La nascita della religione islamica Maometto e l'espansione araba
Una nuova religione che cambierà il Mediterraneo Nel VII secolo nella Penisola Arabica nacque una nuova religione monoteista chiamata Islam (parola araba che significa "sottomissione"). Tale religione non rimarrà confinata in quella zona ma in breve tempo si diffonderà in tutto il Medio Oriente e il Nord Africa, entrando presto in conflitto con il cristianesimo. Fino a quel momento il mondo mediterraneo aveva avuto cultura di riferimento pressoché unica, quella greco-romana. Anche i popoli barbari, che inizialmente si erano posti in opposizione a questa cultura, avevano finito per assimilarla. Negli ultimi secoli, inoltre, anche il cristianesimo aveva agito come agente unificatore del Mediterraneo, man mano che si diffondeva. Con l’invasione araba, invece, il mondo mediterraneo fu diviso nettamente in due parti: il Mediterraneo cristiano e quello islamico. Gli Arabi, in qualche misura, assimileranno parte della cultura greca (trascurandone però la letteratura) ma non avevano avuto rapporti con il mondo romano. Il Mediterraneo arabo e il Mediterraneo cristiano avranno molte occasioni di rapporto, tuttavia tale divisione sarà una delle caratteristiche di tutto il periodo medievale e durerà ancora molto a lungo dopo la fine del Medioevo.
L’Arabia La Penisola Arabica è situata tra l’Africa e la Mesopotamia. Nella cartina sono segnate alcune tra le città più importanti per la storia dell’Islam: La Mecca e Medina (in Arabia), Damasco (nell’attuale Siria), Baghdad (in Persia, l’attuale Iran).
L' Arabia prima dell’Islam La Penisola Arabica è prevalentemente desertica e all'epoca era abitata soprattutto da tribù nomadi di beduini, dedite all’allevamento di dromedari e capre. Solo nella zona meridionale, più piovosa, si era sviluppata una civiltà di agricoltori e commercianti: i prodotti più importanti erano l’incenso, le spezie e l’oro. Queste merci preziosissime venivano commerciante lungo le vie carovaniere che attraversavano l’intera penisola. Le tribù arabe, anche se parlavano una lingua comune, non erano unite tra loro, anzi spesso si combattevano per il possesso dei pozzi d’acqua e delle oasi. Ogni tribù venerava i propri dei, ma tutti gli Arabi erano accomunati da un culto comune, quello della pietra nera: si trattava di un meteorite conservato in un santuario chiamato Kaaba, situato nella città di La Mecca, che era meta di frequenti pellegrinaggi.
Maometto, fondatore dell’Islam Proprio nella città di La Mecca nacque, nel 570, il fondatore dell’Islam: Maometto. Egli divenne mercante e, durante i suoi viaggi, entrò in contatto con comunità di ebrei e cristiani. Era un uomo molto religioso ed era insoddisfatto del politeismo del suo popolo. Nel 610 Maometto iniziò a predicare pubblicamente una nuova religione, affermando di avere avuto una rivelazione da parte dell’arcangelo Gabriele: durante una visione, l’angelo gli sarebbe apparso nominandolo profeta dell’unico Dio, chiamato Allah. Le nuova religione fu chiamata Islam (= sottomissione ad Allah) e fedeli furono chiamati musulmani (in arabo “muslim” = colui che fa Islam, quindi colui che si sottomette ad Allah).
Maometto riceve la rivelazione da Gabriele Miniatura 1594
I cinque pilastri dell’Islam La religione proclamata da Maometto si basa su cinque regole, chiamate “pilastri della fede”: riconoscere che Allah è l’unico Dio e Maometto è il suo messaggero, l’ultimo e il più grande dei suoi profeti pregare cinque volte al giorno con la faccia rivolta verso La Mecca. Il venerdì la preghiera è collettiva: si svolge nella moschea sotto la guida di un imam (un musulmano colto e autorevole) fare elemosina ai poveri digiunare dall’alba al tramonto nel mese di Ramadàn, quello in cui Maometto diceva di aver ricevuto la rivelazione andare in pellegrinaggio a La Mecca almeno una volta nella vita
Altre regole dell’Islam Oltre ai cinque pilastri della fede, l’Islam prevede alcune regole di comportamento: il fedele non può mangiare carne di maiale né bere alcolici, è permessa la poligamia (ma un uomo può avere al massimo quattro mogli), è vietato rappresentare Allah. Questa regola deriva dalla convinzione che Dio è così diverso dall’uomo che non è possibile conoscerlo completamente, quindi è anche impossibile rappresentarlo. Perciò la civiltà islamica non svilupperà un arte sacra figurativa, ma solo decorativa (le figure si avranno solo nelle rappresentazioni profane). Anche Maometto in qualche modo è una figura sacra, per questo solitamente è rappresentato col viso coperto da un velo oppure avvolto nel fuoco (non si può rappresentare il suo volto). Da questa sottolineatura della differenza tra Dio e uomo deriva anche la modalità di preghiera islamica: il fedele si inginocchia e china la testa verso terra in segno di sottomissione, perché sente tutta la potenza di Allah.
Il Corano Dopo la morte di Maometto, i suoi seguaci raccolsero il suo messaggio in un libro, chiamato Corano: esso è il testo sacro dell’Islam ed è diviso in capitoli chiamati sure. Il Corano non contiene solo precetti religiosi, ma anche regole per la vita civile. Per questo in molti paesi islamici non c’è distinzione tra potere religioso e potere politico, come avviene invece nei paesi occidentali. L’insieme di tutte queste regole si chiama sharia (che significa “via”): essa è la legge di comportamento a cui il musulmano si deve attenere; chi infrange la legge viene punito dall’imam, che ha il compito di controllare che la sharia venga rispettata. Oltre agli imam esistono anche i mullah, cioè gli interpreti del Corano.
Una pagina del Corano
L’Egira e la vittoria di Maometto La predicazione di Maometto trovò molti seguaci, ma non mancarono gli oppositori: soprattutto i mercanti si opponevano alla nuova religione, temendo che la nuova religione provocasse un calo di pellegrini nei vecchi santuari e quindi il declino dei mercati che si tenevano vicino a questi luoghi religiosi. Per questo Maometto fu costretto a fuggire da La Mecca verso la città di Medina: era il 622, anno da cui i musulmani iniziano a calcolare il tempo. Tale fuga è chiamata Egira in arabo. A Medina Maometto trovò moltissimi seguaci e divenne in breve capo politico e militare di tutta la città. Nel 630 ritornò a La Mecca e si impose agli antichi nemici, che riconobbero la sua supremazia. Quando Maometto morì (632), tutta l’Arabia lo riconosceva come profeta. L’Islam era diventato un elemento di unità fortissimo, capace di trasformare un’insieme di tribù rivali in una nazione.
I califfi, successori di Maometto Benché tutti gli Arabi si fossero uniti nella religione musulmana, alla morte di Maometto si verificarono molti contrasti: chi sarebbe stato il califfo, cioè il successore come capo politico? Si scontrarono due correnti, quella che sosteneva i Compagni del Profeta (cioè i primi che lo avevano seguito) e quella che sosteneva i parenti di Maometto. Quest’ultima fazione non riconobbe i primi tre califfi poiché non appartenevano alla famiglia di Maometto: si creò quindi una divisione tra musulmani sciiti, che sostenevano Alì, parente di Maometto, e musulmani sunniti, i quali pensavano che chiunque potesse diventare guida della comunità, se ritenuto degno. Tale divisione esiste ancora oggi: il 90% dei musulmani è sunnita, ma in alcuni paesi islamici ci sono molti Sciiti che trovano seguaci nella popolazione più povera, esclusa dal benessere proveniente dalla produzione di petrolio, di cui quegli stati sono ricchi. Tra le due correnti accadono spesso episodi di violenza.
L’espansione araba Un dovere fondamentale per la comunità musulmana è il jihad: questa parola significa “sforzo” , “impegno” a realizzare sulla terra la volontà di Allah. Il fedele deve rivolgere questo impegno verso se stesso, combattendo la tentazione del male, ma deve anche sforzarsi per diffondere l’Islam nel mondo. Per questo il jihad ha spesso preso le caratteristiche della “guerra santa”, cioè del combattimento contro gli infedeli, che ha dirottato verso l’esterno lo spirito guerriero delle tribù. Questo spirito è stato all’origine dell’espansione araba, iniziata subito dopo la morte di Maometto, quando il primo califfo, Abu Bark, sottrasse ai Bizantini la città di Damasco (dove già viveva una comunità araba). Nell’arco di un secolo gli Arabi conquistarono i regno di Persia, i territori bizantini in Medio Oriente (Palestina, Siria) e il Nord Africa, compreso l’Egitto. Causa di questa veloce conquista è stato sicuramente lo spirito guerriero dei beduini arabi, ma anche l’insofferenza di alcune popolazione nei confronti dei Bizantini, che imponevano molte tasse.
L’espansione dell’Islam tra VII e VIII secolo
La battaglia di Poitiers (732) Conquistata l’Africa settentrionale, gli Arabi oltrepassarono lo stretto di Gibilterra e dilagarono in Spagna, minacciando di conquistare l’Europa. A fermare l’avanzata araba in Europa fu un condottiero franco, Carlo, detto Carlo Martello (cioè “piccolo marte”) per il suo ardore guerriero. Quando un piccolo esercito arabo varcò i Pirenei, montagne al confine con la Francia, Carlo li affrontò nella battaglia di Poitiers (732), ricacciandoli in Spagna. http://www.ovo.com/battaglia- poitiers Questa battaglia, anche se è poco importante dal punto di vista militare perché l’esercito arabo non era molto numeroso, ha un significato importantissimo dal punto di vista storico: i cristiani riuscirono per la prima volta a fermare l’espansione araba, che era sembrata inarrestabile. Proprio in una descrizione di questa battaglia, la cronaca del monaco Isidoro Pacensis, viene usato per la prima volta l’aggettivo “europei” per attribuire un’identità collettiva ai guerrieri che avevano fermato i musulmani.
Carlo Martello tra due paggi Miniatura francese
La conquista araba della Sicilia Dopo la battaglia di Poitiers, l’unico territorio europeo sottoposto al dominio arabo era la Penisola Iberica (Spagna e Portogallo), a parte qualche piccolo regno sui Pirenei rimasto indipendente. Questo territorio, che gli Arabi avevano sottratto ai Visigoti, restò in mano ai musulmani per diversi secoli. Venne chiamato al-Andalus, da cui deriva il termine moderno Andalusia (che indica una regione della Spagna). Una delle città principali era Cordoba. Nel IX secolo, tuttavia, gli Arabi occuparono un altro territorio europeo, la Sicilia. Essa rimane sottoposta alla dominazione araba per circa 250 anni. La conquista araba della Sicilia provocò difficoltà nel commercio tra l’Impero Bizantino e il Mediterraneo occidentale, favorendo lo sviluppo commerciale di Venezia, che diventerà il porto principale per le rotte verso Costantinopoli. Gli Arabi fecero anche qualche scorreria in Sardegna, senza però occuparla
L’organizzazione dei territori conquistati I territori conquistati dagli Arabi furono governati da funzionari chiamati emiri. Ogni zona si governava in modo abbastanza indipendente, ma tutte erano unificate da religione islamica e lingua araba. La popolazione poteva convertirsi all’Islam oppure continuare a praticare la propria religione, ma in questo caso doveva pagare un tributo. Nei territori islamici esistevano tre classi sociali: musulmani d’Arabia, cioè i discendenti dei primi seguaci di Maometto. Erano gli unici che militavano nell’esercito e formavano l’aristocrazia. Erano giudici, funzionari politici e proprietari terrieri. nuovi musulmani, cioè quelli che si convertivano dopo la conquista. Non potevano militare nell’esercito. Erano soprattutto mercanti e artigiani. sudditi non musulmani, che vivevano nelle campagne e lavoravano al servizio di proprietari terrieri musulmani.
L’economia del mondo arabo La civiltà islamica fondò la sua ricchezza sul commercio, sulle manifatture e sull’agricoltura. Il commercio avveniva via terra e via mare: grazie alle piste carovaniere percorse dai dromedari o attraverso il Mar Rosso e l’Oceano Indiano, i mercanti arabi raggiungevano l’Oriente, dove si rifornivano di spezie e seta. I navigatori arabi però spesso si dedicavano anche ad attività di pirateria. Nelle manifatture si produceva la carta (che gli arabi avevano conosciuto grazie al contatto coi cinesi), si lavoravano il metallo e la ceramica, si raffinava la canna da zucchero, si realizzavano tappeti. Questi luoghi di produzione si servivano di mulini per produrre energia. Per quanto riguarda l’agricoltura, gli Arabi introdussero in Spagna e Sicilia nuove coltivazioni come gelso, cotone, agrumi, canna da zucchero.
La cultura araba Molto sviluppate erano le città, tra cui Damasco, Il Cairo, Cordoba, Palermo. La capitale di tutto il territorio arabo fu spostata a Baghdad, anche se La Mecca restò il centro religioso più importante dell’Islam. Queste città erano centri di commercio e produzione, ma anche di cultura. In ogni città c’erano le moschee, dotate di cupole e minareti (alte torri) e il suk, cioè il mercato. Nel mondo arabo fiorirono diverse scienze: astronomia (necessaria per la navigazione), medicina e matematica. Gli Arabi rielaborarono molte conoscenze greche e fecero conoscere il sistema di numerazione indiano, che comprendeva anche lo zero (è quello che usiamo ancora oggi). L’arte islamica fu essenzialmente decorativa: spesso come decorazione venivano usati i caratteri della scrittura araba, che formavano versetti sacri, in combinazione con linee curve e figure geometriche.
La Cittadella delle Moschee Il Cairo (Egitto)
L’interno della Moschea di Cordoba (Spagna) La cosiddetta Cupola della Roccia, moschea di Gerusalemme
Osservazioni astronomiche Miniatura araba XVI sec.
La calligrafia Tra tutte le arti islamiche, quella più praticata fu proprio la calligrafia (dal greco “bella scrittura”), ovvero la pratica della scrittura decorativa. La lingua utilizzata era naturalmente l’arabo, che venne diffusa in tutti i territori conquistati. L’importanza della calligrafia deriva dal fatto che la scrittura è il mezzo per comunicare la parola di Allah, tramite il Corano: per questo la calligrafia è una delle due “arti coraniche”, insieme alla recitazione ad alta voce del testo sacro. La calligrafia venne usata per decorare non solo i principali monumenti islamici o i libri, ma anche manufatti in ceramica e metallo (piatti, brocche, piastrelle). Nei secoli si svilupparono diversi stili calligrafici. Spesso le parole sono disposte in modo da formare disegni, soprattutto uccelli. I calligrafi erano gli artisti più importanti nel mondo arabo, tanto che ci sono stati tramandati alcuni dei loro nomi (cosa che non avviene nel caso di architetti o pittori).
Esempio di calligrafia islamica. L’iscrizione recita: “In nome di Dio, clemente, misericordioso”. È la formula con cui si aprono tutte le sure del Corano.
Coppa islamica con iscrizione calligrafica Iran X sec. Pannello di piastrelle invetriate Damasco XVII sec.