da principi o cavalieri. Tutti questi Stati erano riuniti nel cosiddetto Sacro Romano Impero della Nazione germanica, erede dell’Impero di Carlo Magno e smembrato da Napoleone nel 1806: era il celebre impero «durato mille anni» , la cui emulazione sarebbe divenuta la massima ambizione del nazismo.

Da BISMARCK alla sconfitta del 1918 Quando l’impero di sfasciò sotto l’urto delle armate napoleoniche, esso versava in condizioni precarie: solo l’Austria e la Prussia erano Stati ambiziosi e potenti dimostrando una tendenza ad estendere la propria influenza. Dopo il 1815 (Congresso di Vienna) gli Stati tedeschi si riunirono nella Confederazione germanica che comprendeva le aree di lingua tedesca e ceca dell’Austria. Il sistema poliziesco austriaco riuscì, almeno fino al 1848, a tener sotto controllo il fermento di attività liberali e rivoluzionarie innescate dai francesi. Ma con le rivoluzioni del 1848, una nuova generazione di intellettuali, politici, avvocati, studenti, era convinta che per liberare la Germania dalle molte tirannie, grandi e piccole, la via più breve sarebbe stata l’eliminazione dei singoli Stati che componevano la Confederazione per realizzare un’unica entità statale, fondata su un Parlamento capace di garantire diritti e libertà fondamentali (che erano ancora negate in molte parti della Confederazione)

Da BISMARCK alla sconfitta del 1918 Quando nel 1848 scoppiò la rivoluzione prima a Parigi e poi a Vienna, si presentò l’occasione giusta: i governi esistenti furono spazzati via e la rivoluzione si propagò in tutta Europa: in Germania i liberali conquistarono il potere. Il risultato di questa conquista fu la realizzazione di un Parlamento nazionale che approvò diritti fondamentali e varò una Costituzione di impronta liberale-borghese. Non furono in grado, però, di imporre il controllo del Parlamento agli eserciti dei due principali Stati tedeschi, la Prussia e l’Austria, e questo fatto si rivelò determinante.

Da BISMARCK alla sconfitta del 1918 Nell’autunno del 1848, i monarchi avevano ripreso il controllo della situazione: rifiutarono la Costituzione e sciolsero il Parlamento disperdendo i deputati. La rivoluzione del ‘48 era finita. Il decennio successivo fu un periodo di dura repressione: la reazione schiacciò i movimenti liberali e le libertà civili furono eliminate sotto il tallone di ferro dell’autoritarismo tedesco. Ciò nonostante, la Germania non imboccò con decisione un indirizzo nazional-aggressivo e non vi fu un semplice ritorno all’antico regime. Alla fine degli anni ’60 in Germania si era data un Parlamento vagamente liberale dove vigeva il diritto, l’eguaglianza di fronte alla legge, la libera impresa, il diritto di associazione e così via. Ciò che ancora mancava era il controllo dell’esercito da parte del potere legislativo. Così, quando l’assemblea sbarrò la strada ad un aumento delle tasse fintanto che le spese militari non fossero sottoposte al controllo del Parlamento, il sistema entrò in crisi. Fu per superare la crisi che il sovrano di Prussia Guglielmo I scelse un uomo destinato a dominare la politica tedesca nei successivi trent’anni: Bismarck.

Da BISMARCK alla sconfitta del 1918 Bismarck, come parecchi liberali, puntava all’unificazione dei territori di lingua tedesca ma era anche convinto che l’unità di questi territori di lingua tedesca era praticamente impossibile nel momento in cui l’Austria aveva sudditi in Ungheria e in Italia dove di certo non si parlava la lingua tedesca. Se il problema era costituito dall’Austria, allora sarebbe stata la Prussia, anche contro l’Austria, a tentare una riunificazione sotto la propria autorità. Così, nell’Europa degli anni ‘70, Bismarck fu disposto ad attuare soluzioni radicali, perfino rivoluzionari, per ottenere risultati conservatori. Con una serie di iniziative rapide e brutali, si alleò con l’Austria per strappare alcuni ducati contesi con la Danimarca e poi creò il pretesto per uno scontro tra Prussia ed Austria col risultato di una netta vittoria delle forze prussiane. La Confederazione germanica si dissolse e venne costituita una Confederazione germanica del Nord della quale non facevano parte né l’Austria né i suoi alleati della Germania meridionale.

Da BISMARCK alla sconfitta del 1918 La guerra con l’Austria aveva certamente comportato ingenti spese militari (quelle spese che i liberali volevano controllare e che Bismarck aveva invece utilizzato a piene mani), ma di fronte alla costituzione di uno Stato-nazione (la Prussia) che andava incontro alle tendenza nazionalistiche di riunificazione della Germania, i liberali perdonarono a Bismarck il finanziamento dell’esercito senza approvazione parlamentare e gli concesse inoltre un altro appoggio quando scoppiò la guerra con la Francia che, dopo la riunificazione parziale della Germania, temeva di perdere la posizione egemonica che aveva occupato in Europa negli ultimi quindici anni.

Da BISMARCK alla sconfitta del 1918 Con la sconfitta di Sedan e la proclamazione dell’impero tedesco nella reggia di Versailles già sede della monarchia francese, la Francia ne uscì umiliata e sconfitta. Ai liberali tedeschi la costituzione del nuovo stato e del nuovo impero (il 2° Reich) sembrò un sogno. Un sogno che sarebbe stato nefasto nei decenni successivi. La decisione di chiamare il nuovo Stato «Impero germanico» avrà un impatto non secondario nello sviluppo della storia tedesca. «Impero» o «Reich» evocava immagini e suggestioni che andavano oltre le strutture istituzionali create da Bismarck: la successione del Sacro romano impero, la proiezione dell’Impero di Dio sulla terra, l’affermazione di una sovranità universale, fino al concetto di uno Stato tedesco che comprendesse tutti i cittadini di lingua tedesca dell’Europa centrale. «Un popolo, un Reich, un Fuhrer» avrebbe poi proclamato uno slogan nazista. Già allora, la vittoria di Bismarck apparve come un inizio, un’idea parziale del Reich tedesco che, ad avviso di molti, avrebbe dovuto espandersi ed allargarsi.

Da BISMARCK alla sconfitta del 1918 Quando la Germania entra in guerra nel 1914, Bismarck e il Kaiser Guglielmo I non ci sono più. Al loro posto c’è il Kaiser Guglielmo II e la casta militare conservatrice al potere. L’esercito gode di un potere illimitato e senza alcun controllo. Sono cambiati gli uomini ma la struttura dello Stato, l’acceso nazionalismo, l’avversione per la democrazia e il tentativo di contrastare l’avanzata dei socialisti si fa sempre più forte. L’ordine, la disciplina, sono le armi che il potere utilizza nel governo del Paese. E’ forte la paura che si ripeta in Germania quanto è successo in Russia l’anno precedente: la rivoluzione.

LE PREMESSE CULTURALI

LA CULTURA TEDESCA La sociologia tedesca Marx, Weber, sono i fondatori della sociologia tedesca. E’ la rivincita delle classe deboli su quelle forti, del razionalismo rispetto alla tradizione. Kant e la morale, Durkheim uno dei fondatori della sociologia moderna, Hegel e la dialettica storica. Nietzsche, Heidegger, Schopenhauer, e la filosofia moderna. Il romanticismo tedesco, il suo riallacciarsi al medioevo, il rifiuto del ‘razionale’ illuminista, sarà sccusato nel tempo di aver precorso l’affermazione dell’ideologia nazista. Vi è un interesse sui miti dei popoli e, successivamente, ai miti nordici europei, si scopre la tradizione celtica e germanica mai entrata in contatto con l’antichità romana. La mitologia germanica ha una straordinaria importanza perché sarà strumentalizzata nei decenni dell’affermazione nazista.

LA CULTURA TEDESCA La Germania è anche la patria del classicismo, di Bach, di Beethoven, di Schiller che si ribella al Duca suo padrone e la cui filosofia ha come punto centrale la libertà, di Goethe (‘Faust’ che vende l’anima al diavolo per il potere) figlio dell’illuminismo tra il ‘700 e l’800, di T. Mann, di Brecht

LA CULTURA TEDESCA Jena, Berlino e Vienna, sono le tre capitali della cultura di lingua tedesca. Jena + la capitale del romanticismo progressista, erede della tradizione rivoluzionaria della Germania mentre Berlino e Vienna, dopo lo scontro armato con la Germania, Si pensi alla contrapposizione tra il concetto di Wolk e Nation. Nation è un concetto che nasce nella prima metà dell’800. Identifica un popolo legato da tradizioni locali e dalla medesima lingua. Nation è un prodotto del romanticismo progressista. Wolk, nel secondo romanticismo, rifugge dal movimento risorgimentale e si attesta nei valori della famiglia, della patria, del sangue, nel mito del popolo tedesco.

LA CULTURA TEDESCA Wagner è parte di questa tradizione del secondo romanticismo, che cerca di rielaborare motivi tratti da fiabe e leggende, dall’epica medioevale (Tristano e Isotta, Parsifal, Le Valchirie, il Crepuscolo degli Dei, L’oro del Reno, ecc.

Riepilogo

LA CULTURA TEDESCA La cultura tedesca ha un’antica tradizione. Essa parte dall’illuminismo con Gothe, prosegue con Shiller, si afferma nell’800 con Marx, Nietzsche, Heidegger, Schopenhauer, ecc. Nell’800 si contraddistinguono due linee di pensiero: Nella prima metà, in contemporanea con la ventata risorgimentale italiana, gli Stati tedeschi puntano alla riunificazione, alla conquista di una Costituzione liberale: è il tempo del nazionalismo positivo, erede di una tradizione illuminista e democratica. Nella seconda metà dell’800, il nazionalismo si trasforma in aggressività. E’ il tempo dell’imperialismo e del colonialismo, delle nazioni che puntano alla dimostrazione della propria forza industriale e militare.

LA CULTURA TEDESCA In questa seconda metà dell’800, la Prussia diventa lo Stato più forte della confederazione germanica. Al potere c’è il Kaiser Guglielmo I e il cancelliere Bismarck. La Prussia, attraverso la seconda rivoluzione industriale cresce economicamente diventando una grande potenza militare e industriale. Le istanze democratiche vengono battute, si afferma la forza ‘politica’ dell’esercito i cui comandi si sottraggono al potere parlamentare. Bismarck impone una politica che da un lato vede la concessione di sussidi economici ai lavoratori e, dall’altro una accesa lotta contro il predominio della classe operaia da parte dei socialdemocratici. Le vittorie conseguite nelle guerre contro l’Austria e la Francia permettono all’esercito di conquistare enorme prestigio e potere. Sono le guerre, è l’esercito che hanno permesso la costituzione del II° Reich. L’esercito costituisce di fatto uno Stato nello Stato. Attraverso le guerre, in un mondo dominato dalle categorie dell’imperialismo e del nazionalismo più sfrenato, la società tedesca si conforma lentamente alla disciplina militare, al rispetto assoluto dell’autorità, all’idea di un nuovo pangermanesimo che per sopravvivere ha bisogno di un suo spazio vitale, di allargare i suoi confini per comprendere tutti i territori di lingua tedesca.

LA CULTURA TEDESCA Se i soldati godevano di enorme prestigio, i sottufficiali, una volta fuori dall’esercito avevano automaticamente il diritto ad un lavoro nell’amministrazione pubblica. Ciò comportava che la stragrande maggioranza di funzionari statali (polizia, postini, ferrovieri ed altri quadri inferiori) fosse costituita da ex militari formatisi culturalmente secondo i codici che avevano appreso nell’esercito. Le forze di polizia, ad esempio, davano grande importanza ai modelli di comportamento militare e trattavano la folla, in occasione di cortei o dimostrazioni di massa, più come una forza nemica che non una assembramento di cittadini. Il concetto militare permeava la società al punto di mantenere in vita la tradizione dei duelli perfino tra i cittadini della classe media.

LA CULTURA TEDESCA La nascita del II° Reich nel 1870, l’umiliazione della Francia con Sedan, consentono all’esercito di accrescere ulteriormente il proprio prestigio. Politicamente, fino al 1914, possiamo registrare: Una forte avversione al partito socialdemocratico (e in parte alla Chiesa cattolica) La nascita di un primo ‘welfare’ in funzione antisocialista L’impotenza del Parlamento di fronte alle aspirazioni guerresche dei comandi militari, dovuta anche ad una Costituzione concessa da Bismarck che, unica in Europa, non includeva alcuna dichiarazione o principio a tutela dei diritti umani e delle libertà civili. L’idea che la Germania ha il diritto di espandersi (lo spazio vitale!) Uno Stato ferreamente sottoposto ad una dura disciplina e rispetto dell’autorità in conformità alla vita militare.

LA CULTURA TEDESCA Sul piano culturale si registra: La crescita di una nuova tipologia di ‘romanticismo’ che dopo aver puntato sul concetto di famiglia, di patria, di fratellanza, punta ora su concetto di ‘nazione’, di ‘popolo’, di legami costituiti dal sangue e dalla razza. Lo storicismo classico (di origine greco-romana) viene abbandonato privilegiando le culture nordiche, la sua mitologia.

LA CRONOLOGIA DEGLI AVVENIMENTI

CRONOLOGIA 11 novembre Ottobre 1918: i vertici militari tedeschi registrano il crollo sul fronte occidentale e temono l’avanzata nemica entro il territorio del Reich. 29 settembre: dopo due anni di dittatura militare, i vertici dell’esercito si rivolgono ai politici intimando di dar vita a trattative volte ad ottenere un armistizio. 29 ottobre: Primi ammutinamenti contro la guerra tra gli equipaggi delle navi tedesche ancorate a Wilhelmshaven. 31 ottobre: L'Ungheria dichiara cessata la sua unione dinastica con l'Austria e si proclama indipendente 3 novembre: L'Austria-Ungheria sigla l'armistizio di Villa Giusti con gli Alleati, entrato poi in vigore il giorno dopo; fine delle ostilità sul fronte italiano, il generale Diaz trasmette il Bollettino della Vittoria. Rivolta generale della flotta tedesca ancorata a Kiel; in Germania inizia la "rivoluzione di novembre". 8 novembre : Sommosse popolari in varie zone della Germania, a Monaco viene proclamata la "Repubblica bavarese dei Consigli". 9 novembre: Guglielmo II, Kaiser di Germania, abdica e si reca in esilio nei Paesi Bassi; a Berlino è proclamata la Repubblica.

14 novembre: La Cecoslovacchia proclama la sua indipendenza. 11 novembre: Armistizio di Compiègne tra gli Alleati e la Germania. La Grande Guerra è finita. Cessazione delle ostilità entro sei ore dalla firma dell'armistizio Ritiro entro 15 giorni delle truppe tedesche da tutti i territori occupati in Francia, Lussemburgo, Belgio, nonché dall'Alsazia-Lorena Entro i successivi 17 giorni abbandono di tutti i territori sulla riva sinistra del Reno, e consegna delle guarnigioni di Magonza, Coblenza e Colonia alle truppe d'occupazione francesi Consegna alle forze alleate di 5.000 cannoni, 25.000 mitragliatrici, 3.000 mortai e 1.400 aeroplani Consegna di tutte le navi da guerra moderne Consegna a titolo di riparazione di 5.000 locomotive e 150.000 vagoni ferroviari Annullamento del trattato di Brest-Litovsk Si trattava di condizioni volte ad impedire che il Reich potesse riprendere le ostilità, e vennero di fatto confermate con il Trattato di Versailles. Il ritiro delle circa 190 divisioni tedesche terminò il 17 gennaio 1919 12 novembre: A Vienna è proclamata la nascita della Repubblica dell'Austria tedesca. 14 novembre: La Cecoslovacchia proclama la sua indipendenza. 16 novembre: Viene istituita la Repubblica Democratica di Ungheria.

1º dicembre: Viene proclamata la nascita del Regno di Jugoslavia 1º dicembre: Viene proclamata la nascita del Regno di Jugoslavia. Le truppe degli Alleati entrano in Germania e pongono sotto occupazione il territorio della Renania. 4 gennaio: Inizia la "rivolta spartachista" con scioperi e sommosse a Berlino portati avanti dalla Lega Spartachista; la ribellione è repressa nel sangue per il 15 gennaio ad opera dei Freikorps fedeli al governo centrale. 18 gennaio: Si apre la Conferenza di pace di Parigi. 19 gennaio: Nel 1919, prime consultazioni elettorali della "Repubblica di Weimar".

LA GERMANIA NEL 1918

IL RICHIAMO RIVOLUZIONARIO Il richiamo della rivoluzione d’ottobre, la Russia bolscevica e la sua rivoluzione agivano con richiami potenti su notevoli strati del proletariato occidentale, che attribuivano ai capitalisti la responsabilità della guerra, delle sue immense sofferenze e distruzioni e si dichiaravano pronti a mettere in atto la dittatura di classe basata sulla violenza rivoluzionaria. Quindi la crisi economica nei paesi europei assunse anche il carattere di una grave crisi politica, di un’acuta lotta di classe, di una divisione profonda tra i gruppi e le classi sociali.

SOCIALDEMOCRATICI E MILITARI Contrariamente ai menscevichi russi, i socialdemocratici tedeschi avevano dietro di sé una lunga tradizione di lotte legali, controllavano le centrali sindacali, disponevano di un apparato organizzativo efficiente e capillare: erano anzi, dopo la dissoluzione dell’esercito, l’unica grande forza organizzata presente nel paese. I leader socialdemocratici erano decisamente contrari a una rivoluzione di tipo sovietico e favorevoli a una democratizzazione del sistema politico entro il quadro delle istituzioni parlamentari.

SOCIALDEMOCRATICI E MILITARI Non intendevano, soprattutto, smantellare le strutture militari e civili del vecchio Stato fino alla convocazione di un’assemblea costituente. Si creò così un’obiettiva convergenza fra i capi della Spd e gli esponenti della vecchia classe dirigente che vedevano nella forza della socialdemocrazia e nel suo ascendente sulle masse l’unico argine efficace contro la rivoluzione. Fu questo il motivo per cui, quando lo Stato maggiore tedesco vide profilarsi una netta sconfitta sul fronte occidentale, chiese al Kaiser di formare un governo civile con i socialdemocratici che, ovviamente, accettarono.

IL GOVERNO CIVILE DOPO LA DITTATURA MILITARE Nell'ultima parte della guerra, la Germania era in pratica governata da una dittatura militare, con l'Alto Comando Supremo (in tedesco: OHL, "Oberste Heeresleitung") e il Maresciallo di Campo Generale Paul von Hindenburg come comandante in capo e consigliere del Kaiser. Dopo il fallimento dell'ultima offensiva tedesca sul fronte occidentale nel 1918, lo sforzo bellico tedesco era condannato. In risposta a ciò, l'OHL si preparò per un rapido cambiamento in favore di un governo civile. Il Generale Erich Ludendorff, Capo di Stato Maggiore tedesco, disse: «Ho chiesto a Sua Eccellenza di portare ora al potere quei circoli cui dobbiamo ringraziamento per averci seguito fin qui. Noi vogliamo quindi portare questi gentiluomini nei ministeri. Essi potranno ora fare la pace che è necessaria. Potranno mangiare la minestra che hanno preparato per noi!»

IL GOVERNO CIVILE DOPO LA DITTATURA MILITARE L'11 novembre 1918, i rappresentanti civili dell'appena costituita Repubblica di Weimar della Germania, firmarono un armistizio con gli Alleati che avrebbe posto fine alla prima guerra mondiale. Il successivo Trattato di Versailles, portò la Germania ad una ulteriore perdita territoriale e finanziaria. Essendo il Kaiser stato costretto ad abdicare, ed avendo il governo militare ceduto il potere esecutivo, fu il governo civile (in quel momento provvisiorio) che "dovette" negoziare la pace. Ciò portò alla firma del Trattato di Versailles. Anche se disprezzarono il trattato, questo fu molto conveniente per i generali in quanto non prevedeva tribunali per i crimini di guerra. I generali vennero celebrati come eroi invitti, ed essi poterono prepararsi in segreto per la rimozione della repubblica che avevano aiutato a creare.

GOVERNO CIVILE E TRATTATO DI VERSAILLES Nessun soldato alleato aveva messo piede sul suolo tedesco, e le truppe tedesche stavano in effetti di fronte a Parigi ad ovest, e avevano firmato la Pace di Brest-Litovsk con la Russia ad est. Molti di quelli che credevano ciecamente nell'invincibilità dell'esercito affermarono che gli statisti che avevano firmato il Trattato di Versailles erano dei traditori, e che se non fosse stato per loro la vittoria sarebbe infine arrivata. Un'opinione supportata dal fatto che la leadership tedesca credeva di ottenere condizioni eque e giuste in un trattato di pace, basandosi sui 14 punti di Woodrow Wilson. Come risultato del trattato, il territorio tedesco venne invece ridotto di un terzo. La Renania venne demilitarizzata e le truppe Alleate ne occuparono molte aree. Ci furono anche delle colossali riparazioni di guerra che avrebbero dovuto essere pagate in un periodo di 70 anni (ovvero fino al 1988). Dal punto di vista della propaganda, quello che forse fu l'aspetto più importante del trattato fu la Clausola di colpevolezza per la guerra, che costrinse la Germania ad addossarsi la completa responsabilità del conflitto.

GOVERNO CIVILE E TRATTATO DI VERSAILLES Il trattato divenne enormemente impopolare in Germania, in buona parte perché si intrometteva estesamente nella sovranità interna tedesca. Comunque gli Alleati furono disposti a ridurne gradualmente le conseguenze negli anni seguenti, per contrastare l'Unione Sovietica anti- capitalista. Inoltre, la Repubblica di Weimar guidata da Friedrich Ebert, soppresse con violenza le sollevazioni degli operai, con l'aiuto della Reichswehr, e tollerò i Freikorps paramilitari che si formavano in tutta la nazione. Nonostante o grazie a questa tolleranza nei confronti dell'estrema destra, la repubblica venne attaccata brutalmente, e molti dei suoi rappresentanti vennero assassinati, mentre altri vennero additati come "criminali" ed "ebrei" dalla stampa di estrema destra.

LA RIVOLUZIONE TEDESCA

Frankfurter Zeitung – 10 febbraio 1919 «L’Assemblea nazionale di Weimar dovrebbe deliberare, immediatamente e con urgenza, l’affissione in tutte le sedi dei gruppi parlamentari di un grande manifesto che porti a caratteri cubitali queste parole: ‘NON DIMENTICATE CHE IL POPOLO TEDESCO HA FATTO UNA RIVOLUZIONE».

TRE TIPI IDEALIDI MOVIMENTI RIVOLUZIONARI 1) LA RIVOLUZIONE COSTITUZIONALE È la rivoluzione dei partiti democratici che tendono ad una collaborazione corporativistica del mondo del lavoro e dell’impresa IL MOVIMENTO DI PROTESTA SOCIALE E PACIFISTA È originato dalle manifestazioni spontanee dei lavoratori che trova sfogo nel movimento dei Consigli L’INIZIATIVA SOCIALISTA E RIVOLUZIONARIA È l’iniziativa di un gruppo eterogeneo di politici di sinistra che acquista importanza nel decorso della rivoluzione

L’INIZIATIVA SOCIALISTA Questi movimenti operai e socialisti percorrono, paralizzandosi e lottando tra loro, tre tappe che possiamo definire come: L’epoca della speranza Fino alla vittoria della rivoluzione a Berlino il 9 novembre 1918 L’epoca delle decisioni Fino all’elezione dell’Assemblea nazionale il 19 gennaio 1919 L’epoca delle delusioni Fino alla primavera del 1920

L’EPOCA DELLE SPERANZE Nel 1914, all’inizio della guerra, l’ondata bellicista aveva raggiunto vette vertiginose. La borghesia era stata travolta dall’euforia bellica Anche la classe operaia e il suo partito di riferimento, la SPD, nel segno della «solidarietà nazionale», speravano in un rinnovamento sociale Tregua interna e solidarietà nazionale configurano inevitabilmente, nell’epoca dei totalitarismi emergenti, un modello sociale ed istituzionale di tipo «nazionalistico- aggressivo» sotto l’egemonia delle forze militari conservatrici.

L’EPOCA DELLE SPERANZE L’infelice decorso della guerra accresceva il livello delle tensioni interne perché da un lato aumentavano le pretese totalizzanti delle forze militari conservatrici e, dall’altro, crescevano il disincanto e l’insoddisfazione di grandi masse popolari. Aumentavano così i conflitti elementari per il pane e per il salario, conflitti ai quali partecipavano anche gruppi di giovani e donne che il partito socialista non riusciva a rappresentare. Cresceva, in sostanza, la speranza che la fine della guerra non portasse solo pace ma rinnovamento sociale e democratico, più libertà e più eguaglianza

L’EPOCA DELLE SPERANZE L’euforia di massa del 1914 si era ormai da tempo trasformata in disillusione sull’andamento della guerra e per l’indignazione nei confronti delle autorità per l’incapacità di ripartire equamente gli oneri della guerra stessa. I lavoratori, a questo punto, si riallacciarono alle antiche tradizioni della lotta di classe dando origine a scioperi e manifestazioni che culminarono nel grande sciopero generale del gennaio 1918. Atti e comportamento che segnalavano la caduta verticale dell’autorità statale e del vecchio ordine sociale e morale. Da queste delusioni nacque l’aspettativa di un futuro migliore che, in qualche modo, risarcisse gli immensi sacrifici della guerra. Un potenziale di attese che fece da innesco alla rivoluzione che stava per esplodere.

L’EPOCA DELLE SPERANZE Il partito socialista si spaccò in un partito maggioritario MSPD), in uno indipendente (USPD) ed un altro di sinistra radicale (Spartakus). L’unità di queste tre componenti poteva tenersi solo sulla base di parole d’ordine generiche: il socialismo, il benessere dei lavoratori, la rivoluzione sociale e così via. Quando si trattò, invece, di assumere decisioni di governo o di rispondere in qualche modo alle istanze rivoluzionarie in atto, la SPD entrò irrimediabilmente in crisi. Le contraddizioni interne alla SPD esplosero quando il Comando dell’esercito imperiale, il 29 settembre 1918, annunciò che Era imminente il crollo dell’esercito L’esercito pretendeva un armistizio sulla base della proposta del presidente americano Wilson che puntava essenzialmente all’autodeterminazione dei popoli Il governo che avrebbe dovuto riconoscere la sconfitta e trattare con le potenze dell’Intesa doveva essere un governo parlamentare formato da socialdemocratici, liberali e Zentrum. Appare oggi del tutto naturale che questo governo avrebbe dovuto addossarsi le conseguenze delle prevedibili condizioni di pace

L’EPOCA DELLE SPERANZE La conseguenza di questo infame calcolo di riversare su altri le responsabilità della guerra voluta e ricercata avrebbe dato, nel futuro, i suoi amari frutti perché avrebbe addossato ai partiti democratici tutto l’odio per la «pugnalata alla schiena» inferta dalla patria (dal governo) al fronte combattente. Il diktat dello Stato maggiore dell’esercito poteva però essere lo strumento parlamentare per dar modo ai partiti democratici di riformare la Costituzione in senso repubblicano in quanto esisteva già l’intenzione di far abdicare l’imperatore Guglielmo II. Si formò così un nuovo governo formato da SPD, liberali democratici e Zentrum, con alla testa il principe Max von Baden aprendo in tal modo la possibilità della parlamentarizzazione della Costituzione bismarkiana. Ma l’esercito aveva in mente un ultimo colpo di coda per condizionare le trattative di pace.

L’EPOCA DELLE SPERANZE- la rivolta di KIEL La ribellione esplose quando, il 29 ottobre durante le trattative di pace, il comando militare, senza essersi consultato con il governo, ordinò alla Flotta d'alto mare (Hochseeflotte) un ultimo attacco navale che non solo era senza speranza da un punto di vista militare, ma che avrebbe anche portato sicuramente a un arresto dei negoziati di pace. Gli equipaggi di due navi ormeggiate a Wilhelmshaven si ammutinarono. Quando i militari arrestarono circa mille marinai e li fecero trasportare a Kiel, la rivolta locale si trasformò in una ribellione generale, che dilagò rapidamente in gran parte della Germania. Altri marinai, soldati e persino operai solidarizzarono con gli arrestati, iniziando a eleggere Consigli di lavoratori e soldati modellati sui soviet della Rivoluzione Russa del 1917 e presero il potere civile e militare in molte città. Il 7 novembre la rivoluzione aveva raggiunto Monaco di Baviera, provocando la fuga di Ludwig III di Baviera in qualità di primo monarca di Germania decaduto. Inizialmente le richieste dei consigli erano modeste, limitandosi alla liberazione dei marinai arrestati. Contrariamente alla Russia dell'anno precedente, i consigli non erano controllati da un partito comunista. Nonostante ciò, con il vicino sorgere della Russia bolscevica, la ribellione causò grande tensione dalle classi medie in su che temevano una prossima trasformazione della nazione in una Repubblica Socialista.

KIEL 1918 Marinai per la Repubblica

L’EPOCA DELLE SPERANZE- Ormai la rivoluzione abbracciava tutto l’Impero. Delegazioni dei consigli dei marinai a partire dal 4 novembre si recarono in tutte le maggiori città tedesche. Il 6 novembre Wilhelmshaven era nelle loro mani; il 7 novembre la rivoluzione abbracciava città come Hannover, Braunschweig, Francoforte e Monaco di Baviera. A Monaco un consiglio dei soldati e dei lavoratori costrinse l’ultimo re di Baviera, Ludovico III, ad abdicare. La Baviera fu il primo stato dell’Impero ad essere proclamato repubblica da Kurt Eisner della USPD (corrente della SPD). Nei giorni seguenti anche negli altri stati tedeschi tutti i principi reggenti abdicarono.

L’EPOCA DELLE SPERANZE I Consigli che erano spontaneamente sorti in tutto il Paese accettarono di essere rappresentati dagli esponenti della SPD e perfino da esponenti liberali e di Zentrum. All’interno dei Consigli esisteva comunque l’attesa di un nuovo ‘ordine sociale’ e di una rivoluzione che avrebbe in un certo modo giustificato l’enorme numero di vittime e il sogno millenaristico tradito dal 1914 in poi. Ma, man mano che si approfondiva la disillusione nei confronti della rappresentanza parlamentare, aumentava nei Consigli l’influenza della sinistra radicale, rappresentata dal gruppo di Spartakus, capeggiato da Liebknecht e Rosa Luxemburg.

La Lega di Spartaco La Lega di Spartaco (il cosiddetto gruppo degli «spartachisti»), era nata nel 1914 come corrente dell’estrema sinistra radicale del Partito socialdemocratico tedesco, sotto la guida di Karl Liebknecht (1871- 1919) e di Rosa Luxemburg (1870- 1919). Profondamente contrari alla «guerra imperialistica» e all’intervento della Germania nel conflitto, gli spartachisti promossero molteplici agitazioni in Germania alla vigilia della guerra e poi per tutto il suo corso. Salutarono con favore la rivoluzione bolscevica e diedero vita, tra il 1918 e il 1919 contro il parere della Luxemburg, al Partito comunista tedesco.

L’EPOCA DELLE DECISIONI All’interno dei Consigli si agitavano quindi due prospettive: Un attendismo prudente del partito socialista Le speranze di una rivoluzione socialista Fu così che, nello stesso momento in cui il principe Max von Baden annunciava la rinuncia al trono di Guglielmo II, Il 9 novembre alle ore 16, Liebknecht nel Giardino zoologico di Berlino proclamava la Repubblica socialista: «Compagni, io proclamo la libera Repubblica socialista di Germania, che deve abbracciare tutte le classi. Nella quale non vi devono più essere servi, nella quale ogni onesto lavoratore deve trovare l’onesto salario per il suo lavoro. Il dominio del capitalismo, che ha trasformato l’Europa in un campo di cadaveri, è spezzato».

L’EPOCA DELLE DECISIONI Il patto che teneva legato il movimento parlamentare costituzionalista e i Consigli di ispirazione socialista alla fine si spezzò e lo scontro caratterizzò la fase terminale della rivoluzione. Da un lato vi era da parte dei Consigli la volontà di realizzare quella rivoluzione sociale che era alla base della stessa ideologia socialdemocratica e, dall’altro lato, vi era un partito socialdemocratico che teoricamente avrebbe dovuto essere ‘rivoluzionario’ ma che, una volta giunto al potere con il cancelliere Ebert (9 novembre), aveva come propria ossessione soltanto il primato dell’ordine e il rispetto delle tradizionali autorità del Reich. Per il socialista Ebert il primato dell’ordine aveva valore assoluto ed ogni provvedimento che fu preso fu orientato a questo obiettivo finale. Ma se l’ordine costituito rappresentava un valore assoluto per la SPD, così non poteva essere per i Consigli operai.

L’EPOCA DELLE DECISIONI Per Ebert, in realtà, l’ordine consisteva nella necessità che la Germania evitasse di fare la fine della Russia, segnata dal tracollo militare ed economico, costretta alla pace di Brest-Litovosk dalla Germania stessa, con il Paese alla fame ed ora alle prese con la guerra civile tra l’Armata rossa e l’Armata bianca. E’ in questo contesto che il 10 novembre si spiega il patto di cooperazione tra Ebert e il comandante delle forze armate, compromesso tra la nuova repubblica che stava nascendo e la vecchia casta militare-conservatrice.

L’EPOCA DELLE DECISIONI Da una parte, questo accordo simboleggiava l'accettazione di un nuovo governo da parte dei militari, calmando le preoccupazioni della classe media; dall'altra parte, venne considerato un tradimento degli interessi dei lavoratori da parte della sinistra. L’accordo inoltre stabiliva l'Esercito come un gruppo indipendente e conservatore all'interno dello stato, in grado di influenzare il destino della neonata Repubblica. Questo fu uno dei tanti passi che determinò la permanente suddivisione della rappresentanza politica della classe operaia in SPD e comunisti. Una divisione devastante per la sinistra, dopo che Ebert fece richiesta ai Comandi militari di truppe per sedare un altro ammutinamento di soldati a Berlino, il 23 novembre 1918, nel quale i soldati in rivolta avevano catturato il comandante della città e chiuso la residenza dei Deputati del popolo. Nascevano così, su ispirazione di Ebert, i famigerati Freikorps, gruppi di militari sbandati in funzione antirivoluzionaria.

L’INSURREZIONE

L’INSURREZIONE SPARTACHISTA La linea moderata scelta dalla Spd portava fatalmente allo scontro con le correnti più radicali del movimento operaio tedesco: gli «indipendenti » dell’Uspd e soprattutto i rivoluzionari della Lega di Spartaco (nucleo originario del Partito comunista tedesco). Questi ultimi si opponevano infatti alla convocazione della Costituente perché la ritenevano un compromesso di stampo liberista e puntavano tutto sui consigli, visti come cellule costitutive di una nuova «democrazia socialista». Il 5-6 gennaio 1919, centinaia di migliaia di berlinesi scesero in piazza per protestare contro la destituzione di un esponente della sinistra dalla carica di capo della polizia della capitale. I dirigenti spartachisti e alcuni leader dell’Uspd decisero allora di approfittare di questa mobilitazione di massa e diffusero un comunicato in cui si incitavano i lavoratori a rovesciare il governo. Ma la risposta del proletariato berlinese fu inferiore alle aspettative.

IL PROGRAMMA SPARTACHISTA Rosa Luxemburg redasse il programma, che conteneva misure immediate per la continuazione della rivoluzione: -disarmo della polizia e degli appartenenti alle classi dominanti; -armamento del proletariato e creazione di una “Guardia Rossa”; – conquista dei diritti e delle libertà civili; -riforma della giustizia e abolizione delle norme classiste in materia di diritto di voto e di procedura giudiziaria; -presa di possesso dei consigli comunali e regionali da parte di lavoratori e soldati eletti liberamente; -collettivizzazione dei mezzi di produzione, esproprio di banche, miniere, fonderie e grandi industrie; -presa di contatto con tutti i partiti gemelli stranieri per un’internazionalizzazione della rivoluzione -annullamento senza risarcimento di tutti i crediti di guerra; Il 14 dicembre 1918 venne pubblicato sul quotidiano spartachista “Die Rote Fahne”  un articolo programmatico redatto da Rosa Luxemburg dal titolo “Cosa vuole la Lega Spartachista?” (Was will der Spartakusbund?) nel quale era scritto: “La Lega Spartachista non assumerà mai il governo se non, con il chiaro, univoco consenso delle masse proletarie tedesche, mai in altro modo se non per mezzo della consapevole adesione del proletariato alla visione, agli scopi e ai metodi di lotta della Lega Spartachista“.

Rosa Luxemburg a Berlino

L’EPOCA DELLE DECISIONI In gennaio ci furono ulteriori tentativi di stabilire uno stato socialista da parte dei lavoratori nelle strade di Berlino, ma questi tentativi vennero soffocati nel sangue dalle unità paramilitari dei Freikorps, truppe composte da ex-soldati e volontari solitamente di estrema destra. Gli scontri culminarono il 15 gennaio con la morte di Rosa Luxemburg e di Karl Liebknecht. Con la vittoria del socialista Ebert, gli assassini non vennero processati davanti a una corte civile, ma davanti a una militare, il che portò alla comminazione di pene molto lievi, che irritarono ulteriormente la sinistra socialista Per evitare le continue lotte a Berlino, l'Assemblea Nazionale si riunì nella città di Weimar, motivo per cui il nascente stato veniva in seguito soprannominato Repubblica di Weimar (in tedesco: Weimarer Republik). La Costituzione di Weimar creò una repubblica con un sistema semi- presidenziale, nel quale il Reichstag era eletto da una rappresentanza proporzionale.

FREIKORPS: I CORPI FRANCHI In Germania, nelle loro memorie, molti ex-combattenti posero l’accento sul fatto che in trincea e sotto il fuoco, si creava una clima del tutto speciale, una comunità di camerati (Männerbund) del tutto diversa dall’anonima e individualistica vita borghese. In un gruppo di soldati al fronte, ognuno sapeva di poter contare sugli altri: solo un gruppo compatto poteva sopravvivere nelle condizioni estreme tipiche di una battaglia moderna. Finita la guerra, molti reduci idealizzarono il Männerbund e sognarono di trasferire questa comunità di trincea all’intera vita nazionale, che andava completamente rifondata su nuove basi, estirpando tutti i pericolosi agenti di divisione. Questi obiettivi sostennero l’attività dei cosiddetti Corpi Franchi (Freikorps), termine che in Germania designa quei reparti militari che, nel novembre 1918, si rifiutarono di gettare le armi e, a loro modo, continuarono a combattere contro i nemici della Germania. Ai gruppi strutturati di ex-combattenti, spesso si unirono anche numerosi giovani, soprattutto studenti, che non avevano potuto partecipare al conflitto mondiale per ragioni anagrafiche. Poiché era impossibile riprendere la guerra vera e propria contro i francesi e gli inglesi, l’azione dei Corpi Franchi si concentrò contro i comunisti e gli ebrei: a Berlino, a Monaco, in Slesia  e nei Paesi Baltici.

L’EPOCA DELLE DECISIONI L’utilizzo dei ‘corpi franchi’ da parte della SPD fu infine il motivo profondo della rottura finale tra socialisti e comunisti. I ‘corpi franchi’ erano composti da ex militari e civili con forti motivazioni conservatrici ed anticomuniste. Il loro utilizzo fu spregiudicato e venne capeggiato dal ministro socialista Gustav Noske . In tal modo, agli occhi di grande parte della popolazione operaia, la fredda decisione della socialdemocrazia di salvare il suo modello di ‘ordine sociale’, finiva per essere definita come il ‘partito della guerra civile’, responsabile della divisione del movimento operaio e del ‘tradimento’ che aveva conseguito consegnandosi alle forze armate ed alla burocrazia del vecchio Reich.

L’EPOCA DELLE DECISIONI Il risultato della spaccatura si vide nelle elezioni per l’Assemblea Nazionale del 19 gennaio 1919: i due partiti operai, SPD e USPD con il 42% dei voti non raggiunsero la maggioranza assoluta. L’elettorato aveva rifiutato una legislatura socialista. Ora, la SPD minoritaria entrava nel governo del Paese insieme ad esponenti del centro e del partito liberale. A destra vi erano due partiti su posizioni esitanti o di rifiuto della Repubblica: il Partito Popolare Tedesco e il Partito tedesco-nazionale che sommavano il 14,7% dei voti. Iniziava così la Repubblica di Weimar.

LA COSTITUZIONE DI WEIMAR Il 19 gennaio 1919 si svolgono le elezioni per il primo Parlamento della Repubblica, 5 giorni dopo l’uccisione dei leader spartachisti. Il risultato permette la costituzione di un governo appoggiato da socialisti, dal Zentrum cattolico e dal partito democratico (in tutto il 77% dei voti). Il 6 febbraio è convocata la prima Assemblea nazionale. A Weimar, la città di Goethe e di Schiller, si avvia il primo Parlamento della Repubblica. Alla testa vi è Ebert, socialdemocratico. Il primo compito è il varo della Costituzione che prevede il suffragio universale maschile e femminile, l’elezione diretta del Presidente della Repubblica e la responsabilità del governo di fronte al Parlamento

LA COSTITUZIONE DI WEIMAR La Costituzione di Weimar è il primo tentativo, dopo la prima guerra mondiale, di dare un assetto democratico alla Germania dopo gli anni dell’Impero e della dittatura militare. Viene stesa una nuova Costituzione che da un lato garantisce diritti democratici ai cittadini ma, dall’altro, non è riconosciuta da quei movimenti estremisti di destra che diffondono la leggenda secondo la quale la Germania avrebbe potuto vincere la guerra se i sindacati, i socialisti e i comunisti non avessero ‘pugnalato alle spalle’ l’esercito tedesco. Si tratta ovviamente di conclusioni inverosimili ma che, nel clima di eccitazione seguito alla sconfitta, riesce a far presa sulle masse popolari e a indebolire fin dalle origini la Repubblica.

LA COSTITUZIONE DI WEIMAR Mentre sulla carta la Costituzione di Weimar è la più democratica tra le Costituzioni europee, in realtà alcuni principi fondamentali resteranno lettera morte. Il punto più delicato è l’art. 48 che prevede, quando la sicurezza dello Stato è posta in pericolo, che il Presidente possa prendere provvedimenti di emergenza con valore di legge. In sostanza si tratta di una estensione delle prerogative del Capo dello Stato verso un uso antidemocratico ed anticostituzionale. La Costituzione entra in vigore l’11 agosto 1919: un grande passo avanti in una situazione gravissima soprattutto di fronte alle decisioni che si prendono a Versailles che condannano la Germania ad esorbitanti riparazioni belliche.