La nascita Empowerment o disempowerment? Michele Grandolfo epidemiologo, già dirigente di ricerca dell’Istituto Superiore di Sanità
La nascita è una formidabile occasione di ripensamento e riflessione sul modo di vivere. L’arte socratica della maieutica trova un’applicazione paradigmatica in tale circostanza.
relazioni di dominio e dipendenza? o È anche una formidabile occasione per il ripensamento e la riflessione sulle relazioni : relazioni di dominio e dipendenza? o relazioni di autonomie competenti?
Nell’immaginario collettivo oggi è dominante una rappresentazione della nascita come manifestazione di fragilità, di debolezza, di necessità di interventi di tutela.
Credo sia da capovolgere tale visione: la nascita è una manifestazione di potenza ineguagliabile che si esprime in un processo avventuroso che, in quanto tale, espone a fragilità come quando scalando una montagna mettere un piede in fallo non è la stessa cosa del farlo passeggiando in città.
Ci si prepara all’impresa facendo tesoro di tutte le conoscenze disponibili al fine di aumentare la probabilità di successo e di avere maggiore controllo delle “fragilità” che inevitabilmente si propongono quando si ha a che fare con una vera avventura in cui si esplora l’ignoto.
La nascita è occasione per scoprire il proprio corpo e la fisiologia della nascita, che non è altro che competenza della donna e della persona che nasce. Insulti all’espressione di competenza debbono essere banditi a meno che non ci sia una una ragionevole motivazione basata sulle prove scientifiche.
Le ragioni perché sia garantita un’assistenza competente sono fondamentalmente due. Un’assistenza ha ragione di essere se è in grado di far emergere, riqualificare, valorizzare, promuovere, sostenere e proteggere le competenze della madre e della persona he nasce in tutto il percorso della nascita.
Ha ragione di essere quando è in grado di riconoscere tempestivamente l’insorgenza di una condizione patologica che richieda un intervento appropriato di emergenza ostetrica
Nel caso di emergenza ostetrica l’esperto di patologia affianca, per lo stretto indispensabile, chi assicura l’assistenza nella definizione operativa proposta, ancora più necessaria perché in caso di patologia è comprensibile che si proponga il rischio di delega perdendo il senso di competenza.
Per tali ragioni è l’ostetrica la figura professionale di riferimento per l’assistenza nel percorso nascita; in Italia sarebbe ancora meglio se l’azione professionale dell’ostetrica si svolgesse nel contesto del consultorio familiare, così come delineato nel Progetto Obiettivo Materno Infantile, varato nel 2000, con un approccio di equipe, con l’ostetrica in funzione pivotale e la sua azione potenziata.
La nascita è in processo complesso in cui entrano in gioco aspetti fisici, psicologici, neurologici, Immunologici, endocrinologici, gli uni influenzanti gli altri.
Si ha a che fare con un processo in cui gli eventi stressori vanno accuratamente evitati per quello che è possibile, soprattutto quando determinati da interventi inutili e inappropriati, come, per esempio, nel caso delle innumerevoli ecografie in gravidanza.
Si è di fronte ad un esempio paradigmatico del fare troppo e non fare abbastanza, a partire dalla scarsa disponibilità a fornire informazioni adeguatamente comunicate, con un paternalismo direttivo totalmente incomprensibile e non giustificato, vista la dimostrata capacità delle donne di fare tesoro delle informazioni, indipendentemente dal loro livello di istruzione, in quell’eccezionale contesto
Ma è nel travaglio-parto-primo puerperio che si manifestano le assurdità di una medicalizzazione insensata, anche alla luce delle prove scientifiche accumulate da oltre 30 anni.
“non impegno della parte presentata” In un ambiente stressante, già di per sé negativo, il non rispetto dei tempi e gli assetti imposti interferiscono con il processo governato dalla dinamica ormonale con una serie di azioni che lo ostacolano con esito di parti operativi, traumi perineali e tagli cesarei (a tutti gli effetti mutilazioni genitali femminili), il tutto con il biasimo delle vittime “non impegno della parte presentata”
Come nel travaglio parto si impedisce che le competenze della mamma, nella capacità di ricercha delle posizioni antalgiche, cooperino con quelle della persona che nasce nel processo di emersione, così nel primo puerperio si impedisce l’essenziale contatto pelle pelle prolungato tale da permettere a chi nasce di orientarsi verso il capezzolo (sua prima fondamentale competenza) e attaccarsi, così che si favorisce la produzione di ossitocina endogena, che favorisce il secondamento ed è formidabile prevenzione dell’emorragia post-partum.
Al senso di sequestro di persona che avverte la madre si associano una serie di insulti nei confronti di chi nasce, a partire dall’insensato clampaggio immediato del cordone quando invece è raccomandato che che lo si faccia quando ha smesso di pulsare.
Si fa tutto quello che nella norma non si dovrebbe fare e non si fa niente o poco di quello che si dovrebbe fare o, meglio, lasciar fare.
Oggi, sicuramente in Italia, ma anche altrove, non si può parlare di nascita rispettata per via di una medicalizzazione inaudita che nella presunzione di garantire maggiore sicurezza in realtà produce effetti iatrogeni di tutto rilievo, a breve, media e lunga distanza, anche di tipo epigenetico.
Ma si trascura un effetto drammatico della medicalizzazione: la perdita di senso di competenza. La qualcosa favorisce la subordinazione al comando della tutela: è l’inizializzazione del controllo dei corpi come esercizio di potere. Controllo dei corpi e mercato della salute A cominciare dal latte artificiale e dallo svezzamento eterodiretto come in un pollaio