Le ragioni del migrare Diritto dei Migranti Scienze delle Politiche e dei servizi sociali a.a. 2017/2018
Chi è il migrante? Migrare testualmente significa lasciare, anche solo temporaneamente, il luogo di origine (in cui si è residenti o di cui si ha la cittadinanza) in cerca di condizioni migliori. Perché si migra? I migranti economici lasciano il loro paese «volontariamente» per trasferirsi, temporaneamente o definitivamente, in un altro Paese alla ricerca di migliori condizioni di vita e di lavoro. I migranti politici (i rifugiati) non si spostano per libera scelta ma sono costretti ad abbandonare il proprio Paese per sfuggire a gravi persecuzioni, violenze e rischio di morte. Spostarsi non è una libera scelta ma è conseguenza della mancanza di ogni scelta.
Glossario Il migrante (economico) è colui che, sulla base di una scelta volontaria, lascia il proprio Paese di origine o di residenza per stabilirsi, temporaneamente o permanentemente, in un altro Stato per lavoro, studio, ricongiungimento familiare, cure mediche etc. Il richiedente asilo (o protezione internazionale) è chi chiede la protezione ad un Paese diverso da quello di origine ed è in attesa del riconoscimento di uno degli status di protezione internazionale [(rifugiati, titolari di protezione internazionale, beneficiari di protezione temporanea); protezione umanitaria e altre forme «nazionali di protezione». Il rifugiato è colui al quale è stata riconosciuta una qualche forma di protezione internazionale dallo Stato al quale ha inoltrato la sua richiesta.
Le distinzioni Le due figure (migranti economici e migranti politici) sono disciplinate, dal punto di vita giuridico, in maniera assai diversa così come diversi sono i quadri normativi di riferimento. In entrambi i casi, però, si tratta di complessi normativi assai articolati e multilivello (livello internazionale, livello europeo, livello nazionale). In via teorica, mentre gli Stati sono tendenzialmente liberi di scegliere se, come, quando e quanti stranieri ammettere sul proprio territorio per motivi economici, gli stessi Stati sono vincolati dal diritto internazionale a fare «entrare» qualunque straniero faccia domanda di protezione internazionale.
La pratica validità della distinzione La distinzione viene sempre più usata, nel discorso pubblico italiano ed europeo, non dal punto di vista giuridico o analitico ma per differenziare tra migranti «meritevoli» e migranti «non meritevoli». I primi da accogliere, i secondi da respingere. In realtà, negli attuali flussi migratori diretti in Europa non è possibile distinguere nettamente le migrazioni politiche da quelle economiche. Non c’è quasi mai un solo fattore che porta gli individui o i gruppi ad emigrare. C’è sempre un insieme complesso di concause e chi migra può essere contemporaneamente alla ricerca di lavoro e del riconoscimento dello status di rifugiato. Libia pre 2011 e post 2011 (lavoratori subsahariani che improvvisamente diventano profughi in fuga da una guerra); i curdi in Germania (migranti economici fino agli anni Novanta e poi richiedenti asilo).
… continua Si può fuggire da un conflitto o da una persecuzione e dover lavorare durante il lungo e (spesso) tormentato viaggio in Europa. Si può partire per cercare lavoro e dover subìre, lungo il percorso migratorio, vessazioni, stupri, torture, detenzioni arbitrarie, trattamenti inumani (ancora una volta, si veda il caso libico). Spesso si è oppressi e poveri e chi parte e giunge a «destinazione» avrà comunque bisogno di lavorare per sostenere la famiglia di provenienza. In situazione di crisi economica persistente, con economie fragili, disoccupazione e precarietà, i richiedenti protezione internazionali, i rifugiati e i titolari di altre forme di protezione vivono terribili condizioni di sfruttamento e di ricattabilità. http://espresso.repubblica.it/inchieste/2017/09/22/news/chiedevamo-protezione-ora-siamo-schiavi- 1.310602
Quid iuris? Tanto la normativa internazionale che sovranazionale e nazionale prevedono importanti strumenti di tutela nei riguardi di chi è sottoposto a «condizioni lavorative di particolare sfruttamento» (condizioni che cioè incidono sulla salute e sulla sicurezza dei lavoratori ed è contraria alla dignità umana Direttiva 2009/52/CE) - Soggiorno per motivi di protezione sociale (art. 18 T.U.I)
Rifugiati e migranti economici: le strategie Per quanto gli Stati siano vincolati dalle normative internazionali e sovranazionali, spesso e specie ultimamente gli Stati europei adottano strategie assai diverse. Esempio. In Svezia nel 2007 dei 18.559 iracheni che hanno fatto domanda di asilo l’82% è stato riconosciuto come rifugiato; dei 5474 iracheni che lo hanno chiesto in Grecia lo ha ottenuto lo 0%.
Alcuni dati assai interessanti Il maggior numero di rifugiati è accolto da Paesi extraeuropei. A fine 2016, il numero totale dei rifugiati è 17,2 milioni (1 mil. In più rispetto al 2015) e i principali Paesi di accoglienza sono: Turchia, Pakistan, Libano, Iran, Uganda, Etiopia, Giordania, Germania, Repubblica del Congo e Kenia. I dati dell’UNHCR parlano di 22.5 miloni di rifugiati più della metà dei quali di età inferiore ai 18 anni. In Europa nel 2016 si contano 5,2 milioni di rifugiati (+18% rispetto al 2015, +68% rispetto al 2014). Però occorre scomputare i rifugiati presenti in Turchia e quindi il numero si riduce ulteriormente e cioè a 2,3 milioni. Tale ultima cifra è inferiore a quella registrata in Africa (più di 5 milioni di rifugiati), Asia (3,5 milioni), Medio Oriente-Nord Africa 82,7 milioni).
…continua I paesi europei con maggior numero di rifugiati sono: Svezia (230.164; 23,4 per 1000 ab.); Malta (7948; 18,3%); Norvegia (59.522; 11,4%), Austria (93250; 10,7); Cipro (8484; 10,0); Svizzera (82681; 9,9); Germania (669482; 8,1); Olanda (101744; 6,0); Danimarca (33.507; 5,9) Francia (304.546; 4,6); Serbia, Belgio, Lussemburgo e Finlandia si aggirano intorno al 3, 3. Le ultime tre posizioni sono occupate da: Italia (147.370; 2,4) Grecia (21.484; 2,0) Regno Unito (118.995; 1,8).
…continua La Germania raddoppia in un anno (politica delle porte aperte della Cancelliera Angela Merkel nei riguardi specie dei siriani). Quanto alle richieste di asilo, sono state 1.259.955 nel 2016 con in prima posizione la Germania (745.155), poi Austria, Grecia, Malta, Lussemburgo, Cipro, Ungheria, Svezia, Bulgaria e Italia (decima posizione con 122-960 domande). I paesi del Nord Europa hanno accolto meno domande rispetto all’anno precedente (-82% in Svezia e Finlandia), è aumentato il numero delle richieste in Grecia dove in realtà sono rimaste bloccate molte persone dopo la chiusura della cd rotta balcanica e Italia (+47%) che per necessità è divenuta terra non di sosta oltre che di transito. I principali paesi di origine delle persone che hanno fatto domanda di asilo in Europa nel 2016 sono: Siria, Afghanistan, Iraq, Pakistan, Nigeria, Iran, Eritrea, Albania, Russia e Somalia. In aumento le domande di persone provenienti da paesi subsahariani.
E in Italia? Nel 2013 i richiedenti sono stati 26.620, nel 2014 sono stati 63456, nel 2015 sono stati 83,970; nel 2016 sono stati 123.600 (+47%). Principali nazionalità nel 2014: Nigeria, Mali, Gambia, Pakistan, Senegal, Bangladesh, Afghanistan, Ghana, Ucraina, Costa d’Avorio. Tra il 2015 e il 2016 restano più o meno invariate tranne una presenza più importante di eritrei e di cittadini della Guinea e Camerun.
Esiti delle richieste 2013 2014 2015 2016 2017 (agosto) rifugiati 13% 10% 5% 7% sussidiaria 24% 23% 14% 6% umanitaria 28% 22% 21% 27% diniego 39% 58% 60% Altri esiti 0% 18 Totale esaminati 23.634 36.270 123.600 91.102
L’altra faccia della medaglia Negli ultimi venti anni, i flussi migratori hanno rappresentato il principale fattore di crescita della popolazione residente (con un saldo migratorio positivo) contribuendo a modificare la popolazione residente (qualitativamente e quantitativamente). Negli ultimi anni (dati relativi al 2016, ISTAT), le immigrazioni si sono comunque ridotte mentre sono aumentate in maniera significativa, passando da 82.000 a 147.000. Nel 2015 la popolazione residente è diminuita di 130.000 unità. In misura ridotta rispetto al passato, l’apporto della componente straniera della popolazione contribuisce alla differenza tra nascite decessi. Gli italiani sono tornati ad emigrare. Le loro mete preferite? Regno Unito e Germania, Svizzera e Francia. Il Regno Unito resta la meta preferita degli emigranti italiani laureati. A livello di mobilità interna, la Calabria ha il peggior saldo negativo (-3,2%).