«I MIEI amici SEGRETI» DI Paulo Sant’Ana
Ho amici che non sanno quanto mi sono cari e non si rendono conto del mio affetto e dell’assoluta necessità che ho di loro.
L’amicizia è un sentimento più nobile dell’amore perché permette la condivisione con altri affetti mentre nell’amore è intrinseca la gelosia che non ammette rivalità.
Potrei sopportare, anche se con tanto dolore, la perdita di tutti i miei amori, ma impazzirei se perdessi tutti i miei amici.
Alcuni di loro non si rendono neanche conto che sono miei amici e di quanto io dipenda dalle loro esistenze, e quanto mi incoraggino ad andare avanti nella vita.
Quando stiamo insieme non dico loro del mio affetto e, forse, neanche mi crederebbero, visto che non ci frequentiamo assiduamente.
Molti di loro leggono questa mia lettera e non sanno di essere inclusi nella lista sacra dei miei amici, ma è delizioso che io sappia e senta quest’affetto anche se non glielo dico e non li cerco spesso.
A volte quando ci incontriamo mi accorgo che essi non hanno idea di quanto mi siano necessari, di quanto siano indispensabili al mio equilibrio vitale perché fanno parte del mondo che ho faticosamente costruito …
… e che è diventato fondamento del mio fascino per la vita … e che è diventato fondamento del mio fascino per la vita. Se uno di loro morisse, anche una parte del mio corpo morirebbe e crollerei; per questo prego, a loro insaputa, per la loro vita.
Di questo un po’ mi vergogno perché le mie preghiere sono finalizzate al mio benessere ed è forse il risultato del mio egoismo.
Quando viaggio e mi trovo in un luogo meraviglioso, mi vengono le lacrime agli occhi perché i miei amici non sono con me a condividere quel piacere.
Se qualcosa mi preoccupa e mi consuma è che la ruota furiosa della vita non mi permetta di avere tutti i miei amici sempre vicino a me, vivendo, camminando e parlando con loro.
Ci serve un amico per smettere di piangere, per non vivere attaccati al passato alla ricerca di memorie perdute….
… che ci dia una pacca sulle spalle sorridendo o piangendo, ma ci chiami amico, in modo da avere coscienza di essere vivi.
Testo di: Paulo Sant’Ana (Brasile Porto Alegre 1939) Questa composizione è inserita nel libro «O genio idiota», pubblicato dall’autore nel 1992. Ancora oggi però si può incontrare sul web questo testo attribuito erroneamente a Vinicius de Moraes deceduto nel 1980. Realizzazione e traduzione dal portoghese: Lulu Musica: Son of the light, M. Roland