Scienza Politica (M-Z) A.A. 2016-2017 Filippo Tronconi Stati Uniti
La Costituzione 4 luglio 1776: le 13 colonie americane (4 milioni di cittadini) dichiarano l’indipendenza dal Regno Unito Stipulano tra loro un patto confederativo (Articles of Confederation) che ratificano fra il 1777 e il 1781 1787: Convenzione di Filadelfia, nuova costituzione Ambition must be made to counteract ambition. […] If men were angels, no government would be necessary. If angels were to govern men, neither external nor internal controls on government would be necessary. In framing a government which is to be administered by men over men, the great difficulty lies in this: you must first enable the government to control the governed; and in the next place oblige it to control itself. The Federalist, Paper n.51, 1788 (James Madison)
I caratteri fondamentali della costituzione Un sistema presidenziale e federale, la cui caratteristica fondamentale è la separazione dei poteri (separate institutions sharing power) ed il loro bilanciamento (checks and balances) Esecutivo (il Presidente) / Legislativo (il Congresso) / Giudiziario (Corte Suprema, Corti federali e statali) Governo federale / governi statali Bill of Rights 10 emendamenti approvati nel 1789 Per limitare il potere del governo e tutelare le libertà individuali
Il Presidente Il presidente è il capo dell’esecutivo (monocratico) e capo dello Stato Il suo mandato è fisso (4 anni) e indipendente dalla maggioranza del Congresso: è l’essenza del sistema presidenziale È eletto ogni quattro anni da un collegio di 538 Grandi elettori (435+100+3) eletti dai cittadini rieleggibile solo una volta (a partire dal 1952, dopo le 4 elezioni consecutive di F.D. Roosvelt) Se 269-269 GE, il presidente è eletto dalla Camera
L’elezione del Presidente (I) Il calendario: primarie (gennaio-giugno); conventions (a luglio o settembre); campagna elettorale e voto popolare (novembre); i GE votano (dicembre); il nuovo Presidente entra in carica (gennaio)
L’elezione del Presidente (II) Ciascuno stato assegna i Grandi elettori in blocco (esclusi Maine e Nebraska) Conta vincere le elezioni in ciascuno stato, non avere la maggioranza di voti popolari! Ciascuno stato ha un «peso specifico», ovvero il numero dei suoi GE Nessuno stato ha meno di tre GE, il più grande (California) ne ha 55
L’elezione del Presidente (III) Ciascuno stato regola autonomamente le elezioni (eccetto previsioni costituzionali) Ad esempio le modalità di registrazione nelle liste elettorali, o il formato della scheda elettorale Molti Stati vincolano i GE a votare il Presidente del loro partito storicamente il voto popolare non è mai stato capovolto dai GE, ma ci sono state defezioni singole
I grandi elettori nel 2012
I grandi elettori nel 2016
Le conseguenze del sistema elettorale È importante ottenere la maggioranza di GE, non la maggioranza del voto popolare! Possibilità che chi ottiene più voti popolari risulti sconfitto (1876, 1888, 2000, 2016) Nel 2000: Al Gore 48,4% (266) - Bush Jr. 47,9% (271) Nel 2016 : Clinton 48,0% (232) - Trump 46,3% (306) Il voto a Trump è stato molto più «efficiente», cioè meglio distribuito geograficamente (margine ridottissimo in Pennsylvania, Michigan, Wisconsin: circa 100.000 voti in tutto)
I battleground (swing) states Alcuni stati sono non competitivi (es. California, New York per i democratici, Texas, South Carolina per i repubblicani) Qui, di fatto, la campagna elettorale non esiste La sfida si concentra sui battleground states, gli stati in cui la competizione è incerta
Blue, red, purple
Spesa per spot elettorali (ml di $) Gli stati incerti nel 2012 Margini di voto Spesa per spot elettorali (ml di $) Florida, 0.88% Ohio, 1.92% North Carolina, 2.04% Virginia, 3.87% Pennsylvania, 5.02% Colorado, 5.17% New Hampshire, 5.58% Iowa, 5.80% Nevada, 6.68% Wisconsin, 6.71% Florida (173) Virginia (151) Ohio (150) North Carolina (97) Colorado (73) Iowa (57) Nevada (55) Wisconsin (39) New Hampshire (34) Michigan (33) http://www.washingtonpost.com/wp-srv/special/politics/track-presidential-campaign-ads-2012/
Contano anche le dinamiche demografiche
Le primarie Fin dall’inizio dell’800 i candidati presidenti sono scelti dai “boss” statali dei partiti riuniti in conventions A partire dagli anni sessanta i delegati alle conventions sono (in gran parte) eletti attraverso le primarie Ciascun partito ha regole proprie, e anche fra stato e stato sono possibili differenze (primarie chiuse e aperte; i caucuses in Iowa e Nevada) Non si vota contemporaneamente in tutti gli Stati: le primarie iniziano circa 11 mesi prima delle elezioni e durano circa sei mesi
Le primarie Le primarie (propriamente dette) si tengono nella maggior parte degli stati, ma in forme diverse Primarie chiuse: votano solo gli elettori registrati per quel partito (si tratta di un registro pubblico) Primarie semi-chiuse: come sopra, ma gli elettori indipendenti (non registrati) possono decidere di partecipare per un partito Primarie aperte: nessuna registrazione, il voto è aperto a tutti i cittadini I primi due tipi sono di gran lunga i più diffusi
Il caucus In una minoranza di stati (es. Iowa) i delegati alla convention si scelgono attraverso il caucus Una riunione in locali pubblici (scuole, palestre, chiese) in cui i rappresentanti dei diversi candidati chiedono il voto agli elettori presenti Al termine della riunione, gli elettori si radunano fisicamente in parti diverse della stanza Gli elettori dei candidati meno votati possono scegliere in un secondo momento di ridistribuirsi fra i candidati più competitivi
Primarie: pro e contro Un processo lungo e costoso… …che però permette di conoscere a fondo i diversi candidati (soprattutto gli outsiders) I candidati minori si ritirano lungo il percorso, alcuni outsiders possono emergere Gli stati che votano per primi definiscono il quadro della competizione… …e questo provoca controversie fra gli stati Nel 2008 Florida e Michigan vengono escluse dal conteggio dei delegati per aver anticipato la data delle primarie
Gli elettori delle «primarie» Gli elettori delle «primarie» sono tipicamente i militanti dei partiti o comunque coloro che si identificano maggiormente nei partiti, di solito con convinzioni più «estreme» dell’elettore medio Il rischio, dunque, è quello di selezionare candidati troppo sbilanciati Il candidato ideale deve saper bilanciare i due aspetti: attrarre consensi sia dalla base del partito che, in seguito, fra gli elettori «indipendenti»
Congresso: composizione e ciclo elettorale House of Representatives: 435 membri eletti ogni due anni Senato: 100 membri eletti ogni sei anni (un terzo ogni due anni) 2016: Presidente, House (tutti i membri), Senato (34 stati) 2018 mid-term: House (tutti i membri), Senato (33 stati) 2020: Presidente, House (tutti i membri), Senato (33 stati)
Il Congresso attuale (fino al gen 2017) Camera Senato
I seggi in palio nel 2016 Camera Senato Louisiana
Il peso dell’incumbency: Senato Nel 2016: al Senato 5 «seggi aperti» e 29 incumbents candidati, dei quali 27 rieletti (93%) Fonte: Center for Responsive Politics
Il peso dell’incumbency: Camera Nel 2016: 48 «seggi aperti» (5 incumbents sconfitti nelle primarie, 43 ritirati) e 387 incumbents candidati, dei quali 379 rieletti 87% di rieletti 98% di incumbents rieletti
Il paradosso: rielezione assicurata, fiducia nel Congresso minima
I poteri di Camera e Senato Entrambi approvano le leggi Le leggi che implicano la creazione di nuove tasse devono essere presentate nella Camera (ma possono essere emendate dal Senato) Il Senato ha il potere di ratificare i trattati (a maggioranza di 2/3) e di confermare molte nomine presidenziali (i ministri, gli ambasciatori, i giudici della Corte Suprema e molti altri) Quest’ultimo potere rende il Senato particolarmente influente
Organizzazione interna Commissioni permanenti molto specializzate e influenti Alla Camera, lo speaker (presidente) è anche il leader di maggioranza: non una figura super partes. Se la Camera è controllata dal partito avversario al presidente, lo speaker è di fatto il “capo dell’opposizione” Il Senato, è presieduto dal vice-presidente (Joe Biden fino a gennaio), il cui voto è decisivo in caso di parità. La figura politicamente centrale è il majority leader Staff personali e strutture permanenti molto sviluppate (Il Congressional Budget Office, in particolare)
Il processo legislativo (I) Un progetto di legge (bill) può essere presentato solo da un senatore o da un deputato Il Presidente deve appoggiarsi ad un membro del Congresso per proporre un’iniziativa legislativa Viene quindi assegnato dal presidente alla commissione competente Il progetto, eventualmente emendato, viene votato in commissione e, se approvato, torna al plenum per l’approvazione. Se approvato, passa all’altro ramo del parlamento
Il processo legislativo (II) Il secondo ramo del parlamento segue un iter analogo, fino all’approvazione finale della legge Se i due testi approvati sono identici, il progetto passa al Presidente per la firma In caso contrario (la seconda camera emenda il progetto ricevuto), il progetto torna alla prima camera, oppure, più frequentemente… …viene istituita una conference committee, composta da senatori e deputati, con il compito di trovare un compromesso soddisfacente, su cui si esprimono poi le due camere (senza ulteriori emendamenti)
La disciplina di partito Fonte: CQ Roll Call All 2014
Il governo diviso Torniamo al carattere fondamentale della forma di governo presidenziale: separate institutions sharing power Il Presidente non può sciogliere il Congresso, il Congresso non può rimuovere il Presidente Il Presidente non può implementare il proprio programma politico contro il volere del Congresso, il Congresso non può approvare leggi senza la firma presidenziale
Governo diviso/unificato (1945-1981) Presidente Senato Camera Truman 1945–1947 D 1947-1949 R 1949–1951 1951–1953 Eisenhower 1953–1955 1955-1957 1957-1959 1959-1961 JFK 1961–1963 Johnson 1963–1965 1965–1967 1967–1969 Nixon 1969-1971 1971-1973 1973-1975 Ford 1975-1977 Carter 1977–1979 1979–1981
Presidente Senato Camera Reagan Bush Sr. Clinton Bush Jr. Obama Trump 1981-1983 R D 1983-1985 1985-1987 1987-1989 Bush Sr. 1989-1991 1991-1993 Clinton 1993–1995 1995-1997 1997-1999 1999-2001 Bush Jr. 2001-2003 D* 2003–2005 2005–2007 2007-2009 Obama 2009–2011 2011-2013 2013-2015 2015-2017 Trump 2017-2019
Il potere di veto (I) Lo strumento attraverso cui il Presidente fa valere la propria autorità nei confronti del Congresso è il veto legislativo Il presidente può rifiutarsi di firmare un progetto di legge e rinviarlo al Congresso («regular veto») Oppure può non fare niente, se in prossimità della fine della sessione parlamentare («pocket veto») Le due camere possono superare il veto presidenziale approvando di nuovo il provvedimento a maggioranza di 2/3
Il potere di veto (II) Regular veto Pocket veto Total Superati % Reagan 39 78 9 12% Bush Sr. 29 15 44 1 2% Clinton 36 37 2 5% Bush Jr. 11 12 4 33% Obama 8% Ma la minaccia del veto presidenziale ha effetti molto più importanti di quelli visibili nella tabella, per effetto del meccanismo delle reazioni anticipate
Il federalismo Un federalismo originariamente duale: la Costituzione elenca i poteri riservati al Congresso (politica estera, difesa, tassazione, politica monetaria) In più, il Congresso può approvare tutte le leggi neccessarie e appropriate per mettere in pratica i poteri elencati Il potere della federazione si è espanso nel tempo, grazie alla giurisprudenza della Corte Suprema La Costituzione e le leggi federali prevalgono sulla legge statale, ma al tempo stesso protegge i diritti degli stati (decimo emendamento): “The powers not delegated to the United States by the Constitution, nor prohibited by it to the States, are reserved to the States respectively, or to the people”