Letteratura italiana del Cinquecento 3. Discussioni linguistiche e poetiche
Le tre correnti maggiori Giovan Francesco Fortunio: Regole grammaticali della volgar lingua, 1516 Pietro Bembo: Prose della volgar lingua, 1525 Alberto Accarigi: Vocabolario, grammatica et orthographia de la lingua volgare, con espositione di molti luoghi di Dante, del Petrarca, et del Boccaccio, 1543 Ludovico Dolce: Osservazioni della volgar lingua, 1550 Lionardo Salviati: Avvertimenti della lingua sopra ’l Decamerone, 1584 rari difensori del latino come unica lingua letteraria gli italianisti (Giangiorgio Trissino o Baldassare Castiglione) – un volgare nobile comune l’uso del fiorentino vivo (Niccolò Machiavelli) l’esclusiva tradizione trecentesca delle Tre Corone (l’Accademia della Crusca)
Pietro Bembo Venezia, 1470 carriera tipica di un umanista circoli dotti e corti principesche incarichi della Repubblica di Venezia † 1548 cardinale Historiae Venetae, 1551 volgarizzate 1552 Epistolae altamente retoriche Asolani = imitazione delle Tusculanes del Cicerone Rime, 1530 De imitatione,1512
Bembo: Prose della volgar lingua Giuliano de’ Medici – l’umanesimo volgare di Firenze il volgare = un idioma nato dal latino una forma autonoma l’equivalenza del provenzale medievale e del fiorentino Giuliano de’ Medici – la forma attuale e parlata come volgare illustre il terzo = una vera grammatica del volgare letterario Petrarca e Boccaccio un dialogo a Venezia nel dicembre 1502 Giuliano de’ Medici, Federico Fregoso, Ercole Strozzi e Carlo Bembo rovaio per tramontana
Bembo: Prose della volgar lingua Carlo Bembo: nuova vitalità di sviluppo e di perfezione una continua attività letteraria la perfezione del Trecento il Petrarca per la poesia e il Boccaccio per la prosa sistematicità grammaticale e chiarezza il valore pratico del trattato Ludovico Ariosto: Orlando furioso tre edizioni: 1516, 1521 e 1532 1521, una toscanizzazione 1532, 46 canti definitivi, l’influsso della teoria bembiana nell’ultimo canto dell’Orlando Furioso – elogio di Bembo
Le riforme Aldo Manuzio a Venezia Cose volgari di Messer Francesco Petrarca (1501) Terze rime di Dante (1502) una serie di modificazioni la prima vera riforma ortografica del volgare una chiarezza del pensiero l’apostrofo per indicare l’elisione tardo Quattrocento, l’ortografia vicina al latino gruppi consonantici non assimilati (dicto, facto, tecto) la x al posto della doppia s (saxo) l’h etimologica (homo, honore, hora, habbia) la combinazione latina ti in spatio o gratia
Le riforme sul frontespizio: uolgare, al posto di uulgare gli ultimi versi dei Triumphi l’edizione veneziana di Vindelino da Spira (1470) l’edizione aldina, curata dal Bembo nel 1501 Felice saxo chel bel uiso serra Felice sasso, che ’l bel uiso serra: che poi chaura ripreso il suo bel uelo che poi c’haura ripreso il suo bel uelo; se fu beato chi la uide in terra se fu beato, chi la uide in terra; Or che fia dunque a riuederla in cielo? Hor che fia dunque a riuederla in cielo? distinzione grafica tra u e v – Leon Battista Alberti Vincenzo Colli detto il Calmeta (1460-1508): Della volgar poesia libri IX lingua toscana in calamo romano
Una lingua nazionale della penisola Baldassare Castiglione: Il libro del cortegiano, 1529 rifiuta l’uso del toscano - perché il Boccaccio non ha mai scritto un trattato di questo genere - perché una parte del lessico del Trecento non viene più compreso - perché esistono in toscano molte espressioni derivate erroneamente dal latino Piero Valeriano: Dialogo della volgar lingua, 1525 anche elementi lombardi o siciliani Petrarca: non lodare, ma laudare
Giangiorgio Trissino (1478-1550) Trissino, interlocutore del Dialogo di Valeriano il fiorentino con tutte le sue particolarità regionali una visione fieramente antitoscana Dante: De vulgari eloquentia, 1529 la lingua cortigiana dell’Italia settentrionale Grammatichetta, 1529 Epistola de le lettere nuovamente aggiunte, indirizzata a Papa Clemente VII e stampata nel 1524
La proposta di Trissino l’h etimologica, la x, la y i latinismi della congiunzione et e della combinazione -ti- al posto di -zi- ? la s sorda e sonora un prezioso documento delle differenze nella pronuncia tra toscano e lingua cortigiana numerosi esempi La Sofonisba secondo le nuove regole alcuni segni distintivi per certe particolarità della pronuncia e ed o aperte e chiuse z sorda e sonora i e u con valore di vocale e con valore di consonante senza l’eliminazione di segni superflui senza la normalizzazione (come il doppio suono di c o g) senza l’introduzione di segni particolari per le combinazioni gl e gn
Trissino: Dialogo Dialogo intitulato il Castellano nel quale si tratta de la lingua italiana, 1529 l’aggettivo italiano il nome generale della nazione stessa la dedica della Sofonisba a Papa Leone X Filippo Strozzi, l’interlocutore fiorentino: si tratta di un semplice cambiamento di nome l’uguaglianza dei parlari regionali le Tre Corone = una specie di lingua cortigiana Petrarca fiorentino ? una lingua comune – italiana
Sperone Speroni (1500-88) Dialogo delle lingue composto dopo il 1530 diffuso verso il 1537 stampato a Venezia nel 1542 1549, Joachim du Bellay Claude Gruget, Parigi 1551 denunciato all’Inquisizione nel 1574 il valore rispettivo delle singole lingue l’umanista Lazzaro Bonamico scrittori come Cicerone o Virgilio
Speroni: Dialogo delle lingue il Cortegiano (Castiglione) – una mera utopia da intellettuali Pietro Pomponazzi (1462-1525): i 20 o 30 anni investiti nello studio del greco e del latino sono anni altrettanto persi per le vere scienze la funzione scientifica e comunicativa del volgare due soluzioni: la predilezione per il toscano letterario, glorificato dal Bembo, o la lingua materna, vantata dal Cortegiano la lingua dell’arte letteraria e una lingua semplice strumento di comunicazione generale
Il fiorentino attuale Niccolò Machiavelli: Discorso o Dialogo intorno alla nostra lingua, 1518 il fiorentino vivo e parlato dei suoi contemporanei Carlo Lenzoni (1501-55): In difesa della lingua fiorentina e di Dante, con le regole da far bella e numerosa la prosa, 1556 Giambattista Gelli – il dialetto fiorentino = volgare italiano lingua d’arte e lingua di comunicazione una ricca e dettagliata analisi dei mezzi stilistici delle Tre Corone con parole tutte intese e usate da ciascun fiorentino, [...] e quello vanno imitando sempre, quanto però comporta l’uso moderno
Il fiorentino attuale Benedetto Varchi (1503-65): L’Ercolano, Dialogo nel qual si ragiona generalmente delle lingue e in particolare della toscana e della fiorentina, 1570 Annibal Caro (1507-66): Venite all’ombra de’ gran Gigli d’oro, 1553 in onore di Alessandro Farnese Ludovico Castelvetro (1505-71): Poetica d’Aristotele, 1570 Castelvetro: Ragione d’alcune cose segnate nella Canzone d’Annibal Caro, 1559 uso nativo (dei fiorentini che non hanno imparato nessun’altra lingua) uso letterato (dei fiorentini che hanno studiato le lingue classiche) uso imparato (dei forestieri che hanno studiato l’uso fiorentino)
Le Accademie l’Accademia degli Umidi l’Accademia Fiorentina un canone realistico di testi raccomandabili la descrizione grammaticale e lessicale l’Accademia della Crusca il 25 gennaio 1583 Lionardo Salviati (1539-89) tradizionalismo linguistico, esclusivismo tosco-fiorentino e classicismo volgare anti-umanistico Orazione nella quale si dimostra essere la fiorentina favella e i fiorentini autori superiori a tutte le altre lingue, sì dell’antichità che moderne, e tutti gli altri autori, 1564 non pure la dolcezza del presente linguaggio, ma l’eccellenza dei fiorentini Autori di sua autorità ci assicura.
La soluzione esclusiva del Trecento Salviati: Degli avvertimenti della lingua sopra ’l Decamerone, 1584 Da chi si debbano, e per iscrivere e per favellare, raccor le regole e prender le parole nelle lingue che si favellano e che sono atte a scriversi; e spezialmente nel volgar nostro Come si conosca e si pruovi che in Firenze si parla oggi manco bene che non si parlava nel tempo del Boccaccio il fiorentino perfetto e puro in sé e per sé Dante: Commedia, 1595 – prima edizione critica Boccaccio: Decameron dal Passavanti ai Villani
Accademia della Crusca VOCABOLARIO| DEGLI| ACCADEMICI| DELLA| CRVSCA.| CON TRE INDICI DELLE VOCI,| locuzioni, e prouerbi Latini, e Greci, posti per entro l’Opera.| CON PRIVILEGIO DEL SOMMO PONTEFICE,| Del Re Cattolico, della Serenissima Repubblica di Venezia, e degli| altri Principi, e Potentati d’Italia,| E FVOR D’ITALIA DELLA MAESTA CESAREA,| Del Re Cristianißimo, e del Sereniss. Arciduca Alberto.| IN VENEZIA MDCXII. -| Appresso Giouanni Alberti.
Accademia della Crusca profonde avversioni e innumerevoli polemiche un modello per altre nazioni (la Francia p.es.) uno strumento indispensabile agli scrittori fino all’epoca del Manzoni contro Torquato Tasso ed i suoi sostenitori una lingua artificiosa e peregrina
La poetica classica la tradizione medievale Rota Vergilii genera elocutionis: genus grande / sublime genus medium / mediocre genus subtile / humile / tenue aptum Marcus Fabius Quintilianus all’inizio del 400 da Poggio Bracciolini
Quintilianus: De institutione oratoria De copia verborum (lessico) De imitatione (tecniche dell’imitazione) Quo modo scribendum sit (regole per la stesura) De emendatione (rielaborazione) Quae scribenda sint praecipue (esercizi indispensabili) De cogitatione (preparazione degli argomenti) Quem ad modum extemporalis facilitas paretur et contineatur (acquisizione e pratica dell’abilità nell’improvvisare)
Ornatus il decoro stilistico sulla base di figure retoriche la Poetica di Aristotile Francesco Robortello e Ludovico da Castelvetro
Aristotele: Poetica I. Introduzione: La definizione della poesia I generi L’uomo e la poesia La tradizione II. La tragedia: Analisi generale – Definizione della tragedia e dei suoi elementi qualitativi (azione, personaggi, idee, lingua, recitazione, scenografia) Azione: a) natura, sviluppo, unità b) riferimento alla realtà c) nodi dell’azione e proporzioni d) svolgimento Personaggi Idee Lingua III. L’epopea: Similitudine con la tragedia Analogia con la storiografia Problemi di comprensione Conclusione: Superiorità della tragedia