Ne uccise più la peste o la fame?
Nel Trecento l`Europa attraversò una grave crisi, che si sentì fino verso la metà del Quattrocento. La crisi riguardò in particolare i settori fondamentali dell`economia e provocò una diminuzione della popolazione.
La peste nera fa strage in tutta europa In passato gli storici attribuivano il calo demografico del Trecento alla tremenda pestilenza, conosciuta come peste nera. Tra il 1347 e il 1350 uccise un terzo della popolazione europea. Studi recenti hanno dimostrato che la popolazione aveva cominciato a diminuire prima della diffusione della peste, e il calo continuò anche nella seconda metà del XIV secolo. Possiamo quindi dire che la peste nera peggiorò la crisi demografica che era gia incominciata per altre cause e che non finì quando finì l`epidemia.
Troppe bocche da sfamare Una causa del calo demografico potrebbe essere stato quello che cerano troppe persone da sfamare in confronto a quanto si produceva. La conseguenza della sovrapopolazione fu il moltiplicarsi delle carestie.
Il clima peggiora e la produzione agricola diminuisce Un`altra causa delle numerose carestie fu il peggioramento climatico: fu un secolo più freddo e piovoso dei precedenti. Il peggioramento climatico, riducendo la produzione agricola, accelerò e aggravò i problemi causati dalla sovrappopolazione. Le carestie del Trecento ebbero effetti drammatici sulla popolazione. I prezzi salirono e molte persone morirono di fame o s`indebolirono senza avere più difese contro le malattie. Con il diminuire della popolazione si sarebbe dovuto ricreare un equilibrio fra quanto si produceva e quanti abitanti cerano. Quasto non sucesse perchè con la peste molti campi sono rimasti incolti e molte attività produttive si fermarono. Quindi la situazione di crisi non cessò ma diventò sempre più grave.
Possiamo quindi affermare che la peste, la sovrappopolazione e il cambiamento climatico furono tutte cause che, intrecciandosi, determinarono la crisi del XIV secolo.
LORENZO CONTE, THOMAS GRANAI E GEREMIA CALONI A cura di: LORENZO CONTE, THOMAS GRANAI E GEREMIA CALONI