IL PERIODO FASCISTA
LE PERIODIZZAZIONI Adotteremo questa partizione: 1922-1929: costruzione 1929-1936: stabilizzazione e consenso 1936-1945: crisi, crollo e fine del fascismo
LE INTERPRETAZIONI Perché si parla per il fascismo di un “Totalitarismo imperfetto” Il ruolo della chiesa e dell’associazionismo cattolico Il concordato Il ruolo della monarchia Lo statuto albertino e gli “inserti” dello stato fascista regime reazionario di massa, dittatura moderna? Fascismo parentesi; Fascismo regime di classe; paradigma antifascista resistenziale Sono alcune chiavi di lettura dalle quali deriva il giudizio storico sul regime italiano.
LE INTERPRETAZIONI “Fascismo parentesi” B. Croce, negli articoli raccolti poi in Per una nuova Italia. Scritti e discorsi (1943-1944), formulava la tesi del fascismo come “malattia morale”, tesi che divenne punto di riferimento fondamentale per tutte le interpretazioni non marxiste e radicali della dittatura. In questa chiave il fascismo viene visto come una “parentesi”, l'irruzione improvvisa del male nella storia dell'Europa sconvolta dalla guerra e da conflitti irriducibili. (A.DE BERNARDI)
1922-1929 LA COSTRUZIONE Due date di riferimento “interne”: il 1924 (crisi Matteotti) Il 1925 (avvio della dittatura) Tra il 1922 ed il 1929 abbiamo: A) soppressione libertà politiche; nasce il partito unico, il duce, la ritualità del regime B) soppressione libertà sindacali ed avvio del corporativismo C) soppressione libertà di stampa D) avvio della politica economica fascista e del cosiddetto dirigismo economico
IL PERIODO FASCISTA Il 28 ottobre 1922 il Re, Vittorio Emanuele III, incarica Benito Mussolini di formare un nuovo Governo al posto del Governo Facta. L’incarico fece molto discutere ed ancora oggi è fonte di dibattiti.
IL PERIODO FASCISTA Perché l’incarico a Mussolini è discutibile? Primo: il Re doveva firmare lo “stato di assedio” proposto dal Governo e non la nomina di Mussolini: la “marcia su Roma”, le intimidazioni e l’uso della forza (con le occupazioni delle Prefetture da parte dei fascisti) avrebbero consigliato la firma dell’assedio.
IL PERIODO FASCISTA Perché l’incarico a Mussolini è discutibile? Secondo: perché in una forma di governo parlamentare l’incarico dato ad un esponente politico con “appena” 35 parlamentari è un fatto eccezionale, una forzatura della prassi parlamentare.
IL PERIODO FASCISTA Il Re, tuttavia, non firmò lo stato di assedio e incaricò Mussolini di formare il Governo: una decisione molto discutibile, per gli episodi di violenza e per la contrarietà alla prassi parlamentare, ma pur sempre una scelta che spettava al Re di compiere.
IL PERIODO FASCISTA Il 16 novembre 1922 Mussolini tiene il primo discorso in Parlamento, il cd. “discorso del bivacco”: da un lato, mette in guardia il Parlamento dal fatto che lo avrebbe potuto “sprangare” ma non lo fece, dall’altro, disse di voler rispettare tutte le fedi religiose, in specie quella cattolica.
IL PERIODO FASCISTA Il discorso fu criticato da De Gasperi e Turati, anche se ottenne lo scopo: avere il “via libera” dei popolari per la fiducia. Mussolini, con “solo” 35 parlamentari, ottenne la fiducia: 306 voti a favore, 116 contrari e 7 astenuti.
IL PERIODO FASCISTA Nel 1923 nasce la Milizia Fascista: la Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale. Sempre nel 1923 si adotta la legge elettorale “Acerbo”: un sistema proporzionale con premio di maggioranza: chi otteneva più del 25% dei voti aveva diritto ai 2/3 dei seggi!
IL PERIODO FASCISTA I popolari, quindi, non fecero mancare il loro appoggio: nel Congresso del 1923 pur ribadendo la loro autonomia, decisero di provare a far tornare il fascismo nella legalità. Per i popolari, tuttavia, esisteva un punto fermo: il sistema elettorale proporzionale.
IL PERIODO FASCISTA La legge elettorale, in effetti, fu uno dei primi problemi del Governo Mussolini: chiese di inserirla nei “pieni poteri” che il Parlamento gli aveva affidato in materia tributaria e amministrativa, ma il Re si oppose. Ad ogni modo, i popolari chiesero che il “premio” scattasse con il 40% dei voti, ma Mussolini non accettò: si ricordi che Mussolini definiva le elezioni dei “ludi cartacei”, ossia, dei “giochi di carta”.
IL PERIODO FASCISTA Il 10 giugno 1924 il deputato socialista Giacomo Matteotti, molto critico, tra l’altro, rispetto alla legge Acerbo, scompare. Il 12 giugno 1924 le opposizioni decidono per il cd. “Aventino”: si astengono dai lavori parlamentari, al che il Presidente della Camera, Rocco, aggiornò i lavori sine die.
IL PERIODO FASCISTA Il 3 gennaio 1925 Mussolini tiene il discorso con il quale, per molti storici, inizia ufficialmente la dittatura: Mussolini si assume tutta la responsabilità dell’accaduto (il corpo di Matteotti fu trovato il 16 agosto) e senza mezzi termini afferma:
IL PERIODO FASCISTA Inizia la fascistizzazione dello Stato con l’approvazione delle cd. “leggi fascistissime”: legge 24 dicembre 1925: tutti i poteri vengono attribuiti al duce; legge 31 gennaio 1926: al potere esecutivo viene data la facoltà di emanare norme giuridiche; legge 5 novembre 1926: viene creato il "tribunale speciale" (e, fra l'altro, ripristinata la pena di morte); legge 9 dicembre 1928: il Gran Consiglio del Fascismo diventa, da vertice gerarchico del partito
IL PERIODO FASCISTA Sin dal 1925 il “Duce” diviene Capo del Governo: a nominare e revocare i Ministri, tuttavia, era ancora formalmente il Re (era questa la sua più importante funzione residuale). Nel 1926 vengono soppressi i Consigli comunali e sostituiti con Podestà di nomina regia.
1929-1936 LA STABILIZZAZIONE E IL CONSENSO Due date di riferimento “internazionali”: Crisi economica di wall street (1929) Proclamazione dell’Impero (1936) Tra il 1929 ed il 1936 abbiamo: Patti lateranensi (1929) Elezioni plebiscitarie (1929 dopo i patti) Sistema corporativo (abolizione della lotta di classe in funzione dell’interesse nazionale) Nascita delle istituzioni fasciste che non sostituiscono lo stato ma si intrecciano con esso: MVSN, Gran Consiglio, Tribunale Speciale per la Difesa dello Stato, Corporazione
IL PERIODO FASCISTA Nel 1929 si svolgono le ultime elezioni con la scelta pro o contro un listone di candidature fasciste. Si risolve il problema del rapporto con la Chiesa: nel 1929 sono firmati i “Patti Lateranensi” da cui nasce lo Stato della “Città del Vaticano” e il Concordato, per regolare, tra l’altro, il matrimonio, l’insegnamento, il pubblico impiego e altro.
1929-1936 LA STABILIZZAZIONE E IL CONSENSO Si sviluppa una politica economica caratterizzata da un forte dirigismo ed intervento dello stato E’ uno degli elementi che – abbinato al triangolo repressione/consenso/propaganda – fa sentire meno gli effetti della crisi del ‘29 pur con costi elevatissimi in termini di salari reali, licenziamenti ed effettivo mantenimento di condizioni di vita accettabili tra operai e contadini Le linee di intervento principali e caratterizzanti sono 5 (cui si aggiungono quelli propri delle politiche del lavoro e sindacali: il Sistema Corporativo, la Carta del Lavoro, il superamento della lotta di classe in funzione dei superiori interessi nazionali, la Magistratura del Lavoro, gli Uffici di Collocamento): nascita dell’IRI, gli interventi in agricoltura, le politiche ruralistiche e la battaglia del grano, Quota 90, l’autarchia.
IL PERIODO FASCISTA La pagina più vergognosa del regime: nel 1938 si approvano le leggi razziali: divieto di matrimonio misto, divieto di assumere pubblici impieghi e altre limitazioni per i circa 40.000 ebrei italiani. Il censimento della popolazione ebrea venne utilizzato dai nazisti quando occuparono il Paese.
L’Istituto Ricostruzione Industriale (I.R.I.) Ente pubblico nato nel 1933 per salvare dal fallimento le principali banche italiane (Commerciale, Credito Italiano, Banco di Roma) che avevano pesantemente risentito della crisi economica mondiale del 1929 tanto da correre il rischio di entrare in fallimento. Per evitarne quest'eventualità il governo le acquistò, e con esse acquisì la proprietà delle numerose imprese industriali controllate da queste tre banche. In questo modo l’IRI, e quindi lo Stato, diventò proprietario di oltre il 20% dell' intero capitale azionario nazionale e di fatto il maggiore imprenditore: dalla cantieristica al settore automobilistico - con l' Alfa Romeo - e bancario. Inizialmente era previsto che l'IRI fosse un ente provvisorio il cui scopo era limitato alla liquidazione delle attività così acquisite; ma nel 1937 il governo trasformò l'IRI in un ente pubblico permanente.
GLI INTERVENTI IN AGRICOLTURA Nel 1928 iniziò un programma di bonifica a livello nazionale: lo Stato avrebbe provveduto alle opere fondamentali (risanamento terreni paludosi, rimboschimenti, drenaggio e controllo delle acque) lasciando ai privati il compito di completare a proprie spese la bonifica con piantagioni, dissodamenti, costruzioni rurali. Per l'inadempienza dei proprietari, il progetto rimase in buona parte inattuato.
GLI INTERVENTI IN AGRICOLTURA Esito opposto ebbe la bonifica dell'Agro Pontino, che trasformò migliaia di ettari di terre malariche e scarsamente abitate, fra Roma e Terracina, facendovi sorgere circa 3000 poderi, sistemati ed attrezzati. I lavori iniziati nel 1931, furono portati avanti secondo progetti razionali, e contribuirono fra l'altro ad alleviare la disoccupazione che, a causa della crisi, era enormemente aumentata. Le iniziative di bonifica riguardarono comunque una superficie di oltre 4 milioni e mezzo di ettari.
LE POLITICHE RURALISTICHE E LA BATTAGLIA DEL GRANO La battaglia del grano iniziata nel 1925, era rivolta a diminuire l'importazione e a rendere, l'Italia completamente autosufficiente. Dopo la crisi economica del 1929, il regime fascista intensificò la propaganda a favore di un aumento della produzione agricola, facilitando attraverso alcune leggi, la vendita e il collocamento dei prodotti Con legge, dal 1932 vennero istituiti i consorzi agrari, che raccoglievano i prodotti agricoli, soprattutto cereali, offrendo agli agricoltori anticipi sulle vendite e assicurando la collocazione delle merci sul mercato. La produzione subì un reale incremento: da 59 milioni di quintali di frumento, nel 1923, si passò alla produzione di 79 milioni di quintali nel 1933
QUOTA 90 Si trattò di una sopravalutazione della lira (quota 90 nel 1927): tasso di cambio della lira con la sterlina fissato nel 1927 a seguito della rivalutazione, annunciata da Mussolini nel discorso di Pesaro del 18 agosto 1926. A quella data il cambio era pari a 153 lire e quota 90 divenne l'obiettivo del governo. Comportò misure monetarie ed economiche, come il consolidamento dei Buoni del tesoro e la riduzione di salari e prezzi interni. In conseguenza di questa azione fu possibile mirare ad riduzione e compressione autoritaria dei salari (1930-1934), intervento reso possibile per il sistema di repressione in atto e per l’esistenza di un sistema di compensazione sociale apparente (apparato del consenso)
L’AUTARCHIA Linea di politica economica finalizzata all'autosufficienza di un sistema economico, mediante la massima riduzione di importazioni ed esportazioni (ottenuta con apposite misure fiscali, doganali e monetarie) e il massimo sfruttamento dei fattori interni. Dominò il sistema economico internazionale tra la prima e la seconda guerra mondiale in seguito all'isolazionismo statunitense, alla “cintura sanitaria” imposta all'Urss e alle difficoltà della ripresa della Germania umiliata dalle riparazioni. Fu uno dei principali fattori di instabilità internazionale
L’AUTARCHIA Il mondo si divise lungo due direttrici Le grandi potenze puntarono sulle proprie immense risorse interne (USA e URSS) oppure su quelle dei propri imperi coloniali (Gran Bretagna/Commonwealth, Francia, ma anche Belgio e Olanda) Germania, Italia e Giappone si orientarono vero un progressivo riarmo legandosi a tre slogan: “spazio vitale”, “posto al sole”, “area di coprosperità della più grande Asia orientale” Un sistema autarchico sopravvisse di fatto, durante la guerra fredda, nel blocco sovietico in seguito al rifiuto di accedere agli accordi di Bretton Woods (1944) e al piano Marshall (1947).
L’AUTARCHIA Solo l'Italia fascista lanciò dichiaratamente l'autarchia dopo le sanzioni della Società delle nazioni per l'aggressione all'Etiopia (1935). Volta in realtà a rafforzare l'economia di guerra, essa comportò il drenaggio di risorse pubbliche a sostegno dell'industria pesante e la rinuncia a varie importazioni vitali, con gravi distorsioni nei consumi e negli investimenti per un paese poverissimo di materie prime e, soprattutto, una ridicola e molto propagandata pretesa di far da sé in campi tecnologicamente avanzati, e si tradusse in una terribile arretratezza anche della stessa attrezzatura bellica.
RESISTENZA E FINE DEL FASCISMO Mussolini è costretto a dimettersi il 25 luglio 1943 perché l’Italia sta perdendo la guerra (sconfitta nel nord Africa, ritirata di Russia e sbarco degli alleati in Sicilia) e perché cresce l’opposizione al fascismo (scioperi nel marzo del 1943). Badoglio viene nominato Capo del Governo con il compito di firmare l’armistizio (fine delle operazioni belliche) con gli alleati. L’armistizio viene firmato l’8 settembre 1943. Ma non è la fine della guerra, anzi per l’Italia è il periodo più tragico.
RESISTENZA E FINE DEL FASCISMO Il paese è diviso in due: il sud è stato liberato dagli alleati, il centro-nord è occupato dai tedeschi alleati con i fascisti della Repubblica Sociale Italiana (RSI); questo stato creato da Mussolini dopo la sua fuga dal Gran Sasso esisteva solo grazie al sostegno della Germania nazista. Contro l’occupazione nazista i partiti antifascisti (comunisti, socialisti, popolari, azionisti, liberali) organizzano dei gruppi armati per combattere contro gli occupanti: sono le brigate partigiane guidate da un organismo chiamato Comitato di Liberazione Nazionale (CLN). La guerra si conclude il 25 aprile 1945 con l’ingresso a Milano dei partigiani e la ritirata dei tedeschi.
LA COSTITUZIONE PROVVISORIA 12-22 aprile 1944: «Patto di Salerno», i partiti antifascisti riuniti nel CLN e la Corona stipulano una «tregua istituzionale». 25 giugno 1944: viene emanato il decreto legislativo; 25 aprile 1945; 16 marzo 1946.