I COMUNI MEDIEVALI A cura della Prof.ssa Isaura Piredda.

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Transcript della presentazione:

I COMUNI MEDIEVALI A cura della Prof.ssa Isaura Piredda

Durante l’Alto Medioevo i centri urbani erano stati in parte abbandonati. Queste città avevano una struttura molto semplice: c’era una piazza centrale dominata da una cattedrale e pochi quartieri abitati circondati da mura.

Con l’aumento della popolazione nel Basso Medioevo, fuori dalle antiche mura sorsero nuovi quartieri che ospitavano artigiani e mercanti con le loro famiglie. Queste nuove aree furono a loro volta circondate da una nuova cinta di mura. Questi nuovi quartieri fortificati furono detti “borghi” e i loro abitanti “borghesi”. Questo termine poi venne usato per indicare gli abitanti della città non nobili né ecclesiastici.

Nell’Alto Medioevo il potere supremo delle città era nelle mani di un vescovo o di un signore feudale. Nel corso dell’XI secolo, invece, i capi delle più importanti famiglie borghesi cominciarono a riunirsi in assemblee nelle quali prendevano insieme le decisioni che li riguardavano. Ben presto, dunque, i vescovi e i signori feudali persero il potere in favore di nuove realtà politiche dette “Comuni” (= libera associazione tra cittadini liberi e abbastanza ricchi).

Inizialmente i signori feudali cercarono di opporsi alla formazione dei Comuni e di limitare la loro autonomia, ma successivamente dovettero scendere a patti. I Comuni sorsero principalmente nell’Italia settentrionale, in Francia, in Germania e nelle Fiandre.

Nel corso del XII secolo i Comuni, divenuti autonomi, si diedero degli statuti (= leggi scritte). Alla guida delle città vi erano le assemblee costituite solo dai cittadini ricchi. Le assemblee nominavano i loro membri (detti “consoli”) che si occupavano della giustizia, dell’organizzazione della vita cittadina e della difesa. Il numero dei consoli variava da città in città (da due a 24 o ancor di più).

Presto, però, i Comuni divennero delle oligarchie guidate da poche ricche e potenti famiglie. Tra le famiglie più ricche, inoltre, vi erano spesso delle sanguinose lotte che indussero le varie città a chiamare uno straniero che assumeva la carica di “podestà”.

Il podestà, non appartenendo ad alcuna famiglia cittadina, aveva il compito di fare da arbitro imparziale nell’applicazione delle leggi. Era pagato dal Comune e restava in carica da sei mesi a un anno.

Anche la popolazione esclusa dalle assemblee cittadine faceva sentire la propria voce eleggendo un “capitano del popolo” che aveva l’incarico di opporsi alle decisioni del podestà. Nel corso del XIII secolo i Comuni cominciarono a estendere la loro influenza sui territori circostanti conquistando il contado.