Zygmunt Bauman, Retrotopia, 2017 un neologismo, Retrotopia, cioè l’altra faccia dell’utopia, quella che guarda al passato e non al futuro, che rischia di tornare indietro invece di andare avanti, che si illude di fuggire il presente trovando riparo in un’indistinta età dell’oro. Il testo, uscito a fine gennaio in inglese per la Polity Press, (in italiano a settembre) parla dei problemi di oggi, della tentazione a far rinascere le frontiere degli stati nazionali o della tendenza ad affidarsi alla leadership dell’uomo forte. È articolato in più tempi (il ritorno a Hobbes, il ritorno alle tribù, il ritorno all’ineguaglianza e quello al ventre materno) ed è un ulteriore modo per rileggere la tensione tra individualismo e cultura comunitaria.
Una discussione di lunga durata Iniziata tra Umanesimo e Rinascimento La querelle des femmes Una discussione di lunga durata Iniziata tra Umanesimo e Rinascimento
Testi fondativi e modelli di riferimento Petrarca, Epistola ad Anna moglie dell’imperatore Carlo IV (1358) per la nascita della figlia, in «difesa» delle donne, con esempi classici di donne dotate di virtù ‘mascoline’ (Familiares, 21.8) Boccaccio, De claris mulieribus, (1361-2), biografie di donne esemplari, che ebbe immensa fortuna tra Quattro e Cinquecento, come dimostrano l’esistenza di più di cento manoscritti e due diverse volgarizzazioni. Tra queste, di particolare interesse nell’Umanesimo erano le biografie di donne colte. Ma non erano necessariamente in contraddizione con gli stereotipi correnti sulle donne.
La nascita di questo nuovo genere Specchio del crescente potere dinastico nelle corti principesche italiane? Funzione di mediazione delle donne di corte rispetto al potere politico? Nuovo interesse delle donne aristocratiche nelle arti e lettere grazie all’educazione umanistica Certamente gli intellettuali trovano nelle donne di corte un’interlocuzione e un interesse che funziona reciprocamente
Alcuni esempi significativi Bartolomeo Goggio, De laudibus mulierum (1487) dedicato a Eleonora d’Aragona, duchessa di Ferrara Giovanni Sabadino degli Arienti, Gynevera, de le clare donne (1489- 90) a Ginevra Sforza Bentivoglio, moglie del signore di Bologna Jacopo Filippo Foresti, De plurimis claris selectisque mulieribus (1497) a Beatrice d’Aragona principessa consorte d’Ungheria Donne ricche ed influenti, capaci di funzionare come mediazione per questi intellettuali con i quali in fondo condividevano uno status di «dorata dipendenza»
Le corti di Mantova e Ferrara Alla corte di Eleonora a Ferrara abbiamo naturalmente Boiardo e il suo Orlando innamorato (1483-5) omaggio agli Este con Bradamante Alla corte di Isabella a Mantova (figlia) si muovono molti intellettuali e donne colte e circolano testi come Mario Equicola, De mulieribus (c.1500) Agostino Strozzi, Defensio mulierum (c.1501) Non si tratta più di elenchi di donne illustri del passato, e neanche ormai di quelle del presente, si comincia invece un vero dibattito teorico sul ruolo delle donne e sul loro status. In genere in tutte le corti della penisola fiorisce il linguaggio dell’encomio delle donne.
Perché gli umanisti vogliono lodare le donne? Si tratta al fondo di una questione molto importante: il rapporto tra lo stato degli studi in età classica e quello nel moderno mondo degli umanisti. La virtus delle donne rappresenta metonimicamente un’intera cultura: la ‘docta mulier’ è un indice del progresso verso l’ideale della ‘renovatio studiorum’. Si può concepire una superiorità della moderna cultura neoclassica cristiana rispetto alla cultura pagana dell’antichità a cui si ispira. E se (perfino) le donne di oggi possono essere superiori a quelle dell’antichità, che penseremo degli uomini?
Il dibattito continua….. Pompeo Colonna, Apologia mulierum ( 1526-9) Paolo Giovio, Dialogus de viris et foeminis aetate nostra florentibus (1528-9) Torquato Tasso, Discorso della virtù feminile e donnesca (1582) Giuseppe Passi, I donneschi difetti (1599) Lucrezia Marinella, La nobiltà et l’eccellenza delle donne (1600) Moderata Fonte, Il merito delle donne (1600) Nel corso del Seicento il dibattito prosegue con una torsione misogina. (Virginia Cox, Women’s Writing in Italy 1400-1650, 2008)