La missione di discepoli e discepole prolunga ed estende quella di Gesú: annunciare la buona notizia del regno di Dio a un popolo indebolito dalla delusione,

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Transcript della presentazione:

La missione di discepoli e discepole prolunga ed estende quella di Gesú: annunciare la buona notizia del regno di Dio a un popolo indebolito dalla delusione, dalla sofferenza, dall’assenza di prospettive. Gustavo Gutiérrez Testo: Luca 7, 11-17. Domenica 10 Tempo Ordinario –C- Comementi e presentazione: Asun Gutiérrez Cabriada. Musica: Veracini. Suonata 3. Largo. UFFICIO DI COLLOCAMENTO

Poco dopo egli si avviò verso una città chiamata Nain, e i suoi discepoli e una gran folla andavano con lui. Quando fu vicino alla porta della città, ecco che si portava alla sepoltura un morto, figlio unico di sua madre, che era vedova; e molta gente della città era con lei. Il fatto succede a Naín, un paese agricolo, al sud della Galilea, vicino a Nazaret. E’ in continuità con la guarigione del servo del centurione. La situazione è realmente drammatica. Una vedova che perde il suo unico figlio appare come una persona senza sicurezza alcuna, senza presente, senza futuro.

Il Signore, vedutala, ebbe pietà di lei e le disse: «Non piangere!» L’Evangelista racconta i sentimenti di Gesù e il suo modo di agire: egli osserva e comprende la situazione, si lascia commuovere in profondità, parla alla donna. La compassione è un tratto caratteristico di Gesù, ed è il suo modo di avvicinare le persone Compassione che non significa disprezzo, ma condividere e fare proprie le gioie, le sofferenze, i sogni..., degli altri. Compatire e solidarizzare. E’ grande missione cercare di alleviare i motivi che fanno piangere le persone, procurare che le persone che ci avvicinano siano felici, comunicare gioia in ogni situazione. Come fa Gesú.

«Ragazzo, dico a te, àlzati!» E, avvicinatosi, toccò la bara; i portatori si fermarono, ed egli disse: «Ragazzo, dico a te, àlzati!» Il morto si alzò e si mise seduto, e cominciò a parlare. E Gesù lo restituì a sua madre. Nel caso del centurione, Gesú è disposto a infrangere la legge e a restare contaminato entrando nella casa di un pagano. Adesso tocca la portantina che porta un corpo morto, il che suppone trasgredire la legge e restare impuro. Davanti alla sofferenza e al bisogno delle persone, Gesú non tiene conto di alcun tipo di norma e di legge, agisce mosso dalla compassione e dalla bontà. Si commuove; si avvicina; si compromette, parla, tocca. Gesú restituisce la vita al figlio e alla madre. Una donna senza una persona che la proteggesse era come “sepolta viva”. Le situazioni di sofferenza, di ingiustizia... mi commuovono?, in che direzione mi impegnano?

Tutti furono presi da timore, e glorificavano Dio, dicendo: «Un grande profeta è sorto tra di noi»; e: «Dio ha visitato il suo popolo». E questo dire intorno a Gesù si divulgò per tutta la Giudea e per tutto il paese intorno. Nell’episodio di Naín non si parla della fede della madre né delle persone che la accompagnavano. E’ un gesto pienamente gratuito che si deve esclusivamente all’iniziativa di Gesù. Gesto che provoca la fede entusiasta della gente, che acclama Gesú e riconosce che la sua Persona e la sua presenza sono pace, speranza e vita per tutti. Ringraziamo Gesù per tutte le volte che viene ad incontrarci, invitandoci a rialzarci e ad essere felici, per le occasioni in cui sentiamo la sua protezione e la sua vicinanza amorosa, per offrirci constantemente la fiducia in noi stessi. E per insegnarci ad uscire da noi all’incontro, ad avvicinarci con dolcezza e a cercare di rendere più degna e felice la vita agli altri.

Credo in Gesù Cristo Credo in Gesú, il Cristo, la cui vita, dal profondo della terra e da Dio, continua ad annunciare che nessuna creatura è sola, mai è abbandonata. Credo in Gesú, nostro Signore, il quale ci libera da tutti i “padroni”, da tutti i poteri, da tutte le paure che ci minacciano e ci schiacciano. Infatti Cristo ci ha liberati perché restiamo liberi (Gal 5,1) Credo in Gesú che lava i piedi e serve a tavola e ci affida come unico comando quello dell’amore gioioso di sé e del mutuo amore servizievole. Credo che Gesú ci restituisce la fiducia in noi stessi, assieme alla fiducia nel mondo di oggi con tutta la sua complessità, con tutta la sua vulnerabilità. Credo in Gesú, Figlio unico. Colui che ha immerso la sua profezia e la sua rivoluzione nella tenerezza di Dio. Colui che si è mostrato pienamente amato, fondato, affermato, mandato e sostenuto da Dio in ogni istante. Credo che in Lui ci riconosciamo, benché ancora in modo oscuro, come figli amorosamente generati, pazientemente portati in grembo, incondizionatamente amati. Credo che con Lui impariamo ad amare Dio con infinita fiducia e umiltà: Abbá! José Arregi