Umanesimo e Rinascimento in letteratura
Umanesimo e Rinascimento Dal teocentrismo all’antropocentrismo Dal Medioevo al Quattrocento si realizza una profonda trasformazione della mentalità, già preannunciata da Petrarca e Boccaccio, che porterà ad un rinnovamento artistico-culturale. Due fasi
La restaurazione cattolica e i Gesuiti Concilio di Trento (1545-63): contro la Riforma protestante e per un rilancio del Cattolicesimo; riafferma autorità della Chiesa contro ogni religiosità individuale controllo del clero sui comportamenti dei fedeli. Controllo della Chiesa sulla cultura: rifondazione di una cultura cattolica in funzione antiumanistica e contro il mecenatismo laico. La Compagnia di Gesù (1540): ordine religioso (militia Christi ) fondato da Ignazio di Loyola: ai tre voti tradizionali (povertà, castità e obbedienza) si aggiunge un quarto voto: totale sottomissione al Papa perinde ac cadaver. Formazione culturale e sviluppo dell’abilità oratoria: Collegi per i giovani abbienti già alfabetizzati (dai 10/11 anni) basati sulla Ratio studiorum, in tre corsi Grammaticale (3 anni grammatica, 1 letteratura, 1 retorica) Filosofico (1 logica, 1 fisica, etica, 1 metafisica, matematica, psicologia e fisiologia) Teologico (4 teologia).
la trattatistica
La trattatistica Genere di grande importanza Nei trattati gli intellettuali poterono fornire giustificazioni teoriche ed esposizioni sistematiche delle nuove concezioni della vita e della cultura. Le forme: la prevalenza del dialogo Epistola: per lo più in latino, lettera aperta di interesse pubblico; Orazione: discorso rivolto a un pubblico; Dialogo: colloquio tra due o più personaggi su un argomento, la trattazione si sviluppa attraverso il contrasto delle opinioni. Modelli e fonti: dialoghi filosofici di Platone e di Cicerone, ma anche i dibattiti umanistici delle accademie. Differenza rispetto alla trattatistica medievale Nel Medioevo il trattato aveva carattere enciclopedico e intendeva dimostrare verità assolute tramite il procedimento argomentativo basato sul sillogismo (tesi, antitesi, sintesi). I nuovi trattati invece scaturiscono dalla cultura umanistica che ama il confronto delle idee e la discussione Di qui la predilezione per la forma del dialogo.
la trattatistica nel quattrocento I trattati degli umanisti la trattatistica nel quattrocento
I temi civili e politici e la pedagogia Politica Nella Firenze repubblicana il clima di libertà politica e di partecipazione del popolo alla vita pubblica favorì la fioritura di intellettuali impegnati nel governo della città. Coluccio Salutati e Leonardo Bruni, cancellieri della repubblica fiorentina. Temi: la Repubblica fiorentina erede della Roma repubblicana; lode della vita attiva (negotium) rispetto all’otium letterario e monastico fusione tra cultura e realtà sociale, tra attività pubblica e vita privata. Educazione Grande importanza dell'educazione, secondo l’antico adagio, mens sana in corpore sano, citato da Leon Battista Alberti nel dialogo Della famiglia. Pedagogia integrale: fondata sull'ideale dell’uomo universale: l'educazione doveva tralasciare i saperi specialistici mirando a formare giovani capaci di orientarsi in ogni ambito della realtà. Casa Giocosa, scuola fondata a Mantova da Vittorino da Feltre con il patrocinio dei Gonzaga, secondo i nuovi criteri pedagogici rispetto della persona; educazione integrale; centralità dello studio letterario partendo dalla lettura diretta dei testi; rifiuto dell’arida memorizzazione di regole.
La filosofia Accademie: libere associazioni di dotti sorte in età umanistica, protette da sovrani o mecenati, per favorire la cultura e la comunicazione fra intellettuali. A Firenze Accademia Platonica, attorno a Marsilio Ficino Marsilio Ficino (1433-1499) Traduzione delle opere di Platone patrocinata da Cosimo de' Medici; formulazione del Neoplatonismo Cercava di conciliare il Cristianesimo e il pensiero di Platone: ruolo dell'uomo mediatore tra cielo e terra l'amore artefice dell'armonia universale. Giovanni Pico della Mirandola, umanista modenese (1433-1499) Orazione De hominis dignitate: dignità dell’uomo, superiorità su tutte le creature, centralità nell'universo.
La filologia Ritrovamenti di testi antichi Nasce con il ritrovamento nel’400 delle opere degli antichi nelle biblioteche dei conventi: Ritrovamenti di testi antichi Epistole familiares di Cicerone Coluccio Salutati (1396); Orazioni di Cicerone, De rerum natura di Lucrezio e Institutio oratoria di Quintiliano Poggio Bracciolini (1415-1417); Codici greci con opere di Platone, Senofonte, Erodoto, Eschilo, Sofocle e Demostene Giovanni Aurispa (1376-1459) Filologia gr. φίλος e λόγος = studio (amore) del testo (discorso), disciplina che restaura e interpreta i testi nella loro integrità, emendando gli errori di trascrizione. Lorenzo Valla trattato De falso credito et ementita Constantini donatione (1440), l’analisi filologica dimostra la falsità del certificato di donazione a papa Silvestro della città di Roma da parte di Costantino (IV sec.) su cui si fondava il potere temporale del Papato. Il latino lingua della cultura funzione educativa del latino, indicando come modello la prosa elegante e equilibrata di Cicerone. Il dibattito sull’imitazione: disputa tra i ciceronisti, fedeli imitatori di Cicerone e anticiceronisti contro il modello unico ciceroniano considerando il latino lingua viva, adattabile a contesti moderni. Carteggio (1454-1494) con Paolo Cortese, ciceronista, di Angelo Poliziano, anticiceronista.
la trattatistica nel cinquecento Gli intellettuali del Rinascimento la trattatistica nel cinquecento
La questione della lingua Dante nel De Vulgari Eloquentia pose per la prima volta la questione della lingua letteraria italiana. L’argomento nel ‘400 aveva perso di interesse a causa del prevalere dell’interesse per il latino come lingua della cultura. Nel ‘500 il dibattito viene riaperto. Le principali posizioni: Superiorità del latino sul volgare Concezione prevalente nella generazione precedente degli intellettuali umanisti; Preferenza per il volgare toscano dell'uso Machiavelli, Discorso intorno alla nostra lingua, sostenne l'uso del fiorentino parlato; Lingua cortigiana, fusione dei diversi volgari colti d’Italia Giovan Giorgio Trissino nel dialogo il Castellano (1529); La tesi del Bembo, Prose della volgar lingua, che poi prevalse: Lingua aristocratica lontana dal’uso, basata solo su modelli letterari trecenteschi, Petrarca per la poesia e Boccaccio per la prosa.
Pietro Bembo (1470-1547) La vita e le opere Il problema della lingua ricca famiglia del patriziato veneziano, collabora con lo stampatore Aldo Manuzio. 1506 - si trasferì a Urbino, presso la corte dei Montefeltro, e abbracciò la carriera ecclesiastica per esigenze economiche. Fu nominato storiografo e bibliotecario della Repubblica di Venezia. Nel 1539 il papa Paolo III lo nominò cardinale. Morì a Roma nel 1547. Il problema della lingua Prose della volgar lingua (1525), in 3 libri in forma di dialogo, svolge il tema della lingua e della letteratura in volgare. Stabilisce la necessità di usare il volgare e non il latino come lingua letteraria, Ι libro: recupero del toscano di Dante, e soprattutto di Boccaccio e di Petrarca, in opposizione a chi proponeva l'uso della lingua delle corti o del fiorentino contemporaneo. II: individua in Petrarca il modello di perfezione stilistica, metrica e retorica da imitare per i versi. III: regole grammaticali della lingua volgare unitaria, ricavate dai testi dei tre grandi trecentisti. delinea un "classicismo del volgare" che supera i l'ibridismo dei vari volgari italiani scritti. La sua soluzione si impose nella società letteraria italiana: Ariosto modificò la lingua del Furioso, e molti altri si adeguarono a norme codificate da Bembo. 1525: inizio del toscano come lingua unitaria d’Italia, sia pure solo sul piano letterario. Produzione poetica: primo esempio del petrarchismo : Gli Asolani (1505), dialoghi in 3 libri in cui si alternano poesia e prose; Le Rime (1530) applicazione dei suoi precetti linguistici in campo poetico.
I trattati sul comportamento Le buone maniere a corte Nel ‘500 si accentua il fenomeno degli intellettuali di corte; perciò la trattatistica include anche il tema delle regole di comportamento a corte. Il trattato più noto di questo genere è Il libro del Cortegiano di Baldassarre Castiglione: dialogo ambientato ad Urbino alla corte dei Montefeltro; istruzioni sulle belle maniere da tenere a corte, il cortigiano ideale: fusione di valori cavallereschi e umanistici: principale virtù del cortigiano: moderatezza e autocontrollo. 4 libri: I e II - qualità fisiche e morali del perfetto cortigiano; III - consigli alle donne di corte; IV - come il cortigiano debba porsi in relazione con il signore. Le buone maniere nella vita quotidiana Giovanni Della Casa è autore del breve trattato intitolato Galateo, Un anziano signore ammaestra con una serie di precetti un giovinetto al corretto comportamento in tutte le situazioni della vita e nelle relazioni con gli altri, secondo quanto richiedono decoro e cortesia.
La trattatistica storica e politica Costituisce uno dei settori più importanti della letteratura rinascimentale, testimoniando dei mutamenti nel rapporto tra intellettuali e potere; esaurita la fase civile dell'Umanesimo caratterizzata da entusiastico idealismo, prevalgono ora il realismo di Niccolò Machiavelli (1469-1527) e il disincanto di Francesco Guicciardini (1483-1540), i due più illustri intellettuali del Cinquecento, cui si dedicherà una separata trattazione.
La trattatistica rinascimentale in Europa Gli intellettuali europei, distanti dalla Chiesa di Roma, maturarono una più libera concezione della vita e una riflessione antidogmatica su temi soprattutto politici, etici, religiosi, educativi. I rappresentanti più illustri dell'Umanesimo europeo: Erasmo da Rotterdam (1466 o 1469-1536), filosofo e filologo olandese prese posizione contro ogni tipo di violenza e soprattutto contro le guerre di religione, propugnando il rispetto del pensiero altrui e la tolleranza religiosa; puntò alla rivalutazione del messaggio originale di Cristo, quale si evince dai Vangeli, auspicando una riforma in senso evangelico del Cristianesimo. Famosissima e singolare l’opera intitolata Elogio della follia (1511), la Follia è una dea, che passa in rassegna i vizi umani, non escludendo re e papi, in una satira della teologia scolastica e dell’immoralità del clero, elogiando invece la follia, in realtà somma saggezza, del cristiano che basa la vita sulla fede, perdona i nemici e fa dono dei propri beni. e Tommaso Moro (1478-1535), filosofo e politico inglese si oppose alla scelta del re Enrico VIII di porsi a capo della Chiesa d'Inghilterra, fu condannato alla pena capitale con l'accusa di alto tradimento. Trattato Utopia (1516) Il titolo deriva da un gioco di parole fra ou-topos (non-luogo) ed eu-topos (luogo felice); utopia è quindi, letteralmente, un "luogo felice inesistente". prende le mosse dalla critica dell’organizzazione socio-economica dell'Inghilterra dei suoi tempi, per descrivere un'immaginaria isola-regno un pacifico stato ideale, dove c’è comunanza dei beni e tolleranza religiosa e dove la cultura domina e regola la vita degli uomini.
Dalle chansons ad Ariosto il poema cavalleresco
I precedenti del poema cavalleresco Secoli XI e XII: ciclo bretone e ciclo carolingio chansons de geste del ciclo carolingio e romanzi cavallereschi del ciclo bretone-arturiano Il motivo religioso (ricordare le Crociate) e quello storico-sociale (decantare gli ideali della nobiltà feudale) persero d’attualità, ma l’intrattenimento narrativo (vicende eroiche e amorose, elementi magici e di fantasia) mantennero intatto il loro interesse. Secoli XIII-XIV: ciclo franco veneto: In Italia si affermano le chansons de geste, tradotte in volgare franco-veneto e cantate dai giullari nelle vie o a corte in Italia mancava per motivi storico-politici una tradizione epica autonoma. Fine XIV e inizio XV: i cantari in Toscana: i racconti del ciclo franco veneto in Toscana presero la forma di cantari popolari in versi (ottave) recitate da cantastorie con accompagnamento musicale. Umanesimo: dal cantare al poema cavalleresco: la poesia colta attinge alla tradizione popolare; il cantare ampliato nelle forme vero genere letterario; destinatario non più il popolo, ma l’aristocrazia delle corti. Struttura: invocazione ad un’autorità della storia sacra ciclo narrativo svolto in circa 40 ottave recitazione a corte nel corso di varie giornate.
Il Morgante di Pulci a Firenze Il primo poema cavalleresco fu nella Firenze di Lorenzo de’ Medici Morgante (1483) di Luigi Pulci: rielaborava in forma letteraria il cantare toscano la materia è tratta della guerra tra franchi e saraceni fondendo comicamente elementi del ciclo carolingio e bretone; erede della tradizione burlesca popolareggiante toscana; fantasia sbrigliata, fatti imprevedibili e inverosimili: comicità, bizzarra, gusto per la parodia; capovolgimento dell’eroicità cavalleresca, Trama: Orlando vecchio e quasi rimbambito, parte per l'Oriente in cerca di avventure fra gli infedeli musulmani. Capita in un convento minacciato da tre giganti, ne uccide due e converte al cristianesimo il terzo, proprio Morgante, che diverrà il suo scudiero. Le figure in cui si manifesta meglio l'estro di Pulci sono quelle di Morgante e del mezzo-gigante Margutte, astuto, perfido, dedito a furti, imbrogli e piaceri della gola e che finirà per morire soffocato dalle proprie risate. Parodia dell'ideale umanistico di uomo artefice del proprio destino in un quadro di armonica perfezione.
Orlando innamorato di Boiardo a Ferrara A Ferrara alla corte degli Estensi Matteo Maria Boiardo compose l'Orlando innamorato (1495), poema epico cavalleresco di gusto aristocratico: ideale del cavaliere cortese (lealtà coraggio) rielaborato alla luce dei valori dell'Umanesimo; tema dell'amore che nobilita l'animo e che stimola gli eroi a nobili azioni; materia narrativa da entrambi i cicli (carolingio e bretone), aggiungendovi nuovi personaggi (Angelica, Ruggiero, Rodomonte) civiltà medioevale mondo ideale contrapposto alle incertezze del presente. Trama: Angelica, bellissima figlia del re del Catai, è contesa e inseguita dai paladini cristiani Orlando e Ranaldo, entrambi innamorati di lei. Angelica e Ranaldo, per effetto magico della fonte dell'amore e del disamore a cui bevono, s'invaghiscono o si disamorano vicendevolmente. Ciò dà luogo a una vertiginosa serie di inseguimenti e di fughe incrociate. Ucciso il re tartaro Agricane, Orlando rincontra Ranaldo con cui vi è una furibonda lite. L'assedio di Parigi, posto dal re dei mori Agramante, convince però i due cugini rivali a ritornare in Francia per difendere insieme i cristiani. Dopo un nuovo duello tra i due, Carlo Magno decide di consegnare Angelica al paladino che meglio avrà combattuto i saraceni. Intanto nasce l'amore tra Ruggiero, un cavaliere moro, e la guerriera cristiana Bradamante. Qui l'opera s'interrompe (metà del libro III) per l’improvvisa morte di Boiardo; da qui riprende Ludovico Ariosto. sempre a Ferrara, con l'Orlando furioso (1532).
Ferrara e il nuovo ideale cavalleresco A Ferrara presso la corte degli Este si realizzano le condizioni per la nascita del nuovo poema cavalleresco: le narrazioni cavalleresche erano ancora note e gradite alla corte degli Este, il filologo umanista Guarino Veronese ebbe proprio a Ferrara la sua scuola, compenetrazione della tradizione cavalleresca con gli ideali umanistici . L’Orlando di Boiardo e Ariosto, nuova figura di cavaliere, non eroe dalle doti straordinarie ma uomo con pregi e difetti: nell'Orlando innamorato, è alle prese con l’amore, forza naturale che prevale su tutto nell'Orlando furioso, preda della follia in cui degenera la gelosia, perde la propria dignità. Ciò rispecchia la nuova visione umanistico-rinascimentale della vita terrena, non più subordinata alla vita ultraterrena, ma complesso di esperienze per prendere consapevolezza di sé e della realtà. Le manifestazioni umane, anche l'amore e la follia, acquistano dignità nella vita e nella letteratura. Rispetto alla tradizione medievale si aggiungono personaggi nuovi, donne bellissime, elementi magici e fantasiosi, per rendono più gradita e avvincente la narrazione al nuovo pubblico delle corti signorili.
Parodia antieroica di Folengo A Mantova Teofilo Folengo compone il poema Baldus (1517) che narra le peripezie di Baldo, un giovane impulsivo e indisciplinato, e della sua banda; Trama: Baldus, capo di una banda di prepotenti che procedono tra zuffe e percosse, s'imbarca e va a combattere contro mostri, streghe e diavoli, fino a giungere all'inferno. Qui il poema s'interrompe, lasciando volutamente spazio all'immaginario del lettore. Attinge ai cicli cavallereschi, manipolandoli con estrema libertà compositiva La trasformazione dell’eroe assume caratteri grotteschi e paradossali: in funzione di parodia della tradizione cavalleresca, di satira degli ideali umanistico-rinascimentali di equilibrio e armonia, di demistificazione di ogni tradizione colta. Fisicità grottesca: tema dell'ossessione per il cibo, di fondo popolare, esaltazione della vitalità degli istinti, preludendo al naturalismo del più geniale imitatore di Folengo, François Rabelais. Lingua "maccheronica", contaminazione del latino con termini volgari, con propositi comici e parodistici; da una parte rigidità metrico-grammaticale del latino, dall'altra magmaticità carnevalesca del dialetto (T88, p. 655). La lingua maccheronica nasce in ambienti goliardici medievali, ottiene dignità letteraria all'Università di Padova grazie ad alcuni intellettuali umanisti cui Folengo si ispira.
la poesia lirica
la poesia lirica nel quattrocento La poesia nel secolo dell'Umanesimo la poesia lirica nel quattrocento
La poesia nel secolo degli Umanisti Dopo la morte di Petrarca (1374), la poesia lirica fu trascurata, per un secolo circa poiché gli Umanisti preferivano la prosa. La produzione in latino Il classicismo umanistico indusse vari poeti a scrivere versi in latino. Giovanni Pontano, umanista alla corte napoletana di Alfonso I d'Aragona. fondatore dell'Accademia Pontaniana; tema: l’amore (Amorum libri, De amore coniugali,dolore per la morte del figlio (Naeniae). Jacopo Sannazaro allievo prediletto di Pontano, noto per l’Arcadia, elegie, epigrammi e egloghe in latino. La produzione in volgare Due principali correnti nella poesia volgare del Quattrocento: lirica cortigiana: detta cortigiana perché fiorì presso le corti (Centro-Nord, Aragona a Napoli e Medici a Firenze); imitazione di Petrarca, tratto comune e più caratteristico. Pochi i poeti di spicco, tra cui Boiardo, Lorenzo de’ Medici, Poliziano, Sannazaro. poesia popolare e burlesca: sovvertimento parodistico del classicismo umanistico, realtà anche nei suoi aspetti più materiali. Leonardo Giustinian nobile veneziano, autore di strambotti, parodia del petrarchismo oltre che di liriche in latino. Domenico di Giovanni detto il Burchiello, barbiere fiorentino avverso ai Medici: sonetti di comico affastellarsi apparentemente incoerente di parole dall’aulico al gergale, con allusioni non più comprensibili a personaggi dell’epoca. Burchiello da "poetare alla burchia“ (imbarcazione con merci stipate alla rinfusa) .
La poesia a Firenze: Lorenzo de’ Medici uomo politico, mecenate e letterato, si cimentò con il genere lirico. Produzione aulica caratterizzata da varietà di generi e tematiche. Τemi ricorrenti: conflitto tra la vita dominata dagli impegni politici e il desiderio di una vita nella natura dedicata all'amore neoplatonicamente ideale. Petrarchismo e influenza della Vita Nuova di Dante per il prosimetro. Produzione popolareggiante poemetti satirico-burleschi (Nencia da Barberino,Uccellagione, Simposio) Influenza dell'amicizia con Pulci, autore del Morgante. Componimenti per i festeggiamenti del carnevale come le Canzoni a ballo e i Canti carnascialeschi. Componimenti per i trionfi - sfilate di carri allegorici carnevaleschi accompagnati da musiche e danze. Tra essi c'è la Canzone di Bacco e Arianna
La poesia cortigiana a Firenze: Poliziano Agnolo Poliziano (1454-1494), intellettuale alla corte medicea, poeta di versi eleganti e armoniosi, studioso appassionato della lirica classica greca e latina di cui subisce l’influenza insieme a quella della poesia volgare trecentesca. temi prevalenti: celebrazione dell’amore e della bellezza e consapevolezza della loro fugacità. Stanze per la giostra, poemetto encomiastico: trasposizione in una dimensione mitologica dell'amore di Giuliano de' Medici, fratello di Lorenzo, per Simonetta Cattaneo: personaggi e luoghi allegorie degli ideali umanistici: concezione sensuale e terrena dell'amore, armonia della natura e della poesia, desiderio di fama e gloria, bellezza eterna.
I poeti cortigiani a Ferrara e a Napoli Matteo Maria Boiardo Matteo Maria Boiardo, autore dell'Orlando innamorato, Amorum libri, strutturato come il Canzoniere petrarchesco, per la nobildonna Antonia Caprara, conosciuta alla corte degli Estensi: innamoramento, disillusione e pentimento. Jacopo Sannazaro già citato per la lirica in latino, raccolta poetica di gusto petrarchesco Arcadia, "romanzo" pastorale, egloghe in versi si alternano a brani in prosa (prosimetro). narra le vicende di un pastore che dopo una delusione d'amore si allontana da Napoli e cerca conforto nella natura rigogliosa e fra i pastori della mitica Arcadia, regione leggendaria cantata da Virgilio. Sonetti e canzoni (1530, postumi), aderenza allo stile e linguaggio del Canzoniere, il più vicino all'ortodossia del petrarchismo cinquecentesco.
la poesia lirica nel cinquecento Sotto il segno del petrarchismo la poesia lirica nel cinquecento
Il petrarchismo 1501: Edizione bembiana del Canzoniere di Petrarca, per le stampe di Manuzio, con commento di un letterato (Vellutello, 1525), come si usava solo con i classici dell'antichità. Concetto nuovo di classicità moderna, primo esponente Petrarca modello da imitare i letterati che vi aderirono si dissero "classicisti". Canone dell’imitazione di Petrarca per la lirica, indicato da Bembo nelle Prose della volgar lingua (1525) e applicato rigorosamente nelle sue Rime (1530). Il "petrarchismo" prevedeva: lessico tipico del Canzoniere (aura, d'oro, chiara, dolce, soave); figure retoriche tipicamente petrarchesche, come antitesi, ossimoro, dittologia, iperbole; scelta del sonetto e della canzone, forme metriche del Canzoniere; riproposizione di temi (donne dai biondi capelli, tormenti d'amore, sensi di colpa, ecc.). L'influenza del platonismo Concezione dell’amore di Petrarca reinterpretata secondo teorie neoplatoniche di Marsilio Ficino: concezione dell'amore platonico (Asolani di Bembo) e della bellezza ideale: l’amore è manifestazione della tensione dell'uomo verso Dio; tormenti d'amore = percorso di nobilitazione e perfezionamento; pentimento = strumento di elevazione all'amore divino. poesia mezzo di conoscenza della bellezza ideale insita nella natura e di armonica fusione con essa. La poesia tra mondanità e moda Adesione quasi unanime dei letterati al petrarchismo; Il petrarchismo divenne una moda e un fenomeno di costume, dalla letteratura si estese alle conversazioni da salotto, agli epistolari fra gentiluomini e dame, ecc. trasformandosi alla lunga in una convenzionale riproposizione di stilemi petrarcheschi.
Gli esponenti principali Michelangelo Buonarroti Originalità rispetto al modello di Petrarca che elaborò in modo personale. Tensione drammatica, efficacia espressiva, lingua aspra, spesso contorta, inquietudine e consapevolezza della fugacità dei beni. Giovanni Della Casa L’autore del Galateo compose anche liriche petrarchesche con una certa originalità. Contenuti gravi e solenni, atmosfera severa e riflessiva, inquietudine esistenziale che si manifesta nel ritmo frammentato degli enjambement. Le voci femminili Vittoria Colonna Di nobile famiglia romana, conobbe Bembo, Ariosto e Michelangelo. Poetessa raffinata e petrarchista fedele Primo canzoniere femminile, dedicato al marito defunto, Fernando Francesco d'Avalos. Veronica Gambara Animatrice di un salotto culturale a Correggio, petrarchista piuttosto convenzionale (Stanze e Rime). Gaspara Stampa Meno legata al petrarchismo, manifesta una certa originalità ed efficacia poetica: tema: conflitto interiore tra la felicità sensuale e il dolore feroce suscitati dall’amore. Veronica Franco Cortigiana d’alto rango a Venezia, ritratta più volte dal Tintoretto, accusata di incantesimi e poi assolta dall'Inquisizione, si distingue per la tematica erotica lontana dalle astrazioni teoriche dell'amore platonico.
Ritratto di Veronica Franco Tintoretto, La dama che si scopre il seno,1545, Museo del Prado, Madrid
Gli antipetrarchisti toscani Intellettuali trasgressivi al petrarchismo e al neoplatonismo parodia; tradizione comico-realistica di Cecco Angiolieri, Rustico Filippi e poi di Burchiello. Francesco Berni, pistoiese, scrisse parodie di testi letterari famosi: La Catrina, riscrittura in toscano dell'Orlando innamorato di Boiardo; Le Rime, con alcune parodie di quelle del Bembo, celebrazione di aspetti bizzarri, comuni e rozzi della realtà fino all’oscenità: lode di anguille, orinali, debiti, del caldo del letto, ecc. descrizioni caricaturali di importanti personaggi della vita politica del tempo; Stile prosastico, termini colti contaminati da espressioni dialettali. Pietro Aretino Determinato anticlassicista e oppositore della cultura ufficiale. Nelle Lettere teorizzò l'arte letteraria come istintiva fantasia (ghiribizzo). Autore versatile, sperimentò stili e argomenti diversi: versi satirici di gusto anticlericale (pasquinate1), componimenti a tema erotico, ma anche commedie, tragedie, opere di argomento religioso, Ragionamenti, due trattati dialogici, con protagoniste alcune prostitute considerato osceno fu escluso dallo studio della letteratura fino al Novecento. Pasquinate: componimenti satirici, generalmente anonimo e di contenuto antipapale, che. tra il XVI e il XIX sec., ogni 25 aprile venivano affissi a Roma alla statua detta di Pasquino, un torso ellenistico
la prosa narrativa
La crisi della novella Decadenza del genere di cui pure era ancora recente il modello del Decameron, perché privo delle ascendenze classiche1 predilette dall’Umanesimo, nato in un contesto comunale e borghese, comico e popolareggiante, inadatto al nuovo pubblico aristocratico di corte. Nel ‘400 sopravvisse la cosiddetta spicciolata: brevi novelle separate d’occasione, successivamente riunite in raccolta. Tema: quello boccacciano della beffa e dei motti di spirito raccolte di facezie, come Liber facetiarum di Poggio Bracciolini (1470), Detti piacevoli di Poliziano (1479). Masuccio Salernitano Segretario del principe di Salerno Roberto Sanseverino umanista alla corte aragonese, compose Il Novellino2 (1476), una delle poche raccolte di novelle organicamente strutturate, 50 novelle suddivise, pur senza cornice, per temi in 5 decadi. toni cupi e grotteschi, intento moralistico e spirito anticlericale. La novella, nata nell'antico Oriente e praticata in età ellenistica (dal III sec. a.C.), ricomparve in Occidente solo nel Medioevo (Boccaccio, Chaucer). Il titolo Novellino è quello di un raccolta di novelle toscane, della fine del Duecento, di autore ignoto, che costituisce il primo esempio di prosa narrativa in volgare
La ripresa del Cinquecento Dalla metà del ‘500 la novellistica riprese vigore. L'interesse di un vasto pubblico popolare per storie avventurose, tragiche o sentimentali, diede impulso all’editoria del settore. Filone fiorentino-municipale, episodi comico-realistici della vita cittadina, in fiorentino parlato con termini popolari. Agnolo Firenzuola Ragionamenti d'amore, raccolta a cornice boccacciana di argomento comico e licenzioso; traduzione dell'Asino d'oro di Apuleio (II sec. d.C.) Prima veste dei discorsi degli animali, da una raccolta di favole indiane, giunte in trad. spagnola. Anton Francesco Grazzini, detto il Lasca, Cene: novelle a cornice, narrate durante le feste di Natale, sul tema delle beffe agli ingenui. Pietro Fortini Le piacevoli e amorose notti dei novizi, spirito anticlericale e al tema erotico del Decameron. Il filone lombardo-padano, in Italia settentrionale vicende storiche e attuali con intento moralistico. Matteo Bandello, Novelle, senza cornice , con vicende tratte dalla storia e dalla cronaca. Francesco Straparola Le piacevoli notti, 75 novelle fiabesco-popolari con il carnevale di Murano che fa da cornice. Giambattista Giraldì Cinzio Ecatommitti a finalità educativo-morali nello spirito del nuovo clima della Controriforma.
La nascita del romanzo moderno: Rabelais In Italia il romanzo nasce non prima del XVII secolo. Ιn Francia e in Spagna, intorno alla metà del Cinquecento. Gargantua e Pantagruele di François Rabelais (1494-1554) Medico e filologo, per confortare i suoi pazienti, iniziò a raccontare le avventure dei giganti Gargantua e Pantagruele, poi pubblicate in 5 libri. Attenzione agli aspetti materiali dell'esistenza in una fusione del naturalismo rinascimentale con la tradizione popolare. Influenzato dalla cultura italiana, da Pulci e Folengo in particolare, complesso intreccio narrativo, ravvivato dalla satira e dalla parodia. Trama: L’elemento psicologico prevale gradualmente sulla rappresentazione esteriore dei giganti: Pantagruel si fa più simile agli altri uomini, sviluppa la sua indole buona, generosa, la sua intelligenza aperta alle nuove correnti della cultura e della scienza. Ciò dà lo spunto per una critica dell'istruzione libresca, mnemonica e verbalistica in cui era degenerato il formalismo umanistico, cui contrappone un'istruzione informata a un concreto realismo (l'osservazione diretta degli oggetti, invece della ripetizione di parole; l'apprendimento delle lingue vive e moderne, accanto a quello delle lingue morte; l'acquisizione di un sapere utile alla vita sociale ed etica, ecc.).
La nascita del romanzo moderno: Lazarillo Lazarillo de Tormes (1554) di autore anonimo anticipazione del romanzo picaresco spagnolo del Seicento: il picaro, come il protagonista del romanzo, è un poveraccio, costretto a trasformarsi in mascalzone per sopravvivere. Lazarillo racconta in prima persone le proprie avventure da cui impara come sfuggire all'emarginazione e alla povertà. progresso verso il romanzo moderno: narratore in prima persona che non coincide con l'autore; storia ispirata alla vita quotidiana del periodo; autonomia rispetto ad esigenze religiose, moralistiche o filosofiche come nel Medioevo. Trama Lazarillo, figlio di un povero mugnaio, rimasto orfano, viene mandato dalla madre al servizio di un cieco avaro e imbroglione, che vive elemosinando e prevedendo il futuro. Il giovane impara così a sbarcare il lunazio con sempre minori scrupoli. In seguito passerà da un padrone all'altro, tra cui un frate truffatore, apprendendo gli espedienti per cavarsela nel miglior modo possibile. Infine, riesce a progredire socialmente: diviene banditore di vini per conto di un arciprete di cui sposa e con cui condivide la serva-amante.
Didascalie immagini la prosa narrativa COPERTINA TRATTATISTICA Andrea Mantegna, Camera degli Sposi, affresco, 300×800 cm, Castello di San Giorgio, Mantova TRATTATISTICA LIBER PHYSIOGNOMIAE, 1440 ca., legatura in pelle, testo latino in gotico rotondo LA TRATTATISTICA NEL ‘400 Theodor de Bry, Jean-Jacques Boissard, Bibliotheca chalcographica, Clarorum Virorum Imagines / Lorenzo Valla, Heidelberg: Clemens Ammon, 1669 LA TRATTATISTICA NEL ‘500 Tiziano, Ritratto di Pietro Bembo (1539) Washington, National Gallery of Art IL POEMA CAVALLERESCO GuidoCrepax, Il gioco dell'Orlando furioso, edizione illustrata, 1982 LA POESIA LIRICA Codice autografo di Michelangelo, 1475-1564 la poesia lirica nel quattrocento Incisione tratta da Alfred Gudeman, Imagines Philologorum (Agnolo Poliziano), Leipzig-Berlin, Teubner, 1911 la poesia lirica nel cinquecento Ritratto di Pietro Bembo, Adolf van der Laan, 1694 - 1755 la prosa narrativa Una pagina dell’edizione del Pantagruel, Juste, 1542, Libro II, cap. V