IL MODERNSIMO
DAL REALISMO/NATURALISMO AL MODERNISMO A cavallo tra Otto e Novecento il realismo-naturalismo si evolve da studio “scientifico” (“sperimentale”, per dirla con Zola) della realtà oggettiva dell’individuo-in-società in penetrazione nei meandri della psiche del soggetto, e nelle modalità con cui costui (o costei) rappresenta e interpreta situazioni ed eventi esterni. Narrativa tardo-naturalista = corrispettivo dell’impressionismo in pittura – dalla rappresentazione dell’oggetto rappresentato alla rappresentazioni delle percezioni del soggetto. Henry James ed Edith Wharton: “ponte” tra l’estetica realistica del secondo Ottocento e il Modernismo attraverso l’adozione della tecnica del “punto di vista”.
Georges-Pierre Seurat – Domenica pomeriggio all’isola di La Grande Jatte, 1884–1886
Vincent van Gogh – La notte stellata – 1889
Claude Monet – Serie della Cattedrale di Rouen (1892-94)
UNA MODERNITÀ PLURIDIMENSIONALE I primi tre decenni del Novecento sono decisivi per l’affermazione di una serie di modelli di organizzazione, percezione e rappresentazione del mondo contemporaneo – modelli che hanno come centro fondamentale, sebbene non unico, gli Stati Uniti. Sono infatti questi gli anni in cui gli USA si impongono come prima potenza “socio-culturale” mondiale, Negli anni immediatamente precedenti e successivi alla Prima guerra mondiale, a un modello concettuale del mondo fondato sulla bidimensionalità statica della mappa geografica, in cui ogni punto è collocato all’interno di ben precise coordinate, si va progressivamente sostituendo un modello reticolare e pluridimensionale, mobile e proteiforme, caratterizzato dall’intercomunicazione multipla e simultanea tra i suoi elementi, e che richiede un notevole sforzo progettuale per poter essere controllato.
MODERNITÀ E GLOBALIZZAZIONE Prima guerra mondiale (prima guerra che coinvolge l’intero pianeta, sebbene il teatro delle operazioni belliche sia limitato quasi esclusivamente all’Europa) e Grande Depressione del ’29 (un evento economico che si diffonde istantaneamente dalla Borsa di New York a tutta l’economia mondiale) = ridefinizione del rapporto con la realtà storica e sociale di individui e collettività, e inizio al processo di globalizzazione/americanizzazione del mondo.
MODERNITÀ E MODERNISMI Modernità: avvento definitivo dell’industrializzazione, dell’urbanizzazione e della tecnologizzazione delle comunicazioni materiali e immateriali Modernismo/i: complesso di reazioni artistiche e culturali a queste profonde e rapidissime trasformazioni
MODERNITÀ E PROGETTUALITÀ Centralità della nozione di progettualità in tutti i campi dell’agire sociale Al livello economico: modello della catena di montaggio, progetto globale di conduzione dell’attività produttiva e distributiva dell’economia di piano sovietica (i piani quinquennali), progetto keynesiano del New Deal Al livello politico: utopia comunista e contro-utopia fascista/ nazista, che progettano nuovi modelli di società A livello culturale e artistico: ogni movimento o sub-movimento avverte la necessità di progettare il proprio fare in termini di azione collettiva e coordinata (per via di riviste, case editrici, compagnie teatrali, circoli, ecc.) – importanza dei manifesti Stati Uniti: diffusione della comunicazione pubblicitaria, che forma gusti e abitudini (e scelte politiche) in base alle esigenze dei centri del potere economico e politico
LA PUBBLICITÀ
IL MODELLO FORD-TAYLORISTA Frederick Taylor: l’inventore del cosiddetto “scientific management”. 1913: Henry Ford lo chiama per redistribuire i compiti di ogni lavoratore che partecipa alla costruzione delle modello T al fine di abbassare i costi di produzione. Taylor sistematizza il processo della catena di montaggio (“assembly line”), che richiede poche e semplici attività da parte dell’operaio, riducendo i tempi sia di produzione sia di addestramento dei lavoratori. Il modello ford-taylorista si impone nel resto del mondo, sancendo il principio dell’interdipendenza tra momenti tuttavia separati e distinti del processo produttivo. Il vantaggio in termini di abbattimento di costi e tempi ha come contraltare il rischio che l’intera macchina industriale si arresti nel momento in cui un ingranaggio (il “cog in the machine”) si inceppa: questa opportunità viene colta dalle organizzazioni dei lavoratori, perché basta interrompere una sola di queste fasi con uno sciopero settoriale per mandare in crisi l’intero apparato.
LA RIVOLUZIONE DEI TRASPORTI I nuovi mezzi di trasporto consentono uno spostamento sempre più rapido su distanze sempre più lunghe a un numero sempre maggiore di cittadini, appartenenti anche a classi sociali “basse” Treni, navi con motori a turbina a vapore (e successivamente diesel), automobili e aerei Modello T della Ford: per la prima volta un’automobile costa meno dello stipendio annuale medio di un operaio, garantendo la “democratizzazione” del mezzo di trasporto che più di ogni altro trasformerà il paesaggio del pianeta (l’automobile diventa in America il cardine del mito della mobilità) Mezzi di trasporto metropolitani (pubblici): permettono una mobilità interna alla città fino ad allora sconosciuta, e ne consentono l’espansione a dismisura dei confini.
MODELLO T (FORD)
I MEZZI DI COMUNICAZIONE DI MASSA Diffusione su vastissima scala dei mezzi di comunicazione (immateriale) di massa: i quotidiani: stampa sempre più rapida e distribuzione sempre più ampia, dando a chiunque immediato accesso alle notizie locali, nazionali e internazionali (industrializzazione del giornalismo) la radio: rende pressoché universale la disponibilità di informazioni e di prodotti culturali orali (musica, testi teatrali), della propria e di altre civiltà, e diffonde uno standard linguistico uniforme, contribuendo a ridurre le differenze tra le varianti locali di una stessa lingua Il cinema: originariamente forma d’arte “alta” e sperimentale, assume negli USA, e precisamente a Hollywood, una dimensione di arte popolare che più d’ogni altra è in grado di costruire miti universali, validi per tutti e nello stesso modo (1927: primo film sonoro, The Jazz Singer) – le immagini dell’America diventano il paesaggio immaginario degli abitanti di tutto il mondo
L’ESPLOSIONE DELLE CITTÀ L’esplosione delle città in America diviene un’esplosione anche verticale: il grattacielo (grazie all’invenzione dell’ascensore) diventa l’icona della modernizzazione, immortalato in King Kong come luogo in cui la civiltà moderna e appunto urbana sconfigge la natura primigenia.
KING KONG (1933)
LE “NUOVE” DONNE Irruzione “ufficiale” sulla scena sociale, politica e culturale delle donne, che negli Stati Uniti conquistano nel 1920, dopo lunghe lotte, il diritto di voto. Al mito della “New Woman” (la donna emancipata ed impegnata, capace di competere con l’uomo sul suo stesso terreno) del primo Novecento succede il mito apparentemente opposto della flapper, della donna “di facili costumi”: in realtà questa e altre tipologie d’identità femminile ridefiniscono la nozione stessa dell’essere donna, innanzitutto in termini di libertà sessuale, ora che quella politica sembra conquistata. Le donne divengono inoltre organizzatrici di cultura, mediando tra le più diverse figure di artisti e tra queste e il mercato, anche grazie all’opera di sostegno di mecenati come Peggy Guggenheim.
LA FLAPPER
UN’AMERICA MULTICULTURALE Definitiva configurazione in senso multiculturale della società statunitense: le comunità di immigrati o comunque delle minoranze etniche riescono a conquistare una voce culturale riconosciuta anche dall’establishment. Il caso più eclatante è quello della comunità afroamericana, che grazie alla Harlem Renaissance riesce a suscitare un interesse internazionale per le proprie produzioni letterarie, artistiche e musicali. Il linguaggio del jazz diviene linguaggio a un tempo nazionale (la prima forma d’arte autoctonamente americana) e trans-etnico, perché coinvolge musicisti neri e musicisti bianchi (spesso di altre minoranze, soprattutto quelle italiana ed ebraica): importanza dell’invenzione del disco.
L’INTERCONNESSIONE DELLE ARTI Nell’arco di un paio di decenni, tra il 1910 e il 1930, pressoché tutte le barriere formali che convenzionalmente distinguono un testo artistico da un testo non artistico, un’arte da un’altra arte, un genere di una determinata arte da un altro genere vengono infrante. L’esplosione dell’ordine narrativo nel testo letterario, il superamento della figuratività in direzione di un astrattismo sempre più radicale nelle arti visive, l’abbattimento dell’ordine dell’armonia nella musica: tutte queste rivoluzioni estetiche iniziate dalle avanguardie storiche negli anni ’10 trovano la loro massima espressione nei grandi capolavori degli anni ’20, e nel frattempo cominciano a diffondersi anche nei settori di quella cultura di massa che apparentemente osteggiano. Le forme artistiche si espandono e si contaminano reciprocamente, varcando i confini nazionali grazie all’altissima mobilità spaziale, sociale e culturale degli artisti. Il modernismo, inteso come l’insieme dei movimenti artistici e culturali che si succedono freneticamente in questi decenni, si caratterizza, più che per questo o quel carattere formale, per l’estrema autoconsapevolezza dei suoi protagonisti, che rivendicano progettualmente la rivoluzionarietà del loro operare. Paradossalmente, infatti, dietro all’apparente disordine (per quanto “creativo”) delle pratiche estetiche moderniste, che frantumano tutti gli orizzonti d'aspettativa di un pubblico abituato al rispetto di ben precise norme formali, esiste una ferrea strutturazione d’intenti e di atti. Soprattutto, il modernismo si configura come movimento urbano: è nella città che il modernismo nasce e si sviluppa, è della città che il modernismo parla, perché la città è la modernità.