LA RIVOLUZIONE AMERICANA NASCITA DEGLI STATI UNITI D’AMERICA
LE TREDICI COLONIE Le colonie inglesi nel Nuovo Mondo furono colonie di popolamento, a differenza di quelle spagnole, portoghesi ed olandesi, prevalentemente commerciali. La stessa Corona inglese offriva alle compagnie private molte concessioni per sfruttare vaste aree del Nord America: questi territori erano visti come “valvola di sfogo” per i ceti popolari o i dissidenti religiosi, che minacciavano la stabilità della società inglese. Le colonie che venivano fondate avevano però precisi obblighi verso la madrepatria. Tra Seicento e Settecento nacquero così 13 colonie, via via più popolate.
Le tredici colonie Dopo la pace di Parigi, che pose fine alla Guerra dei Sette Anni, il Canada e la Louisiana Orientale furono ceduti dai francesi agli Inglesi. Il territorio della Louisiana aveva questo nome in onore di Luigi XIV. La Florida, colonia spagnola, passò agli inglesi dopo la Pace di Parigi, ma tornò alla Spagna vent’anni dopo.
LE DIFFERENZE SOCIO-ECONOMICHE Le colonie americane partecipavano all’economia mondiale in modo diverso, perché differenti erano le risorse che offrivano in base al territorio: Colonie del Sud (Virginia, Georgia, Nord e Sud Carolina, Maryland e Delaware): clima caldo, territorio pianeggiante e talvolta paludoso. Agricoltura di piantagione (tabacco, zucchero, indaco, riso destinati all’esportazione). Schiavi usati come manodopera. Piccole città. Colonie del Nord (New Hampshire, Rhode Island, Connecticut e Massachusetts): coste alte con ampie insenature trasformabili in porti, territorio montuoso o collinare, clima più rigido. Piccole proprietà agricole, individuali e familiari. Commercio marittimo, artigianato. Comunità di puritani, fondate sul lavoro di ciascuno. Colonie del Centro (New York, New Jersey, Pennsylvania): combinavano i caratteri del Nord e del Sud. Atmosfera culturale più aperta rispetto alle regioni puritane del Nord. Ogni colonia era governata da un governatore, nominato dal re e aiutato da un’assemblea eletta dagli abitanti delle colonie stesse.
I VINCOLI ECONOMICI E LE TASSE L’Inghilterra lasciava abbastanza libere le colonie dal punto di vista politico, ma imponeva pesanti vincoli economici (Navigation Act di Cromwell). Le colonie potevano esportare i loro prodotti solo in Inghilterra, non potevano fabbricare merci che facessero concorrenza a quelle inglesi e dovevano acquistare merci solo nella madrepatria. Nella seconda metà del Settecento l’Inghilterra impose nuove tasse, tra cui quella sullo zucchero e sul bollo postale (Stamp Act). Ciò provocò una serie di rivolte nelle colonie, che sostenevano il principio del no taxation without representation: poiché nel parlamento inglese non sedevano rappresentanti delle colonie, esso non aveva il diritto di imporre loro delle tasse.
SCOPPIA LA RIVOLTA Ben presto si giunse ad episodi di violenza, come il massacro di Boston, quando i soldati inglesi spararono su una folla di manifestanti. Nel 1773 il parlamento inglese assegnò alla Compagnia Britannica delle Indie Orientali il monopolio del commercio del tè con l’America. I coloni reagirono gettando in mare un carico di tè da una nave ancorata nel porto di Boston (fu il cosiddetto “Boston Tea Party”). In risposta il governo inglese chiuse il porto di Boston e sostituì tutti i giudici americani con funzionari britannici. A quel punto nelle colonie la ribellione fu generalizzata.
Il Boston Tea Party Il 16 dicembre 1773 alcuni coloni travestiti da indiani gettarono in mare un carico di tè, nel porto di Boston: l’atto è ricordato come la prima “scintilla” della Rivoluzione Americana.
I CONGRESSI DI FILADELFIA Nel settembre 1774 si riunì a Filadelfia il primo Congresso, cioè un’assemblea di rappresentanti delle 13 colonie, che si accordarono per difendere con ogni mezzo la loro autonomia. Non mettevano in discussione la fedeltà al re d’Inghilterra, ma richiedevano che tutte le leggi riguardanti le colonie fossero fatte in America. Re Giorgio III però respinse le richieste dei coloni e inviò un esercito contro le colonie. Nel 1775 un secondo Congresso, riunito sempre a Filadelfia, decise la creazione di un esercito comune a tutte le colonie, affidato al comandante George Washington. La protesta si trasformò così in una guerra.
La firma della Dichiarazione d’Indipendenza Il generale George Washington
LA GUERRA DI INDIPENDENZA Il 4 luglio 1776 il Congresso approvò una Dichiarazione di Indipendenza, stilata da Thomas Jefferson: essa può essere considerata l’atto di nascita degli Stati Uniti d’America. Essa affermava che tutti gli uomini sono stati creati uguali e sono stati dotati dal loro Creatore del diritto alla vita, alla libertà e alla ricerca di felicità. L’opinione pubblica europea si dimostrò generalmente solidale con i coloni. Molte personalità europee parteciparono alla rivolta, come il marchese La Fayette (che parteciperà anche alla rivoluzione francese). Inizialmente la guerra non volse a favore delle colonie, che ottennero però la vittoria grazie al sostegno di Francia e Spagna, che volevano indebolire la potenza inglese. La guerra si concluse con la sconfitta inglese a Yorktown (1783). Col Trattato di Versailles (1785) le colonie vennero riconosciute indipendenti e la Florida tornò alla Spagna.
LA COSTITUZIONE Ognuna delle 13 colonie possedeva propri ordinamenti. Nel 1781 esse formarono una Confederazione, ovvero un’associazione di stati che affidano una parte dei propri poteri ad un organo centrale. Il Congresso però si rivelò incapace di far rispettare ai singoli stati le sue decisioni. Nel 1787 fu perciò convocata una Convenzione costituzionale, cioè un’assemblea incaricata di redigere una Costituzione comune a tutti gli stati. Nella Convenzione si crearono due opposte visioni politiche: il Nord era federalista (sosteneva un governo forte), il Sud era antifederalista (appoggiava una maggiore autonomia dei singoli stati). Nel 1788 fu approvata la Costituzione: è la più antica ancora in vigore. La Confederazione si trasformava in Unione, con il potere legislativo affidato al Congresso, il potere giudiziario alla Corte Suprema Federale e il potere esecutivo al presidente, eletto ogni 4 anni. Il Congresso era (ed è tuttora) formato dalla Camera dei rappresentanti, eletta in proporzione al numero di abitanti per ogni stato, e dal Senato, con due rappresentanti per stato. Il diritto di voto fu concesso ai soli maschi adulti bianchi. Nei secoli alla Costituzione originale furono aggiunti diversi articoli, detti emendamenti, che estesero man mano i diritti alle diverse categorie di cittadini. Nel 1789 fu eletto il primo presidente, George Washington.
FEDERALISTI E REPUBBLICANI Nel Congresso si formarono due partiti: federalista: guidato da Alexander Hamilton, ministro del Tesoro e creatore della Banca Nazionale. Favoriva i ceti commerciali e finanziari del Centro-Nord. repubblicano: guidato da Thomas Jefferson, ministro degli Esteri. Favoriva gli agricoltori del Sud e i coloni dell’Ovest. Gli Stati Uniti infatti diedero subito inizio alla colonizzazione degli ampi territori dell’Ovest, abitati dai Pellirosse, fino ad occupare tutto il territorio compreso tra i due oceani nel giro di un secolo.
leader dei Federalisti Leader dei Repubblicani Alexander Hamilton, leader dei Federalisti Thomas Jefferson, Leader dei Repubblicani