MEDIOEVO: PASSAGGIO DAL LATINO AL VOLGARE

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Transcript della presentazione:

MEDIOEVO: PASSAGGIO DAL LATINO AL VOLGARE A cura della Prof.ssa Maria Isaura Piredda MEDIOEVO: PASSAGGIO DAL LATINO AL VOLGARE

L’antica Roma conquistò un vastissimo impero, dall’Europa all’Asia, all’Africa. Dovunque arrivò, Roma portò la propria cultura e anche la propria lingua. In tutto l’impero romano la lingua ufficiale era il latino. Vi erano però delle profonde differenze nella conoscenza e nell’uso del latino fra gli abitanti dell’impero.

Infatti, solo le persone colte conoscevano bene la lingua latina e la usavano nella comunicazione orale e nei testi scritti. Chi non aveva la possibilità di studiare, invece, solitamente usava il latino solo come lingua parlata (sermo vulgaris), molto semplificata e lontana dall’utilizzo di tutte le regole previste dal latino classico.

Nelle varie zone dell’impero, inoltre, il sermo vulgaris si era ulteriormente differenziato in una miriade di varietà locali (il latino parlato da un contadino della Gallia era diverso da quello parlato da un contadino italico), anche a causa dell’influenza che il sostrato aveva sul latino.

In ogni parte dell’impero infatti, prima che arrivassero i Romani, si parlava la lingua locale (sostrato) a cui il latino si era sovrapposto senza - in realtà - riuscire a cancellare l’influenza della lingua precedentemente usata dalle popolazioni locali. E queste differenze erano tanto più evidenti quanto più ci si allontanava dal cuore dell’impero, cioè da Roma.

Dopo il crollo dell’Impero Romano d’Occidente, avvenuta nel 476 d. C Dopo il crollo dell’Impero Romano d’Occidente, avvenuta nel 476 d.C. a causa delle invasioni dei popoli germanici, la parte occidentale dell’impero si disgregò in tante realtà politiche autonome, diverse le une dalle altre, anche per le peculiarità che caratterizzavano i vari popoli invasori.

La disgregazione dell’impero comportò anche una frantumazione linguistica (a cui si aggiungeva il quasi universale analfabetismo), infatti negli stati che sorsero sulle ceneri dell’antico Impero Romano d’Occidente si svilupparono tante nuove lingue.

Nell’Alto Medioevo il latino continuò ad essere usato come lingua ufficiale nei documenti scritti (nelle chiese, nei tribunali, etc.), ma non venne più usato come lingua parlata perché in poco tempo, fondendosi con la lingua dei popoli invasori (superstrato), si trasformò in tante varietà linguistiche nuove, dette “volgari” perché parlate dal “volgo” (da vulgus = popolo).

Il latino, usato come lingua della cultura nell’Alto Medio Evo, pur conservando le strutture grammaticali del latino classico, si differenziava ormai da esso nel vocabolario (ricco di neologismi) e nella sintassi (lontana dalle regole classiche). Era una lingua tanto diversa da essere designata oggi (per distinguerla da quella classica) col termine di mediolatino (o latino medievale).

Poiché il latino era conosciuto solo dai chierici, mentre tutto il resto della società (compresi sovrani e aristocratici) non sapeva né leggere né scrivere, la cultura era patrimonio di un’èlite ristrettissima. Il pubblico a cui si rivolgeva chi scriveva era costituito sostanzialmente da altri chierici. .

Il processo di trasformazione dal latino nelle lingue volgari (che cominciò dopo il crollo dell’Impero Romano d’Occidente nel 476 d.C) fu lento. Già intorno al 600-650 la gente comune non capiva più il latino. Esso veniva utilizzato unicamente dai ceti sociali più elevati e solo per scrivere.

. A dimostrazione del fatto che il latino ormai non veniva più compreso, con il Concilio di Tours dell’813 venne imposta anche la traduzione delle prediche nella lingua parlata.

Da questa trasformazione nacquero le lingue neolatine (o romanze o volgari). Esse sono: - italiano, sardo, ladino (parlato nelle zone dolomitiche) in Italia; - spagnolo, catalano, portoghese nella penisola iberica; - francese (erede della lingua d’oil) e provenzale (erede della lingua d’oc) in Francia; - rumeno (in Romania) e dalmatico (oggi estinto).

Negli altri territori che erano appartenuti all’Impero romano (Germania, Svizzera, Austria, Inghilterra…) si diffusero volgari di ceppo germanico.

Tutti questi linguaggi volgari erano agli inizi lingue d’uso esclusivamente orale. Il volgare, infatti, per secoli non venne impiegato per la produzione di testi scritti, tanto meno letterari. Nello scritto veniva ancora usato latino, ma solo dai colti.

Una vera e propria rivoluzione culturale si ebbe quando si cominciò ad usare queste lingue anche per comporre opere letterarie, prima destinate alla sola comunicazione orale, poi fissate anche dalla scrittura. Da questa rivoluzione nacquero le letterature moderne dell’Europa.