Il Naturalismo francese e il Verismo italiano

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Transcript della presentazione:

Il Naturalismo francese e il Verismo italiano

Il quadro storico-culturale Verso la fine dell’Ottocento (epoca della rivoluzione industriale) Influsso della cultura positivista (la scienza come strumento privilegiato di analisi della realtà) Il realismo di primo Ottocento va alla ricerca di un nuovo canone di rappresentazione che escluda ogni inserzione soggettiva dell’autore

Il termine “naturalismo” È usato la prima volta nel 1858 dal critico Hippolyte Taine in un saggio su Balzac che sostiene che tutte le manifestazioni – compresa la creazione artistica – sono rigidamente condizionate, determinate da tre fattori principali: La race: “la razza” (i fattori ereditari) Le milieu: l’ambiente nel quale l’individuo è vissuto Le moment: le influenze del momento storico

Tranches de vie Un gruppo di scrittori francesi (tra cui Flaubert, i fratelli Goncourt e Zola) teorizza e pratica l’apertura del romanzo: ai fatti di cronaca, all’osservazione di spaccati di vita vera (tranches de vie) per indagare i rapporti di causa-effetto che legano le azioni umane per ribadire la necessità di una descrizione “scientifica”, impersonale e neutra, del “documento umano”

Il romanzo sperimentale Le roman expérimental: è il titolo del saggio, pubblicato in Francia nel 1880, in cui Zola codifica nitidamente i precetti del Naturalismo Il romanzo “sperimentale” è il romanzo costruito come un esperimento scientifico, come una prova di laboratorio Se lo scopo del romanzo naturalista è di diventare una forma di conoscenza, questo può essere conseguito soltanto adottando un metodo ricavato dalla scienza

Il romanzo sperimentale L’esperimento impiantato dal narratore, vale a dire il romanzo, servirà per verificare l’ipotesi formulata partendo dall’osservazione della realtà: cioè che la vita psichica e affettiva dell’uomo è determinata: dai fattori ereditari (la race) e dall’ambiente circostante (le mileu) Non furono poche le critiche al saggio di Zola: prima fra tutte quella di voler dimostrare che esiste un rigido determinismo nella vita rappresentata dai personaggi.

I naturalisti e la politica Pur non aderendo mai al socialismo, i naturalisti (e Zola in particolare) indirizzano la loro analisi della società in senso “progressista” Sono convinti che la funzione della letteratura sia anche quella di denunciare i mali e le ingiustizie del mondo Su Zola e i naturalisti si riverserà infatti la critica di voler sovvertire l’ordine sociale promuovendo le classi inferiori L’impegno democratico di Zola si manifesterà in modo evidente nel 1898 in occasione del caso Dreyfus con il famoso articolo “J’accuse” La difesa di Dreyfus costerà a Zola un anno di carcere

Il verismo italiano La riformulazione italiana del modello naturalista francese prende il nome di “Verismo” Con questo termine si definisce un orientamento narrativo condiviso da numerosi scrittori italiani dal 1870 al 1890. Tale orientamento definisce la scelta di raccontare i fatti con la massima oggettività possibile “fotografando” la realtà anche nei suoi aspetti più sgradevoli e crudi e riproducendo fedelmente il linguaggio dei contesti sociali che costituiscono l’oggetto e l’ambiente della narrazione.

Le premesse fondamentali L’attenzione alle più recenti scoperte scientifiche, basate sull’osservazione diretta dei fenomeni Lo studio delle condizioni di vita delle classi sociali più deboli, condizioni emerse nella loro drammaticità dopo l’unificazione d’Italia (1870) (cfr. questione meridionale) La necessità di rifarsi alla narrativa francese dell’Ottocento, da Balzac a Zola L’attenzione per gli opprimenti meccanismi economici che dominano nell’epoca della rivoluzione industriale

De Sanctis e Capuana L’impulso decisivo all’affermazione del Verismo nella narrativa italiana viene dal Sud e in particolare dal critico letterario italiano più attento e aperto, in quegli anni, alle sollecitazioni della letteratura francese: l’avellinese Federico De Sanctis Nel 1878 pubblica il saggio: Studio sopra Emilio Zola Il compito di difendere la causa del Verismo spetta invece al critico e narratore siciliano Luigi Capuana, amico e principale sostenitore di Giovanni Verga

La differenza tra Verismo e Naturalismo Luigi Capuana non condivide l’impianto teorico che sostiene i romanzi di Zola “Un’opera d’arte non può assimilarsi a un concetto scientifico…Se il romanzo non dovesse far altro che della fisiologia o della patologia o della psicologia comparata in azione…il guadagno non sarebbe né grande, né bello” Differenza più sensibile tra Verismo e Naturalismo francese: il concetto dell’arte come nucleo, come ragione d’esistere del racconto, non assoggettabile alla legge della scienza. Capuana si preoccupa di salvare l’autonomia espressiva del Narratore