UN PARASSITA DELLA SOCIETà Trimalcione UN PARASSITA DELLA SOCIETà
Il Satyricon Il Satyricon è un romanzo scritto e ideato da Tito Petronio Nigro. Il nome può essere interpretato in due modi: "libri satirici" e "libri di cose da satiri" (il satiro è una figura mitologica legata al culto dionisiaco). Trimalcione il liberto arricchito è uno dei personaggi che più di tutti meritano l’attenzione del lettore nel romanzo. È il simbolo e il mezzo con cui Tito Petronio esprime la sua critica verso il nuovo ceto emergente: i liberti.
Chi è esattamente Trimalcione? Uno che è stato schiavo, poi è diventato ricchissimo in modo non troppo pulito. Uno che si è comprato la sua attuale condizione di liberto (cioè di schiavo liberato) e ora tiene nella sala da pranzo un orologio e un suonatore di tromba per ricordarsi di volta in volta quanto ha già consumato della sua vita. È sicuramente il personaggio più significativo e rappresentativo della società descritta nel romanzo. Egli è simbolo di una società in cui i valori aristocratici sono ormai andati in crisi. Il nuovo ceto emergente è infatti quello dei liberti, schiavi arricchiti, che esprimono il proprio ruolo sociale attraverso la ricchezza.
La «Cena di Trimalcione» Nella descrizione della "Cena di Trimalcione" (alla quale sono dedicati ben 52 capitoli, tanto da permettere di identificarla come un'opera a sé stante), i vari commensali esprimono i tratti di un'umanità meschina, ipocrita ed adulatrice, che ostenta la propria ricchezza materiale pur senza possederne alcuna interiore (valori). Ecco che dunque il Satyricon è un romanzo fortemente realistico, che mira a descrivere, soprattutto in questa parte, la società romana "media" del tempo, criticandola e condannandola.
Trimalcione e Mazzarò Trimalcione, insomma, vorrebbe essere ciò che non è, e quindi risulta ridicolo o persino grottesco. Parimenti i suoi convitati, che sono anch’essi liberti o parassiti affamati, si improvvisano retori o poeti, ma in realtà sembrano interessati soprattutto alle gioie del cibo e del sesso. Questi elementi vengono usati dallo stesso Petronio per mettere in evidenza come uno schiavo affrancato, per quanta ricchezza possa riuscire ad accumulare, resta sostanzialmente un uomo grossolano, volgare e rozzo. Nasce in questa maniera il parallelismo con un altro avaro, volgare, scalatore sociale fattosi ricco grazie a se stesso, Mazzarò. Questo personaggio fa da protagonista nella novella la Roba (Novelle Rusticane). Mazzarò era un uomo che aveva tratto la sua ricchezza dalle terre dove una volta zappava e su cui avevo faticato, e nonostante i suoi possedimenti non si era insuperbito. Egli dava lavoro a moltissime persone, e andava molto spesso nei campi per avere tutto sotto il suo controllo personale. Aveva imparato il significato della “roba” quando faticava quattordici ore al giorno per guadagnare tre tari. Proprio come Trimalchione passò dalla condizione di bracciante povero, sfruttato e maltrattato, a quella di ricchissimo latifondista. Con enormi sacrifici fatti di durissimo lavoro e disumane privazioni, con le sue forze fisiche e la sua intelligenza tese soltanto a riscattarsi dalla miseria. Ma la “roba” diventa per Mazzarò la ragione stessa della sua vita, un’ossessione che lo perseguita: non ha tempo per gli affetti nè per godersi la sua agiatezza ma solo per pensare a come accumulare altre ricchezze. Così quando la morte lo sorprese fu colpito da un moto di ribellione tanto furioso quanto disperato. Aveva trascorso tutta la sua inetta esistenza ad accumulare, rincorrere e risparmiare, finendo per veder tutto scomparire alla resa dei conti.
Anno scolastico 2016/2017 5^P Bianchini Matteo Bini Lorenzo Caldari Matteo Sciarma Giacomo , Anno scolastico 2016/2017 5^P