L’architettura barroca

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Transcript della presentazione:

L’architettura barroca

Bernini, Piazza e colonnato di San Pietro, Roma, 1657.

San Pietro, Roma (Michelangelo, Maderna, Bernini)

L’interno della chiesa di San Pietro, Baldacchino (Ciborio) di Bernini, 1624-33, Roma

Nella cultura contemporanea... Young Pope di Paolo Sorentino

Bernini, Scala Regia, 1663-66, Roma

La scenografica rampa di scale collega la basilica al Palazzo Apostolico nella città del Vaticano. A costruirla fu Antonio Sangallo il Giovane all’inizio del XVI secolo, ma fra 1663 e il 1666 Gian Lorenzo Bernini la sottopose a notevoli modifiche. Grazie a un sapiente gioco di luci e proporzioni fra le colonne e la volta a botte, la scalinata offre agli occhi del visitatore un’impressione di particolare profondità. Sull’arco che introduce la Scala lo stemma di papa Alessandro VII è affiancato da due angeli, mentre alla base è collocata la statua equestre dell’imperatore Costantino.

Giacomo Vignola, Il Gesù, 1568, Roma

Borromini, San Carlo ale Quattre Fontane, 1665-67, Roma

La chiesa di San Carlo alle Quattro Fontane, detta San Carlino per le sue piccole dimensioni, è la prima importante commissione di Borromini come architetto indipendente. I lavori, iniziati nel 1635, a causa dele ridotte risorse finanziarie, si conclusero nel 1667. Per la chiesa di San Carlo alle Quattro Fontane, Borromini scelse una forma ellittica, frutto della combinazione tra uno schema longitudinale e una croce greca, per adeguarsi alle dimensioni ridotte dell’area su cui sorgeva la chiesa.

La facciata – La facciata richiama il movimento dell’interno: alla parete centrale di forma convessa si contrappongono due ali laterali leggermente concave. Il cornicione marcapiano e la cornice alla sommità della facciata sottolineano l’andamento della superficie. Borromini studiò anche gli elementi decorativi: colonne corinzie, nicchie, sculture e altre membrature architettoniche generano effetti di colore e luce. L’interno – Il perimetro irregolare della pianta si riflette sulla struttura delle pareti in cui l’alternanza di pieni e di vuoti è fortemente suggestiva. Le colonne incassate nelle mura della chiesa accentuano il dinamismo delle superfici e il chiaroscuro, rendendo lo spazio avvolgente e mosso.

Borromini, San Carlo alle Qauttre Fontane (la cupola, interno), Roma

Borromini, Sant’Ivo alla Sapienza, 1642-1650, Roma

Borromini, Sant’Ivo alla Sapienza, pianta, 1642-1650, Roma

Sant’Ivo alla Sapienza, esterno

La chiesa fu commissionata dal cardinale Barberini nel cortile del palazzo della Sapienza; inizialmente fungeva da cappella dell'università.  Il palazzo ed il cortile erano preesistenti, realizzati da Giacomo della Porta, per questo il Borromini aveva a disposizione uno spazio a forma quadrata; disegnò quindi una stella a sei punte per occupare tutta la superficie e aggiunse o tolse a questa forma spazi circolari per dar vita a forme simboliche. Il risultato che ne scaturì è una pianta centrale con tre triangoli intersecati che disegnano una stella a sei punte, mentre delle linee orizzontali dividono la parete sottolineando gli angoli concavi o convessi della chiesa. Il triangolo simboleggia la trinità, ed è la figura di partenza, che però, combinata con un altro triangolo rovesciato e sovrastato da una volta con cuspide, forma un'ape; elemento araldico nello stemma della famiglia Barberini, ma anche simbolo di carità e prudenza. Il progetto di Borromini non segue una linea sola, infatti il gotico ed classico si fondono insieme e vi potrete riconoscere riferimenti sul Duomo di Milano, ma anche la Torre di Babele ed il faro di Alessandria.  La dedica al Santo bretone deriva da una volontà degli avvocati concistoriali, i quali, avendone patrocinato la costruzione, vollero che fosse dedicata al loro protettore.  La chiesa venne chiusa nel 1870 quando fu ridotta a magazzino della biblioteca Alessandrina; venne riaperta e nuovamente consacrata nel 1926. 

Borromini, Scala elicoidale, Palazzo Barberini, Roma

La scala, progettata da Francesco Borromini, serve l’ala sud del palazzo, ed è complementare a quella del Bernini, secondo un principio non solo estetico, ma anche distributivo e funzionale. Accessibile dal porticato esterno, conduceva agli ambienti del cardinale Francesco Barberini ed era destinata a una circolazione più privata. È elicoidale, quindi segue il principio dell’avvitamento attorno a un’asse di rotazione, ed è a pianta ovale, ovvero presenta uno schiacciamento in senso longitudinale, consentendo una salita più agevole rispetto alle scale a pianta circolare. Tale modello è codificato nella trattatistica cinquecentesca dal Vignola, da Sebastiano Serlio e Andrea Palladio. Ogni girata è composta da 12 colonne doriche binate, il cui capitello è decorato con piccole api (simbolo araldico della famiglia). L’asse maggiore misura 9,40 m, l’asse minore 7,85 m. La luce entra dall’oculo in cima e dalle finestre della facciata. Nel progetto iniziale la scala terminava con una rampa libera, poi viene in seguito sopraelevata rispetto all’ultimo piano del palazzo per ospitare la ricca biblioteca del cardinale Francesco, oggi trasferita in Vaticano. Le strutture spiraliformi, con tutti i problemi di progettazione che ne derivano, sono particolarmente congeniali allo spirito eccentrico di Borromini, che le ripropone in numerosi disegni e in dettagli architettonici di altre opere.

Trompe l’oleil/ l'Inganno dell'occhio Borromini, Palazzo Spada, XVII, Roma

Guarino Guarini, Palazzo Carignano, 1679-1685, Torino

Guarino Guarini, Cappella della Sacra Sindone o Cappella del Guarini (la cupola), XVII, Torino

Guarino Guarini, Cappella della Sacra Sindone o  Cappella del Guarini (la cupola), XVII, Torino

Guarino Guarini, Cappella della Sacra Sindone o Cappella del Guarini (la cupola), XVII, Torino