Elena Sponga, Martina Rosa Rundo

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Transcript della presentazione:

Elena Sponga, Martina Rosa Rundo UNIONE FISCALE Elena Sponga, Martina Rosa Rundo

Che cos’è l’unione fiscale? Unione fiscale: è l’integrazione delle politiche fiscali di nazioni e stati. Sotto un’unione fiscale le decisioni riguardo alla riscossione e spesa delle tasse sono prese da istituzioni comuni, condivise dai governi partecipanti. (Wikipedia) Esempi: USA, Brasile, Australia Nel caso dell’Unione Europea, la definizione viene più spesso associata ad un’altra idea: «fiscal union in the Eurozone (seems) largely a commitment to strict fiscal targets.» -Tim Dury «l’unione fiscale nell’eurozona (sembra essere) principalmente un impegno a seguire severi obbiettivi fiscali» Mentre dovrebbe essere: “a centralized budget authority capable of making automatic internal transfers.” -Tim Dury (Professor of Economics at University of Oregon) Cioè: “Un'autorità di bilancio centralizzato in grado di effettuare trasferimenti interni automatici.” Un’autorità, quindi, che riesca a controllare e coordinare i trasferimenti interni all’Unione, senza che debbano intervenire i singoli governi statali.

Il sistema fiscale europeo oggi L'UE non ha un ruolo diretto nell'imposizione fiscale, il suo ruolo è quello di vigilare sulle norme fiscali nazionali per garantire che siano coerenti con alcune sue politiche. promuovere la crescita economica e l'occupazione, garantire il corretto funzionamento del mercato unico, quindi la libera circolazione di merci, servizi e capitali nell'UE, garantire che le imprese di un paese non godano di indebiti vantaggi concorrenziali rispetto ai concorrenti di altri paesi, garantire che le imposte non discriminino i consumatori, i lavoratori o le imprese di altri paesi dell'UE. Le decisioni dell'UE in materia fiscale richiedono il consenso unanime di tutti i governi dei paesi membri Gli stati membri infatti hanno finora conservato le loro potestà tributarie e hanno conferito all’UE solo competenze limitate

Argomentazioni a favore dell’unione fiscale europea Miglior reazione a squilibri Macroeconomici e shock asimmetrici (crisi 2008) La cooperazione tra governo e banca centrale è stato determinante nella risposta degli USA alla crisi. In Europa la mancanza di cooperazione ha portato, invece, ad un intervento tardivo e poco coordinato. La presenza di due istituzioni che cooperano tra loro darebbe: Maggiore credibilità al mercato europeo Maggiore fiducia e sicurezza sul mercato ↓ Aumento degli investimenti e stimolo della crescita Inoltre, l’Unione fiscale permetterebbe una miglior gestione dell’economia europea nel suo complesso, con controlli su determinati stati per evitare bolle o crisi di bilancio (Grecia)

Argomentazioni contrarie all’unione fiscale europea Poiché l’UE si compone di nazioni indipendenti, ognuna col proprio governo, i problemi sono eterogenei e hanno bisogno di soluzioni locali. I governi hanno bisogno di flessibilità per affrontare i propri problemi. L’unione fiscale è vista come una minaccia all’indipendenza degli Stati. Secondo numerosi economisti una buona unione fiscale dovrebbe presentare: trasferimenti fiscali dai paesi più ricchi verso quelli più poveri, un’autorità federale capace di effettuare spesa in deficit con il sostegno attivo della BCE; un effettivo trasferimento di rappresentatività dal livello nazionale a quello sovrannazionale (no taxation without representation).  Ma il tipo di unione fiscale a cui si sta lavorando è ben diverso e si avvicina alle idee fiscali tedesche. L’armonizzazione fiscale avverrebbe adeguandosi agli Stati che hanno una tassazione più alta

Problemi dei meccanismi di sussidiarietà Se per ipotesi venisse istituita un’unione fiscale che applica meccanismi di sussidiarietà, che trasferiscano risorse dai paesi membri più ricchi a quelli più poveri, avremmo comunque una situazione problematica, perché si creerebbero delle dipendenze dei paesi più poveri dai più ricchi. Ciò diminuirebbe i tassi di crescita ed anche i tassi di spesa pubblica. Possiamo paragonare questa situazione con la situazione che attualmente è presente in Italia, e quindi alla situazione di disparità fra le regioni del Nord e del Sud. Queste, non essendo responsabili davanti agli elettori, mantengono tassi di crescita e di spesa pubblica divergenti. Perciò trasferendo le decisioni di finanza pubblica al centro dell'unione, si riduce la responsabilità rispetto agli elettori dei centri di spesa locale, rendendoli più inefficienti. I trasferimenti fiscali, inoltre, aiuterebbero ad attraversare le difficoltà nel breve termine, ma, allo stesso tempo metterebbero in secondo piano la necessità di effettuare dei cambiamenti necessari per migliorare la competitività di certi paesi Esaminare divergenze tra gli Stati

La competizione fiscale Cos’è la concorrenza fiscale? Quando parliamo di concorrenza fiscale intendiamo una situazione di integrazione economica tra Stati con giurisdizioni fiscali differenti , che si realizza grazie alla circolazione di fattori produttivi e di flussi reddituali soggetti a tassazioni. Se sussistono tali presupposti, questi Paesi possono entrare in competizione tra loro, al fine di accrescere il proprio livello di benessere. Applicando un modello di unione fiscale questo meccanismo di competizione fiscale verrebbe meno. Benefici della concorrenza fiscale: Gli Stati con un basso livello di imposizione fiscale sui fattori produttivi favoriscono l’accrescere del livello di investimento interno alla propria economia, a svantaggio dei Paesi che operano una maggiore pressione fiscale. Questi ultimi per reagire al deflusso dei fattori di produzione, saranno spinti a ridurre il proprio livello di imposizione. Così facendo nel lungo periodo si raggiungerebbe un equilibrio vantaggioso, poiché gli Stati sarebbero indotti a mantenere basse le aliquote fiscali e a razionalizzare la spesa pubblica. Spiegare cos’è la competizione fiscale

Percezione dell’unione europea da parte dei cittadini Un altro problema riguarda la fiducia nell’Europa da parte dei cittadini europei. Infatti prima di istituire un’unione fiscale è necessario convincere i cittadini che le istituzioni europee siano in grado di operare meglio dei governi dei singoli paesi per il perseguimento del bene comune L’Europa deve riacquistare credibilità, su questo incidono due fenomeni: uno psico-sociale → legato alla fiducia uno oggettivo → legato alla conoscenza dei problemi dei singoli stati È necessario che gli organi preposti alle politiche dimostrino conoscenze approfondite sugli stati (caratteristiche storiche, strutturali, sociali ed economiche) per riuscire a predisporre politiche adeguate. l’imposizione di scelte non condivise non farebbe altro che peggiorare l’opinione dei cittadini sull’ Unione Europa.

Teoria delle aree valutarie ottimali La teoria delle aree valutarie ottimali (AVO) si occupa di descrivere le principali caratteristiche che permettono ad un’area geografica di poter creare un’unione monetaria efficiente. I principali studiosi in questo ambito sono: Mundell McKinnon Kenen

La teoria delle aree valutarie ottimali Mundell (1961) Una moneta unica è più praticabile se le ragioni che condividono questa moneta sono caratterizzate da una reciproca elevata mobilità del lavoro (dei capitali) Kenen (1969) Un’integrazione fiscale può aiutare molto a trattare gli shock asimmetrici. “…la politica monetaria e la politica fiscale devono procedere a braccetto e, per l’esistenza di una combinazione ottima delle due, è necessario che esse abbiano lo stesso dominio. Un unico Tesoro, in collaborazione o in concorrenza con la Banca Centrale, deve essere investito del potere assoluto riguardo le decisioni in termini di spesa e di tassazione. Il dominio dell’autorità fiscale, quindi, dovrebbe coincidere con quello dell’area valutaria o, per lo meno, non essere più esteso di quest’ultima” Kenen, P., (1969), “The theory of Optimum Currency Areas: an eclectic view” Un’area valutaria è ottimale e può reagire meglio a shock asimmetrici con: MOBILITÀ DEI CAPITALI + INTEGRAZIONE FISCALE

L’Unione Fiscale: Guido Montani  

I problemi Dal punto di vista degli obbiettivi: “alcuni obbiettivi o vengono perseguiti a livello europeo o restano whishful thinking” Divario tra Europa e altri stati (USA in primis) Mancata coordinazione→ la Commissione Europea è un organo che dà consigli Mancanza di competitività Redistribuzione delle risorse non direttamente tra i cittadini europei, ma tra governi nazionali e locali Il bilancio europeo non svolge nessuna delle funzioni definite da Musgrave (allocativa, distributiva, di stabilizzazione) L’ UE non ha risorse proprie Occupazione Il mercato del lavoro continua a essere strutturato a livello nazionale Organizzazione dell’economia europea a differenti livelli di governo

Soluzioni Di difficile attuazione Obbiettivi: Creazione di un’Autorità europea di bilancio che prende le sue decisioni sulla base di un processo democratico di codecisione tra Parlamento europeo e Consiglio. Creazione del bene pubblico Piano europeo per la crescita e l’occupazione Bene sovranazionale, non rivale, non escludibile. Sarebbe un bene offerto da un governo europeo (se fosse offerto dai singoli governi sarebbe inefficiente) Vantaggi: valore del moltiplicatore europeo della spesa pubblica + vantaggi dalle economie di scala generate dalla contemporanea realizzazione di piani di investimento tra settori complementari Inoltre, un Piano Europeo permetterebbe la creazione di una politica industriale europea Creazione di risorse proprie attraverso: Creazione del bene pubblico Difesa La difesa è un bene non rivale, non escludibile, sovranazionale. Vantaggi economici: economie di scala ottenibili grazie ad una efficiente divisione del lavoro tra le industrie impegnate in questo settore. Tassa sull’energia Percentuale sull’IVA, non tradotta in un aggravio rispetto alle aliquote esistenti, ma in un maggiore trasferimento al livello europeo (1% dell’IVA dell’UE sarebbe sufficiente secondo la commissione, per coprire almeno la metà dei fabbisogni attuali di bilancio) Tassa sulla società (company taxation) Imposta sui redditi personali Di difficile attuazione

Abolire il bilancio in pareggio Soluzioni Bilancio europeo: Utilizzare il bilancio dell’Unione in funzione anticiclica → finanziare il Piano europeo (per esempio) con l’1% dall’Unione e l’1% dai governi nazionali. Questi ultimi potrebbero attingere per metà al loro bilancio e per metà al prestito pubblico Abolire il bilancio in pareggio Inserire il bilancio nel Patto di stabilità: in questo modo si riuscirebbero a delineare in un quadro unitario coerente i problemi fiscali dell’Unione Creare un’autorità europea di bilancio Occupazione Oltre al Piano europeo per la crescita e l’occupazione anche un fondo ad hoc (pari al 0,2 % del PIL comunitario) per assistere i lavoratori che hanno perso il posto di lavoro con un sussidio