FINAL PORTRAIT L’arte di essere amici

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Transcript della presentazione:

FINAL PORTRAIT L’arte di essere amici MATERIALE DIDATTICO

INFORMAZIONI SUL FILM Regia e sceneggiatura: STANLEY TUCCI Cast: Ispirato dal racconto di James Lord «Un ritratto di Giacometti» (Edizioni Nottetempo 2004) Cast: GEOFFREY RUSH Alberto Giacometti (Premio Oscar nel 1997 come Miglior attore per Shine e interprete nel film di Giuseppe Tornatore «La migliore offerta» nel 2012) ARMIE HAMMER James Lord (interprete nel film “Chiamami col tuo nome” candidato a 4 Premi Oscar 2018) TONY SHALHOUB Diego Giacometti SYLVIE TESTUD Annette Giacometti CLÉMENCE POÉSY Caroline Genere: drammatico Titolo Originale: Final Portrait Distribuzione: BIM Distribuzione Produzione: Olive Productions, Potboiler Productions, Riverstone Pictures Uscita al cinema: 8 febbraio 2018 Durata: 90’ Destinatari: Scuole Secondarie di II grado, Istituti d’Arte

Sinossi Nel 1964, durante un breve viaggio a Parigi, lo scrittore americano e appassionato d’arte James Lord incontra il suo amico Alberto Giacometti, un pittore di fama internazionale, che gli chiede di posare per lui. Le sedute, gli assicura Giacometti, dureranno solo qualche giorno. Lusingato e incuriosito, Lord accetta. Non è solo l’inizio di un’amicizia insolita e toccante, ma anche, visto attraverso gli occhi di Lord, un viaggio illuminante nella bellezza, la frustrazione, la profondità e, a volte, il vero e proprio caos del processo artistico.

FINAL PORTRAIT è l’affascinante ritratto di un genio, è la storia di un’amicizia tra due uomini profondamente diversi, eppure uniti da un atto creativo in costante evoluzione. Il film racconta anche le difficoltà del processo artistico, a tratti esaltante, a tratti esasperante e sconcertante, chiedendosi se il talento di un grande artista sia un dono o una maledizione.

RECENSIONI: Uno dei migliori film che vedremo nel 2018. Accurato, impeccabile, straordinario, un’altra gemma di Stanley Tucci. Molto divertente, audace, vitale. Un film coinvolgente. Un eccellente Geoffry Rush. La vita segreta del più grande artista del ‘900.

Alberto giacometti Alberto Giacometti Scultore, pittore, disegnatore e incisore, Giacometti nasce a Borgonovo di Stampa nel 1901. Dopo il diploma alla Scuola di arti e di mestieri di Ginevra, Alberto si trasferisce a Parigi nel 1922 per studiare all’Accademia della Grande Chaumière. Qui si specializza nel surrealismo, diventando rapidamente famoso ed esponendo le sue prime opere nel 1925. E’ in questo periodo che comincia a prendere coscienza dell’impossibilità di riprodurre la realtà così come la percepisce, un tema che diventerà centrale nella sua arte. Dopo aver tenuto la sua prima mostra personale del 1932, Giacometti prende le distanze dal movimento surrealista. Le sue opere successive sono principalmente sculture che rappresentano la testa umana e lo sguardo del soggetto ritratto. Si dice che le sue sculture fossero sottili come la carta perché continuava a scolpire finché non diventavano come le aveva immaginate: un traguardo che si rivelava spesso irraggiungibile. Nel 1945, Giacometti comincia a scolpire la sua personale visione del mondo realizzando le sue famose figure allungate. Tra il 1948 e il 1956 la sua fama si afferma in tutto il mondo. Sviluppa la serie di “teste nere”, che diventa il suo contributo fondamentale all’arte del ventesimo secolo e alla nozione di essere umano. Nel 1956, Giacometti attraversa una crisi artistica, dura due anni, finché Giacometti non incontra Yvonne Poiraudeau, la prostituta conosciuta come Caroline. Questo incontro segna l’inizio dell’ultimo periodo artistico di Giacometti, quello degli “ultimi ritratti”. Nel 1964 a posare per lui è lo scrittore e mercante d’arte americano James Lord. L’anno dopo, Giacometti realizza l’ultima scultura. La sua opera finale è la serie di 150 litografie di tutti i luoghi in cui aveva vissuto. Alberto Giacometti muore nel 1966, lasciando un numero infinito di quadri incompiuti. Alberto Giacometti J. Lord A. Giacometti, J. Lord e Annette Giacometti

… il suo pensiero… … e quello degli altri … «Le sue opere sono una mediazione continua tra il nulla e l’essere.» Jean Paul Sarte «La sua creatività era il continuo mutamento.» Achille Bonito Oliva «E’ stato l’impossibile a farlo guardare sempre avanti a sè.» Samuel Beckett … faccio arte per mordere la realtà, per difendermi e per nutrirmi, contro la fame, contro il freddo, contro la morte, per essere libero, per cercare con tutti i mezzi di vedere meglio le cose, per consumarmi il più possibile in quello che faccio, per correre la mia avventura, per fare la mia guerra, per il piacere di vincere o perdere …

Spunti di riflessione: Il film “Final portrait (ritratto finale)” narra la storia di un’amicizia: quella tra Alberto Giacometti e James Lord, scrittore, appassionato d’arte, newyorkese. Due uomini profondamente diversi che, pur conoscendosi da anni, divennero amici quando l’artista propose a Lord di fargli un ritratto. Perchè Giacometti propose all’amico di ritrarlo dopo tanto tempo che lo conosceva? Giacometti, ogni volta che riprendeva in mano i pennelli per terminare il ritratto dell’amico era come se fosse spinto a distruggere l’opera. Solo Lord riusciva a fermarlo perché comprendeva che questa esitazione non era altro che “la bellezza, la frustrazione, la profondità e, a volte, il vero e proprio caos del processo artistico” al punto che viene spontaneo chiedersi se il talento di un grande artista sia un dono o una maledizione. Qual è la vostra opinione in merito? Il ritratto di Lord è l’ultimo che il pittore abbia dipinto, in mezzo a tante esitazioni. Perchè, molte volte, l’artista decise di cancellare dalla tela la sua opera? E perchè Giacometti non reagì quando Lord prese il suo ritratto, dicendogli che l’aveva finito ed era bellissimo? C’è una scena del film in cui Giacometti e Lord, passeggiando per Parigi, parlano dei dubbi e delle esitazioni di Picasso (di cui erano amici) in crisi, perchè egli, nell’ultima fase del primo “periodo rosa”, si sentiva attratto dal cubismo che, poi, esasperò con la sua arte. Non è strano sentire in quel colloquio, narrato nell’opera filmica di Tucci, come Giacometti parli delle esitazioni e dei dubbi di un altro quand’egli ha fatto della sua vita un rincorrere continuo verso un qualcosa che, nella sua arte, egli fu sempre convinto di non aver mai trovato?