Nel mondo nuovo, tutti siederanno uguali alla stessa mensa, e tutti i commensali avranno il rango del grande Anfitrione. Alla mensa del Regno di Dio non.

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Transcript della presentazione:

Nel mondo nuovo, tutti siederanno uguali alla stessa mensa, e tutti i commensali avranno il rango del grande Anfitrione. Alla mensa del Regno di Dio non ci saranno rivalità e competizioni per avere onore, né ci sarà divisione. Al posto del desiderio di onori, sarà la voglia di servizio il fondamento della nuova società: “Chi vorrà essere il più grande fra voi sarà vostro servo. E chi vorrà essere il primo sarà il servo di tutti” (Mc 10, 43-44). José Arregi Testo: Luca 14, 1.7-14. 22 Tempo Ordinario –C- Commenti e presentazione: Asun Gutiérrez. Musica: Beethoven.Triplo Concerto in Do. Largo.

Il testo è solo di Luca, non si trova né in Marco né in Matteo. Un sabato era entrato in casa di uno dei capi dei farisei per pranzare e la gente stava ad osservarlo. Il testo è solo di Luca, non si trova né in Marco né in Matteo. Nel contesto di un invito-trappola, Gesù coglie l’occasione per insegnare il significato della vanità, la dell’umiltà e del servizio. Gesù non è stato un compagno comodo per le persone importanti del suo tempo. Molto di più è scomodo per quelli attuali.

Osservando poi come gli invitati sceglievano i primi posti, disse loro una parabola: «Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più ragguardevole di te e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: Cedigli il posto! Allora dovrai con vergogna occupare l'ultimo posto. Gesù osserva ciò che succede attorno a Lui. Conviene ricordare l’enorme importanza che aveva l’onore nella società di quel tempo. La mensa era il luogo per antonomasia dove si rivelava la posizione sociale e l’onore dei commensali. Gesú propone una situazione impensabile, che provoca grande vergogna. Le parole e l’atteggiamento di Gesú suppongono una profonda inversione nella gerarchia dei valori.

Invece quando sei invitato, va' a metterti all'ultimo posto, perché venendo colui che ti ha invitato ti dica: Amico, passa più avanti. Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali. Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato». Gesù rompe radicalmente con il modello sociale e religioso basato sull’onore e la gerarchia. L’atteggiamento, per niente evangelico, di condividere mensa e onori con i “grandi” di questo mondo è una tentazione in cui la maggioranza di noi, in grado maggiore o minore, cadiamo. Non è facile armonizzare questi comportamenti con il messaggio di Gesú. La critica di Gesú ai dirigenti religiosi, e a quanti agiscono come loro, ha sempre valore. Cercano i primi posti nei banchetti e i seggi di onore nelle sinagoghe, essere riveriti per strada ed essere chiamati maestro” “Non sia cosí tra voi”. (Mt 23, 1-12).

Poi Gesù si rivolge all’anfitrione e a ognuno di noi. Disse poi a colui che l'aveva invitato: «Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici, né i tuoi fratelli, né i tuoi parenti, né i ricchi vicini, perché anch'essi non ti invitino a loro volta e tu abbia il contraccambio. Poi Gesù si rivolge all’anfitrione e a ognuno di noi. L’educazione famigliare e sociale non dà spazio alla generosità gratuita e disinteressata. La vita di Gesú si è fatta prossimo a tutte le persone emarginate della società e ha condiviso con loro la mensa. Ma questo modo di comportarsi dava scandalo. Gesú sconvolge le norme tradizionali, smonta la scala di valori di quella società: denuncia ciò che la società apprezza, onora quanto la società dichiara disonorevole. Aspira a una società radicalmente diversa. Una società che cominci a formarsi dal basso, da chi accetta di collocarsi al servizio.

 Al contrario, quando dai un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; Per Gesù, e per coloro che lo seguono con sincerità, gli esclusi dalla vita sociale e religiosa diventano gli invitati da onorare. Il suo messaggio è pienamente attuale. Seguirlo implica agire e vivere come si comportò Lui e come Egli visse. Le mie scelte, gli atteggiamenti e le preferenze coincidono con quelli di Gesù o, al contrario, valuto le persone secondo il pregiudizio del “successo” sociale e profesionale? Do valore a quanto apprezza la società: ricchezza, ostentazione, apparenza esteriore .., vivendo un atteggiamento incompatibile con l’insegnamento di Gesù ? Sono proprio i poveri, i disabili, i ciechi... coloro con i quali mi costa condividere la mensa della mia vita?

Beato te se non possono ripagarti Beato te se non possono ripagarti! Riceverai la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti.» Gesù ci dona un’altra beatitudine, come tutte fonte di felicità, gioia e pace. La sua vita è stata gratuità allo stato puro. Impiegò quanto aveva a disposizione: la sua parola, la sua missione, la sua vita. Vita donata e condivisa, da tutti e per tutti. Viviere come Lui è vissuto è garanzia di vita piena, gioiosa e felice. Tutti sappiamo che i momenti più intensi e importanti della nostra vita sono quelli che viviamo nella gratuità. In quei momenti Gesù ci dice: Beato, felice, se non ti possono ripagare! Beato, felice, perché non possono pagarte! Beato, felice, perché non senti il bisogno che ti ripaghino!

Fratello mio Sorella mia Fratello mio che mi sei vicino, sorella mia con cui condivido, con sicurezza, la terra che calpestiamo. Sia riverito il tuo nome; in tutte le lingue del mondo. Costruiamo insieme una terra che non sfrutta nessuno; che non relega nessuno ai margini. Una terra nella quale tutto ciò che è dono: L’acqua, il cibo, il vento, il suolo... sia a disposizione di tutti; e così il Regno di Colui che chiamiamo Padre si estenda sulla terra, sul mare, e in ogni angolo in cui un fratello si senta amato e disposto ad amare. Il nostro pane, fratello, sia quello “quotidiano”, e se oggi uno dei due non ha pane, bussi alla porta dell’altro; a volte restiamo con lo stomaco mezzo vuoto, ma mai con il cuore asciutto; perché la mia tavola è la tua tavola; e la mia casa, non è mia, è la casa di tutti. Perdonami se a volte dimentico tutto questo; anche se in certi momenti credo che il nostro Padre non è tanto nostro, ma è più “mio”. Perdonami e aiutami. Ricordami anche che il dolore del mondo è anche mio e che se vado dicendo che il mio Padre è “nostro”, non posso voltare altrove i miei occhi né nascondere le mie mani. Solo così potremo costruire “il NUOVO”; infatti il modo per liberare dal male la nostra terra sta nel sentire i suoi mali e dal cominciare con la vita condivisa con i fratelli.... Costruire, camminare, amare.... Così sia. Fratello e sorella. (Roberto Borda) Fratello mio Sorella mia