I canti della misericordia

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Transcript della presentazione:

I canti della misericordia Lettura di Pg III

I primi dieci canti del Purgatorio Antipurgatorio Ospita le anime che devono attendere un certo tempo prima di accedere alle Cornici. Si dividono in queste categorie: Scomunicati: coloro che sono morti dopo essere stati scomunicati dalla Chiesa (attendono un tempo trenta volte superiore a quello trascorso come ribelli alla Chiesa) Pigri a pentirsi: coloro che si sono pentiti troppo tardivamente, per pigrizia (attendono tutto il tempo della loro vita) Morti per violenza: coloro che sono morti violentemente e sono stati peccatori fino all'ultima ora (attendono un tempo indefinito) Principi negligenti: re e governanti che non hanno avuto cura della propria anima in vita (attendono in una amena valletta, piena di fiori ed erba, per un tempo indefinito).

Una nuova logica Schema del Purgatorio Malo obietto (superbia, invidia, ira) Poco vigore (accidia) Troppo vigore (avarizia, gola, lussuria) Peccati suddivisi su base cristiana (7 vizi capitali e rispettive beatitudini), non su base latina (Etica nicomachea)

Manfredi di Svevia Manfredi di Svevia, nipote dell'imperatrice Costanza d’Altavilla. Egli prega Dante, quando sarà tornato nel mondo, di dire a sua figlia Costanza la verità sul suo stato ultraterreno. Manfredi racconta che dopo essere stato colpito a morte nella battaglia di Benevento, piangendo si pentì dei suoi peccati e nonostante le sue colpe fossero gravissime fu perdonato dalla grazia divina. Male fece il vescovo di Cosenza, istigato da papa Clemente IV, a far disseppellire il suo corpo che giaceva sotto un mucchio di pietre vicino a un ponte e a farlo trasportare a lume spento fuori dai confini del regno di Napoli, lungo il fiume Liri.

Canto in 2 parti I parte Tristezza di Virgilio e del mondo antico Matto è chi spera che nostra ragione  possa trascorrer la infinita via  che tiene una sustanza in tre persone.                        36 State contenti, umana gente, al quia;  ché se potuto aveste veder tutto,  mestier non era parturir Maria;                                       39 e disiar vedeste sanza frutto  tai che sarebbe lor disio quetato,  ch’etternalmente è dato lor per lutto:                             42 io dico d’Aristotile e di Plato  e di molt’altri»; e qui chinò la fronte,  e più non disse, e rimase turbato.      45

Tristezza del mondo antico via quetato quia Plato Maria turbato Quia è termine del linguaggio scolastico: è la necessita di accettare lo stato delle cose, senza tentare di comprenderne le cause. «Nella terminologia scolastica, ma – al tempo di Dante – anche nel parlare corrente delle persone colte, il quia (latino, letteralmente, il “poiché”) indica l’oggetto immediato, la causa strumentale della percezione, e l’atto conoscitivo elementare che ne registra l’esistenza. Insomma, conoscere il quia di qualcosa è constatare che qualcosa c’è» (V. Sermonti) Nel linguaggio della Scolastica si contrappone al quid (“che cosa”) e a quomodo (“in che modo”) La ragione umana arriva a un limite, a un culmine: può sapere che la realtà c’è ma non spiegare, in modo esauriente e totale, perché c’è.

Canto in 2 parti II parte Incontro con Manfredi Io mi volsi ver lui e guardail fiso: biondo era e bello e di gentile aspetto, ma l’un de’ cigli un colpo avea diviso. 108 Quand’io mi fui umilmente disdetto d’averlo visto mai, el disse: «Or vedi»; e mostrommi una piaga a sommo ‘l petto. 111 Poi sorridendo disse: «Io son Manfredi, nepote di Costanza imperadrice;

«la bontà infinita ha sì gran braccia» Poscia ch’io ebbi rotta la persona di due punte mortali, io mi rendei, piangendo, a quei che volontier perdona. 120 Orribil furon li peccati miei; ma la bontà infinita ha sì gran braccia, che prende ciò che si rivolge a lei. 123 Se ’l pastor di Cosenza, che a la caccia di me fu messo per Clemente allora, avesse in Dio ben letta questa faccia, 126 l’ossa del corpo mio sarieno ancora in co del ponte presso a Benevento, sotto la guardia de la grave mora. 129

Primato della coscienza «L’affermazione del primato della coscienza sulla legge è evangelica, ma la Chiesa, che sempre l’ha riconosciuta in sede teorica, nella sua funzione storica l’ha spesso contraddetta, privilegiando, per ragioni politiche, l’aspetto giuridico dell’etica su quello spirituale» A. M. Chiavacci Leonardi Nella storia di Manfredi appare una Chiesa che si mette alla “caccia” della preda È una Chiesa che non segue il metodo evangelico, quello di essere volto di misericordia

Una salvezza “ingiusta” Manfredi, uomo dissoluto e peccatore «tutta la sua vita fu epicuria, non curando quasi Idio né santi, se non al diletto del corpo» G. Villani Manfredi porta le ferite della storia «Le ferite di Manfredi sono le cicatrici della storia, ma il suo sorriso ha il valore di una vera e propria rettifica, che smentisce le versioni ufficiali della sua morte. Secondo le parole di Manfredi, il vescovo che ha fatto dissotterrare il suo cadavere ha letto male le pagine del libro di Dio; dunque ne deriva che a leggere correttamente quel libro è il poeta stesso» J. Freccero