Gesù inaugura un linguaggio totalmente nuovo chiamando Dio “Abbá”. “Abbá” è il primo balbettio del bimbo che comincia a parlare e fa felici padre e madre dicendo ”papá e mamma” (“abbá/immá”). “Abbá” è infantile, familiare e quotidiano. Nessuno mai aveva osato rivolgersi a Dio come un bimbo piccolo a suo papá. Questo trattamento proviene dalla sua eccezionale conoscenza di Dio. E’ il Figlio che conosce il Padre e lo può far conoscere. Questo “Abbá” è una delle più sicure “ipsissima vox Iesu”, ed è il cuore del suo messaggio. E ben di più: introducendo il Padrenostro Gesú ci comunica questa conoscenza e ci fa partecipi del “diritto” di rivolgerci a Dio come “Papá”, e con ciò inaugura la nuova relazione con Dio cioé il cuore della Buona Notizia, la porta immette nel Regno. Poiché Gesù, il Figlio, mi ha fatto conoscere di chi sono e di chi sarò, per questo posso alzare gli occhi, sollevare la fronte, guardarti in volto e dirti: PADRE. José Enrique Galarreta Testo: Luca 11,1-13 // Tempo ordinario 17 –C- //24 Luglio 2016 Commenti e presentazione: Asun Gutiérrez. Musica: Gure Aita. Orfeón Donostiarra.
Un giorno Gesù si trovava in un luogo a pregare e quando ebbe finito uno dei discepoli gli disse: «Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli». Ed egli disse loro: «Quando pregate, dite: Luca ci presenta Gesú mentre prega solo, con altri, in momenti di gioia e di crisi. Come sempre, Gesú va ben oltre di quanto chiedono i suoi discepoli. Per Lui, insegnarci a pregare non significa insegnaci una preghiera. Gesú non insegna formule. Di fronte alla richiesta di un modo istituzionale di preghiera, Gesú offre uno stile di preghieraa-vita che implica la fiducia assoluta in Dio e l’impegno personale e sociale.
Padre, Gesù ci fa partecipi del suo Dio, della sua relazione con Abbá. Ci dice di chiamare Dio come Lui lo chiama, Abbá (babbino). La parola aramaica con cui i bimbi chiamano familiarmente il loro padre. La parola più confidenziale, più affettuosa, più familiare. Non ha certo la solennità del linguaggio liturgico. Per parlare con Dio, Gesù utilizza il linguaggio dei bambini, non quello dei rabbini. Usa la lingua di casa, non quella dei documenti. Adopera il “dialetto del cuore”. E ci insegna a fare lo stesso.
sia santificato il tuo nome, “La santità è il profumo della vicinanza di Dio” (Guardini). Dire “sia santificato il tuo nome” è prestare la nostra voce perché risuoni nel mondo la gloria di Dio, mettere a disposizione la nostra vita perché in essa traspaia la luce della sua presenza. Guardando Gesù impariamo a santificare il nome del Padre, perché nessuno lo sa fare come ha fatto Lui.
venga il tuo regno; Il Regno di Dio è il cuore del messaggio di Gesù, il motore della sua vita. Finché continuano ad esserci persone ammalate, tristi, emarginate, deluse, impoverite, violentate... il Regno di Dio non è ancora diffuso. L’impegno e la missione dei seguaci di Gesù è quello di annunciare il Regno, non solo con parole, ma con segni innovativi e creatori. Chiedere che “venga il Regno” è impegnarsi per costruirlo, perché esista davvero. E’ impegnarsi per cambiare il mondo. Siamo tutti chiamati a costruire il Regno. il Regno è il nostro dono, il nostro compito, la nostra missione.
dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano, Gesù parla del bisogno quotidiano, e ciò richiede che non si accumuli, non si accaparri da chi si trova in luoghi più fortunati. Ha senso chiederci, ogni giorno, che cosa abbiamo oltre il nostro necessario? Ho presso di me il pane di chi, ogni giorno, non ha ciò di cui ha bisogno? Ha senso chiedere per gli altri se io mi approprio di ciò che loro appartiene? “Non chiedere a Dio che faccia ciò che Lui si aspetta da te per gli altri”. “Date loro voi stessi da mangiare”. “L’avete fatto a Me”.
dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano, La percentuale dei bambini in rischio di povertà o di esclusione in Spagna è aumentato dal 26,2% al 30,6% , un dato che "conferma l’incremento della povertà infantile“. Chiedere il pane necessario suppone combattere le ingiustizie che fanno crescere la povertà di tante persone che non hanno il necessario quotidiano.
e perdonaci i nostri peccati, perché anche noi perdoniamo ad ogni nostro debitore, E’ naturale che il problema non è il perdono da parte di Dio, che è garantito in tutto il Vangelo. Il perdono, a se stessi e agli altri, può risultare più complicato. Sentirsi perdonati e saper perdonare è fonte di libertà e di pace. Accogliere il perdono incondizionato e gratuito di Dio ci rende capaci di perdonarci e di perdonare.
e non lasciarci cadere in tentazione». Gesù ci invita a pregare non per essere liberati dalle prove, ma per avere la forza di superarle, per non restare soffocati da quelle. Gesú conosce la tentazione, le nostre tentazioni, sempre contiamo sulla sua comprensione e sulla sua forza per essere aiutati ad evangelizzarci sempre di nuovo, a non chiuderci sulla via della solidarietà con gli altri e della fiducia nel Padre.
Poi aggiunse: «Se uno di voi ha un amico e va da lui a mezzanotte a dirgli: Amico, prestami tre pani, perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da mettergli davanti; e se quegli dall'interno gli risponde: Non m'importunare, la porta è già chiusa e i miei bambini sono a letto con me, non posso alzarmi per darteli; vi dico che, se anche non si alzerà a darglieli per amicizia, si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono almeno per la sua insistenza. La costanza nel bussare, la fiducia totale nell’Amico, la sicurezza indefettibile che la nostra richiesta sarà accolta, fanno sì che dall’amico si riceva quanto serve. Soprattutto sapendo che Dio è più che un amico: è Padre/Madre.
Ebbene io vi dico: Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chi chiede ottiene, chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto. Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pane, gli darà una pietra? O se gli chiede un pesce, gli darà al posto del pesce una serpe? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? Se dunque voi, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro celeste darà lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono!». Gesù ci stimola a chiedere, a cercare, a chiamare incessantemente, animati da una fiducia senza limiti. Le domande sono retoriche, portano a rispondere: Nessuno lo rifiuterebbe! Quanto non farebbe un padre, una madre, un amico, un’amica..., molto meno ancora lo farebbe il Padre che è pronto a darci il bene più grande: l’anticipo del Regno, lo Spirito di Gesú, l’unico che ci può porre in sintonia con la volontà di Dio e aiutarci ad esserGli testimoni.
Preghiera del Padre-Madre Figlio mio, figlia mia che ti trovi nel mondo. Sei la mia gloria e il mio Regno è in te. Sei la mia volontà e il mio amore. Il tuo nome è la mia gioia quotidiana. Ti amo. Ti sollevo e ti sostengo. Ti do tutto quello che è mio - il pane, i fratelli, le sorelle, lo Spirito - Voglio che tu viva felice e che aiuti a vivere. Ti perdono sempre E ti chiedo di perdonare. Non temere. Io ti libererò dal male e da tutte le sue trappole. Giorno e notte ti penso, figlio mio, figlia mia. Amen Ulibarri Fl. Preghiera del Padre-Madre