Ufficio Pastorale per la Famiglia

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Transcript della presentazione:

Ufficio Pastorale per la Famiglia TEMA DELL’ANNO PASTORALE 2017-2018: Sito web: www.ufficiofamigliadiocesano.altervista.org

Preghiamo Benedetto sei tu, Signore, per l’amore infinito che nutri per noi. Benedetto sei tu, Signore, per la tenerezza di cui ci circondi, per la tua presenza silenziosa e attenta. Benedetto sei tu, Signore, per i figli che ci hai donato e che sono il frutto del nostro amore. Rendici trasparenti alla tua presenza; insegnaci ad essere il sorriso della tua bontà; perché è attraverso il nostro volto di genitori che il nostri figli scoprono il tuo volto di tenerezza e di amore. Signore, tu che sei l’Amore, ti ringraziamo per tutto l’amore con cui avvolgi la nostra vita. E, se sopraggiungerà qualche preoccupazione, aiutaci a confidare in te e ad affidarti la nostra vita. Am

4° Incontro di spiritualità coniugale “Dove sono i figli?”

Premessa: CCC2202 Un uomo e una donna uniti in matrimonio formano insieme con i loro figli una famiglia. Questa istituzione precede qualsiasi riconoscimento da parte della pubblica autorità; si impone da sé. CCC2206 Le relazioni in seno alla famiglia comportano un’affinità di sentimenti, di affetti e di interessi, che nasce soprattutto dal reciproco rispetto delle persone.

Premessa: CCC 2222 I genitori devono considerare i loro figli come figli di Dio e rispettarli come persone umane. Educano i loro figli ad osservare la Legge di Dio mostrandosi essi stessi obbedienti alla volontà del Padre dei cieli. CCC 2225 Dalla grazia del sacramento del Matrimonio i genitori hanno ricevuto la responsabilità e il privilegio di evangelizzare i loro figli.

Dove sono i figli? Lc 2,41-52 I genitori di Gesù si recavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono secondo la consuetudine della festa. Ma, trascorsi i giorni, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. Credendo che egli fosse nella comitiva, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme. Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l’udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte. Al vederlo restarono stupiti, e sua madre gli disse:

«Figlio, perché ci hai fatto questo «Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». Ed egli rispose loro: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro. Scese dunque con loro e venne a Nàzaret e stava loro sottomesso. Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore. E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini.

Maria e Giuseppe sono una coppia profondamente credente, osservante della Legge. Sono consapevoli che il loro fanciullo è un dono grande di Dio, come lo è ogni figlio, Giuseppe e Maria sanno che il loro ragazzo è il dono di Dio in assoluto e si sentono responsabili di educarlo religiosamente. Lo mostra in modo esemplare l'episodio "gioioso e insieme drammatico" del pellegrinaggio a Gerusalemme. In tale occasione Gesù rivela alcuni aspetti della sua identità: "Appare nella sua divina sapienza, mentre ascolta e interroga" . Manifesta una relazione esclusiva con Dio, che chiama "padre" suo e il cui disegno ha la priorità su tutto, anche sui legami familiari più stretti.

«Tuo padre (Giuseppe) e io, angosciati, ti cercavamo» (ognuno di loro ha un angoscia particolare). Gesù restituisce il rimprovero, dichiarando di avere un altro "padre": "Perché mi cercavate? Non sapevate che io debbo occuparmi delle cose del Padre mio?" Un mistero che Maria e Giuseppe "non compresero", come i discepoli non capiranno la tragedia della perdita di Gesù nei giorni della passione. Ma,anche qui "dopo tre giorni" se lo ritroveranno vivo e glorioso in mezzo a loro.

con fatica e gioia, in gesti. È pos­sibile una santità non solo individuale, ma una bontà, una santità collettiva, familiare, condivisa, un contagio di santità dentro le relazioni umane. Santità non signifi­ca essere perfetti; neanche le relazioni tra Maria Giuseppe e Gesù lo erano. C'è angoscia causata dal figlio adolescen­te, e malintesi, incompren­sione esplicita: ma essi non compresero le sue parole. Santità non significa assen­za di difetti, ma pensare i pensieri di Dio e tradurli, con fatica e gioia, in gesti.

Amore che non è fare cose straordinarie o eroiche, ma fare cose ordinarie con Tenerezza (J. Vanier) Non ci sono due amori: l'amore di Dio e l'amore umano. C'è un unico grande progetto, un solo amore che muove Adamo verso Eva, me verso l'amico, il genitore verso il figlio, Dio verso l'umanità, a Betlemme.

Scese con loro a Nazaret e sta­va loro sottomesso. Gesù la­scia i maestri della Legge e va con Giuseppe e Maria che sono maestri di vita. Per an­ni impara l'arte di essere uo­mo guardando i suoi genito­ri vivere: lei teneramente forte, mai passiva; lui padre non autoritario, che sa an­che tirarsi indietro. Come poteva altrimenti trattare le donne con quel suo modo sovranamente libero? E inaugurare relazioni nuove tra uomo e donna, paritarie e senza paure? Le beatitudini Gesù le ha vi­ste, vissute, imparate da loro: erano poveri, giusti, puri nel cuore, miti, costruttori di pa­ce, con viscere di misericor­dia per tutti.

Anche oggi tante famiglie, in silenzio, lontano dai riflettori, con grande fatica, tesso­no tenaci legami d'amore, di buon vicinato, d'aiuto e col­laborazione, straordinarie nelle piccole cose, come a Nazaret. La famiglia è il luogo dove si impara il no­me di Dio, e il suo nome più bello è: amore, padre e ma­dre. La famiglia è il primo luogo dove si assapora l'a­more e, quindi, si gusta il sa­pore di Dio. La casa è il luo­go dove risiede il primo ma­gistero, più importante an­cora di quello della Chiesa. È dalla porta di casa che esco­no i santi, quelli che sapran­no dare e ricevere amore e che, per questo, sapranno es­sere felici.

La famiglia è fondata sulla legge L’amore coniugale e le relazioni familiari danno l’idea più vera di ciò che significa amare: “dare e ricevere quanto non si può né comprare, né vendere, ma solo liberamente e reciprocamente elargire” ”(Giovanni Paolo II in “lettera alle famiglie”). La famiglia è fondata sulla legge della gratuità, che esprime il servizio assolutamente disinteressato reso reciprocamente tra i componenti della comunità domestica. La famiglia è fondata sulla legge della gratuità, che esprime il servizio assolutamente disinteressato reso reciprocamente tra i componenti della comunità domestica.

Cioè ognuno, superando senza tregua La famiglia, quindi, comunità dove tutti si lasciano evangelizzare e a loro volta evangelizzano. Dove ci si sostiene e ci si incoraggia a vicenda nel cammino della fede. Dove si prega insieme e si vive il Vangelo irradiandolo anche all'esterno e aprendosi alle altre famiglie. Dove i rapporti sono spiegati e permeati dall'amore. Cioè ognuno, superando senza tregua ogni forma di egoismo e capriccio, mette avanti a tutto l'impegno di far felice l'altro.

Ha bisogno di prospettare a che cosa voglia esporre i propri figli. papa Francesco dice: A questo proposito, la famiglia non può rinunciare ad essere luogo di sostegno, di accompagnamento, di guida, anche se deve reinventare i suoi metodi e trovare nuove risorse. Ha bisogno di prospettare a che cosa voglia esporre i propri figli. A tale scopo non deve evitare di domandarsi chi sono quelli che si occupano di dare loro divertimento e intrattenimento, quelli che entrano nelle loro abitazioni attraverso gli schermi, quelli a cui li affidano per guidarli nel loro tempo libero.

al 261 aggiunge mettendoci in guardia come educatori: l’ossessione non è educativa, e non si può avere un controllo di tutte le situazioni in cui un figlio potrebbe trovarsi a passare. Qui vale il principio per cui il tempo è superiore allo spazio… concetto espresso e spiegato nella Evangelii Gaudium 223: “Questo principio permette di lavorare a lunga scadenza, senza l’ossessione dei risultati immediati. Aiuta a sopportare con pazienza situazioni difficili e avverse, o i cambiamenti dei piani che il dinamismo della realtà impone.

È un invito ad assumere la tensione tra pienezza e limite, assegnando priorità al tempo. Dare priorità allo spazio porta a diventar matti per risolvere tutto nel momento presente, per tentare di prendere possesso di tutti gli spazi di potere e di autoaffermazione. Significa cristallizzare i processi e pretendere di fermarli. Dare priorità al tempo significa occuparsi di iniziare processi più che di possedere spazi. Il tempo ordina gli spazi, li illumina e li trasforma in anelli di una catena in costante crescita, senza retromarce”.

Vale a dire, si tratta di generare processi più che dominare spazi Vale a dire, si tratta di generare processi più che dominare spazi. Se un genitore è ossessionato di sapere dove si trova suo figlio e controllare tutti i suoi movimenti, cercherà solo di dominare il suo spazio. In questo modo non lo educherà, non lo rafforzerà, non lo preparerà ad affrontare le sfide. Quello che interessa principalmente è generare nel figlio, con molto amore, processi di maturazione della sua libertà, di preparazione, di crescita integrale, di coltivazione dell’autentica autonomia.

«recuperare la prossimità e a collocarsi di fronte all’altro» Solo così quel figlio avrà in sé stesso gli elementi di cui ha bisogno per sapersi difendere e per agire con intelligenza e accortezza in circostanze difficili. Non dimentichiamo che nella famiglia, dice papa Francesco, si apprende a «recuperare la prossimità e a collocarsi di fronte all’altro» (AL 276).

Per questo dice papa Francesco al 262 di AL: “È inevitabile che ogni figlio ci sorprenda con i progetti che scaturiscono da libertà, che rompa i nostri schemi, ed è bene che ciò accada. L’educazione comporta il compito di promuovere libertà responsabili, che nei punti di incrocio sappiano scegliere con buon senso e intelligenza; persone che comprendano senza riserve che la loro vita e quella della loro comunità è nelle loro mani e che questa libertà è un dono immenso”. C’è un detto rabbinico che consiglia: “non limitarti ad insegnare a tuo figlio solo quello che sai tu, perché siete nati in epoche diverse”. Tutti siamo chiamati a tenere viva la tensione verso qualcosa che va oltre noi stessi e i nostri limiti.

Non dobbiamo mai dimenticare che non tanto l'essere amato, quanto l'amare rende l'uomo pienamente realizzato, perché nell'amore riesce ad esprimere se stesso e dona vita. E' da un dono d'amore che nasce una risposta d'amore ("Amor ch'a nullo amato amar perdona..." dice Dante) spontanea e gioio­sa, non vissuta come diritto-dovere, proprio perché l'amato scopre nell'amante uno spazio in cui essere libero, in cui tutto ciò che egli è viene accolto e valorizzato. Solo nel rispetto della libertà dell'altro, senza il quale entrambi non riusciamo a vivere, ma un fruire gioioso dei doni dell'altro per costruire assieme qualcosa di nuovo; i figli o i genitori non sono una stampella per camminare, ma una marcia in più per correre spediti nella via dell’Amore.

L'amore perfetto esclude la dipendenza, le aspettative, le pretese; non indossa maschere per paura di essere respinto; sa dire di no senza sentirsi in colpa, sapendo che non l'affermare la propria autonomia ma lo strumentalizzare l'altro è vero egoismo; gode della compagnia dell'altro senza soffocarlo e proprio perché non ne è soffocato; cerca e dona stimoli per crescere, non esclusivamente gratificazioni e consolazioni. "La suprema felicità della vita è sapere di essere amati per quelli che si è, e più precisamente, di essere amati nonostante quello che si è..." (Victor Hugo)

Condividiamo in coppia e poi in assemblea.

Preghiera Gesù, Maria e Giuseppe, in voi contempliamo lo splendore del vero amore, a voi, fiduciosi, ci affidiamo. Santa Famiglia di Nazaret, rendi anche le nostre famiglie luoghi di comunione e cenacoli di preghiera, autentiche scuole di Vangelo e piccole Chiese domestiche. Santa Famiglia di Nazaret, mai più ci siano nelle famiglie episodi di violenza, di chiusura e di divisione; che chiunque sia stato ferito o scandalizzato venga prontamente confortato e guarito. Santa Famiglia di Nazaret, fa’ che tutti ci rendiamo consapevoli del carattere sacro e inviolabile della famiglia, della sua bellezza nel progetto di Dio. Gesù, Maria e Giuseppe, ascoltateci e accogliete la nostra supplica. Amen.