Lez. 5 c Riforma della Chiesa scontro Papato - Impero

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Transcript della presentazione:

Lez. 5 c Riforma della Chiesa scontro Papato - Impero Noi e gli altri [Roma e il mondo] appunti di storia medievale (IV-XV secolo) Lez. 5 c Riforma della Chiesa scontro Papato - Impero Prof. Marco Bartoli

La politica ecclesiastica degli Ottoni Nella prospettiva di un consolidamento del potere centrale, gli Ottoni rafforzarono i legami con la feudalità ecclesiastica a discapito di quella laica Si instaurava così il sistema della Ecclesia Imperii (l’imperatore controlalva l’elezione del papa privilegium Ottonianum, degli abati, dei vescovi)

Imperatore Ottone I (962) Privilegium Othonis “…tutto il clero e tutta la nobiltà del popolo romano a causa delle varie violenze e delle irragionevoli incomprensioni, che vanno eliminate, dei pontefici nei confronti del popolo a loro soggetto, con giuramento si obbligano a far in modo che la futura elezione dei pontefici, per quanto sarà nella volontà di ognuno, avvenga in forma canonica e secondo giustizia e che quegli sarà chiamato a questo santo e apostolico reggimento non sia consacrato col consenso d’alcuno se prima non faccia, alla presenza dei nostri messi o di nostro figlio ovvero di tutta la collettività, per la soddisfazione e futura salvezza di tutti, quella stessa promessa che il signore e padre nostro spirituale Leone fece notoriamente di sua spontanea volontà.” [Monumenta Germaniae Historica, Diplomata regum et imperatorum, I, Hannover 1884, pp.322-327]

Alla morte di Ottone III (1002) Enrico II (1002-1024) continua la politica ottoniana Corrado II della casa di Franconia (dinastia dei Salii): 1027 imperatore; ottiene l’omaggio dei principi longobardi dell’Italia meridionale; 1033 annette il regno di Borgogna; 1037 Constitutio de feudis

Milano Ariberto di Intiniamo si contrapponeva ai suoi vassalli, riuniti in una lega, la Motta. L’imperatore inizialmente sostiene i vassalli (consitutio de feudis) L’arcivescovo si alleò al popolo di Milano (il Carroccio) La lotta terminò solo nel 1044

I problemi della chiesa Corrado II si interessava della qualità della vita dei signori ecclesiastici molto meno rispetto agli Ottoni. Simonia: l’acquisto con denaro delle dignità ecclesiastiche Concubinato : a tutti i livelli era frequenta la convivenza di chierici con donne

A Roma 1046 vengono eletti contemporaneamente tre papi L’imperatore Enrico III (che era succesuto nel 1039 al padre Corrado II) interviene nel sinodo di Sutri, depone tutti e tre e fa eleggere il vescovo di Bamberga, Clemente II

Le spinte verso una riforma Riforma monastica: nel 910 Guglielmo il Pio, duca di Aquitania donò un terreno presso Cluny a San Pietro, esentandolo da ogni dipendenza da vescovi o signori laici Con il secondo abate, Oddone, il monastero promosse la riforma in tutta l’Europa (congregazione di monasteri) Regola benedettina, ma importanza della preghiera (ufficio dei defunti)

I movimenti popolari A Milano un diacono, Arialdo, si mise alla guida di un movimento popolare di rivolta contro i chierici indegni Alla sua morte la guida del movimento passò ad un laico, Erlembaldo, giungendo a rifiutare i sacramenti da parte dei chierici anche solo sospettati di simonia o concubinato. A Firenze un movimento analogo portò alla destituzione del vescovo, accusato di simonia.

A Roma Attorno a Leone IX (altro pontefice scelto dall’Imperatore Enrico III) si crea un gruppo di ecclesiastici favorevoli alla Riforma: Umberto, cardinale di Silvacandida Pier Damiani, monaco camaldolese Ildeberto di Soana

Lo scisma d’Oriente Nel frattempo si andava consumando la separazione tra la chiesa di Roma e quella di Costantinopoli Nel 1054 il legato papale, Umberto da Silvacandida (malgrado il fatto che il papa fosse morto nel frattempo) depose sull’altare di santa Sofia a Costantinopoli la bolla di scomunica contro il patriarca Michele Cerulario. Il problema centrale era quello del filioque (ma negli stessi anni i bizantini perdevano ogni residuo possesso in Italia meridionale)

La libertas ecclesiae Con la morte di Enrico III gli succedeva il figlio, Enrico IV, di soli otto anni. Assumeva quindi la reggenza la madre Agnese di Poitiers. A Roma, dopo la morte di Leone IX, veniva scelto un papa riformista, Niccolò II, il quale, nel 1059 in un sinodo in Laterano disciplinava l’elezione del papa, che veniva riservata ai soli cardinali vescovi.

Gregorio VII L’opera di riforma venne continuata dapprima da Anselmo da Baggio, eletto papa nel 1061 con il nome di Alessandro II e poi, nel 1073, da Ildebrando di Soana, che, nel 1073 divenne papa Gregorio VII con lui si passava dall’idea dell’indipendenza del papato dal potere delle autorità laiche all’idea della sottomissione dei laici alla Chiesa e al papa

Il Dictatus Pape di Gregorio VII 1) Che la Chiesa Romana è stata fondata da Dio solo. 2) che solo il Pontefice Romano è a buon diritto chiamato universale.... 8) che lui solo può usare le insegne imperiali 9) che tutti i principi devono baciare i piedi soltanto al Papa (…) 11) che il suo titolo è unico al mondo 12) che gli è lecito deporre l’imperatore (…) 19) che nessuno lo può giudicare (…) 26) che non dev’essere considerato cattolico chi non è d’accordo con la Chiesa romana 27) che il Pontefice può sciogliere i sudditi dalla fedeltà verso gli iniqui. [Monumenta Germaniae Historica, Epistolae selectae, cura Caspar, Berlino 1920]

La lotta per le investiture 1075 Gregorio VII condanna solennemente l’investitura di beni ad ecclesiastici da parte di laici 1076 la dieta di Worms: i vescovi tedeschi proclamano la deposizione di Gregorio, il quale reagì scomunicando l’imperatore 1077 mentre Gregorio VII è in viaggio verso la Germania, Enrico IV gli va incontro al castello di Canossa; il papa su consiglio di Matilde di Canossa e di Ugo di Cluny, gli diede l’assoluzione

Gregorio VII, scomunica di Enrico IV “San Pietro, capo degli Apostoli, e tu, san Paolo, dottore delle genti, degnatevi, vi prego, di porgermi l’orecchio e di ascoltarmi con clemenza.. voi sapete che non per mia volontà salii ai sacri ordini, non per mia volontà me ne andai oltralpe con papa Gregorio e ancor meno di mia volontà ritornai con papa Leone, mio signore, a questa vostra particolare Chiesa, in cui vi servii; poi del tutto senza mia volontà, con molto dolore e gemito e lamento sono stato collocato, del tutto indegno sul vostro trono. Questo io dico perché non io voi, ma voi avete scelto me e avete posto su di me il gravissimo peso della vostra Chiesa. E poiché mi avete ordinato di salire su un monte eccelso e di gridare a gran voce e annunciare al popolo di Dio i suoi peccati e ai figli della Chiesa le loro colpe, incominciarono a insorgere contro di me i figli del diavolo e presunsero di metter le loro mani su di me, fino al sangue...

Fate dunque in modo, ve ne prego, o Padri e santissimi Principi, che tutto il mondo capisca e sappia che, se in cielo potete legare e sciogliere, in terra potete togliere e concedere a chiunque, secondo i meriti, imperi, regni, principati, ducati, marche, contee e possedimenti tutti. Infatti spesso avete tolto ad uomini empi ed indegni le cariche di patriarca, primate, arcivescovo e vescovo le e avete date a uomini pii. Se dunque potete render giustizia nelle questioni spirituali, che cosa non si deve credere che possiate in quelle terrene! E se giudicherete gli angeli, che signoreggiano su tutti i principi superbi, che cosa non potete fare dei loro servi! Imparino ora i re e tutti i principi secolari quanto grandi voi siete, che cosa potete, ed abbiano paura di considerare cosa da poco l’ordine della vostra Chiesa ed eseguire presto la vostra sentenza nei riguardi del suddetto Enrico, sì che tutti sappiano che non per caso, ma per il vostro potere, cadrà; sia confuso fino alla penitenza, voglia il cielo, perché il suo spirito sia salvo nel giorno del Signore”. [Monumenta Germaniae Historica, Epistolae selectae, cura Caspar, Berlino 1920]

La fine di Gregorio VII Enrico IV, tornato in Germania e superata l’opposizione dei Sassoni, nel 1080 in un sinodo di Bressanone, depone ancora Gregorio VII, eleggendo papa l’arcivescovo di Ravenna, Guiberto, con il nome di Clemente III L’imperatore si spinse allora fino a Roma, Gregorio VII si rinchiuse a Castel Sant’Angelo e di lì, mandà a chiamare Roberto il Guiscardo Nel 1085 il Guiscardo “liberò” il papa e lo condusse con sé a Salerno, dove Gregorio VII morì

I successori di Gregorio VII Desiderio, abate di Montecassino, prese il nome di Vittore III Urbano II, francese, già monaco cluniacense, continuò l’opera di riforma, abbandonando lo scontro diretto con l’impero e trasferendosi in Francia dove, a Clermont, nel 1095, indisse la prima crociata

La lotta continua Il successore di Urbano II, Pasquale II (1099-1118) riprese al lotta contro l’imperatore, favorendo la ribellione del figlio, Enrico 1106 deposizione e poi morte di Enrico IV, ascesa al trono di Enrico V. Tentativo di soluzione: l’imperatore rinunciava ad ogni invesitura, gli ecclesiastici rinunciavano ad ogni beneficio (fallisce per l’opposizione degli ecclesiastici) 1111 Enrico V cattura Paquale II e lo scotringe a sottoscrivere un privilegio nel quale riconosceva l’investitura laica. Appena possibile, il papa annullò il privilegio

Il concordato di Worms 1122 concordato di Worms tra Enrico V e il nuovo papa Callisto II 1123 primo concilio lateranense ratifica il concordato: Solo la chiesa poteva provvedere all’elezione e alla consacrazione degli ecclesiastici, cui successivamente potevano essere concessi dei benefici In Germania, per riguardo all’autorità imperiale, la concessione del beneficio avrebbe preceduto la consacrazione religiosa

Conseguenze della lotta per le investiture La distinzione tra potere temporale e potere spirituale (lo stesso vescovo era insignito dell’uno e dell’altro, ma i due poteri erano concettualmente distinti) L’affermazione del centralismo romano (nella direzione della monarchia papale) Progressiva separazione tra chierici (monasticizzati) e laici