“Contemplata aliis tradere”

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Transcript della presentazione:

“Contemplata aliis tradere” (Testimoniare agli altri ciò che si contempla) S. Tommaso

Introduzione In una società come la nostra, che può essere definita società delle immagini e dell’immagine, niente è più viziato dello sguardo. Saper “guardare” è una capacità che forse solo in pochi riescono ad avere. Occorre purificare il nostro sguardo, abituandolo a guardare in modo nuovo alle cose di sempre: solo in questo modo ci si può aprire allo stupore.

Un mezzo efficace per compiere quest’opera di purificazione dello sguardo, è sicuramente l’ARTE.

La Chiesa ha bisogno dell’arte “La Chiesa crede che, nell’Incarnazione di Gesù Cristo, l’invisibile vita di Dio sia diventata visibile agli uomini” (cfr. Nota pastorale della Conferenza Episcopale Toscana: La vita si è fatta visibile. La comunicazione della fede attraverso l’Arte). La vita si è fatta visibile e noi l’abbiamo contemplata: come si può tacere?

Questa sera, con l’aiuto del “genio” di alcuni giganti dell’arte, cercheremo di scandagliare il grande mistero dell’EUCARESTIA. Lasciandoci stupire da alcune immagini artistiche, contempleremo la bellezza del mistero. La contemplazione della bellezza aiuta a penetrare il mistero e la conoscenza del mistero aiuta la conversione della vita.

EUCARESTIA A cena con Dio Il dovere dell’annuncio

Antonio Martinotti, Cristo alla porta, olio su tavola, cm 35 x 50 A CENA CON DIO Antonio Martinotti, Cristo alla porta, olio su tavola, cm 35 x 50

Uno scorcio di porta, una mano, un volto di Cristo. È tutto ciò che il pittore ha usato per descrivere un versetto dell’Apocalisse: All'angelo della Chiesa di Laodicèa scrivi: Così parla l'Amen, il Testimone fedele e verace, il Principio della creazione di Dio: Conosco le tue opere: tu non sei né freddo né caldo. Magari tu fossi freddo o caldo! Ma poiché sei tiepido, non sei cioè né freddo né caldo, sto per vomitarti dalla mia bocca. Tu dici: «Sono ricco, mi sono arricchito; non ho bisogno di nulla», ma non sai di essere un infelice, un miserabile, un povero, cieco e nudo. Ti consiglio di comperare da me oro purificato dal fuoco per diventare ricco, vesti bianche per coprirti e nascondere la vergognosa tua nudità e collirio per ungerti gli occhi e ricuperare la vista. Io tutti quelli che amo li rimprovero e li castigo. Mostrati dunque zelante e ravvediti. Ecco, sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me. Il vincitore lo farò sedere presso di me, sul mio trono, come io ho vinto e mi sono assiso presso il Padre mio sul suo trono. Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese (Ap 3, 14 – 22).

Lo schiudersi della porta è una rivelazione, ci viene rivelato un volto in cui c’è tutto. Le labbra sono nell’atteggiamento di chi ha appena finito di parlare, di chi ha detto tutto, di chi ha detto il suo Amen. Eppure sono anche le labbra di chi parlerà di nuovo, Ripetendo quell’unica parola che redime.

La mano sembra aprire una porta… Si è aperto uno spiraglio di luce, schegge d’oro ci investono: il Signore ha bussato. La mano è già nella fessura e scorge chi si trova dietro quella porta: noi.

Nello sguardo di Gesù c’è la trepidazione dell’attesa, Gesù apre, ma non entra, tende l’orecchio e guarda… Nello sguardo di Gesù c’è la trepidazione dell’attesa, c’è il timore di scorgere ciò che non si vorrebbe. Al di qua della porta e di quello sguardo ci siamo noi, continuamente chiamati ad un banchetto. Ma spesso siamo troppo distratti e ripiegati sulle nostre certezze quotidiane. Forse non abbiamo bisogno di Cristo?

La porta resta socchiusa all’infinito, fino a che non sia la nostra libertà a spalancarla. Gli occhi di Cristo restano fissi nei nostri, come promessa di un collirio che purifica lo sguardo e lascia intravedere la via che conduce alla verità e alla vita.

L’ Eucarestia è la porta che apre all’incontro reale e attuale con il Cristo Redentore, morto per noi, dato per noi. Dallo sguardo prolungato all’Eucarestia deriva un desiderio sempre più profondo di conversione. L’Eucarestia è banchetto che coinvolge, anzi, stravolge la vita: “Colui che mangia di me vivrà per me”!

Lo sguardo di Cristo muove all’azione. condotti da lui andremo anche noi bussando di porta in porta, di cuore in cuore, finché ogni persona che incontriamo non si spalanchi alla medesima luce. Altri passeranno con noi, e forse grazie a noi, per la via della vita che conduce all’eternità felice.

IL DOVERE DELL’ANNUNCIO Jan Vermeer, Cristo nella casa di Marta e Maria, olio su tela, cm 160 x 142

E’ possibile essere missionari davanti all’Eucarestia? Quest’opera non sembra avere alcuna attinenza con la missione, evoca anzi un episodio evangelico che rimanda alla contemplazione. Rileggiamo il brano: Mentre erano in cammino, entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo accolse nella sua casa. Essa aveva una sorella, di nome Maria, la quale, sedutasi ai piedi di Gesù, ascoltava la sua parola; Marta invece era tutta presa dai molti servizi. Pertanto, fattasi avanti, disse: «Signore, non ti curi che mia sorella mi ha lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». Ma Gesù le rispose: «Marta, Marta, tu ti preoccupi e ti agiti per molte cose, ma una sola è la cosa di cui c'è bisogno. Maria si è scelta la parte migliore, che non le sarà tolta» (Lc 10, 38 – 42).

Marta è ritratta nell’atto di parlare. Questa energica padrona di casa è tutt’uno col suo agire. Nell’ospitalità premurosa, nel suo fare per Cristo e per i fratelli, ella spende la sua vita, si dona senza sosta e senza calcolo. In Marta si riconoscono coloro che davanti all’Eucarestia s’interrogano, scendono nel profondo di sé e si rendono disponibili ad agire e servire. Quanti si rispecchiano in lei, vivono una preghiera di intenso ascolto, orientata alla carità concreta. Lo stile missionario di Marta è la diaconia.

La posizione di Maria obbliga lo sguardo dello spettatore a dirigersi verso l’oggetto della sua attenzione: Gesù. Persino il colore degli abiti dice l’intenso identificarsi di Maria con il suo Signore. Maria è totalmente orientata verso Gesù, vive della sua parola; non chiede nulla, ma in tutto si affida a lui. Maria è, dunque, la contemplativa. Il suo atteggiamento davanti a Gesù è quello dell’abbandono. Potremmo dire che Maria è missionaria anzitutto presso Dio. E’ la missione di tutti coloro che “perdono” il loro tempo davanti all’Eucarestia, nella preghiera.

Il cristiano non può venir meno al suo dovere di annunciare Cristo sempre e dovunque. Per poter essere missionari occorre nutrire la propria vita di una preghiera intensa e soprattutto nutrirla di Cristo stesso: della sua Parola e del suo Corpo. Soltanto in questo modo si può vivere nella carità verso i fratelli.

Ciò che abbiamo contemplato Lasciamoci afferrare dall’amore di Cristo e non temiamo di annunciarlo e testimoniarlo! Ciò che abbiamo contemplato raccontiamolo e testimoniamolo a tutti con fede.

“Contemplata aliis tradere!”

FINE