Gli Stati italiani nel 1810
I regni napoleonici Con il ritorno vittorioso di Napoleone la Repubblica Cisalpina viene trasformata Repubblica Italiana, con presidente appunto Bonaparte. Dopo la sua incoronazione a imperatore dei francesi nel 1804 e a re d’Italia nel 1805, la Repubblica Italiana diventa Regno d’Italia. Eredità della Rivoluzione francese: la disarticolazione della società per ceti e la fissazione del principio dell’eguaglianza giuridica dei singoli. Lo Stato elimina ogni legame con la società: non vi sono più elezioni ma nomina dall’alto delle cariche pubbliche e viene imbrigliato il momento associativo.
Il Regno d’Italia Al vertice era il sovrano, qui rappresentato dal viceré, affiancato da sette ministeri centrali, a loro volta organizzati in direzioni e articolati in uffici territoriali. Nasce lo Stato amministrativo e burocratico. Accanto ai funzionari ministeriali operano i grandi notabili del regno, raccolti nel Consiglio di Stato (organo quasi esclusivamente consultivo), nonché nei consigli di prefettura, dipartimentali e comunali. Svolgono anche funzioni di giustizia amministrativa. I componenti erano generalmente nominati, salvo che nei consigli comunali, dov’erano sorteggiati fra i proprietari fondiari e i commercianti più ricchi. Èlite non più cetuali ma soltanto patrimoniali.
Il Regno d’Italia-2 Nasce un corpo burocratico professionale, rigidamente dipendente dallo Stato e da questo incentivato anche con nuove onorificenze, che affiancano alla vecchia aristocrazia una quasi-nobiltà di servizio, non ereditaria. Accanto alla burocrazia civile nasce un corpo militare, oggetto di incentivi e di gratificazioni e soggetto a ricambi frequenti, a causa delle guerre esterne e interne. I soldati erano espressione del nuovo «partito della gioventù», che vedeva nelle monarchie napoleoniche un’irripetibile occasione. Da un lato la «fazione dello Stato», composta da ufficiali e da funzionari civili; dall’altro lato le «fazioni della società», la nuova élite dei codici, del commercio e della finanza.
Novità napoleoniche Registrazione degli individui non più rapsodica ma continuativa e affidata non alla Chiesa (nascita, matrimonio e morte) bensì alle articolazioni statali. Nel 1802 a Milano viene avviato il grande progetto dell’anagrafe. Gli individui vengono seguiti nel nuovo spazio statale e la loro identità non è ancorata al luogo di nascita ma a quello di residenza. Per tutti l’obbligo di un documento di riconoscimento, che apriva la strada al monopolio statale della sorveglianza degli individui. Introduzione dei nomi delle strade e dei numeri civici.
Novità napoleoniche-2 Nel quadro del medesimo piano di razionalizzazione e di livellamento rientra anche l’introduzione del sistema metrico decimale, «mal sofferto dal popolo». Smantellamento della rete ecclesiastica di assistenza e beneficenza, sostituita anche in quel settore dal monopolio statale, intonato però a criteri produttivistici e utilitaristici. Introduzione del servizio militare obbligatorio. Resistenza passiva: renitenza alla leva, propensione a sottrarsi all’anagrafe, fuoriuscita dalla legalità, tenace attaccamento alle istituzioni ecclesiastiche.
Il Regno di Napoli Lo smantellamento della feudalità, propedeutica alla costruzione dello Stato e alla sua «disseminazione» sul territorio attraverso la costruzione di una rete tecnico-burocratica. La legge emanata nel 1806 da Giuseppe Bonaparte di fatto privatizza le terre, da un lato eliminando ogni giurisdizione e dall’altro lato liberando le proprietà da ogni peso o gravame. La parte demaniale del feudo, sulla quale erano esercitati gli usi civici, viene distribuita solo in parte ai contadini. Nasce la questione demaniale. Ruolo subalterno del sistema giudiziario e confusione fra il potere esecutivo e quello militare. Monarchia amministrativa o monarchia militare?
La funzione legislativa Nel Regno d’Italia viene istituito (1807) un Senato di nomina regia con funzioni consultive e di controllo, di cui facevano parte principi della famiglia reale, grandi ufficiali del regno e una schiera di nobili selezionati dal sovrano. Nel Regno di Napoli opera un Consiglio di Stato, non elettivo, composto da intellettuali illuministi. In Sicilia i Borboni concedono nel 1812 una Costituzione che riprendeva il modello britannico: una Camera dei Pari ereditaria (i bracci baronale ed ecclesiastico) e quella dei Comuni, con elezioni basate sul censo.
Un bilancio A fine Settecento si era diffusa in alcuni un’ansia di rinnovamento radicale, animata dai temi della sovranità popolare e della partecipazione di molti al potere. In età napoleonica al tema della partecipazione popolare si sostituisce quella della sua organizzazione dell’alto attraverso un’amministrazione statale molto innovativa. Non a caso la nuova organizzazione politica viene definita monarchia amministrativa, che però si afferma con metodi militareschi e attraverso uno sviluppo abnorme dello strumento fiscale.