Giolitti e i gruppi dominanti: industriali del Nord e agrari del Sud Giolitti è molto attento a mantenere l’equilibrio tra le parti sociali, per cui, oltre a fare riforme gradite al popolo, allo stesso tempo asseconda gli interessi dei gruppi di potere dominanti: la borghesia industriale del Nord e quella dei proprietari agrari del Sud
Giolitti e il Meridione Nel Meridione la politica di Giolitti è diversa rispetto a quella che fa al Nord. Al Sud egli cerca il consenso dei proprietari agrari, favorendo i loro interessi tramite il protezionismo, una politica economica che mantiene il dazio (tassa) sul grano, così che i prezzi aumentano. Questo arricchisce i proprietari, ma impoverisce i contadini, costringendoli spesso a emigrare dazio sul grano i proprietari si arricchiscono aumento dei prezzi i contadini si impoveriscono emigrazione
Quando gli immigrati eravamo noi… In questi anni emigrano circa otto milioni di italiani, soprattutto dal Meridione, che si imbarcano soprattutto verso gli Stati Uniti d’America in cerca di una vita migliore Vediamo un documentario sull'emigrazione italiana realizzato da alcuni studenti
Giolitti e il Meridione: le stragi dei contadini e la malavita Di fronte alle proteste dei contadini meridionali, inoltre, Giolitti, a differenza che al Nord, non esita a ricorrere all’esercito, che provoca una lunga serie di eccidi proletari, delle vere e proprie stragi Sempre nel Sud, infine, Giolitti si procaccia i voti anche tramite la corruzione e l’appoggio della camorra e della mafia. Per questo Gaetano Salvemini, un intellettuale che aveva a cuore la “questione meridionale”, chiama Giolitti “il ministro della malavita” Anche per questo, il consenso verso Giolitti comincia a calare; ed egli, fallito il tentativo di accordarsi con i socialisti, comincia a cercare nuovi alleati…
Il “trasformismo” di Giolitti La politica di Giolitti, come lo erano state prima quelle di Cavour e di Depretis, può essere considerata una politica di “trasformismo” In questo tipo di pratica politica la maggioranza al governo, invece di accettare il confronto con l’opposizione e con le sue critiche, cerca di fare dei compromessi con essa, per avvicinarla a sè La maggioranza non fa grandi distinzioni tra destra e sinistra, ma, cercando di assecondare entrambe, si “trasforma” di volta in volta in un senso o nell’altro, cercando di fare convergere le diverse posizioni in un “grande centro” moderato Giolitti, infatti, prima vuole allearsi con i socialisti e poi con dei soggetti politici emergenti più conservatori e di destra: i nazionalisti e i cattolici…
La guerra di Libia Nel frattempo in Italia si comincia a discutere di una possibile conquista della Libia, che allora faceva parte dell’Impero Turco Ottomano, con l’obiettivo di farne una colonia italiana A favore dell’impresa si schiera la maggior parte dell’opinione pubblica, tra cui: I nazionalisti, dei nuovi gruppi di estrema destra che vogliono che la nazione italiana si affermi anche con l’uso della forza sugli altri popoli La borghesia industriale e le banche, interessate a fare affari ed arricchirsi in una nuova colonia Molti socialisti (tra cui i massimalisti), convinti che la conquista della Libia avrebbe offerto agli italiani molte possibilità di lavoro, risolvendo così il problema della povertà e dell’emigrazione (mentre i riformisti si opponevano all’idea di invadere un altro popolo)
La guerra di Libia Italia Libia Nel 1911 Giolitti provoca la guerra, che dopo un anno di scontri e violenze si conclude, nel 1912, con la conquista italiana di gran parte della Libia Alla conquista segue però la delusione: la Libia si rivela un improduttivo “scatolone di sabbia” (non era ancora stato scoperto il petrolio) Italia Impero Turco Ottomano Libia
I cattolici e la politica Dopo l’unità d’Italia e l’annessione dello Stato pontificio, il papa Pio IX aveva vietato ai cattolici di partecipare alle elezioni e alla vita politica del nuovo Stato Adesso invece, preoccupato dall’avanzare dei socialisti, che avevano una visione laica e non religiosa della società, il nuovo papa Pio X sospende il divieto e invita i cattolici a partecipare attivamente alla politica Giolitti, da parte sua, non essendo riuscito ad accordarsi con i socialisti, cerca adesso di farlo con i cattolici
Il “patto Gentiloni” e le elezioni del 1913 In occasione delle elezioni del 1913, le prime col suffragio universale, viene fatto un patto, detto “patto Gentiloni” (dal nome del politico che lo propone) in base al quale i cattolici si impegnano a votare i candidati liberali e questi, in cambio, si impegnano, una volta eletti, a realizzare riforme gradite ai cattolici (tutelare le scuole private e l’insegnamento della religione in quelle pubbliche, opporsi al divorzio, riconoscere i sindacati cattolici…) Il patto Gentiloni e le elezioni del 1913 segnano dunque l’ingresso dei cattolici nella vita politica italiana; essi acquistano una capacità di condizionare la classe dirigente e la vita politica del Paese mai avuta fino allora
Lo scontro parlamentare e le dimissioni di Giolitti La nuova maggioranza sostenuta dai cattolici e dai nazionalisti è più conservatrice della precedente Il dibattito in Parlamento si radicalizza nello scontro tra questa maggioranza e la sinistra rivoluzionaria (i conservatori vogliono “conservare” le cose, la società, così come sono, mentre i rivoluzionari le vogliono cambiare radicalmente) Nonostante il successo elettorale, il governo di Giolitti non riesce più a gestire la situazione ed entra in crisi Nel maggio 1914 Giolitti rassegna le dimissioni Il suo successore è Antonio Salandra, leader emergente dei liberali conservatori
La “settimana rossa” Finisce un’epoca… Il governo Salandra torna ai metodi repressivi; nel giugno 1914 la morte di alcuni dimostranti durante una manifestazione anti-militarista scatena una insurrezione in Italia centrale che dura per una settimana, detta la “settimana rossa” (dal colore della bandiera socialista) Il mese successivo scoppia la Prima Guerra mondiale: finisce un’epoca e ne comincia un’altra…