Idea per una storia universale dal punto di vista cosmopolitico (1784)

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Transcript della presentazione:

Idea per una storia universale dal punto di vista cosmopolitico (1784) (tr. it. Immanuel Kant, Stato di diritto società civile, a cura di N. Merker, Editori Riuniti, Roma 1982, pp. 99-112)

(Introduzione) Quale che sia l’idea che della libertà del volere ci si possa fare, i fenomeni di essa, cioè le azioni umane, sono determinate al pari di ogni altro accadimento naturale da leggi naturali generali. La storia [....] dà adito alla speranza che, per quanto profondamente celate possano essere le cause dei medesimi, essa tuttavia riesca, purché consideri il gioco della libertà del volere umano in grande, a scoprire in essi un corso regolare; e che in tal modo ciò che nei soggetti singoli appare intricato e privo di regole, possa invece, per quanto riguarda il genere umano nella sua totalità, rivelarsi come un progrediente e costante sia pur lento sviluppo delle disposizioni originarie di esso. (p. 99)

Tesi quarta: Il mezzo di cui la natura si serve per attuare le sviluppo di tutte le sue disposizioni è il loro antagonismo nella società, in quanto però tale antagonismo divenga in ultimo la causa di un ordinamento legale della società stessa. Col nome di antagonismo intendo qui la insocievole socievolezza degli uomini, cioè la loro tendenza a unirsi in società, congiunta però con una generale riluttanza, che minaccia continuamente di disunire questa società. Ciò è evidentemente una tendenza insita nella natura umana. L’uomo ha una natura ad associarsi, poiché nello stato di società egli si sente maggiormente uomo, cioè sente di potervi sviluppare le sue disposizioni naturali. Egli ha però anche una forte tendenza a dissociarsi (isolarsi) poiché ha parimenti in sé la qualità antisociale di voler volgere tutto solo secondo il proprio intento per cui si aspetta resistenza da ogni parte e sa di avere egli stesso, per parte sua, la tendenza a resistere contro gli altri. Questa resistenza, ora, stimola tutte le energie dell’uomo, lo induce a vincere la sua tendenza alla pigrizia [...]. Si compiono così i primi veri passi dalla barbarie alla cultura [...]. Senza la condizione, in sé certamente non desiderabile della insocievolezza [...] tutti i talenti rimarrebbero eternamene nascosti nei loro germi in un’arcadica vita pastorale di perfetta armonia. [...]. L’uomo vuole la concordia; ma la natura sa meglio di lui ciò che è buono per la sua specie: essa vuole la discordia. (pp. 102-3)

Tesi quinta: Il massimo problema alla cui soluzione la natura costringe il genere umano è di pervenire a una società civile che faccia valere universalmente il diritto [...] una società in cui la libertà sotto leggi esterne sia congiunta nel più alto grado possibile con un potere irresistibile, cioè una costituzione civile perfettamente giusta, deve essere il compito supremo della natura nei riguardi del genere umano [...]. Ad entrare in questo stato di coazione l’uomo, a cui pure la libertà senza limiti sarebbe così cara, è costretto dal bisogno; e precisamente dal massimo dei bisogni, quello cioè di sottrarsi ai mali che vicendevolmente si arrecano gli uomini le cui tendenze fanno sì che essi non possano durare a lungo insieme in selvaggia libertà. È unicamente nel chiuso recinto costituito dalla società civile che quelle stesse tendenze producono poi il migliore effetto: così come gli alberi in un bosco, per il fatto appunto che ognuno cerca aria e sole all’altro, si costringono reciprocamente a cercare l’una e l’altro al disopra di sé e perciò crescono belli e dritti, mentre gli alberi che in libertà e isolati fra loro mettono rami a piacere, crescono storpi, storti e tortuosi. (p. 104)

Tesi sesta: Questo problema è a un tempo il più difficile e quello che il genere umano impegna più tempo a risolvere [...] il capo supremo deve essere giusto per sé stesso e tuttavia essere un uomo. Questo problema è quindi il più difficile di tutti ed una sua soluzione perfetta è anzi impossibile: con un legno così storto com’è quello di cui è fatto l’uomo, non può venire costruito nulla di interamente dritto. Dalla natura ci viene imposta solo un’approssimazione di quest’idea. (p. 105)

Testo della tesi ottava La storia del genere umano, a considerarla in grande, può essere vista come l’attuazione di un piano segreto che la natura persegue per instaurare una costituzione politica perfetta all’interno e, onde lo scopo sia raggiunto anche all’esterno, quale unico assetto in cui essa possa sviluppare compiutamente, nell’umanità, tutte le sue disposizioni. (p. 108)