GUERRE E SFOLLATI
GUERRA Dal 1989 il sistema mondiale appare completamente mutato = L’emergere di nuove aree produttive, la caduta di miti consolidati, le trasformazioni politiche, le crescenti interrelazioni tra Stati, territori e regioni, sono fenomeni che hanno generato nuovi scenari geopolitici, economici e sociali Paradossalmente il conflitto bipolare aveva polarizzato la maggior parte delle aree del pianeta verso tale dicotomia, sopprimendo ogni altra frattura politico-culturale; dividendo il mondo lo aveva unificato La fine della guerra fredda non lascia, dunque, il campo ad un mondo libero dai conflitti, ma restituisce l’arena internazionale alla pluralità delle fonti di ostilità nell’ambito di una frammentazione dell’orizzonte internazionale in virtù della quale i quadri regionali rispondono molto più che in passato a logiche locali di allineamento e conflitto o scoprono una marginalità diplomatico-strategica sconosciuta negli anni del conflitto bipolare.
ALCUNI ESEMPI Guerre di frammentazione della Jugoslavia (dalla secessione sloveno croata del 1991, attraverso la guerra civile in Bosnia Erzegovina nel 1992-1995 ed il conflitto armato in Kosovo nel 1998-1999, fino alle violenze separatiste in Macedonia nel 2001), Guerra civile in Albania (1997) Moti separatisti delle minoranze russe ed ucraine in Moldavia (1992-1997). Nella dorsale del Caucaso la guerra tra Armenia ed Azerbaigian per il controllo del Nagorno-Karabath (1992-1994) Afghanistan – Kuwait Guerra civile in Algeria (1992) e destabilizzazioni in tutta l’Africa ecc
COSA E’ CAMBIATO? La globalizzazione non produce la neutralizzazione dei conflitti politici né si accompagna alla smilitarizzazione delle relazioni internazionali; al contrario, le gerarchie politiche nel sistema post-bipolare continuano a reggersi sulla capacità strategica degli attori si allenta il rapporto consolidato tra radicamento territoriale, sovranità statale e monopolio della violenza; si ridimensiona la possibilità di delimitazione di un quadro diplomatico-strategico stabilizzato, in cui anche la guerra sia passibile di regolazione giuridica. Il conseguimento dell’obiettivo politico della negoziazione, viene perseguito o fuori dal campo di battaglia o in un campo di battaglia dilatato, esteso alla sfera civile ed economica, secondo una dinamica totalizzante del conflitto, che riduce tuttavia al minimo lo spazio di gestione diplomatica della guerra.
COSA E’ CAMBIATO? L’11 settembre e la guerra “all’impero del terrore” che ne è conseguita, così come il proliferare dei fenomeni bellici infrastatali, non hanno fatto altro che accentuare tale situazione di “smarrimento” (complessità) sia per gli analisti che per i decisori politici alle diverse scale. 2011: «Primavere arabe» Le trasformazioni radicali nel sistema geopolitico internazionale stabilizzato nel periodo della Guerra Fredda, sono dunque state scandite dalle tre fondamentali tappe storiche del 1989, del 2001 e del 2011, che ridisegnano gli equilibri, dando adito a modificazioni del “sistema guerra”
DEFINIZIONE DI UN CONCETTO Se si guarda alla definizione tradizionale e convenzionale, la guerra può essere definita come conflitto aperto e dichiarato fra due o più stati, o in genere fra gruppi organizzati, etnici, sociali, religiosi, ecc., nella sua forma estrema e cruenta, quando cioè si sia fatto ricorso alle armi. Nazioni Unite: la guerra è ripudiata dall’art. 2, par. 3 e 4, della Carta delle Nazioni Unite come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali o come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli, e ammessa solo come difesa nei confronti di aggressioni esterne. Oggi si parla di Guerre Ibride, Guerre Nuove, Guerre in mezzo alla gente
MIGRAZIONI COATTE (FORZATE) Negli ultimi anni guerra e persecuzioni hanno portato ad un significativo aumento delle migrazioni forzate nel mondo, che hanno toccato livelli mai raggiunti in precedenza e comportano sofferenze umane immense DATI 2015 65.3 milioni di persone costrette alla fuga DATI 2014 59.5 milioni di persone costrette alla fuga A livello globale, con una popolazione mondiale di 7.349 miliardi di persone, questi numeri significano che 1 persona su 113 è oggi un richiedente asilo, sfollato interno o rifugiato
MIGRAZIONI COATTE (FORZATE) In molte regioni del mondo le migrazioni forzate sono in aumento dalla metà degli anni novanta, in alcuni casi anche da prima, tuttavia il tasso di incremento si è alzato negli ultimi cinque anni PERCHE’? Tre ragioni principali: le crisi che causano grandi flussi di rifugiati durano, in media, più a lungo (ad esempio, i conflitti in Somalia o Afghanistan stanno ormai entrando rispettivamente nel loro terzo e quarto decennio); è maggiore la frequenza con cui si verificano nuove situazioni drammatiche o si riacutizzano crisi già in corso (la più grave oggi è la Siria, ma negli ultimi cinque anni anche Sud Sudan, Yemen, Burundi, Ucraina, Repubblica Centrafricana, etc.); la tempestività con cui si riescono a trovare soluzioni per rifugiati e sfollati interni è andata diminuendo dalla fine della Guerra Fredda
MIGRAZIONI COATTE (FORZATE) UNHCR: Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati Dove i rifugiati vengono accolti
MIGRAZIONI COATTE (FORZATE)
DEFINIZIONI Migrante/immigrato: Chi decide di lasciare volontariamente il proprio paese d’origine per cercare un lavoro e condizioni di vita migliori. A differenza del rifugiato, un migrante non è un perseguitato nel proprio paese e può far ritorno a casa in condizioni di sicurezza. Immigrato regolare: risiede in uno stato con un permesso di soggiorno rilasciato dall’autorità competente. Immigrato irregolare: persona che è entrato in un paese evitando i controlli di frontiera; è entrato regolarmente in un paese, per esempio con un visto turistico, ma ci è rimasto anche quando il visto è scaduto; non ha lasciato il paese di arrivo anche dopo che questo ha ordinato il suo allontanamento dal territorio nazionale.
DEFINIZIONI Clandestino: in Italia si è clandestini quando pur avendo ricevuto un ordine di espulsione si rimane nel paese. Dal 2009 la clandestinità è un reato penale. Profugo: è un termine generico che indica chi lascia il proprio paese a causa di guerre, invasioni, rivolte o catastrofi naturali. Un profugo interno non oltrepassa il confine nazionale, restando all’interno del proprio paese. Rifugiato: la condizione di rifugiato è definita dalla convenzione di Ginevra del 1951, un trattato delle Nazioni Unite firmato da 147 paesi. Nell’articolo 1 della convenzione si legge che il rifugiato è una persona che “temendo a ragione di essere perseguitato per motivi di razza, religione, nazionalità, appartenenza a un determinato gruppo sociale o opinioni politiche, si trova fuori del paese di cui ha la cittadinanza, e non può o non vuole, a causa di tale timore, avvalersi della protezione di tale paese”. Richiedente asilo: persona che, avendo lasciato il proprio paese, chiede il riconoscimento dello status di rifugiato o altre forme di protezione internazionale.
SFOLLAMENTI: DATI PER REGIONE Medio Oriente e Nord Africa: La guerra in Siria rimane la causa principale delle migrazioni forzate nel mondo e delle sofferenze ad esse connesse. Africa Sub-Sahariana: La prosecuzione dell’aspro conflitto in Sud Sudan, i conflitti in Repubblica Centrafricana e in Somalia, ma anche la fuga di persone all’interno o in uscita da paesi come la Nigeria, il Burundi, il Sudan, la Repubblica Democratica del Congo, il Mozambico ecc Asia e Pacifico: Afghanistan, Myanmar… Americhe: L’aumento del numero di persone in fuga dalla violenza delle bande armate in America centrale ha portato ad un incremento complessivo degli sfollati Europa: Ucraina
CONSEGUENZE GEOPOLITICHE Il problema dei migranti e dei rifugiati assume un valore geopolitico peculiare perché può determinare allineamenti ed alleanza per fronteggiare l’emergenza sia sotto un profilo interno che esterno L’UNIONE EUROPEA ne è un esempio L’UE ha deciso una serie di misure per far fronte alla crisi, alcune delle quali cercano di eliminare le cause profonde di tale crisi mentre altre prevedono un notevole incremento degli aiuti alle persone che necessitano di assistenza umanitaria, sia all’interno sia all’esterno dell’UE. Fra questi la ricollocazione dei richiedenti asilo già presenti provoca tensioni tra i paesi membri: questo sistema teorizza e impone una divisione netta dei migranti in due categorie: i cosiddetti migranti economici e i profughi Nello spazio Schengen, i cittadini possono circolare liberamente senza controlli alle frontiere interne, ma il flusso di rifugiati ha portato alcuni Stati membri a ripristinare i controlli alle frontiere con gli altri paesi dell’UE. L’arrivo di migranti interessa alcuni Stati membri più di altri Il numero di domande di asilo non è ripartito in modo uniforme tra i vari paesi.
CONSEGUENZE GEOPOLITICHE Le conseguenze esterne sono ancor più peculiari L’UE ha raggiunto un accordo con la Turchia per arrestare il flusso incontrollato di migranti attraverso una delle principali rotte nel Mar Egeo. Tale accordo prevede anche modalità con cui i rifugiati possano entrare legalmente in Europa Il numero di rifugiati e migranti provenienti dalla Turchia si è di conseguenza notevolmente ridotto: da un picco di circa 7 000 al giorno nell’ottobre 2015, il numero medio di arrivi si è ridotto a 47 al giorno alla fine del maggio 2016. L’accordo funziona, anche se in parte (molti migranti rimangono bloccati in condizioni disumane in Grecia), ma disegna nuovi scenari geopolitici tra UE e Turchia