La Vergine delle Rocce
Vergine delle Rocce (Louvre) La Vergine delle Rocce è un dipinto di Leonardo da Vinci, se non la prima opera commissionata durante la sua permanenza a Milano. L’incarico gli fu assegnato della Confraternita dell’Immacolata Concezione di Maria, nel 1483, richiedendo un polittico da porre nella chiesa di San Francesco Grande. Vergine delle Rocce (Louvre)
Vergine delle Rocce (London) Ciò che caratterizza questa opera è che ne esiste un’altra, ma non una semplice copia o un falso, bensì un altro dipinto originale. Infatti questi due capolavori sono oggi conservati uno al Louvre di Parigi (1483-1486) e uno alla National Gallery, a Londra (1492-1508). Solo la pala venne rifatta 2 volte, mentre i due pannelli laterali fatti da i fratelli De’ Predis sono conservati a Londra. Vergine delle Rocce (London)
La storia e le cause del perché ci siano 2 dipinti simili, si possono riassumere in breve sulla base di una diatriba sul guadagno netto tra Leonardo e i confratelli. Da Vinci riteneva che l’opera avesse un prezzo molto più alto (circa 100 scudi in più). D’altro canto la confraternita riteneva l’opera incompiuta, in quanto non soddisfaceva i canoni richiesti (con la Madonna tra angeli, profeti e Dio Padre). Si pensa che Leonardo decise così di vendere la prima tavola (traendo anche un consistente profitto). Nel 1506 dopo molti anni di dispute sul profitto (circa 23 anni), il tribunale milanese dichiarò sia che l’opera era incompiuta, sia che i confratelli dovessero aggiungere un ulteriore somma di circa 50 scudi. Quindi il dipinto consegnato fu uno fatto successivamente, ovvero il secondo.
La versione francese: Questa versione è sicuramente la più affascinate, dove è rappresentato l’incontro, narrato nei Vangeli apocrifi, tra san Giovanni Battista in tenera età (a sinistra) e il piccolo Gesù dopo la fuga in Egitto (a destra). La presenza della Madonna e di Gesù Bambino va a simboleggiare l’immacolata concezione, ovvero il principio cardine della stessa confraternita che aveva commissionato il lavoro. Un altro valore simbolico molto rilevante sta nell’angelo che, guardando all’osservatore, indica Giovanni Battista nell’atto di prostrarsi. Questo va a ricordare il gesto del battesimo, nel successivo incontro tra il Cristo e il Battista.
Un altro elemento innovativo portato dall’autore sta nell’atmosfera della grotta e la fusione quasi completa dei personaggi con la composizione naturalistica. Anche in questo dipinto troviamo una rarefazione dell’aria sullo sfondo più lontano, mentre è più chiaro e illuminato in primo piano. Inoltre, studiano i giochi di ombre delle figure, notiamo che alla sinistra del quadro abbiamo una fonte luce. Forse scelta in base alla collocazione del polittico.
La versione londinese: Questa seconda tavola ha un aspetto molto più monumentale rispetto alla prima, inoltre le figure rappresentate sono, in proporzione leggermente più grandi e ciò le fa risaltare maggiormente. Per quanto riguarda la tecnica si può osservare che i colori sono più freddi e luminosi, dovuti anche ad un chiaroscuro più marcato. Ci sono anche delle differenze iconografiche: per esempio il gesto dell’angelo di indicare il Battista è stato rimosso e il suo sguardo non è più rivolto al visitatore. Cambiano anche dei tipi di piante a sinistra, in primo piano. Le aureole e il bastone con la croce di san Giovanni furono fatte posteriormente, intorno alla metà del XVII secolo.