Umanesimo e rinascimento

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Transcript della presentazione:

Umanesimo e rinascimento Lavoro realizzato da Valentina Mazza a.s. 2016-2017

LA CONCEZIONE DELL’UOMO L’uomo nel Rinascimento verrà definito faber ipsius fortunae (fabbro della propria sorte), poiché avrà la possibilità di progettare se stesso, costruire e conquistare da sé il proprio posto nel mondo. La celebrazione del valore dell’uomo si concretizza anche nelle tesi dell’uomo come «microcosmo», «copula dell’universo», «nodo della creazione». L’uomo è la sintesi vivente del Tutto. «L’uomo è libero e sovrano artefice di se stesso.» Giovanni Pico Della Mirandola

L’UOMO E DIO Per i rinascimentali non si pone l’alternativa «uomo o Dio», poiché essi pensano all’interno di una struttura concettuale che riconosce l’uomo e Dio. Per questo motivo essi si trovano in una posizione filosofica che si differenzia sia dal futuro umanesimo ateo, sia dalle forme più estreme della religiosità medievale. «Dopo che Dio ebbe creato gli uomini, li benedisse e li fece padroni di tutte le cose create e sovrani e signori assoluti di tutta la terra» Giannozzo Manetti

La vita attiva, il piacere, il denaro Cambia la concezione della vita vista come impegno concreto e non più come fuga. L’uomo non è più considerato un ospite di passaggio nel mondo in attesa dell’aldilà, ma un essere radicato sulla terra. Da qui nasce l’elogio di ciò che è utile in vita, come la felicità, il denaro ed il piacere. «Quant’è bella giovinezza, che si fugge tuttavia! Chi vuol esser lieto, sia: di doman non c’è certezza.» Lorenzo il Magnifico

Il naturalismo Quando si parla di Naturalismo bisogna sottolineare che L’uomo, per i rinascimentali, non è un ospite provvisorio della natura, ma un essere naturale egli stesso. La natura non è l’ombra sbiadita di un mondo ideale, ma una realtà piena di cui l’uomo è partecipe e in cui si incarna la potenza di Dio. L’uomo ha l’interesse e la capacità di studiare la natura. Questo naturalismo si concretizzerà nella magia e nella filosofia della natura di Telesio, Bruno, Campanella.

LAICIZZAZIONE DEL SAPERE Uno dei risultati più importanti della cultura del Rinascimento è la nuova concezione del sapere. Il Medioevo aveva realizzato un’enciclopedia del sapere di tipo piramidale, ma il Rinascimento rifiuta tale enciclopedia. Si assiste, infatti, ad una laicizzazione del sapere, in virtù della quale le varie attività e discipline umane cominciano a rivendicare la propria libertà operativa.

L’uomo e la libertà I rinascimentali, pur ritenendo che l’uomo forgi se stesso attraverso la virtù, sono consapevoli che gli individui sono condizionati da forze reali, causali e soprannaturali, che, pur non annullando la libertà, la circoscrivono. Tant’è vero che sorgono dispute dei suoi rapporti con la Fortuna, il Caso e la Provvidenza. Quando l’uomo comincerà ad apparire più dominato che dominante, rispetto alle forze che premono su di lui, sarà già cominciata la crisi del Rinascimento.