Avviare la presentazione col tasto “Invio” Lezione VI Avviare la presentazione col tasto “Invio”
(Argomenti svolti nella precedente lezione) ESERCIZI (Argomenti svolti nella precedente lezione)
Esempio 1 Un blocco di massa m scivola lungo una superficie curva priva di attrito come in figura. In ogni istante, la forza normale N risulta perpendicolare alla superficie e quindi alla direzione del moto e pertanto NON esegue lavoro. Soltanto la forza gravitazionale compie lavoro e questa forza è conservativa. Pertanto l’energia meccanica si conserva e scriveremo: mgy1 + ½ mv12 = mgy2 + ½ mv22 Da cui si ricava: v22 = v12 + 2 g (y2 – y1) Se il blocco inizialmente è a riposo ad una quota y = h, si ha quindi: v2 = (2 g h)½
Esempio 2 Supponiamo di disporre di una molla con costante elastica k = 800 nt/m, posizionata come in figura. Supponiamo di comprimere la molla di 0,05 m rispetto alla posizione di equilibrio e di porre davanti la molla un biglia di 0,02 kg. Facendo l’ipotesi che la superfice orizzontale sia priva di attrito, con quale velocità la palla si distaccherà dalla molla ?
Trattandosi di una forza conservativa (la forza esercitata dalla molla), l’energia meccanica si conserva. L’energia meccanica iniziale è l’energia potenziale della molla: ½ k x2 L’energia meccanica finale è l’energia cinetica della biglia: ½ mv2 Pertanto scriveremo : ½ k x2 = ½ mv2 Da cui risulta: v = x (k/m)1/2 = 0,05m x ((800 nt/m)/0,02 kg)1/2 v = 10 m/s
Esempio 3 Consideriamo un pendolo semplice. Il moto si svolge nel piano x-y, si tratta cioè di un moto bidimensionale. La tensione del filo è sempre perpendicolare alla traiettoria della massa m per cui tale forza non compie lavoro. Se il pendolo viene spostato di un angolo θ dalla sua posizione di equilibrio e poi lasciato libero, soltanto la forza gravitazionale compie lavoro sulla massa m. Poiché si tratta di una forza conservativa, possiamo applicare la legge di conservazione dell’energia in due dimensioni e scrivere: ½ mvx2 + ½ mvy2 + U(x,y) = E y x
½ mvx2 + ½ mvy2 + U(x,y) = E Possiamo porre: vx2 + vy2 = v2 dove v è la velocità lungo l’arco Inoltre U = m g y dove l’origine dell’asse y coincide col punto più basso Quindi: ½ mv2 + m g y = E Quando posizioniamo la massa ad un angolo θ ed un’altezza h, la sua energia cinetica è nulla, quindi: E = m g h In ogni punto sarà quindi: ½ mv2 + m g y = m g h ½ mv2 = m g (h –y) Quindi la velocità massima si ha per y = 0 ed è v = (2 g h)1/2 La velocità minima risulta in y = h dove v = 0
= (10kg) (9,8 m/s2) (2m) (cos 60°) = 98 joule Esempio 4 Un blocco di 10 kg viene lanciato in salita lungo un piano inclinato di 30° con una velocità inziale di 5 m/s. Il blocco percorre 2 m, si ferma e poi ritorna alla base. Quesito: Calcolare la velocità con cui il blocco ritorna alla base, e la forza d’attrito f. Quando siamo alla sommità del moto, l’energia cinetica è zero, mentre l’energia potenziale è data dal lavoro esercitato contro la forza di gravità, a scapito appunto dell’energia cinetica. U = m g h = = (10kg) (9,8 m/s2) (2m) (cos 60°) = 98 joule 2 m 30° Alla base, dove il moto è iniziato è U = 0 mentre l’energia cinetica era K = ½ m v2 = ½ (10kg) (5 m/s)2 = = 125 joule
= (10kg) (9,8 m/s2) (2m) (cos 60°) = 98 joule Esempio 4 Un blocco di 10 kg viene lanciato in salita lungo un piano inclinato di 30° con una velocità inziale di 5 m/s. Il blocco percorre 2 m, si ferma e poi ritorna alla base. Quesito: Calcolare la velocità con cui il blocco ritorna alla base, e la forza d’attrito f. Quando siamo alla sommità del moto, l’energia cinetica è zero, mentre l’energia potenziale è data dal lavoro esercitato contro la forza di gravità, a scapito appunto dell’energia cinetica. U = m g h = = (10kg) (9,8 m/s2) (2m) (cos 60°) = 98 joule 2 m 30° Alla base, dove il moto è iniziato è U = 0 mentre l’energia cinetica era K = ½ m v2 = ½ (10kg) (5 m/s)2 = = 125 joule
98 joule − 125 joule = −f x 2 m U = 98 joule Risulta una differenza netta di energia di 98 joule − 125 joule = −f x 2 m da cui risulta: f = 27 joule / 2 m = 13,5 nt Consideriamo adesso la discesa. Alla sommità avevamo: U = 98 joule La perdita di energia cinetica dovuta all’attrito durante la discesa sarà sempre 27 joule, per cui l’energia cinetica all’arrivo sarà 98 – 27 = 71 joule Da cui ½ m v2= 71 joule v = (71 x 2 / 10kg)1/2 = 3,7 m/s
Riassumendo: La massa parte con una velocità in salita di 5 m/s Ritorna al punto di partenza con una velocità di 3,7 m/s Questo è dovuto alla perdita netta di energia, che si è trasformata in calore a causa dell’attrito sia in andata che in ritorno. Pertanto se quando la massa torna al punto di partenza trova una molla che semplicemente le inverte il moto, risalirebbe ma percorrendo una distanza minore, e arriverebbe al punto di partenza con una velocità sempre più bassa, fino a fermarsi.
Quantità di moto
Introdurremo questo nuovo argomento definendo il centro di massa di un corpo. Fino adesso abbiamo studiato il moto dei corpi adottando in molti casi la definizione di punto materiale, o particella, cioè un corpo di massa m ma dimensioni infinitesime. In effetti nel caso del moto traslatorio di un corpo di dimensioni finite, ciascun punto del corpo in questione effettua, istante per istante, lo stesso spostamento di ogni altro punto. Quindi il moto di una singola particella rappresenta bene il moto dell’intero corpo. E in effetti, anche se il corpo è soggetto a delle vibrazioni o ruota su se stesso, possiamo comunque rappresentare il suo moto traslatorio col moto di un suo particolare punto detto centro di massa del corpo in questione.
Similmente, se abbiamo un sistema di particelle, possiamo descrivere il moto traslatorio dell’intero sistema col moto del centro di massa del sistema. Cominciamo quindi col definire il centro di massa. Cominciamo col caso semplice di un sistema costituito da due sole particelle di massa m1 e m2 distanti rispettivamente x1 e x2 da una certa origine 0 in un sistema unidimensionale descritto dall’asse x . Battezziamo la coordinata del centro di massa Il centro di massa (C.M.) è il punto localizzato ad una distanza xCM dall’origine 0, dove xCM vale: xCM = (m1x1 + m2x2) / (m1 + m2)
Questo punto ha la proprietà che il prodotto della massa totale del sistema per la distanza di questo punto dall’origine è uguale alla somma dei prodotti della massa di ciascuna particella per la sua distanza dall’origine. (m1 + m2) xCM = m1x1 + m2x2 m2 m1 x x1 x2 In sostanza, xCM può essere considerato come la media pesata di x1 e x2 In questa media pesata delle distanze, il fattore peso per ogni particella è la frazione della massa totale del sistema posseduta da quella particella.
In sostanza, per rifarci all’esperienza quotidiana, il C. M In sostanza, per rifarci all’esperienza quotidiana, il C.M. di un sistema altro non è che il suo baricentro: sappiamo dell’esperienza quotidiana che se vogliamo tenere in equilibrio un corpo in cui la distribuzione delle masse non è uniforme non dobbiamo posizionarlo nella sua «metà» ma nel suo baricentro.
xCM = ( ∑ mi xi ) / ∑ mi M xCM = ∑ mi xi Analogamente, se abbiamo un sistema di N particelle disposte lungo una retta (per esempio l’asse delle x) il centro di massa del sistema, riferito ad una certa origine, è localizzato nel punto di coordinata: xCM = ( ∑ mi xi ) / ∑ mi Dove x1 x2 …………….. xN rappresenta la coordinata di ognuna delle N particelle Poiché ∑ mi è la massa totale del sistema M potremo scrivere: M xCM = ∑ mi xi
xCM = (m1x1 + m2x2 + m3x3) / (m1 + m2 + m3) Supponiamo adesso di avere 3 particelle, non disposte lungo una retta, ma contenute in un piano x-y come per esempio in figura. y m3 y3 m1 y1 m2 y2 x1 x2 x3 x Il centro di massa di questo sistema di 3 particelle è individuato dal punto le cui coordinate, misurate rispetto all’origine 0, sono date da: xCM = (m1x1 + m2x2 + m3x3) / (m1 + m2 + m3) yCM = (m1y1 + m2y2 + m3y3) / (m1 + m2 + m3)
y x xCM = ( ∑ mi xi ) / ∑ mi yCM = ( ∑ mi yi ) / ∑ mi Analogamente, per un gran numero di particelle contenuto nel piano x-y: y x Il centro di massa è individuato dal punto che ha per coordinate: xCM = ( ∑ mi xi ) / ∑ mi yCM = ( ∑ mi yi ) / ∑ mi
y x z xCM = ( ∑ mi xi ) / ∑ mi yCM = ( ∑ mi yi ) / ∑ mi E per un gran numero di particelle distribuite in un volume x-y-z: y x z Il centro di massa è individuato dal punto che ha per coordinate: xCM = ( ∑ mi xi ) / ∑ mi yCM = ( ∑ mi yi ) / ∑ mi zCM = ( ∑ mi zi ) / ∑ mi
e dalla posizione relativa di esse Ci si può facilmente rendere conto che la posizione del centro di massa rispetto alle posizioni delle particelle, è indipendente dal sistema di coordinate usato: Il centro di massa di un sistema di particelle dipende solo dalle masse delle particelle e dalla posizione relativa di esse
xCM = ( ∑ Δmi xi ) / ∑ Δ mi yCM = ( ∑ Δ mi yi ) / ∑ Δ mi Un corpo di dimensioni finite, quello che normalmente in Fisica è denominato «corpo rigido» può essere pensato come un sistema di particelle «molto fitto». Anche per un corpo rigido pertanto possiamo definire il centro di massa. Il numero di particelle (per esempio di atomi!!!) di norma è così elevato , e la distanza fra particelle così piccola, che risulta più conveniente trattare il corpo come una distribuzione continua di massa. Per comprendere il processo al limite che applicheremo in questo caso e che ci porterà verso l’utilizzo di un integrale, immaginiamo in prima istanza di dividere il corpo in questione in tanti cubetti elementari, ognuno di massa Δmi, localizzati approssimativamente nei punti di coordinate xi yi zi . Le coordinate del centro di massa saranno date approssimativamente da: xCM = ( ∑ Δmi xi ) / ∑ Δ mi yCM = ( ∑ Δ mi yi ) / ∑ Δ mi zCM = ( ∑ Δ mi zi ) / ∑ Δ mi
Ora, supponiamo di dividere il corpo in esame in cubetti sempre più piccoli, facendo tendere quindi Δm 0 e il numero di cubetti N ∞ (infinito). Dividiamo in sostanza il corpo in questione in un numero infinito di volumetti di massa infinitesima. Le coordinate del centro di massa potranno essere definite in modo esatto come segue: xCM = lim ( ∑ Δmi xi ) / ∑ Δ mi = x dm / dm = (1/M ) x dm yCM = lim ( ∑ Δ mi yi ) / ∑ Δ mi = y dm / dm = (1/M ) y dm zCM = lim ( ∑ Δ mi zi ) / ∑ Δ mi = z dm / dm = (1/M ) z dm ∫ ∫ ∫ Δmi 0 ∫ ∫ ∫ Δmi 0 ∫ ∫ ∫ Δmi 0
E facile rendersi conto che le tre coordinate xCM yCM zCM sono le coordinate di un vettore posizione definito in uno spazio x-y-z. Questo definisce in un’unica equazione vettoriale il centro di massa di un corpo: sCM = s dm / dm
Considerazioni di simmetria Spesso tratteremo corpi omogenei (densità costante in funzione della posizione (x,y,z) che possiedono un punto, una linea o un piano di simmetria. In questo caso il centro di massa cadrà in quel punto, o lungo quella linea, o su quel piano. Per esempio, una sfera omogenea possiede un punto di simmetria: il suo centro, e infatti è lì che è localizzato il suo centro di massa.
Il moto del centro di massa A prima vista potrebbe sembrare superfluo affrontare la questione del moto del centro di massa. Per esempio nel caso del moto di un corpo rigido, è abbastanza intuitivo rendersi conto che il moto del centro di massa altro non è che il moto traslatorio dello stesso corpo. Tuttavia, nel caso in cui il sistema in esame non è un corpo rigido, ma è per esempio un insieme di particelle, la cosa va trattata con maggiore attenzione.
M dxCM / dt = m1 dx1 / dt + m2 dx2 / dt + ……….+ mN dxN / dt Consideriamo quindi un sistema di particelle, distribuito per semplicità lungo l’asse x: x Risulta che: M xCM = m1x1 + m2x2 + ……….+ mNxN Derivando questa equazione rispetto al tempo si ottiene: M dxCM / dt = m1 dx1 / dt + m2 dx2 / dt + ……….+ mN dxN / dt M vCMx = m1 v1x + m2 v2x + …………… mN vNx in cui individuiamo la velocità del centro di massa e le velocità delle singole particelle lungo l’asse x. Derivando ancora rispetto al tempo, scriveremo che: M a CMx = m1 a1x + m2 a2x + …………… mN aNx
M a CMx = F1x + F2x + ………. FNx M a CMx = F1x + F2x + ………. FNx Risulta in sostanza: M a CMx = F1x + F2x + ………. FNx Analoghe equazioni per gli assi y e z potranno essere determinate per il caso di un sistema di particelle distribuite in un volume. Le tre equazioni scalari M a CMx = F1x + F2x + ………. FNx M a CMy = F1y + F2y + ………. FNy M a CMz = F1z + F2z + ………. FNz Possono essere riunite in un’unica equazione vettoriale: M a CM = F1 + F2 + ………. FN
Questa formula (che ci riconduce alla II Legge di Newton): M a CM = F1 + F2 + ………. FN stabilisce in sostanza che: il prodotto della massa complessiva del gruppo di particelle per l’accelerazione del centro di massa è uguale alla somma vettoriale di tutte le forze che agiscono sul sistema di particelle Poiché eventuali forze interne saranno a due a due equali e contrarie (III Legge di Newton) considereremo solo le forze esterne Cioè il moto del centro di massa sarebbe quello che risulterebbe se tutta la massa fosse concentrata in quel punto e se su questo punto agisse una forza pari alla risultante di tutte le forze esterne agenti sul sistema: Fest = M aCM
Questa conclusione vale per qualsiasi configurazione del corpo o del sistema di particelle, sia che si tratti di un corpo rigido in cui tutte le particelle occupano posizioni fisse, sia per un agglomerato di particelle in cui le posizioni relative possono cambiare (moto interno). Qualunque sia il sistema, e comunque possano muoversi le sue parti, il centro di massa si muove sempre obbedendo alla relazione: Fest = M aCM
Quantità di moto di una particella La quantità di moto di una particella di massa m e velocità v è un vettore denominato p definito dalla relazione: p = mv Può essere utile ricordare che Newton nei suoi famosi Principia, enunciò la II Legge proprio in base alla quantità di moto, affermando cioè che: la rapidità di variazione nel tempo della quantità di moto di un corpo è proporzionale alla risultante delle forze agenti su di esso ed è diretta parallelamente a tale forza. Che implica la seguente formulazione matematica: F = dp/dt Poiché p = mv, se la massa è costante, questa formula si riduce a F = m dv/dt F = ma Che è la formulazione della II Legge di Newton che già conosciamo.
F = dp/dt = d(mv)dt F = v dm/dt + ma d(mv)dt = v dm/dt + m dv/dt Nota: Ma scritta come F = dp/dt la II Legge ha indubbiamente delle conseguenze: F = dp/dt = d(mv)dt In generale, in accordo con le regole del calcolo differenziale scriveremo: d(mv)dt = v dm/dt + m dv/dt E cioè: F = v dm/dt + ma Il che soltanto se m=costante si riduce alla formulazione F = ma Nota: Finché applichiamo la II Legge ad un sistema con un numero fisso di particelle (tipicamente un corpo rigido), poiché in fisica classica la massa di una particella (punto materiale) è costante, la formulazione in questione F = dp/dt si riduce alla formulazione più semplice F = ma
Tuttavia, se consideriamo un sistema in cui per qualche ragione la massa viene espulsa (per esempio un razzo con il suo carico di carburante: il razzo brucia il suo carburante e lo espelle sotto forma di gas), in questo caso è più appropriato adottare la formulazione più generale della II Legge di Newton Quindi anche in fisica classica, in molti casi appare più corretto applicare la II Legge nella su formulazione più generale: F = dp/dt
p = m0v / (1−v2/c2)1/2 m = m0 / (1−v2/c2)1/2 p = mv Nella Teoria della Relatività di Einstein la legge nella forma F = ma non è valida, ma vale ancora nella forma più generale F = dp/dt purché la quantità di moto non sia scritta nella forma p = m0v ma piuttosto nella forma: p = m0v / (1−v2/c2)1/2 adottando quindi una nuova definizione di massa m = m0 / (1−v2/c2)1/2 In questa formulazione della massa, m0 è la cosiddetta massa a riposo . Con questa formulazione della massa, la quantità di moto in relatività può essere quindi di nuovo scritta: p = mv
Quantità di moto di un sistema di particelle Supponiamo di avere un sistema di N particelle di massa m1 m2 ……mN cosicché la massa totale del sistema risulti: M = m1 + m2 ……+ mN Le particelle possono interagire fra di loro e su ognuna di esse possono agire forze esterne. Ciascuna particella avrà una sua velocità vi e quindi una sua quantità di moto pi. = mivi Il sistema nel suo insieme ha quindi una quantità di moto totale P data da: P = p1 + p2 ……+ pN Derivando questa equazione rispetto al tempo si ha: d P/dt = d p1/dt + d p2/dt ……+ d pN/dt
d P/dt = d p1/dt + d p2/dt ……+ d pN/dt Data la: d P/dt = d p1/dt + d p2/dt ……+ d pN/dt abbiamo visto che d p1/dt è la forza F1 che si esercita sulla particella 1, così via. Di conseguenza, la precedente equazione può essere scritta come: d P/dt = F1 + F2 + …………….. FN Il secondo membro di questa equazione è la somma vettoriale di tutte le forze agenti sulle particelle. Queste forze saranno in generale sia forze esterne cioè forze esercitate da agenti esterni al sistema, sia forze interne cioè le forze che le particelle esercitano una sull’altra (e che si annullano a coppie).
F1 m1 m3 F3 F2 m2 F ext = F1 + F2 + F3 F2 F3 F1 F ext Possiamo immaginare questo insieme di forze come una cosa del genere: Dove: Forze interne (eguali e contrarie a coppie) Forze esterne F1 m1 m3 F3 F2 m2 In base alla III Legge di Newton sappiamo che le forze interne daranno un contributo nullo alla risultante del forze, in quanto eguali a contrarie (a coppie), quindi la risultante delle forze nel caso illustrato sarà semplicemente dovuto a: F ext = F1 + F2 + F3 F2 F3 Questa è la risultante delle forze che applicata al centro di massa del sistema tiene conto del moto del sistema nel suo insieme CM F1 F ext
d P/dt = F1 + F2 + …………….. FN d P/dt = F ext d P/dt = d(MvCM ) / dt Pertanto, l’equazione scritta in precedenza: d P/dt = F1 + F2 + …………….. FN diventa: d P/dt = F ext D’altra parte, avevamo già visto che: F ext = d(MvCM ) / dt Da cui: d P/dt = d(MvCM ) / dt Cioè: La quantità di moto totale di un sistema di particelle è uguale al prodotto della massa complessiva del sistema per la velocità del centro di massa.
Lezione VI –seconda parte Avviare la presentazione col tasto “Invio”
Conservazione della quantità di moto Supponiamo che la risultante F ext delle forze esterne agenti sul sistema sia nulla In questo caso, in base a quanto abbiamo scritto in precedenza: dP/dt = F ext risulterà: d P/dt = 0 ovvero P = costante Cioè: Quando la risultante delle forze agenti su un sistema è nulla, il vettore quantità di moto del sistema rimane costante. Questo è il Principio di conservazione della quantità di moto che possiamo anche enunciare affermando che La quantità di moto di un sistema isolato si conserva
Quindi la quantità di moto di un sistema può essere variata solo da forze esterne agenti sul sistema. Le forze interne, essendo uguali e contrarie a coppie, producono variazioni «locali» della quantità di moto che si annullano a vicenda.
p1 + p2 ……+ pN = P p1 + p2 ……+ pN = costante Per un sistema di particelle p1 + p2 ……+ pN = P quindi quando P = costante (cioè il sistema di particelle è isolato) si ha: p1 + p2 ……+ pN = costante Questo implica che le quantità di moto delle singole particelle possono cambiare, ma la quantità di moto dell’intero sistema rimane costante.
L’equazione che rappresenta il principio della conservazione della quantità di moto che abbiamo appena scritto: p1 + p2 ……+ pN = costante è una equazione vettoriale, che pertanto ci fornisce tre equazioni scalari, una per ogni coordinata. Quindi: La conservazione della quantità di moto ci fornisce tre condizioni per il moto di un sistema. La conservazione dell’energia, che è uno scalare, ci fornisce invece una sola condizione.
Vediamo cosa ha a che fare tutto questo con l’intuizione che avevamo avuto sin dall’inizio riguardo alla conservazione della quantità di moto. Rivediamo quegli esperimenti simulati sugli urti fra le biglie, esperimenti che formalizzeremo meglio nel corso della prossima lezione che sarà proprio dedicata agli urti
Avevamo considerato il seguente esperimento Una biglia si trova lungo il percorso di un’altra biglia Con l’urto, la biglia bersaglio schizza via con una velocità v2 > v1
Con l’urto, la biglia bersaglio acquista una velocita v2 < v1 Viceversa: Con l’urto, la biglia bersaglio acquista una velocita v2 < v1
Alla fine, quando la sola biglia m2 è in moto avremo: Alla luce di quello che abbiamo imparato oggi, possiamo affermare che la quantità di moto del sistema costituito dalle due biglie si conserva. Questo in quanto si tratta indubbiamente di un sistema isolato. Quindi potremo scrivere: m1 v1 + m2 v2 = P0 = costante All’inizio, quando la sola biglia m1 è in moto avremo: P0 = m1 v1 Alla fine, quando la sola biglia m2 è in moto avremo: P0 = m2 v2 = m1 v1 m2 v2 = m1 v1 v2 = v1 m1 / m2 Cioè: la velocità acquisita dalla biglia bersaglio è proporzionale alla massa della biglia incidente e alla sua velocità, ed è inversamente proporzionale alla sua massa
E infatti facendo esperimenti con biglie incidenti sempre più pesanti, Avevamo osservato esattamente questo fenomeno !
Esperimenti eseguiti sempre sulla stessa biglia «bersaglio», utilizzando di volta in volta biglie incidenti sempre più pesanti, che si muovo però alla stessa velocità
E infatti oggi abbiamo derivato rigorosamente che In sostanza, su base empirica, avevamo intuito che a parità di velocità della biglia incidente, la velocità che acquista la biglia bersaglio aumenta in funzione dalla MASSA della biglia incidente v2 = f (m1) E infatti oggi abbiamo derivato rigorosamente che v2 = v1 m1 / m2
Pur non avendo ancora definito la «velocità» in termini operativi, ma basandoci sulla nostra esperienza quotidiana, avevamo supposto di sapere fare queste misure. Immaginando di misurare le varie velocità v acquisite dalla stessa biglia bersaglio ad ogni urto, e riportando i valori di v in un grafico in funzione della massa m della biglia incidente: v v = k m v3 v2 v1 m1 m2 m3
v bersaglio = k mincidente Quindi: a parità di velocità della biglia incidente, la velocità v acquisita dalla biglia bersaglio risultava proporzionale alla massa della biglia incidente v bersaglio = k mincidente Facendo ulteriori esperimenti con biglie bersaglio di massa m differenti, e con biglie incidenti con velocità vi differenti, e riportando su grafico i dati, si verifica infatti che: k = v/m e cioè: v = (vi/m) m incid mv = mi vi Avevamo anche preannunciato che trascurare la «velocità residua» della biglia incidente dopo l’urto, non sempre è corretto. Vedremo meglio il perché nella prossima lezione
P0 = m2 v2 = m1 v1 PCM = P0 = ( m1 +m2 )vCM Alla luce di quanto abbiamo imparato sul centro di massa, è interessante descrivere il moto del centro di massa dell’esperimento fatto: Infatti, abbiamo visto che: Il centro di massa di un sistema di particelle si muove come se tutta la massa del sistema fosse concentrata in quel punto. Abbiamo appena visto che in questo sistema, all’inizio la quantità di moto è tutta nella biglia 1 e alla fine è tutta nella biglia 2, per cui : P0 = m2 v2 = m1 v1 Per il centro ci massa, in accordo con quanto abbiamo imparato scriveremo: PCM = P0 = ( m1 +m2 )vCM
PCM = P0 = ( m1 +m2 )vCM P0 = m2 v2 = m1 v1 m1 v1 = ( m1 +m2 )vCM Abbiamo quindi: PCM = P0 = ( m1 +m2 )vCM P0 = m2 v2 = m1 v1 m1 v1 = ( m1 +m2 )vCM m2 v2 = ( m1 +m2 )vCM vCM = m1 v1 / ( m1 +m2 ) = m2 v2 / ( m1 +m2 )
RIASSUMIAMO COSA ABBIAMO IMPARATO SULLE LEGGI DI CONSERVAZIONE La quantità di moto è un vettore. La legge della conservazione della quantità di moto ci fornisce quindi tre equazioni scalari: una per ciascuna coordinata L’energia invece è uno scalare: La legge di conservazione dell’energia ci fornisce soltanto una equazione scalare.
Esempio -1 Individuare il centro di massa di un sistema di tre particelle di massa m1 = 1kg, m2 = 2 kg, e m3 = 3kg, poste ai vertici di un triangolo equilatero con lato = 1m y m3 m2 m1 x
x1 = 0 y1 = 0 xCM = ( ∑mi xi ) / ( ∑mi ) = x2 = 1 y2 = 0 Avendo posizionato il triangolo sul piano x-y come in figura, risulta: x1 = 0 y1 = 0 x2 = 1 y2 = 0 x3 = ½ y3 = ½ √3 xCM = ( ∑mi xi ) / ( ∑mi ) = = 1 x 0 + 2 x 1 + 3 x ½ / (1+2+3) =3,5 / 6 yCM = ( ∑mi yi ) / ( ∑mi ) = = 1 x 0 + 2 x 0 + 3 x ½ √3/ (1+2+3) = 2,6 / 6 y m3 m2 m1
Esempio 2 Sulle tre particelle localizzate come in figura agiscono le tre forze indicate y 16 nt m2 4 kg 6 nt m1 8 kg CM -3 -2 -1 1 2 x -2 -1 1 2 3 4 m3 4 kg 14 nt Quesito: Trovare l’accelerazione del centro di massa del sistema
xCM = ( ∑mi xi ) / ( ∑mi ) = (8 x 4 + 4 x (-2) + 4 x 1) / 16 = 28/16 yCM= ( ∑mi yi ) / ( ∑mi ) = (8 x 1 + 4 x 2 + 4 x (-3)) / 16 = 4 / 16 yCM = 1/4 m
La risultante delle forze ha pertanto modulo: Determiniamo adesso la risultante delle forze agenti sul sistema: Fx = 0 – 6 nt + 14 nt = 8nt Fy = 16nt + 0 + 0 = 16 nt La risultante delle forze ha pertanto modulo: F = (Fx2 + Fy2) ½ = (82 + 162) ½ = 18 nt E forma con l’asse x un angolo θ dato da θ = arctan (16nt/8 nt) = arctan (2) = 63°
L’accelerazione del centro di massa sarà quindi a = F / Mtot = 18 nt / 16 kg = 1,1 m/s2 e formerà con l’asse x lo stesso angolo di 63 gradi
Esempio -3 Consideriamo due blocchi A e B, di massa mA e mB, uniti da una molla a riposo, su un piano orizzontale privo di attrito. Allontaniamo i blocchi, tendendo la molla e quindi lasciamoli liberi. Descrivere il moto che ne segue.
Ma quali considerazioni fisiche possiamo fare ? OK, qualitativamente sappiamo già che tipo di moto ci aspettiamo: Ma quali considerazioni fisiche possiamo fare ?
Il sistema è isolato Non agiscono forze esterne su di esso Le uniche forze presenti sono quelle interne generate dalla molla che si annullano a vicenda Applichiamo la legge di conservazione della quantità di moto: la quantità di moto di un sistema isolato si conserva Quando abbondoniamo i due blocchi, risulta P = 0 Quindi deve essere P=0 in ogni istante successivo Questo certamente è possibile anche se i due blocchi si muovono: la quantità di moto è una grandezza vettoriale. Quindi se in un dato istante uno dei due blocchi avrà una quantità di moto positiva, l’altro l’avrà negativa. P = 0 = mAvA + mBvB mBvB = − mAvA vA = −(mB / mA) vB
KA = ½ mAvA2 che possiamo scrivere come: (mAvA)2 / 2mA Quindi: le velocità sono sempre di segno opposto e con il rapporto fra i moduli inverso al rapporto fra le masse L’energia cinetica di A vale: KA = ½ mAvA2 che possiamo scrivere come: (mAvA)2 / 2mA Analogamente: KB = ½ mBvB2 che possiamo scrivere come: (mBvB)2 / 2mB Da cui, poiché : (mAvA)2 = (mBvB)2 risulta: KA / KB = mB / mA Cioè le energie cinetiche sono inversamente proporzionali alle rispettive masse Poiché l’energia meccanica si conserva, i blocchi continueranno a oscillare scambiando continuamente energia cinetica e energia potenziale.
Esempio -4 Consideriamo il caso di una palla lanciata in aria e poi afferrata al rientro a terra. A scopo esemplificativo, assumeremo che l’agente che lancia la palla, essendo ancorato a terra faccia parte della terra. Considereremo anche trascurabile l’attrito dell’aria. Il sistema in esame in sostanza è il sistema terra- palla. Le forze in gioco fra i due elementi del sistema, e cioè la terra e la palla, sono solo forze interne. Definiremo un sistema di riferimento in cui la terra è inizialmente ferma, e rispetto al quale, al momento del lancio, subirà un contraccolpo.
pT-P = 0 = pT + pP 0 = mT vT + mP vP mT vT = − mP vP Inizialmente, la quantità di moto del sistema terra-palla pT-P è nulla, e poiché non vi sono forze esterne che agiscono sul sistema, resterà sempre nulla. Quindi in qualsiasi istante successivo: pT-P = 0 = pT + pP 0 = mT vT + mP vP mT vT = − mP vP Quindi, quando la palla si allontana la terra retrocede e quando la palla si riavvicina, la terra va in contro alla palla. Il rapporto dei moduli delle velocità è inverso rispetto al rapporto fra le masse, il che ci dimostra che trascurare l’effetto del moto della Terra è lecito, essendo questo rapporto pari a circa 10−24 !
Esempio -5 Il caso della cinghia convettrice, in cui del materiale viene continuamente versato su una cinghia scorrevole come in figura TROVARE LA FORZA NECESSARIA PER FARE SCORRERE LA CINGHIA A VELOCITA’ COSTANTE
F = d/dt [ (m+M) v ] = (m+M) dv/dt + v d/dt (m+M) Indichiamo con m la massa del materiale sulla cinghia e M la massa della cinghia. La quantità di moto del sistema (cinghia + materiale sulla cinghia) sarà: P = (m + M) v e la forza che cerchiamo è F = dP/dt Cioè: F = d/dt [ (m+M) v ] = (m+M) dv/dt + v d/dt (m+M) = (m+M) dv/dt + v dm/dt + v dM/dt Poiché M e v sono costanti l’equazione si riduce a: F = v dm/dt