José Enrique Galarreta

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Transcript della presentazione:

José Enrique Galarreta Matteo 22, 1-14. 28 Tempo Ordinario –A-. Musica: Albinoni. Concerto nº8. Largo La Parola di Dio invita alla conoscenza e all’ amicizia con Lui, all’ intimità del banchetto. In definitiva, invita a “entrare nel Regno”, e cioè, a credere solo in “Abbà”, a comportarsi come figlio, a pensare in “noi” più che in “me”. L’ invito è al Vangelo, a vivere nel Regno, non nelle tenebre, non nel giudizio, non nel timore, non sul Sinai, ma sul Monte delle Beatitudini. José Enrique Galarreta

In quel tempo, Gesù, riprese a parlare con parabole [ai capi dei sacerdoti e ai farisei] e disse: Gesù continua la sua denuncia ai capi religiosi. Con la parabola degli invitati che non vogliono andare al banchetto del Re e sono sostituiti da altri che al principio non erano stati invitati, insiste nella stessa idea delle domeniche precedenti. Una nuova comunità deve sostituire quella che non produce frutti, quella che rifiuta l’invito. Gesù parla di quello che chiamava “Il Regno”, di come è Dio, di ciò che è importante nella relazione con Dio e con gli altri, che non è una serie di contenuti teorici, ma un invito a cambiare valori e atteggiamento, un modo nuovo di vivere. “Gesù è parabola e racconta parabole” (E.Schillebeeck), e lo fa in modo eccellente.

«Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire. Mandò di nuovo altri servi con quest'ordine: Dite agli invitati: Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!. Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città. Gesù presenta il Regno come un banchetto, come festa di nozze. Simboli di amore, amicizia, comunione e felicità. Quando i nostri “campi”, i nostri “affari” ci interessano di più che gli interessi di Dio, Dio interessa poco, e per un nulla, per qualsiasi scusa, lo si lascia da parte. Al Regno si va su invito, come a nozze, come a una festa. Chi chiama al Banchetto non comanda, invita. Si raggiunge e si accetta ciò che è più profondo di Dio su invito. Le cose più profonde ed essenziali della vita non si fanno per obbligo né per dovere, ma per una decisione libera, come risposta libera a un invito, a un suggerimento, a uno sguardo, a un sussurro...

Gesù abbatte tutti i privilegi e tutte le barriere. Poi disse ai suoi servi: La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze. Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali. Le scuse e i dinieghi non fermano il progetto di Dio. Il Signore non sospende il banchetto. L’invito si estende a “tutti quelli che troverete”. È universale. Non per i nostri meriti, ma per amore gratuito e incondizionato del Padre. Gesù abbatte tutti i privilegi e tutte le barriere. I “buoni e cattivi”, i “poveri e storpi” (Lc 14,21), formano la nuova comunità. Presento il cristianesimo come la cosa più positiva e gioiosa? Come una festa che vale la pena celebrare? Come lo dimostro? L’ho trasformato in una serie di verità da credere o di norme da seguire o di strutture da rispettare? La mia vita trasmette l’accoglienza, la gioia, la festa, la tenerezza, l’amore… di Dio?

E sentirsi invitato. Sentirsi entusiasmato con Dio e con la gente. Sentirsi nella Creazione como in casa. Sentire che tutto quello che è di tutti è mio e mi importa. Sapere che tutto volge al termine, ma che cresce, da dentro a fuori, e arriverà. Sapere che verrà: sognare. Sapere che si deve costruire. E saperlo, sentire… per Gesù, il Figlio in cui conosciamo il Padre e noi. José Enrique Ruiz de Galarreta

Il re entrò per vedere i commensali e lì scorse un uomo che non indossava l'abito nuziale. Gli disse: Amico, come mai sei entrato qui senza l'abito nuziale?. Quello ammutolì. Logicamente, non si tratta di un carissimo abito di cerimonia né di etichetta, ma dell’atteggiamento. Gesù vuole che gli invitati si vestano della festa: che ci sia coerenza tra quello che diciamo di credere e la nostra vita. Cambiare vestido-conversione, esige cambiare mentalità, sperimentare la gioia e la fiducia di sentirsi figli del Padre e avere lo stile di vita, -in mezzo alle allegrie e tristezze, salute o malattie, gioie o difficoltà-, che Gesù ci insegna con la sua vita. Che atteggiamenti mi mancano per completare l’abito adatto per il Banchetto?

Allora il re ordinò ai servi: Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti. Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti». Il nostro Dio è un Dio di vita, e non può permettere che le sue creature abbiano come destino ultimo la morte né l’ infelicità. È un tema sempre presente nel Vangelo che quanti si considerano privilegiati, quanti si credono in possesso della verità, quanti si credono migliori degli altri..., si chiudono da sé la porta della Festa. Non basta essere chiamati -battezzati-, bisogna voler essere eletti facendo vita il messaggio di Gesù con gioia, senza nessuna paura, perché, benché sia esigente, come la libertà, l’amicizia, l’amore… è chiamata che conduce alla Festa, alla Pienezza e alla Vita.

Non dimenticatevi della vita Quando venite, non dimenticatevi la vita, conservata calda tra le braccia. Non siate spettatori. In frammenti non spargetela per il viale. Portatela così come è, vita vissuta: Piegata da venti e da colpi graffiata; tesa anche con lacci di pace, di amore, affascinata dal giubilo. Venite senza trucco. Portate il dubbio, il disincanto, il grido di protesta. Vestitevi di tutto quello che è di moda oggi. Ma che la vostra anima arrivi ben nuda, con fame di banchetto, ansia di festa, spalancata alla vita nuova. Jorge Blajot

Dio della mia vita Mi hai invitato ad amarti. Amare te stesso in modo molto intimo, amare la tua stessa vita, perdere me stesso in te, sapendo che tu mi accogli nel tuo cuore, che io posso parlare con te, l’ incomprensibile mistero della mia vita, con familiarità molto affettuosa, perché tu sei l’amore stesso. Solamente nell’ amore trovo te, Dio mio. Lì si spalancano i portoni della mia anima. Lì posso sciogliermi e volare. Lì scorre tutto il mio essere al di sopra dei rigidi muri della mia piccolezza e della mia paurosa autoaffermazione, che mi ha rinchiuso nella mia stessa povertà e stoltezza. Tutte le forze della mia anima scorrono incontro a te e non vogliono tornare indietro, ma perdersi in te, che sei, per l’ amore, il più intimo centro del mio cuore, e sei più vicino a me di me stesso. Dio della mia vita! Incomprensibile! Sii la mia vita. Dio della mia fede, fede che mi conduce alla tua oscurità nella dolce luce della mia vita! Sii tu il Dio della mia speranza, che consiste in che tu sarai il Dio della mia vita, che è l’ eterno amore! K.Rahner