GIUSEPPE UNGARETTI
Dopo gli studi si trasferisce a Parigi. Giuseppe Ungaretti nasce nel 1888 ad Alessandria D’ Egitto da genitori italiani. Dopo gli studi si trasferisce a Parigi. Durante la I Guerra Mondiale si arruola come volontario nel 19º Reggimento di fanteria della Brigata "Brescia", da questa esperienza scrive nel 1916 la prima raccolta di poesie. Dopo la guerra si trasferisce a Roma, dove lavora presso il Ministero degli Esteri. Nel 1936 si reca in Brasile in cui insegna letteratura italiana all’ università di San Paolo. A soli nove anni gli muore il figlio Antonietto ricordato nella raccolta il dolore. Ungaretti, in Italia, ottiene la cattedra di letteratura italiana all’università di Roma. Muore a Milano nel 1970
Neppure tanto Ma nel cuore Di queste case Nessuna croce manca Non è rimasto E’ il mio cuore Il paese più straziato Che qualche Non è rimasto Brandello di muro Che mi corrispondevano Di tanti
Ungaretti concepisce la poesia come strumenti di conoscenza della realtà; infatti egli ritiene che la conoscenza della realtà interiore ed esteriore della coscienza non si raggiungono per via razionale o scientifica, ma per via analogica; questa via appunto consente di scoprire le relazioni esistenti tra gli esseri umani e perviene alla coscienza di sentirsi in armonia con l’universo alla percezione dell’assoluto e alla fede di Dio. Quindi la sua poesia contiene la storia dell’itinerario del poeta: dall’angoscia esistenziale, che deriva dal senso di dolore, alla fede in Dio; dalla condizione di “uomo di pena” alla condizione di “uomo di fede”. Questa sua ideologia spiega il titolo “Vita di un uomo” che egli assegnò alla raccolta delle sue opere. Naturalmente per poter ricercare l’autenticità dell’essere, egli necessitava di un’espressione adeguata, che la individuò nella parola nuda, scabra ed essenziale, che riconduceva alla purezza e freschezza delle origini dell’uomo.
PILLOLE DI SAGGEZZA Il vero amore è come una finestra illuminata in una notte. Le poesie dell'Allegria sono scritte per dire con la massima precisione possibile. La morte si sconta vivendo. Si sta come d'autunno sugli alberi le foglie.
GIORNO PER GIORNO
Nessuno, mamma, ha mai sofferto tanto Nessuno, mamma, ha mai sofferto tanto..." E il volto già scomparso Ma gli occhi ancora vivi Dal guanciale volgeva alla finestra, E riempivano passeri la stanza Verso le briciole dal babbo sparse Per distrarre il suo bimbo... Or a potrò baciare solo in sogno Le fiduciose mani... E discorro, lavoro, Sono appena mutato, temo, fumo... Come si può ch'io regga a tanta notte?... Mi porteranno gli anni Chissà quali altri orrori, Ma ti sentivo accanto, M'avresti consolato... Mai, non saprete mai come m'illumina L'ombra che mi si pone a lato, timida, Quando non spero più... In cielo cerco il tuo felice volto, Ed i miei occhi in me null'altro vedano Quando anch'essi vorrà chiudere Iddio... E t'amo, t'amo, ed è continuo schianto!... Sono tornato ai colli, ai pini amati E del ritmo dell'aria il patrio accento Che non riudrò con te, Mi spezza ad ogni soffio.. Passa la rondine e con essa estate, E anch'io, mi dico, passerò... Ma resti dell'amore che mi strazia Non solo segno un breve appannamento Se dall'inferno arrivo a qualche quiete...
Sotto la scure il disilluso ramo Cadendo si lamenta appena, meno Che non la foglia al tocco della brezza... E fu la furia che abbattè la tenera Forma e la premurosa Carità d'una voce mi consuma... Non più furori reca a me l'estate, Nè primavera i suoi presentimenti; Puoi declinare, autunno, Con le tue stolte glorie: Per uno spoglio desiderio, inverno Distende la stagione più clemente!... Rievocherò senza rimorso sempre Un'incantevole agonia di sensi? Ascolta, cieco: "Un'anima è partita Dal comune castigo ancora illesa..." Mi abbatterà meno di non più udire I gridi vivi della sua purezza Che di sentire quasi estinto in me Il fremito pauroso della colpa? Fa dolce e forse qui vicino passi Dicendo: "Questo sole e tanto spazio ti calmino. Nel puro vento udire Puoi il tempo camminare e la mia voce. Ho in me raccolto a poco a poco e chiuso Lo slancio muto della tua speranza. Sono per te l'aurora e intatto giorno"