L’amore ti abbraccia da quanto cade sotto il tuo sguardo”.

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Transcript della presentazione:

L’amore ti abbraccia da quanto cade sotto il tuo sguardo”. L’arte di vivere consiste, fondamentalmente, nel giungere a vederlo pienamente con il cuore. Solo il cuore scopre con chiarezza le impronte della definitiva Verità e Certezza, che mi guarda dal volto di ogni persona, dalla immobilità di una pietra, dallo stelo del campo, e mi dice: “Tu sei amato, sentiti amato. L’amore ti abbraccia da quanto cade sotto il tuo sguardo”. A. Grül Testo : Giovanni 9, 1-41 / 4 domenica di Quaresima –A-. Commenti e presentazione: M. Asun Gutiérrez. Musica: Mahler. Sinfonia 5ª. Adagietto

 Passando vide un uomo cieco dalla nascita e i suoi discepoli lo interrogarono: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché egli nascesse cieco?». Ci sono molti modi di guardare. Gesù vede il cieco. Il suo sguardo è compassionevole, curativo, carico di misericordia, di tenerezza, di fiducia e di speranza. Lo sguardo degli altri presenti è curioso, indifferente, di condanna... Nella dottrina del “do ut des”, la povertà e la malattria si spiegano solo come un castigo di Dio per il peccato. Gesù rifiuta questa credenza, libera da questa stretta -e interessata- interpretazione, rivelando il Dio della vita e dell’amore. Insegna che il Padre non vede gli uomini come peccatori ma come figli e figlie amati incondizionatamente e bisognosi di Lui.

Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è così perché si manifestassero in lui le opere di Dio. Dobbiamo compiere le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può più operare. Finché sono nel mondo, sono la luce del mondo». Per Gesù il fondamentale non è il “perché”, ma il “per chi”. Abbiamo abbandonato definitivamente questa “teologia” sempliciona e ingiusta dei castighi di Dio? Gesù è la luce che illumina a dà senso alla nostra gioia, alle nostre tristezze, alla nostra salute, alla nostra malattia, alla nostra vita, alla nostra morte... Sento Gesù come la luce che illumina tutti i momenti e tutti gli incontri della mia vita?

Detto questo sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli disse: «Va' a lavarti nella piscina di Sìloe (che significa Inviato)». Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva. Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, poiché era un mendicante, dicevano: «Non è egli quello che stava seduto a chiedere l'elemosina?». Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!». Gesù prende l’iniziativa, interviene senza che alcuno ne faccia richiesta. Benché non lo vediamo, Egli ci guarda, si fa “prossimo” e ci cura. Il cieco ha saputo rispondere con intelligenza, libertà, con piena fede e confidenza. Si sapeva cieco e povero. Si lasciò imbrattare gli occhi –strana medicina! Non lo curó il fango, né l’acqua. Lo curó la Parola di Gesù e la sua fede.

«Come dunque ti furono aperti gli occhi?». Egli rispose: Allora gli chiesero: «Come dunque ti furono aperti gli occhi?». Egli rispose: «Quell'uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango, mi ha spalmato gli occhi e mi ha detto: Va' a Sìloe e lavati! Io sono andato e, dopo essermi lavato, ho acquistato la vista». Gli dissero: «Dov'è questo tale?». Rispose: «Non lo so». Anche noi, il Signore invita ad andare veloci alla piscina di Siloe per sentire la nuova vita, e sentirci maggiorenni nel testimoniare con ragioni, convinzioni e una fede carica della grazia di Gesù. Una fede che ci aiuta a scoprire Dio per nuove vie, diverse dalla Legge, a scoprirlo per i sentieri della fiducia e della Luce.

Intanto condussero dai farisei quello che era stato cieco: era infatti sabato il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi.  Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come avesse acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha posto del fango sopra gli occhi, mi sono lavato e ci vedo». Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest'uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri dicevano: «Come può un peccatore compiere tali prodigi?». E c'era dissenso tra di loro. Sono proprio i capi religiosi, quelli che si dichiarano rappresentanti autentici della divinità, coloro che non sanno riconoscere Gesú e le sue opere. Sentono minacciati i presupposti del sistema; a loro non importa la grazia concessa, né la verità; a loro importa che venga adempiuta la legge religiosa. Com’è possibile che un uomo agisca in nome di Dio senza admpiere ai precetti della legge? Per gli insegnamenti tradizionali, peccatore è colui che agisce contro la Legge. In questo caso, Gesú non rispetta la rigorosa legge del sabato. E’ in gioco l’immagine che i farisei hanno di Dio: un Dio legalista, giudice, che esige sottomissione alla legge, al di là delle persone, della loro libertà e della loro felicità. Diverso da quanto Gesù rivela: un Dio Padre/Madre, misericordioso e liberatore.

Dalla mia fiducia in Gesù viene viene la mia fede in Dio Dalla mia fiducia in Gesù viene viene la mia fede in Dio. Da nient’altro. José Enrique Ruiz de Galarreta Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu che dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta!». Gesù guida abilmente il cieco guarito – e noi - verso l’altra luce più profonda della fede. Gesù ci accompagna dalla cecità alla visione. La risposta del cieco ai farisei è precisa. Sa difendere la sua scoperta davanti agli accusatori. Sono penetrate profondamente in lui la Persona e la Parola di Gesù. La sua testimonianza ferma e chiara, rappresenta quanti si interrogano, credono e danno testimonianza.

Ma i Giudei non vollero credere di lui che era stato cieco e aveva acquistato la vista, finché non chiamarono i genitori di colui che aveva ricuperato la vista. E li interrogarono: «È questo il vostro figlio, che voi dite esser nato cieco? Come mai ora ci vede?». I genitori risposero: «Sappiamo che questo è il nostro figlio e che è nato cieco; come poi ora ci veda, non lo sappiamo, né sappiamo chi gli ha aperto gli occhi; chiedetelo a lui, ha l'età, parlerà lui di se stesso». Questo dissero i suoi genitori, perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei avevano già stabilito che, se uno lo avesse riconosciuto come il Cristo, venisse espulso dalla sinagoga. Per questo i suoi genitori dissero: «Ha l'età, chiedetelo a lui!». Colui che era cieco si sta convertendo in una persona scomoda per quanti hanno atteggiamento inquisitorio e legalistico con chi vuole condannare Gesù. Si credono in diritto di minacciare ed espellere le persone che danno testimonianza a Gesù. I genitori e i vicini hanno paura, non osano compromettersi testimoniando. Spesso, “vedere” ha delle conseguenze e richiede indipendenza di giudizio, coerenza e coraggio. La persona che si lascia illuminare da Gesù comincia a vedere i fatti in modo differente e la nuova situazione non produce paura, benché sia conflittuale.

Allora chiamarono di nuovo l'uomo che era stato cieco e gli dissero: «Da' gloria a Dio! Noi sappiamo che quest'uomo è un peccatore». Quegli rispose: «Se sia un peccatore, non lo so; una cosa so: prima ero cieco e ora ci vedo». Allora gli dissero di nuovo: «Che cosa ti ha fatto? Come ti ha aperto gli occhi?». Rispose loro: «Ve l'ho già detto e non mi avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo? Volete forse diventare anche voi suoi discepoli?». Chi pone gli occhi sulla legge per giudicare la condotta degli altri riesce a vedere solo che tutti sono cattivi e lui solo è buono. Chi pone lo sguardo sui bisogni degli altri scopre il molto che può fare per loro e come il Padre considera, compassionevole, gli errori suoi e degli altri. Come il cieco, Gesú ci libera dalla nostra cecità perché i nostri occhi vedano in modo nuovo e illuminino ogni oscurità.

Allora lo insultarono e gli dissero: «Tu sei suo discepolo, noi siamo discepoli di Mosè! Noi sappiamo infatti che a Mosè ha parlato Dio; ma costui non sappiamo di dove sia».   Rispose loro quell'uomo: «Proprio questo è strano, che voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi. Ora, noi sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma se uno è timorato di Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta. Da che mondo è mondo, non s'è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato. Se costui non fosse da Dio, non avrebbe potuto far nulla». Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e vuoi insegnare a noi?». E lo cacciarono fuori. Quanti vogliono continuare ad essere discepoli della legge antica e non della luce e della verità di Gesù; sono sulla difensiva, si credono superiori e più grandi degli altri, temono che si sconvolga l’apparato legale di cui hanno bisogno per difendersi. Su di loro hanno più forza i pregiudizi sociali, culturali e religiosi che non la verità. Sono profondamente ciechi e ingiusti. La fede salva, è contagiosa e spinge a testimoniare. Il cieco non ha solo ricevuto la luce, ma è diventato luce. La insicurezza e la mancanza di argomenti, davanti alla testimonianza forte e libera, si traduce in “buttare fuori” e nella persecuzione contro Gesù e i suoi testimoni.

«E chi è, Signore, perché io creda in lui?». Gli disse Gesù: Gesù seppe che l'avevano cacciato fuori, e incontratolo gli disse: «Tu credi nel Figlio dell'uomo?». Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». Gli disse Gesù: «Tu l'hai visto: colui che parla con te è proprio lui». Ed egli disse: «Io credo, Signore!». E gli si prostrò innanzi. . Gesù non compare durante la discussione. Ora si muove per incontrare il cieco e condurlo pienamente alla fede, donargli dignità e curarlo da ogni “cecità”. Non c’è conversione né fede autentica senza un incontro personale con Gesú. Il cieco si trasforma in un vero testimone, proclama senza riserve la sua fede. Come vivo il mio “crescere nella fede”? Lo sento avanzare e maturare?

Gesù allora disse: «Io sono venuto in questo mondo per giudicare, perché coloro che non vedono vedano e quelli che vedono diventino ciechi». Alcuni dei farisei che erano con lui udirono queste parole e gli dissero: «Siamo forse ciechi anche noi?». Gesù rispose loro: «Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: Noi vediamo, il vostro peccato rimane». Al cieco manca la luce fisica, la vista. Gli scribi e i farisei sono ciechi nello spirito, che non vedono né cercano la verità né tollerano che altri vedano. E’ l’atteggiamento di quanti si impegnano a non uscire dalla loro cecità e dalla loro ipocrisia, fondati sulle loro istituzionie sui criteri che loro stessi hanno stabilito. Gesù ci invita a scegliere la luce nella nostra vita. La luce che Egli ci comunica. La luce che Egli ci incarica di comunicare agli altri.

Il SIGNORE è il mio pastore: nulla mi manca Il SIGNORE è il mio pastore: nulla mi manca. Egli mi fa riposare in verdeggianti pascoli, mi guida lungo le acque calme. Egli mi ristora l'anima, mi conduce per sentieri di giustizia, per amore del suo nome. Quand'anche camminassi nella valle dell'ombra della morte, io non temerei alcun male, perché tu sei con me; il tuo bastone e la tua verga mi danno sicurezza. Per me tu imbandisci la tavola, sotto gli occhi dei miei nemici; cospargi di olio il mio capo; la mia coppa trabocca. Certo, beni e bontà m'accompagneranno tutti i giorni della mia vita; e io abiterò nella casa del SIGNORE per lunghi giorni. S A L M O 23