LA RIVOLUZIONE FRANCESE 1789-1799: i dieci anni cha cambiarono il mondo
7) DAL IX TERMIDORO AL XVIII BRUMAIO 1794-1799
Gli schieramenti politici del dopo-Termodoro Con Termidoro tutti i gruppi politici sconfitti nei due anni precedenti riemergono, ma non riescono a trovare un terreno comune: Royalistes (monarchici assolutisti) – destra estrema Monarchici costituzionali (neo-Foglianti) – destra moderata Repubblicani democratici (neo-Girondini) – sinistra moderata Dantonisti (neo-Cordiglieri) - sinistra Montagnardi hébertisti (repubblicani populisti) – estrema sinistra Babuvisti (comunisti egualitari) – estrema sinistra Per qualche mese sembrano prevalere i neo-Girondini «brissottini», ma la loro egemonia è fragile e priva di sostegno di massa.
1794-1795: Da Termidoro al Direttorio La svolta di Termidoro ridà spazio alla cosiddetta jeunesse dorée, giovani borghesi ricchi dediti alla bella vita dopo anni di austerità. Anche i controrivoluzionari, oltre agli ex Girondini e Cordiglieri, si riorganizzano per riconquistare lo spazio perduto. Da parte loro i sanculotti superstiti tentano di imporsi per l’ultima volta sulla Convenzione chiedendo l’applicazione della Costituzione del 1793 e provvedimenti contro la carestia. Il 1 aprile 1795 una folla di sanculotti irrompe nella Convenzione che reagisce con una dura repressione sottoponendo a stretta sorveglianza i quartieri popolari.
Un nuovo stile di vita: la jeunesse doréee (Muscardins, Incroyables e Merveilleuses)
1794-1795: Da Termidoro al Direttorio Il 22 agosto 1795 viene approvata una nuova Costituzione (detta «dell’anno III») che prevede la separazione tra Legislativo – formato da Consiglio dei Cinquecento e Consiglio degli Anziani: (250 deputati) - ed Esecutivo (Direttorio), il suffragio ristretto maschile su basi censitarie, il dovere dei cittadini di rispettare le autorità. Il 31 ottobre viene istituito un Direttorio, titolare del potere esecutivo, composto da cinque membri (Barras, La Réveilère-Lépeaux, Reubell, Letourner, Carnot) rinnovati a rotazione.
1795-99 – il Direttorio (repubblica collegiale) La Costituzione del 5 fruttidoro dell’anno III - promulgata nel settembre del 1795 - fu redatta sulla base di una rigida applicazione del principio della separazione dei poteri cercando oltretutto di tenere l’Esecutivo per quanto possibile sotto scacco. Coloro che avevano posto fine al governo di Robespierre si ponevano infatti un preciso obbiettivo: evitare in qualsiasi modo che il potere potesse nuovamente concentrarsi nelle mani di un'unica persona. Il Governo fu quindi affidato a un Direttorio di cinque membri, simili agli odierni ministri, alle cui dipendenze vi erano altri sei ministri. In questa forma il governo direttoriale tradiva la propria somiglianza con il sistema presidenziale, nel quale, appunto, il Presidente si avvale della collaborazione di ministri da lui nominati. I membri del Direttorio erano nominati da uno dei due organi legislativi: il Consiglio degli Anziani, sulla base di una lista decupla presentata dall’altra assemblea legislativa, il Consiglio dei Cinquecento, che votava le leggi. La preoccupazione di evitare un nuovo accentramento di poteri fu tale che la costituzione prevedeva che il direttorio fosse rinnovabile per un quinto ogni anno e ad esso fu inoltre sottratto sia il comando delle forze armate sia l’iniziativa legislativa.
I simboli della rivoluzione da segno di differenziazione dall’antico regime a segno di appartenenza al nuovo regime Alloro = virtù civile Occhio egizio = vigilanza Fascio = unione Livella = uguaglianza Divinità femminili = ragione, natura, vittoria, pietà, ecc. Prevalgono i simboli di origine massonica.
1797: il processo e la condanna degli «Eguali» Nella primavera del 1797 gli ultimi «giacobini» Graccus Babeuf, Filippo Buonarroti, Augustin Darthé, Pierre-Sylvain Maréchal, protagonisti della cosiddetta «Congiura degli Eguali», sventata nel 1796, che mirava a ripristinare la Costituzione del 1793 e a rilanciare un movimento popolare di ispirazione comunista, rivalutando la figura di Robespierre, sono arrestati, sottoposti a processo e condannati. Babeuf e Darthé sono condannati a morte, mentre gli altri sono condannati alla deportazione. Inizia così una decisa svolta in senso conservatore tesa ad eliminare le espressioni più radicali della rivoluzione.
Il colpo di stato «repubblicano» del 18 Fruttidoro (4 settembre 1797) In seguito alle elezioni del marzo 1797 nel Consiglio dei Cinquecento si delinea una maggioranza nettamente spostata a destra con una preoccupante presenza di monarchici. I «Triumviri» del Direttorio Barras, La Réveillière-Lépeaux e Reubell, dopo aver escluso Carnot, con l’appoggio dell’esercito, ma in maniera incruenta e senza alcuna partecipazione popolare, epurano il Consiglio di 177 deputati, annullando le elezioni in 49 Dipartimenti. Sostituiti i deputati con esponenti repubblicani cooptati dai Triumviri, destituiti alcuni generali e molti alti funzionari pubblici, un manifesto del Direttorio dichiara lo Repubblica salva denunciando gli intrighi realisti.
Il breve «Terrore fruttidoriano» (1797-98) Nonostante il Direttorio avesse cercato di non scatenare il terrore contro gli esponenti monarchici, tuttavia 160 nobili sono ghigliottinati e 1400 preti refrattari arrestati (230 dei quali deportati alla Cayenna). Per alcuni mesi molte feste repubblicane riaffermano i principi della Rivoluzione diffondendo il nuovo culto «teofilantropico» di matrice deista. Il Direttorio intendeva così combattere su due fronti sia il monarchismo cattolico che il robespierrismo. Il nuovo regime si caratterizza tuttavia per un crescente autoritarismo e per una partecipazione popolare sempre meno spontanea e sempre più diretta dall’alto.
Sieyès e il colpo di stato del 30 Pratile (18 giugno 1799) Sia le elezioni dell’aprile 1798 sia quelle del marzo 1799, seppur pesantemente manipolate dal governo centrale, vedono rientrare nell’Assemblea Legislativa molti esponenti montagnardi, molti dei quali già deputati alla Convenzione. Ben 127 funzionari dipartimentali e magistrati di orientamento democratico e repubblicano sono epurati e sostituiti. Nel giugno 1799 Sieyès, di ritorno dall’ambasciata di Berlino e appena entrato nel Direttorio in sostituzione di Reubell, in qualità di Presidente di turno esorta il Consiglio dei Cinquecento a reagire contro l’esecutivo accusandolo di corruzione e incapacità. I Direttori La Revellière-Lepeaux e Merlin de Douai sono costretti alle dimissioni e sostituiti con Ducos e il generale Moulin, fedeli a Sieyès e Barras. In questo caso è l’Assemblea ad imporsi sul governo e ad attuare una nuova ondata di epurazioni, ridando fiato ai democratici montagnardi.
1799-1804 il Consolato (Bonaparte) Il regime direttoriale rimasto in vigore per quattro anni (1795-1799), dopo due colpi di stato, entra definitivamente in crisi fino il 18 brumaio anno VII (9 novembre 1799) quando viene abbattuto da un nuovo colpo di stato ordito da Sieyès ma attuato dal generale Napoleone Bonaparte, reduce dalla campagna d’Italia e dalla campagna d’Egitto. Il nuovo regime prevede la costituzione di un Consolato provvisorio a tre, affidato a Sieyès (Presidente), Ducos e Bonaparte, ma già alla fine di novembre Bonaparte viene proclamato Primo Console e poi dal 1802 Console a vita, con i pieni poteri. La rivoluzione francese è davvero finita.
Napoleone Bonaparte primo Console «Figlio della Rivoluzione» il caporale corso Napoleone Buonaparte, divenuto generale, aveva assunto la guida dell’Arméé d’Italie nel 1796. Di vittoria in vittoria era riuscito a dettare la politica estera a un Direttorio sempre più debole e diviso. Rientrato in Francia alla fine del 1799, dopo la disastrosa campagna d’Egitto, realizza un colpo di Stato che trasforma la Repubblica in una dittatura personale.
Una o tre rivoluzioni francesi? Secondo uno dei più recenti interpreti della rivoluzione, lo storico inglese Jonathan Israel, le rivoluzioni francesi sono tre, incompatibili fra loro e tutte e tre sconfitte: 1. Una rivoluzione costituzionale monarchica ispirata all’illuminismo moderato (Montesquieu) e al modello parlamentare inglese (1789-91); 2. Una rivoluzione repubblicana democratica ispirata all’illuminismo radicale (Diderot, Helvetius) (1792-93); 3. Una rivoluzione populista autoritaria ispirata a Rousseau, che prefigura il fascismo (1793-94). Le insurrezioni contadine e il movimento di piazza urbano (sanculotti) sviluppatisi tra il 1789 e il 1793, sebbene incidano sugli eventi, non sono mai portatori di un progetto politico di cambiamento.
Ciò che resta della rivoluzione Sconfitta e tradita sul piano politico, la rivoluzione non termina però con il 1799. Almeno fino al 1805 Napoleone Bonaparte, pur con metodi autoritari e con molti compromessi, mantiene una parte delle conquiste della rivoluzione e in particolare: Uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge Istruzione universale e laica Libertà personale Libertà di espressione e di stampa Solo con la proclamazione dell’Impero nel 1805 gli ideali repubblicani verranno rinnegati.