Il Teatro a Roma Sintesi
Teatro italico e origini del teatro latino Farsa fliacica o “ilarotragedia” (dal VI a.C., spettacoli buffoneschi in Magna Grecia, fliaci = attori con buffe maschere e imbottiture grottesche; “ilarotragedia” = parodia degli eroi tragici; autori: Epicarmo di Siracusa e Rintone di Taranto. Fabula Atellana (da Atella, in Campania – lingua osca) farsa buffonesca improvvisata su un canovaccio (trica): Maschere (personaggi fissi): Maccus: ingordo scimunito; Bucco (da bucca = os): fanfarone sempre affamato; Pappus (dal gr. pàppos = nonno): vecchio avaro e rimbambito. Dossennus (da dorsus: dorso): gobbetto furbo e malizioso. analogia con la Commedia dell’Arte italiana (XVI-XVIII sec.) Fescennini versus da Fescennio, in Etruria o da fascinum = malocchio. in ambienti rurali per le feste agricole o per i matrimoni; motti giocosi e osceni diretti agli spos,i alternati a canti e danze. proibiti in seguito da Roma per l’eccessiva licenziosità. Orazio (Satire, I, 7, 32) però considera lo spirito beffardo del fescennino come caratteristico della mordacità italica (italum acetum).
Nascita del teatro a Roma Testimonianza controversa di Livio (VII, 2): 364 - prima istituzione di ludi scenici: in occasione di una pestilenza per placare gli dei; furono fatti venire ballerini etruschi; i giovani romani vi parteciparono con cantai, balli e battute come nei fescennini. da ciò successivamente si sarebbe sviluppata la satura. Satura drammatica (da satur = sazio, ricco, farcito): spettacolo misto a suon di musica, di canti, balli, scenette. 240 – Prima rappresentazione teatrale non farsesca di un dramma Livio Andronico. Il teatro romano nacque dunque da una fusione di elementi farseschi italici (fescennino, atellana, ecc.), di influssi etruschi, di forme teatrali più evolute del teatro greco (Livio Andronico).
Il teatro romano: ludi scaenici Si svolgevano nel corso di festività religiose annuali, ludi Romani (settembre); ludi pebei (novembre); ludi Apollinares (luglio), ecc., ma il legame con la religione è esteriore; soprattutto ludus, intrattenimento ed evasione; le in occasioni in cui erano previsti giochi e spettacoli dopo una vittoria militare o in occasione di una calamità naturale. I primi teatri furono in pietra (IV a.C.) e poi in muratura (I a.C.): scaena = dove agivano gli attori: pulpitum: palcoscenico in legno leggermente sopraelevato; un pannello (con tre porte) di legno dipinto rappresentava lo sfondo della scena; due quinte ai lati rappresentavano la via del Foro e il porto della città; al centro un altare. cavea = dove stavano gli spettatori. Organizzazione degli spettacoli: finanziati da un magistrato (edile) che selezionava i copioni; il dominus gregis (capocomico) capo della compagnia teatrale (caterva); compagnie itineranti spesso organizzate in corporazioni: famoso il Collegium scribarum histrionumque.
Recitazione, maschere, pubblico Gli spettacoli si svolgevano dal mattino a sera inoltrata: Attori tutti uomini; le donne escluse dalla recitazione in pubblico. Recitazione non naturalistica, ma enfatizzata, in senso comico o tragico. Incerto l’uso della maschera: probabilmente all’epoca di Plauto e Terenzio l’uso era libero ed occasionale. Il pubblico era formato da tutte le classi sociali, nessuna esclusa: anche donne, come risulta dal prologo dell’ Hecyra di Terenzio. Evoluzione del teatro romano: epoca d’oro quella arcaica, tocca in culmine nel periodo III-II a.C. (Plauto e Terenzio); nei decenni successivi il pubblico preferirà il mimo al teatro parlato. In epoca imperiale è esaurita la fase del teatro rappresentato: Ovidio e Seneca scrivono drammi tragici destinati alla lettura; le rappresentazioni saranno invece di livello molto basso; la rinascita del teatro classico vi sarà solo in epoca umanistica.
Traduzione e contaminatio: forme teatrali La maggior parte del teatro romano è tradotto dal greco: traduzione non letterale (exprimere), ma artistica (vertere). il grado di fedeltà della traduzione varia da opera a opera. Uno dei procedimenti più usati fu la contaminatio: introdurre nella trama del dramma tradotto una o più scene di un’altra opera dello stesso o di un altro autore. Forme teatrali (fabulae, da fari = parlare): Tragedia: fabula cothurnata (da cothurnus, calzare degli attori greci) – argomento greco. fabula praetexta (da toga p., l’abito dei magistrati romani) – argomento romano Commedia fabula palliata (da pallium, costume greco degli attori) – argomento greco. fabula togata (da toga, abito nazionale romano) – argomento romano. Si alternavano pur senza divisioni di atti (spettacolo continuo): cantica (parti cantate con accompagnamento del flauto) e deverbia (parti recitate).
La tragedia latina Ci sono pervenute solo 26 tragedie pressoché complete; per i resto solo titoli e scarsi frammenti: Autori di età arcaica: Livio Andronico, Nevio, Ennio, Accio, Pacuvio. La maggior parte delle tragedie furono cothurnatae: soggetto mitologico (cicli troiano, tebano e dei Pelopidi). Il modello più seguito fu quello di Euripide, considerato più moderno e appassionante degli altri tragici greci. Le praetextae, in minor numero, tragedie di argomento romano e di tono patriottico-celebrativo: Nevio, Clastidium (luogo di una famosa vittoria di Roma ) e Romulus; Ennio, Sabinae e Ambracia (territorio conquistato da Roma), ecc. Manca un collegamento tra festa e spettacolo: tragedia è soprattutto intrattenimento melodrammatico ed enfatico; sparisce quasi del tutto il coro cui nella tragedia greca era affidato il momento pedagogico e lirico espressivo.
La commedia latina Sono pervenute solo fabulae palliatae (26 in tutto). Autori: Plauto, Terenzio, Cecilio Stazio; solo pochi frammenti di Livio Andronico, Nevio, Ennio. La palliata è sul modello della commedia attica nuova: di essa si dirà estesamente a proposito di Plauto e Terenzio; Fabula togata: II a.C. - si sviluppa quando la palliata, raggiunto il massimo successo, cominciava a declinare: autori: solo frammenti di Titinio, Afranio e Atta; gli attori hanno nomi latini (non greci) e vestono la toga; l’ambientazione è italica; contesti e situazioni comiche simili alla palliata; tono più serio, minore comicità e mordacità: la censura romana non avrebbe consentito che uomini in toga pronunciassero battute oscene o fossero eccessivamente ridicolizzati; intendeva risollevare un genere in crisi con ambientazioni realistiche, familiari agli spettatori e situazioni di vita quotidiana: il pubblico però preferiva spettacoli di basso livello, come quelli circensi e gladiatori.
L’Atellana letteraria 115 a.C. – editto censorio proibiva gli spettacoli di origine greca: forse tentativo di rivitalizzare la commedia italica. 100 a.C. – ritorno dell’Atellana, raffinata in testo letterario. Autori: Pomponio e Novio; vi ricompaiono le maschere dell’Atellana; vi si aggiungono figure tratte dalla vita quotidiana, come pescatori, mugnai, panettieri, veri protagonisti delle farse. Il mimo Spettacolo di carattere licenzioso simile al moderno varietà: sketch grossolani, canti, balletti, elementi buffoneschi gestuali; nudatio mimarum: spogiarello conclusivo di vere donne: eccezionalmente non uomini come per il resto del teatro antico. Autori: Decimo Laberio e Publilio Siro. Fin dall’età arcaica, ma nell’età di Silla e di Cesare il mimo raggiunge l’apice del successo: si sviluppa la satira e l’attacco ad personam che attrae anche un pubblico più colto di quello tradizionale del mimo. Alla metà del I a.C. il mimo soppianta l’atellana letteraria.
Dispensa tratta da: Pontiggia G., Grandi M. C., Bibliotheca latina - Storia e testi della letteratura latina. Dalle origini all'Età di Cesare, Vol.1, pp. 50 sgg; la citazione di questa diapositiva è a p.58.