La comparazione dei sistemi sociali nel tempo

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Transcript della presentazione:

La comparazione dei sistemi sociali nel tempo Parte II La comparazione dei sistemi sociali nel tempo

Il capitalismo occidentale moderno Una forma di organizzazione economica che consente il soddisfacimento dei bisogni attraverso imprese private che producono beni per il mercato sulla base di un calcolo di redditività del capitale da investire (aspettative di profitto) e che impiegano razionalmente forza lavoro salariata formalmente libera.

Condizioni del capitalismo moderno Etica economica specifica Sviluppo della scienza razionale Presenza di uno Stato razionale-legale Ruolo della città occidentale nella formazione delle due classi fondamentali (Weber, 1922)

Il ruolo della religione (il contributo di Max Weber, 1905) Emancipazione dalla magia Superamento del misticismo con il profetismo; Superamento del dualismo etico con la concezione universalistica delle grandi religioni occidentali;

Lo spirito del capitalismo Non è spirito acquisitivo Ricerca del profitto guidata eticamente Vocazione professionale Calcolo razionale del rendimento del capitale Reimpiego costante e sistematico e astensione dal consumo vistoso

L’etica protestante Dottrina della predestinazione Ascetismo mondano Beruf Appartenenza di setta

Modello di sviluppo capitalistico in Weber

La città occidentale Tradizione della polis greca e del comune medievale (feudalesimo contrattuale: conquista della libertà e cittadinanza); Contributo all’allargamento del mercato; Interesse all’emancipazione dei contadini (capitale circolante e lavoro a domicilio); Interesse alla liberalizzazione delle terre; Indebolimento delle corporazioni e appropriazione privata dei mezzi di produzione; Emergenza della fabbrica (capitale fisso), tecnica razionale e prevedibilità dei costi; Diffusione della razionalità scientifica (università) Democratizzazione del lusso

Stato, burocrazia e diritto razionale Stato razionale come stato di diritto; Formalismo della tradizione del diritto romano e sua certezza (prevedibilità); Burocrazia legale-razionale vs. burocrazia patrimonialistica;

Modelli di capitalismo Capitalismo concorrenziale: figura dell’imprenditore innovatore (Schumpeter), assenza di barriere all’entrata, assenza di economie di scala. Capitalismo oligopolistico: figura del manager, separazione tra proprietà e controllo, economie di scala. grande crisi  Autarchia e Keynesismo; Fordismo: figura dell’operaio massa, capitalismo regolato, crisi fiscale dello stato. Primo shock petrolifero e crisi del fordismo Modelli alternativi: “small is beautiful” e modello giapponese (Toyotismo);

Un esempio di stabilimento nella fase del capitalismo concorrenziale in Italia: Il villaggio Crespi d’Adda 1878

Caratteristiche del taylorismo-fordismo Produzione di massa; Verticalizzazione a monte e a valle e crescita dimensionale; Organizzazione gerarchica e parcellizzata del lavoro, finalizzata al controllo delle varianze; Centralità dell’operaio massa dequalificato; Gestione burocratica dell’organizzazione produttiva, mediante gerarchia interna.

La catena di montaggio del modello Ford T 1920 ca.

Requisiti del fordismo Elettrificazione e comunicazioni come presupposti di un mercato di consumi di massa; Grandi investimenti e utilizzo di tecnologie molto specializzate (quindi rigide); Stabilità del mercato (produzione a magazzino e ricorso al decentramento come strategie di stabilizzazione);

I consumi di massa del modello fordista

Conseguenze sociali del fordismo Crescita numerica dell’ “operaio massa”; Organizzazione degli interessi sulla base di principi egualitari; Aumento di potere dei sindacati; Aspettative di promozione sociale e di miglioramento continuo delle condizioni sociali ed economiche; Risposta politica attraverso lo sviluppo del Welfare State; Aspirazioni di “classe media” (consumi di massa, scolarizzazione di massa)

Fattori di crisi del fordismo Saturazione della domanda, che rimane soltanto sostitutiva; Crescita di una domanda diversificata di qualità; Concorrenza dei paesi di nuova industrializzazione con basso costo del lavoro; Impennata dei prezzi del petrolio; Abbandono del sistema dei cambi fissi; Conflittualità industriale; Disponibilità di nuove tecnologie flessibili (robotizzazione).

Modelli alternativi (o complementari?) emergenti: Toyotismo (automazione flessibile, zero scorte, total quality, just in time) e scomparsa dell’operaio massa; Distretti industriali (imprese a rete, divisione del lavoro inter-organizzativa, complementarietà produttiva, assetti locali, economie esterne), mobilitazione individualistica di mercato e diffusione dell’intraprenditore.

I distretti industriali in Italia (1980 circa fonte ISTAT)

Alternative ai modelli di capitalismo 1: caratteristiche dei sistemi sociali pianificati Conseguimento dello scopo: industrializzazione accelerata (priorità all’industria pesante) Funzione adattiva: economia di piano, subordinata alla politica Riproduzione sociale: istituzioni statali e di partito, che sostituiscono le associazioni e assumono importanti funzioni svolte dalla famiglia Differenziazione interna: riduzione delle diseguaglianze (abolizione della proprietà privata, appiattimento delle retribuzioni) Attribuzione di senso: mobilitazione delle masse, ateismo, utopia della società comunista, controllo politico dei mezzi di comunicazione di massa.

Le conquiste del socialismo 1961

Alternative ai modelli di capitalismo 2: perché il modello sovietico non ha retto Idea sbagliata che l’avidità e il rent seeking non dipendano dalla natura umana, ma solo dalla classe sociale di appartenenza; Meccanismi di motivazione basati esclusivamente sulla mobilitazione ideologica; Abolizione della proprietà privata; Illusione che il coordinamento centralistico dell’economia potesse fare meglio del mercato; Atteggiamento paternalista nei confronti del popolo.

La sconfitta del modello socialista non ha ridotto il ruolo dello Stato in molte moderne economie di mercato. Le istituzioni che garantiscono il funzionamento del mercato concorrenziale: Leggi antimonopolistiche che assicurino il mantenimento della concorrenza, poiché ciascun operatore è interessato a restringerla; Il ruolo dello Stato nella produzione di beni pubblici come la difesa, la giustizia, le infrastrutture, l’istruzione (risoluzione del dilemma del prigioniero).