LA RIFORMA PROTESTANTE

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Transcript della presentazione:

LA RIFORMA PROTESTANTE a cura della Prof.ssa Maria Isaura Piredda

Nel Cinquecento le voci e i moti di protesta, che fin dal XIII secolo si erano diffusi in tutta Europa contro la Chiesa di Roma, trovano espressione più compiuta in quel grande movimento passato alla storia con il nome di RIFORMA PROTESTANTE. Questo movimento nacque come protesta rivolta da alcuni cristiani contro la Chiesa di Roma ma ebbe ripercussioni tali da produrre una vera e propria spaccatura all’interno della cristianità occidentale. Da tempo i cristiani contestavano il pontefice e gli alti prelati della Chiesa di Roma, accusati di trascurare le attività spirituali per badare soltanto a interessi politici ed economici.

La corruzione e la vita immorale del clero si esprimeva in particolare con il nicolaismo = infrazione all'obbligo del celibato; la simonia = compravendita di cariche religiose. Particolarmente contestata era anche la cosiddetta “vendita delle indulgenze” che rappresentava il modo più redditizio per raccogliere denaro. Dietro il pagamento di cospicue somme in denaro, infatti, veniva concessa dal papa (in quanto vicario di Cristo sulla terra) l’indulgenza cioè il perdono dei peccati e la possibilità di annullare in tutto o in parte le pene previste nell’aldilà per le anime che erano condannate al purgatorio.

Generalmente l’indulgenza veniva concessa in occasioni speciali (Giubileo, Crociate, Guerre contro gli infedeli), col tempo però tale usanza venne estesa e le indulgenze vennero concesse anche a coloro che contribuivano con il proprio denaro alla costruzione di ospedali, cattedrali, opere pubbliche… Intorno al Cinquecento la pratica era così degradata che molti credevano ormai che con l’esborso di denaro si potesse cancellare qualsiasi colpa.

A realizzare il progetto della Riforma fu Martin Lutero (1483-1545), un frate agostiniano tedesco, professore di teologia all’università di Wittenberg nella Germania centro-orientale, il quale, durante un viaggio a Roma, restò disgustato dalla corruzione e dalla dissolutezza morale della corte papale. Al suo ritorno in patria si immerse nello studio delle Sacre Scritture per cercare una risposta ai dubbi che lo assillavano.

Lutero in particolare contestava il principio secondo cui la salvezza dell’uomo è legata anche alle azioni (Lutero riteneva impossibile che l’uomo potesse ottenere la salvezza con le proprie opere buone e che solo la fede in Dio potesse salvare l’uomo).

Da questa premessa derivano i tre principi fondamentali della dottrina luterana: il principio del libero esame, per cui la verità sta solo nelle Sacre Scritture. Ogni fedele ha il diritto di leggerle direttamente e di interpretarle secondo la propria coscienza, senza seguire cioè le interpretazioni ufficiali della Chiesa, il principio della salvezza per mezzo della sola fede, che toglieva qualsiasi valore alle pratiche religiose (digiuni, penitenze, pellegrinaggi, indulgenze, culto dei Santi e della Madonna) e quindi anche all’opera dei sacerdoti; il rifiuto della Chiesa quale istituzione universale di origine divina che funge da intermediaria tra l’uomo e Dio (per Lutero la Chiesa è un’istituzione umana che deve sottostare al potere politico dello Stato).

A fornire lo spunto per l’aperta contestazione della condotta morale della Chiesa di Roma da parte di Lutero fu l’azione del nuovo pontefice Leone X (1513-1521) che, appena eletto papa, si affrettò a raccogliere fondi per la costruzione della cupola di San Pietro mediante la vendita delle indulgenze.

In particolare, in Germania la raccolta delle offerte venne affidata al poco scrupoloso arcivescovo Alberto di Brandeburgo che, avendo ottenuto da Roma l’autorizzazione ad incassare il 50% degli introiti derivanti dalla vendita delle indulgenze, utilizzò i fondi per pagare i propri debiti. Inoltre i monaci che parteciparono alla raccolta delle offerte usavano slogan propagandistici molto grossolani, quali “L’anima sale in cielo benedetta, quando cade il soldin nella cassetta”.

Tali comportamenti indignarono i tedeschi e soprattutto Lutero che il 31 ottobre 1517 affisse 95 tesi (o affermazioni) alla porta della chiesa di Witternberg al fine di esporre le sue teorie. Le tesi luterane ebbero una vasta risonanza fino a diventare lo stimolo per una protesta generalizzata. Nacque subito una violenta disputa teologica che ebbe come protagonisti nobili, religiosi e universitari e che venne seguita da una consistente parte della popolazione tedesca, poiché le tesi luterane si diffusero velocemente in tutta la Germania

Ciò indusse Lutero a pubblicare nel 1520 tre opere fondamentali, in cui: contestava il diritto dei papi a convocare concili e a interpretare le Sacre Scritture, negava valore ai sacramenti e alle “opere buone”, proclamava il principio della libertà di coscienza.

In sintesi dunque la riforma luterana si riassume nei seguenti punti: l'uomo si salva grazie alla fede mentre le opere non servono; non serve l'opera di mediazione del sacerdote fra l'uomo e Dio; ogni uomo può accedere direttamente alla parola di Dio vengono ridotti a due soli i sacramenti (battesimo ed eucarestia); non viene riconosciuta l'autorità del papa; viene rifiutato il culto della Madonna e dei Santi.

Dinanzi allo sviluppo della ribellione luterana, il pontefice Leone X provò a intervenire per riportare il frate alla dottrina tradizionale della Chiesa. Ogni tentativo fallì per l’atteggiamento di aperta protesta contro Roma assunto da Lutero, perciò con la bolla Exurge Domine, Leone X condannò il riformatore. Lutero però bruciò pubblicamente il documento papale fra gli applausi dei suoi sostenitori. A quel punto il papa colpì il ribelle con la scomunica. Ma ormai il movimento si era già diffuso in tutta la Germania.

Contro il dilagare del movimento non potè far nulla nemmeno Carlo V, il quale si era schierato con la Chiesa perché era cattolico ma anche per tenersi alleato il papa nella lotta contro la Francia. Dopo essere stato incoronato imperatore (nel 1520), Carlo V convocò Lutero in una dieta a Worms per tentare di ottenere una sua pubblica ritrattazione.

Il monaco oppose un fermo rifiuto. L’imperatore condannò la dottrina luterana come eretica vietando di lì in avanti ogni discussione pubblica o pubblicazione contraria alla Chiesa di Roma. Lutero rischiò anche l’incolumità fisica da parte dei suoi detrattori, ma poteva contare sulla protezione di molti principi tedeschi.

Il movimento creato da Lutero determinò il distacco dalla Chiesa di Roma di quasi tutta la Germania settentrionale (anche grazie all’appoggio dei principi tedeschi, sollecitati alla rivolta soprattutto da motivazioni di natura politica giacchè, separandosi da Roma, potevano incamerare i beni ecclesiastici).