La lunga storia della lingua di sì Lingua romanza o neo-latina? Concilio di Tours 813: praedicare in lingua romana rustica L’Indovinello Veronese fine 800 Placito capuano (cassinese) 960 San Clemente (patrizio Sisinnio)1080ca
San Francesco d’Assisi
analfabetismo diglossia vs bilinguismo: il caso di Federico II
Il Cantico delle Creature Altissimu, onnipotente bon Signore, Tue so' le laude, la gloria e l'honore et onne benedictione. Ad Te solo, Altissimo, se konfano, et nullu homo ène dignu te mentovare. Laudato sie, mi' Signore cum tucte le Tue creature, spetialmente messor lo frate Sole, lo qual è iorno, et allumeni noi per lui. Et ellu è bellu e radiante cum grande splendore: de Te, Altissimo, porta significatione. Laudato si', mi Signore, per sora Luna e le stelle: in celu l'ài formate clarite et pretiose et belle. Laudato si', mi' Signore, per frate Vento et per aere et nubilo et sereno et onne tempo, per lo quale, a le Tue creature dài sustentamento. Laudato si', mi' Signore, per sor Aqua, la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta.
Laudato si', mi Signore, per frate Focu, per lo quale ennallumini la nocte: ed ello è bello et iocundo et robustoso et forte. Laudato si', mi' Signore, per sora nostra matre Terra, la quale ne sustenta et governa, et produce diversi fructi con coloriti flori et herba. Laudato si', mi Signore, per quelli che perdonano per lo Tuo amore et sostengono infirmitate et tribulatione. Beati quelli ke 'l sosterranno in pace, ka da Te, Altissimo, sirano incoronati. Laudato si' mi Signore, per sora nostra, Morte corporale, da la quale nullu homo vivente po' skappare: beati quelli ke trovarà ne le Tue sanctissime voluntati, ka la morte secunda no 'l farrà male. Laudate et benedicete mi Signore et rengratiate e serviateli cum grande humilitate
Dante Alighieri
Dante Alighieri (1265-1321) Dante Alighieri: Cv. I v 7: il latino (gramatica) è «perpetuo e non corruttibile» – apparente aporia – vulg. I ix 10-11: variabilità della lingua (volgare) [Eraclito – panta rei – fiume – Dante : città] Lingua di sì (sic); lingua d’oc (hoc); lingua d’oil (hoc ille) pantera dantesca vs. If I 31-33 «Ed ecco, quasi al cominciar de l'erta, una lonza leggera e presta molto, che di pel macolato era coverta»
Francesco Petrarca (1304-1374) Rerum vulgarium fragmenta (= Canzoniere) (Lat. eram, nutriebam) Rvf I 1-4 Voi ch’ascoltate in rime sparse il suono di quei sospiri ond’io nudriva ’l core in sul mio primo giovenile errore quand’era in parte altr’uom da quel ch’i’ sono, Cfr. Pg 4, 43: «io era lasso, quando cominciai»; Pg 5, 1: «io seguitava l'orme del mio duca, quando diretro una gridò…»
Giovanni Boccaccio 1313-1375 Amorosa visione; Caccia di Diana; Filocolo; Filostrato; Ninfale Fiesolano; Elegia di Madonna Fiammetta; Decameron. De genealogia deorum gentilium; De montibus; De mulieribus claris
Fra’ Cipolla: Dec. 6 gior., 10 nov. Certaldo, come voi forse avete potuto udire, è un castel di Val d'Elsa posto nel nostro contado, il quale, quantunque piccol sia, già di nobili uomini e d'agiati fu abitato; nel quale, per ciò che buona pastura vi trovava, usò un lungo tempo d'andare ogni anno una volta a ricoglier le limosine fatte loro dagli sciocchi un de’ frati di santo Antonio, il cui nome era frate Cipolla, forse non meno per lo nome che per altra divozione vedutovi volontieri, con ciò sia cosa che quel terreno produca cipolle famose per tutta Toscana. Era questo frate Cipolla di persona piccolo, di pelo rosso e lieto nel viso e il miglior brigante del mondo: e oltre a questo, niuna scienzia avendo, sì ottimo parlatore e pronto era, che chi conosciuto non l'avesse, non solamente un gran rettorico l'avrebbe stimato, ma avrebbe detto esser Tulio medesimo o forse Quintiliano: e quasi di tutti quegli della contrada era compare o amico o benivogliente.
Dino Compagni (1255-1324) Cronica delle cose occorrenti ne’ tempi suoi Danni e antica origine delle discordie civili in Firenze tra Guelfi e Ghibellini (1215). Dopo molti antichi mali per le discordie de' suoi cittadini ricevuti, una ne fu generata nella detta città la quale divise tutti i suoi cittadini in tal modo, che le due parti s'appellorono nimiche per due nuovi nomi, ciò è Guelfi e Ghibellini. E di ciò fu cagione, in Firenze, che uno nobile giovane cittadino, chiamato Buondalmonte de' Buondalmonti, avea (lat. habebat) promesso tòrre per sua donna una figliuola di messer Oderigo Giantruffetti. Passando di poi un giorno da casa i Donati, una gentile donna chiamata madonna Aldruda, donna di messer Forteguerra Donati, che avea due figliuole molto belle, stando a' balconi del suo palagio, lo vide passare, e chiamollo, e mostròli una delle dette figliuole, e disseli…
Dino Compagni cont. Chi ài tu tolta per moglie? io ti serbavo questa? La quale guardando molto li piacque, e rispose: Non posso altro oramai? A cui madonna Aldruda disse: Sì puoi, ché la pena pagherò io per te. A cui Bondalmonte rispose: E io la voglio. E tolsela per moglie, lasciando quella avea tolta e giurata. Onde messer Oderigo, dolendosene co' parenti e amici suoi, diliberarono di vendicarsi, e di batterlo e farli vergogna. Il che sentendo gli Uberti, nobilissima famiglia e potenti, e suoi parenti, dissono voleano fusse morto: che così fia grande l'odio della morte come delle ferite; cosa fatta capo à (Mosca dei Lamberti If 28) Particolarità: -orono; caduta della -v-, h- ; trionfo dell’enclisi; sperimentalismo trecentesco (verbi transitivi-intransitivi)
Questione della Lingua Johannes Gutenberg 1455 Aldo Manuzio - Aldine Tesi toscanista: Baldassarre Castiglione (Libro del cortegiano 1528); Niccolò Machiavelli (Discorso o dialogo intorno alla nostra lingua 1524-5) Tesi pontificia: Equicola Tesi trecentesca (fiorentino illustre): Pietro Bembo
Prose della volgar lingua 1525 La morfologia nominale è basata sul fiorentino trecentesco, ma selezionando e regolarizzando, cioè escludendo le eccezioni, tipo i plurali in -e o in -ora es. le parte o le bracce, le pratora; Compagni s’appellorono La morfologia verbale: unica forma normale di seconda persona sing. ami, qualificando ame come poetica, e come unica forma di prima persona plur. amiamo, condannando amemo. All’imperfetto tutti i grammatici, fra i quali Bembo, del primo Cinquecento prescrivono la prima persona sing. fiorentina trecentesca in –a (amavo, innovazione del fiorentino quattrocentesco, fu censurata nel Cinquecento) – io amava Alla prima e seconda persona plur. Bembo prescrive leggevamo e leggevate qualificando leggiavamo, leggiavate come arcaiche. Al passato remoto impone alla prima persona plur. amammo; alla terza persona plur. ammesse le forme amarono e amaro, ma amorono no Al futuro e al condizionale, esclusiva anche per la prima coniugazione la protonica fiorentina -er- al posto delle forme etimologiche: amaremo, amaresti
L’Unità d’Italia Alessandro Manzoni 1823 Fermo e Lucia 1827 ventisettana I Promessi sposi «Risciacquare i panni in Arno» 1840 quarantana
Manzoni la tesi fiorentinista 1847 la Lettera a Giacinto Carena: modello linguistico nazionale - fiorentino colto Regno d’Italia 1865 celebrazioni dantesche Firenze capitale 1868-69 in qualità di presidente della commissione parlamentare sulla lingua, relazione: Dell’unità della lingua italiana e dei mezzi per diffonderla indirizzata al ministro della pubblica istruzione, Emilio Broglio. Problema: numero elevato di dialettofoni, dunque, promuovere l’unificazione linguistica tramite due strategie: 1. dizionario (1870 -1897), Nuovo vocabolario della lingua italiana secondo l’uso di Firenze, a cura di Giovanni Battista Giorgini, genero di Manzoni, e del ministro Emilio Broglio; 2. ‘fiorentinizzare’ i maestri