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PELLEGRINAGGIO A MEDJUGORJE Parrocchia Mater Ecclesiae di Campobasso 17 – 23 luglio 2017
Conoscere i misteri del regno dei cieli di P. Pierangelo Casella
Ogni volta che si contempla un bel paesaggio si rimane stupiti per la bellezza che comunica. Così nel vedere un’alba o un tramonto si desidera accompagnare i giochi di luce che schiariscono o oscurano il panorama che ci circonda. Ma anche guardare con attenzione la natura in cui siamo immersi, non si finisce mai di meravigliarci della vita che sa sprigionare in ogni dettaglio e nel suo insieme.
Queste meraviglie della natura sono davanti a tutti e ci accompagnano quotidianamente. Ma forse, per la loro presenza abituale, non siamo capaci di cogliere il messaggio profondo che sempre suscitano. Vedere queste meraviglie e non saperne cogliere il significato, ci priva di una visione che sappia abbracciare tutta la nostra vita rivelandone il mistero.
Nel leggere il Vangelo, sorprende come Gesù parla alle folle con parabole e dopo averle raccontate termina con un’affermazione che fa pensare: “Chi ha orecchi, ascolti”.
Le parabole sono racconti semplici tratti dalla vita sia della natura che delle persone, sono quindi cose che tutti possono costatare e vedere, ma perché Gesù aggiunge poi “chi ha orecchi, ascolti?”.
È la domanda che gli stessi apostoli pongono a Gesù dopo aver anche loro ascoltato le parabole. “Gli si avvicinarono allora i discepoli e gli dissero: «Perché a loro parli con parabole?». Egli rispose loro: «Perché a voi è dato conoscere i misteri del regno dei cieli, ma a loro non è dato. Infatti a colui che ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a colui che non ha, sarà tolto anche quello che ha. Per questo a loro parlo con parabole: perché guardando non vedono, udendo non ascoltano e non comprendono.
Così si compie per loro la profezia di Isaìa che dice: “Udrete, sì, ma non comprenderete, guarderete, sì, ma non vedrete. Perché il cuore di questo popolo è diventato insensibile, sono diventati duri di orecchi e hanno chiuso gli occhi, perché non vedano con gli occhi, non ascoltino con gli orecchi e non comprendano con il cuore e non si convertano e io li guarisca!” (Mt 13, 10-15).
Il vedere e ascoltare trova la sua radice nel cuore, perché è il cuore che dona agli occhi e agli orecchi l’apertura per accogliere la verità che esse comunicano e quindi entrare nel progetto di Dio che vuole che tutti giungano alla conoscenza della verità e ottengano così la salvezza che Dio vuole donare a tutti.
Ecco perché Gesù aggiunge subito dopo: “Beati invece i vostri occhi perché vedono e i vostri orecchi perché ascoltano. In verità io vi dico: molti profeti e molti giusti hanno desiderato vedere ciò che voi guardate, ma non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, ma non lo ascoltarono!” (Mt 13, 16-17).
Gli occhi che vedono e gli orecchi che ascoltano sono proprio del discepolo che si mette alla scuola di Gesù e la pienezza del vedere e ascoltare è proprio dato dalla presenza di Gesù, dal compimento di quanto Dio aveva promesso ai profeti e ai giusti che lo attendevano.
Leggere allora la Bibbia diventa una “Lectio divina” – ossia una lettura orante – perché il cuore che si apre è capace di cogliere anche il senso profondo che tutto il creato annuncia:
“I cieli narrano la gloria di Dio, l'opera delle sue mani annuncia il firmamento. Il giorno al giorno ne affida il racconto e la notte alla notte ne trasmette notizia.
Senza linguaggio, senza parole, senza che si oda la loro voce, per tutta la terra si diffonde il loro annuncio e ai confini del mondo il loro messaggio.” (Sal 19, 2-5)
Non solo il creato annuncia la gloria di Dio, ma ne esprime anche la forza che la realizza:
“Come la pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi ritornano senza avere irrigato la terra, senza averla fecondata e fatta germogliare, perché dia il seme a chi semina e il pane a chi mangia, così sarà della mia parola uscita dalla mia bocca: non ritornerà a me senza effetto, senza aver operato ciò che desidero e senza aver compiuto ciò per cui l’ho mandata” (Isaia 55, 10-11)
Gli occhi del credente non si fermano a vedere solo quanto il frutto del creato produce per la sua vita su questa terra, ma è capace di andare oltre e scorgere la mano di Dio che si dispiega per essere provvidenza verso tutti gli uomini, affinché possano accogliere un cibo più vero, un cibo di vita eterna. Allora il cuore del credente vede tutto in relazione al Padre celeste che ha cura dei suoi figli e li guida alla pienezza di vita.
“Tu visiti la terra e la disseti, la ricolmi di ricchezze “Tu visiti la terra e la disseti, la ricolmi di ricchezze. Il fiume di Dio è gonfio di acque; tu prepari il frumento per gli uomini.
Così prepari la terra: ne irrìghi i solchi, ne spiani le zolle, la bagni con le piogge e benedici i suoi germogli.
Coroni l’anno con i tuoi benefici, i tuoi solchi stillano abbondanza Coroni l’anno con i tuoi benefici, i tuoi solchi stillano abbondanza. Stillano i pascoli del deserto e le colline si cingono di esultanza.
I prati si coprono di greggi, le valli si ammantano di messi: gridano e cantano di gioia! (Salmo 64, 10-14)
Gesù che spiega le parabole ai discepoli è l’amore visibile del Padre che si china sui suoi figli e li prende per mano, per aiutarli a comprendere come l’amore con cui li circonda si sta realizzando con la presenza del Figlio amato. Ascoltarlo e seguirlo diventa allora la capacità propria dei piccoli che si affidano totalmente a Dio che in Gesù ci rivela tutto il suo amore, i misteri del regno di Dio, la vita e l’amore di Dio stesso.
Così Paolo, proprio perché si è fatto piccolo e si è messo alla scuola di Gesù, è capace di porgere anche a noi quanto il Padre gli ha rivelato: “La creazione infatti è stata sottoposta alla caducità – non per sua volontà, ma per volontà di colui che l’ha sottoposta – nella speranza che anche la stessa creazione sarà liberata dalla schiavitù della corruzione per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio.
Sappiamo infatti che tutta insieme la creazione geme e soffre le doglie del parto fino ad oggi. Non solo, ma anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando l’adozione a figli, la redenzione del nostro corpo” (Romani 8, 20-23).
Saper leggere quanto viviamo diventa allora fondamentale per scoprire l’amore di Dio e accoglierlo nella nostra vita. Venire in pellegrinaggio a Medjugorje è entrare anche noi tra i piccoli per i quali Gesù rende lode al Padre perché ci manifesta i misteri del regno dei cieli.
Osservando come le persone che si recavano alla statua di Cristo risorto, avevo notato come un gruppo di pellegrini Coreani salivano uno alla volta la pedana per venerare Cristo baciandogli i piedi e accarezzando con la mano il ginocchio che gronda acqua.
Venuto il turno di una bambina, dopo essere salita sulla pedana, rimase incerta su cosa fare, allora la madre salì con lei, le prese la mano e l’aiutò ad accarezzare il ginocchio del Cristo risorto.
Mi è rimasta impressa questa scena come fosse un segno per ognuno che si reca a Medjugorje: Maria stessa che si prende cura di ogni suo figlio, gli prende la mano perché il suo cuore si apra ad accogliere l’amore di Dio e lo possa seguire. Se Maria fa questo per tutti coloro che si recano a Medjugorje è perché ognuno di loro, tornato a casa, lo possa fare con ogni altra persona che ha bisogno di una mano amica che l’aiuti a riconoscere l’amore del Signore e seguirlo.
Anche noi vogliamo accogliere quanto Maria ha detto il 25 luglio 2017: “Cari figli! Siate preghiera e riflesso dell’amore di Dio per tutti coloro che sono lontani da Dio e dai comandamenti di Dio.
Figlioli, siate fedeli e decisi nella conversione e lavorate su voi stessi affinché la santità della vita sia per voi veritiera. Esortatevi al bene attraverso la preghiera affinché la vostra vita sulla terra sia più piacevole. Grazie per aver risposto alla mia chiamata”
AVE MARIA