Le diverse edizioni de “I Promessi Sposi” L’ideazione e l’elaborazione del romanzo richiesero a Manzoni circa un ventennio. In questo periodo si alternarono tre diverse edizioni: nel 1823 venne dato alle stampe il “Fermo e Lucia”; nel 1827 furono pubblicati “I Promessi Sposi”; nel 1840 vide le stampe l’edizione definitiva, che oggi leggiamo. Vediamo quali sono le differenze…
Prima edizione: Fermo e Lucia (1823) Oltre al titolo cambiano l’intreccio, il nome di alcuni personaggi, la lingua, che era ricca di termini dialettali , unito all’italiano parlato dalle persone colte in Lombardia. Non dobbiamo dimenticare, infatti, che l’italiano ai tempi di Manzoni non era una lingua parlata da ampi strati dal popolo, ma una lingua utilizzata dalla letteratura, che solo in pochi parlavano (ed anche quei pochi nella quotidianità usavano il dialetto!)
Seconda edizione: “I Promessi Sposi” (1827) Manzoni cambia l’intreccio (cioè l’ordine con cui viene raccontata la storia), ma soprattutto avverte l’esigenza di modificare la lingua. Manzoni capisce difatti che, se vuole raggiungere un grande pubblico, deve scrivere in una lingua che sia accessibile a tanti. L’italiano in cui viene riscritto il romanzo è, però, quello della letteratura, che non viene parlato tutti giorni, ma è quello usato dalla tradizione poetica e letteraria. Manzoni ritiene però che per un romanzo non va bene: non è una lingua viva.
Terza edizione: “I Promessi Sposi” (1840) L’ultima edizione, per le ragioni che abbiamo detto, è rivista sotto il profilo linguistico. Dove poteva andare Manzoni per trovare un italiano vivo, che fosse parlato ogni giorno? Naturalmente a Firenze, qui Manzoni soggiorna e, dopo avere, come dice lui “risciacquato i panni in Arno”, riscrive per l’ultima volta la sua opera, ispirandosi alla lingua parlata dalle classi colte fiorentine del suo tempo, una lingua più viva e più semplice di quella della letteratura