Apostolicam Actuositatem

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Transcript della presentazione:

Apostolicam Actuositatem Laboratorio diocesano di formazione Apostolicam Actuositatem “Partecipazione ecclesiale e promozione del laicato” Antonio Izzo Presidente diocesano

Antonio Izzo Presidente diocesano Un dono eccezionale dello Spirito Santo, anima della Chiesa secondo la nota espressione dei Padri, per un cammino solido e luminoso nel lavoro di formazione dei laici è il decreto conciliare “Apostolicam Actuositatem” (approvato con 2340 voti favorevoli e due soli contrari). Nei sei capitoli in cui si articola, troviamo, una ricchezza inestimabile teologica e pastorale, da cui attingere forza e slancio per la nostra attività apostolica. Antonio Izzo Presidente diocesano

Antonio Izzo Presidente diocesano Per un’errata diffusa concezione, forse favorita anche da un'impostazione eccessivamente clericale dell’attività pastorale, il fedele laico si è sentito se non un estraneo, ma certamente un semplice invitato nella casa di Dio, considerata di esclusiva pertinenza del clero. Antonio Izzo Presidente diocesano

Antonio Izzo Presidente diocesano Anche nel linguaggio comune, quando si parla di Chiesa, s’intende parlare del Papa, dei vescovi, dei preti, senza minimamente pensare che invece la Chiesa è la comunità di tutti i battezzati e quindi dei fedeli laici, che ne sono la maggioranza. Da questa estraneità alla vita della Chiesa ne consegue il disimpegno nella partecipazione fino alla mera passività e all'indifferenza. Antonio Izzo Presidente diocesano

Antonio Izzo Presidente diocesano Il grave disagio della Chiesa di tutti i tempi non deriva dai suoi nemici; non mancheranno mai nella storia della Chiesa coloro che l'avversano e vorrebbero distruggerla: Gesù Signore ci avverte con la sua parola infallibile: "le potenze infernali non prevarranno" (Mt. 16, 18). Il vero disagio proviene dai fedeli laici che, sordi alla voce dello Spirito, cadono nell'apatia e nell'ozio e omettono di lavorare nella vigna del Signore. Antonio Izzo Presidente diocesano

Antonio Izzo Presidente diocesano Il Concilio è stato una sveglia sonora per il sonno del laicato ecclesiale, per far prendere coscienza dell’appartenenza alla Chiesa a titolo vero e proprio e partecipare attivamente alla sua missione. Il testo del decreto conciliare è una miniera profonda di dottrina, di attività pastorale e di spiritualità laicale, dalla quale si possono attingere energie fresche e robuste per un proficuo lavoro nella Chiesa e nella società. Antonio Izzo Presidente diocesano

Antonio Izzo Presidente diocesano Il Concilio ci ha educato ad un linguaggio nuovo, aprendo vasti orizzonti dinnanzi allo sguardo dei fedeli laici. Nel passato parlare di "vocazione" si voleva subito far riferimento alla chiamata del Signore a coloro che Egli sceglie per lo stato sacerdotale o religioso nel campo maschile o femminile. Il fedele laico veniva considerato nell’anonimato di una comune condizione di credente o non credente. Antonio Izzo Presidente diocesano

Antonio Izzo Presidente diocesano Il decreto conciliare colloca subito il fedele laico nella propria vocazione nella Chiesa e nel mondo. Anche il laico è un chiamato dal Signore a partecipare intimamente all'opera della umana salvezza con l'impegno personale della propria santificazione e dell'attività apostolica. Antonio Izzo Presidente diocesano

Antonio Izzo Presidente diocesano Il testo conciliare è chiaro: "Tutta l’attività del Corpo mistico è ordinata all'apostolato; la Chiesa lo esercita mediante tutti i suoi membri, naturalmente in modi diversi; la vocazione cristiana, infatti, è per sua natura anche vocazione all'apostolato."(A.A., 2). Abbandoniamo pertanto la mentalità di credere che l’azione apostolica è riservata ai consacrati nello stato sacerdotale e religioso. Antonio Izzo Presidente diocesano

Antonio Izzo Presidente diocesano Come il sacerdote e il religioso o religiosa, i fedeli laici, uomini e donne sono chiamati da Gesù Signore a partecipare alla missione della Chiesa e da Lui sono inviati nel mondo ad ordinare la società secondo il disegno provvido di Dio. Antonio Izzo Presidente diocesano

Antonio Izzo Presidente diocesano Il decreto del Vaticano II richiama il fondamento teologico, cristologico ed ecclesiologico della vocazione dei laici all'apostolato: "Anche i laici, essendo partecipi dell’ufficio sacerdotale, profetico e regale di Cristo, all'interno della missione di tutto il popolo di Dio hanno il proprio compito nella Chiesa e nel mondo” (A.A, 2). Antonio Izzo Presidente diocesano

Antonio Izzo Presidente diocesano Non di rado si diffonde una mentalità errata che vorrebbe confinare l'attività apostolica dei laici in un intimismo quasi privato senza alcun’influenza nella vita sociale. E’ la ricorrente pregiudiziale laicista che considera la religione fatto privato da emarginare ai confini dell’umana esistenza. Antonio Izzo Presidente diocesano

Antonio Izzo Presidente diocesano Il documento conciliare insiste autorevolmente sul compito dei fedeli laici di animare cristianamente l'ordirne temporale. Per non cadere in confusione e ambiguità il decreto A.A. esplicita subito in che consiste l'ordine temporale: "Cioè i beni della famiglia, la cultura, l'economia, le arti e le professioni, le istituzioni della comunità politica, le relazioni internazionali e così via” (A.A, 7). Antonio Izzo Presidente diocesano

Antonio Izzo Presidente diocesano Come si può constatare il campo dell'animazione cristiana da parte dei laici ha un orizzonte vastissimo, secondo il disegno di Dio di ricapitolare tutto in Cristo. Il Concilio nel medesimo decreto con sguardo profetico enumera tutte le devianze dei nostri tempi, quasi che fosse un evento contemporaneo ai nostri tempi. Antonio Izzo Presidente diocesano

Antonio Izzo Presidente diocesano "Siccome in questo tempo nascono nuove questioni e si diffondono gravissimi errori che cercano di abbattere dalle fondamenta la religione, l'ordine morale e la stessa società umana, questo sacro Concilio esorta vivamente tutti i laici perché secondo la misura dei loro talenti e della loro formazione dottrinale, e seguendo il pensiero della Chiesa, adempiano con diligenza anche maggiore la parte loro spettante nell'enucleare, difendere e rettamente applicare i principi cristiani ai problemi attuali" (A.A, 6). Antonio Izzo Presidente diocesano

Antonio Izzo Presidente diocesano Occorre una seria e organica preparazione con lo studio della dottrina sociale della Chiesa. Il compendio pubblicato è di urgente attualità e deve essere conosciuto e studiato. Per affrontare i gravissimi problemi della società contemporanea, in modo particolare le questioni in campo bioetico in difesa della vita, occorre una solida preparazione, sostenuta da una profonda spiritualità. Antonio Izzo Presidente diocesano

Antonio Izzo Presidente diocesano La dottrina sociale del magistero della Chiesa sarà per tutti un vademecum indispensabile per risolvere con lucidità e coerenza le scottanti problematiche dell’ora presente. Antonio Izzo Presidente diocesano

Antonio Izzo Presidente diocesano La Parrocchia L'azione apostolica dei laici trova il suo spazio fondamentale all’interno della Chiesa nella Parrocchia, struttura pastorale di primaria importanza nella vita della comunità ecclesiale. Come non si vive bene senza la custodia e la protezione della famiglia, così non si può vivere bene la propria vocazione ecclesiale senza l’appartenenza alla comunità parrocchiale. Antonio Izzo Presidente diocesano

Antonio Izzo Presidente diocesano La Parrocchia Il decreto A.A. si esprime in questi termini: "La parrocchia offre un luminoso esempio di apostolato comunitario, fondendo insieme tutte le diversità umane che vi si trovano e inserendola nell’universalità della Chiesa" (A.A, 10). Nella comunità parrocchiale si scopre e si coltiva il vero senso della Chiesa, rendendoci consapevoli di appartenere all'unica comunità di salvezza, cui siamo uniti dal vincolo della medesima comunione, dono dello Spirito Santo. Antonio Izzo Presidente diocesano

Antonio Izzo Presidente diocesano La Parrocchia Tutte le forme di aggregazione laicale devono trovare nella parrocchia il luogo della loro ecclesiale dimora per non esporsi al pericolo di dispersione e di isolamento. Il testo conciliare non omette però di avvertire sul pericolo del cosiddetto "parrocchialismo" cioè di quella mentalità di assolutizzare la realtà parrocchiale quasi ignorando la diocesi, nella quale vive l'intera realtà della Chiesa particolare. Antonio Izzo Presidente diocesano

Antonio Izzo Presidente diocesano La Parrocchia Non si può negare una certa diffusa mentalità di considerare la parrocchia il proprio orto di personale proprietà da amministrare con esagerato soggettivo criterio pastorale. L' A.A. recita esplicitamente in merito cosi: "Coltivino costantemente il senso della diocesi, di cui la parrocchia è come la cellula, pronti sempre all'invito del proprio pastore, ad unire le proprie forze alle iniziative diocesane” (A.A, 10). Antonio Izzo Presidente diocesano

Antonio Izzo Presidente diocesano La Famiglia Fuori della Chiesa il primo campo ove urge una coraggiosa e decisa attività apostolica nei nostri tristi e travagliati tempi è la famiglia, originata dal sacramento del matrimonio. Il violento devastante ciclone che soffia potentemente sull'edificio della famiglia, santificata dalla grazia del sacramento nuziale, è sotto gli occhi di tutti. Antonio Izzo Presidente diocesano

Antonio Izzo Presidente diocesano La Famiglia C'è in giro una furia diabolica, che si accanisce a voler distruggere la famiglia, promuovendo sataniche campagne di corruzione e perversione sessuale fino ad inneggiare a forme degenerative dell’ordine naturale. Antonio Izzo Presidente diocesano

Antonio Izzo Presidente diocesano La Famiglia Per grazia di Dio ci viene incontro l'alto magistero della Chiesa e dei suoi Pontefici, impegnati con lucida e forte passione apostolica nella difesa della santità del matrimonio e dell’alta missione della famiglia cristiana. Antonio Izzo Presidente diocesano

Antonio Izzo Presidente diocesano La Famiglia La voce del Santo Padre Benedetto XVI, ci ammonisce sulle pesanti minacce e insidie rivolte alla famiglia nei nostri tempi. Nella nostra diocesi l'ufficio diocesano della pastorale familiare è molto impegnato in un’azione mirata alla formazione di coppie cristianamente formate e apostolicamente impegnate. Antonio Izzo Presidente diocesano

Antonio Izzo Presidente diocesano I Giovani Nel decreto sull’apostolato dei laici non poteva mancare un riferimento specifico ai giovani, speranza della Chiesa e del mondo. A tutti è noto il clima fuorviante di corruzione e di violenza che i nostri giovani respirano a pieni polmoni nella società consumistica in cui viviamo. Tutti constatiamo purtroppo la fragilità del loro animo, aumentata dalla mentalità relativistica in campo etico e dal pensiero debole dominante. Antonio Izzo Presidente diocesano

Antonio Izzo Presidente diocesano I Giovani Occorre un’azione pastorale, che coinvolga tutte le realtà parrocchiali e diocesane, per formare i giovani al senso cristiano della vita. Chi ha esperienza del mondo giovanile, sa che i giovani, pur subendo le suggestioni del mondo e della carne, sono sempre aperti alle voci dello Spirito e alle sollecitazioni della grazia di Dio, pronti a scalare le alte vette della santità. Hanno bisogno di guide sicure e illuminate Antonio Izzo Presidente diocesano

Antonio Izzo Presidente diocesano L’ambiente sociale E’ propria dei laici la responsabilità di testimoniare Cristo nella vita pubblica, ispirando la loro attività sociale e politica alle esigenze del Vangelo. Il decreto conciliare è chiaro e perentorio in materia: Antonio Izzo Presidente diocesano

Antonio Izzo Presidente diocesano L’ambiente sociale "Animati dall'amore di patria e nel fedele compimento dei doveri civici, i cattolici si sentano obbligati a promuovere il vero bene comune e facciano valere il peso dalla propria opinione in maniera tale che il potere civile sia esercitato secondo giustizia e le leggi corrispondano ai precetti morali e al bene comune " (A.A, 14). Antonio Izzo Presidente diocesano

Antonio Izzo Presidente diocesano L’ambiente sociale Si noti il termine “obbligo” usato dal testo del Concilio per indicare lo stretto dovere di coscienza che i laici hanno nel partecipare alla vita politica e promuovere il bene comune. Purtroppo le convulse vicende del nostro Paese negli ultimi tempi del partito unitario dei cattolici in Italia, racchiuse nel triste fenomeno della tangentopoli, hanno generato la convinzione che la politica espone all'immoralità, perciò è bene trarsene fuori e stare lontano. Antonio Izzo Presidente diocesano

Antonio Izzo Presidente diocesano L’ambiente sociale Nei giovani in modo particolare si è diffusa una profonda disaffezione all'attività politica, che li ha resi allergici ad ogni impegno di vita pubblica, appesantendo gravemente la loro crisi morale e ideologica. Bisogna urgentemente recuperare il vero senso della vita politica come servizio d’amore alla comunità nazionale e internazionale e come la forma più alta della carità cristiana, per usare l'espressione di Paolo VI . Antonio Izzo Presidente diocesano

Antonio Izzo Presidente diocesano L’ambiente sociale Il medesimo passo dell'A.A. continua: "I cattolici esperti in politica e, com’è naturale, saldamente ancorati alla fede e alla dottrina cristiana non ricusino le cariche pubbliche, potendo mediante una buona amministrazione provvedere al bene comune e al tempo stesso aprire la via al Vangelo”. Antonio Izzo Presidente diocesano

Antonio Izzo Presidente diocesano L’ambiente sociale Il Papa Benedetto XVI, nel Convegno ecclesiale di Verona dello scorso ottobre, si è espresso categoricamente in merito, dichiarando che la Chiesa non fa attività politica, ma questa è affidata ai laici sotto propria responsabilità e ricordando ai fedeli laici che in politica devono sempre agire in piena conformità al Vangelo e al magistero della Chiesa. Antonio Izzo Presidente diocesano

Antonio Izzo Presidente diocesano L’ambiente sociale Se vissuta nello spirito del Vangelo come servizio generoso e gioioso alle comunità, facendo propria la causa delle classi sociali deboli per affermare la giustizia e favorire la pubblica moralità e la pacifica convivenza dei popoli, far politica diventa una scuola di carità sociale. Antonio Izzo Presidente diocesano

Vari modi di apostolato Il Battesimo inserendoci vitalmente in Gesù Signore ci rende partecipi della missione che il Padre celeste Gli ha affidato. L'apostolato personale è il fondamento di tutte le altre forme di apostolato e costituisce la base su cui si edifica qualsiasi altra forma di attività apostolica Antonio Izzo Presidente diocesano

Vari modi di apostolato Rimane certamente più consistente e garantita la forma associata di apostolato. La Chiesa memore della parola di Gesù: "Ove sono due o tre riuniti in mio nome, io sono in mezzo a loro” (Mt. 18,20) ha sempre promosso e sostenuto ogni forma di aggregazione laicale. Antonio Izzo Presidente diocesano

Vari modi di apostolato Il Concilio stesso deve a questi laici, maturi e preparati dell'A.C. l'elaborazione del dettato del Vaticano II sulla natura e l'azione del laicato ecclesiale. Sono altrettanto preziose tutte le altre aggregazioni laicali, approvate e benedette dalla Chiesa, nessuna esclusa. Ogni gruppo o movimento è un dono dello Spirito Santo! Antonio Izzo Presidente diocesano

Vari modi di apostolato L'ubbidienza e l'attaccamento filiale al Papa, la sincera comunione con il Vescovo, con il parroco, con l'assistente e la comunione fraterna tra i soci deve essere il distintivo delle aggregazioni laicali. Il decreto "Apostolicam Actuositatem" è un testo d'incomparabile ricchezza per una formazione di coscienze laicali mature e responsabili. Antonio Izzo Presidente diocesano

L’ordine da osservare nell’apostolato Il documento conciliare dedica un intero capitolo all'ordine da osservare nell’attività apostolica perché questa sia feconda e incisiva. Il disordine è sempre da evitare in tutti i campi dell'agire umano, tanto più nella Chiesa di Dio. La comunione ecclesia1e deve animare tutte le attività dell'apostolato dei laici. Antonio Izzo Presidente diocesano

L’ordine da osservare nell’apostolato Non si può concepire un'azione apostolica nella Chiesa, che non sia compiuta in comunione con coloro che il Signore ha posto a reggere la Santa Chiesa quali sono i Pastori. L'aurea regola dei Padri della Chiesa "Nihil sine episcopo" "niente senza il vescovo " vale per tutte le forme di apostolato, sia individuale sia associato. Antonio Izzo Presidente diocesano

L’ordine da osservare nell’apostolato E’ evidente che il vescovo mantiene il rapporto pastorale con i laici impegnati nelle aggregazioni mediante i sacerdoti assistenti, che rendono presente il Pastore nelle associazioni, nei movimenti e nei gruppi loro affidati. Ne consegue che i fedeli laici devono coltivare un rapporto di stretta comunione con il proprio assistente, vedendo nella sua persona Gesù medesimo. Antonio Izzo Presidente diocesano

L’ordine da osservare nell’apostolato Quanto siano dannose le tensioni tra sacerdoti e laici nelle varie aggregazioni è ben noto a chi ha un pò di esperienza di gruppo ecclesiale. Lo stesso vincolo comunionale deve legare i membri di una stessa aggregazione e le aggregazioni medesime l'una con l'altra. Antonio Izzo Presidente diocesano

L’ordine da osservare nell’apostolato Il testo conciliare fa chiaro riferimento al pericolo della rivalità all'interno dei gruppi e tra i gruppi stessi. Dobbiamo abituarci, sacerdoti e laici, a camminare sempre insieme per l’edificazione del Regno di Gesù Signore. Antonio Izzo Presidente diocesano

Formazione all’apostolato Il testo dell'A.A. si conclude con il capitolo sulla formazione, che inizia con le seguenti parole: “L'apostolato può raggiungere piena efficacia soltanto mediante una multiforme e integrale formazione” (A.A, 28). Essendo l’apostolato un'attività affidata alla grazia di Dio, esige una robusta vita spirituale, alimentata continuamente e meglio ancora quotidianamente dalla duplice mensa della Parola e dell’Eucaristia. Antonio Izzo Presidente diocesano

Formazione all’apostolato A questo alimento divino ci si prepara con la purificazione dal peccato mediante la celebrazione del sacramento della Penitenza. Occorre coltivare con intense risorse la vita interiore con giornate di ritiro, di esercizi e spirituali. Accanto alla formazione spirituale è indispensabile una solida formazione dottrinale, ancora di più richiesta, dalle sfide devastanti dei tempi in cui viviamo. Antonio Izzo Presidente diocesano

Formazione all’apostolato A questo scopo è da studiare seriamente e metodicamente il Catechismo della Chiesa Cattolica, voluto da papa Giovanni Paolo II e il suo compendio, pubblicato dal Santo Padre Benedetto XVI. E’ una sintesi solida di tutta la dottrina della Chiesa Cattolica. Antonio Izzo Presidente diocesano

I Laici negli anni dopo il Concilio Il laico “pastorale” è colui che si spende soprattutto nelle attività, nelle iniziative, nei progetti della realtà parrocchiale e diocesana, con una competenza che è aumentata nel corso degli anni e che a volte si potrebbe definire eccessiva, quando rischia di perdere il riferimento al vivere quotidiano della famiglia, del lavoro, delle responsabilità sociali e di relazioni. Antonio Izzo Presidente diocesano

I Laici negli anni dopo il Concilio Un altro tipo di laico è quello che si potrebbe definire “spirituale”: è colui che identifica l’esperienza cristiana soprattutto con le occasioni nelle quali si condensa la sua vicenda interiore, come i momenti di preghiera, o comunque quelli in cui si finisce per mettere tra parentesi lo scorrere quotidiano della vita, quasi che fosse irrilevante rispetto alla preghiera. Antonio Izzo Presidente diocesano

I Laici negli anni dopo il Concilio Infine un terzo tipo di laico che si potrebbe definire “secolare”, ossia colui che realizza la sua vocazione cristiana totalmente nel mondo, ma vive in maniera debole il riferimento alla comunità cristiana, rendendosi quasi totalmente autonomo da essa. Antonio Izzo Presidente diocesano

I Laici negli anni dopo il Concilio E’ una sorta di laico “senza famiglia”, dal momento che, o per scelta propria o come conseguenza di scelte della sua comunità, vive le difficili responsabilità del mondo senza il rifermento della accoglienza, dell’ insegnamento, della preghiera, della condivisone, propri della comunità cristiana. Antonio Izzo Presidente diocesano

I Laici negli anni dopo il Concilio Il profilo di laico delineato dal Concilio non si identifica con nessuno di questi tre , ma sta piuttosto in una figura di laico , che, senza bisogno di aggettivi , sperimenti la bellezza e la fatica della paradossalità della vita cristiana . Antonio Izzo Presidente diocesano

I Laici negli anni dopo il Concilio E il laico che vive la sua doppia appartenenza alla città dell’ uomo e alla città di Dio , che sta nella chiesa in modo adulto , con una coscienza libera e matura, né dipendente dai Pastori né in contrapposizione con essa ; che vive il suo impegno nel mondo in modo significativo è necessario per adempiere alla missione della chiesa Antonio Izzo Presidente diocesano

I Laici negli anni dopo il Concilio Non si può non notare il crescere di un disagio che si manifesta in diverse forme : nel senso di stanchezza e di frustrazione di quanti si diano più da fare ; nella percezione nel vuoto dell’ anima che non è certo colmato dal coinvolgimento nelle attività della parrocchia; Antonio Izzo Presidente diocesano

I Laici negli anni dopo il Concilio nella delusione per lo svuotarsi progressivo di quegli organismi pastorali nati come luoghi della corresponsabilità, ma purtroppo presto trasformati in luoghi di coordinamento delle attività. Su tutto, mi pare che prevalga un senso di rassegnazione. La partecipazione sostituisce la corresponsabilità; l’operatività, il servizio; il quieto vivere, la comunione. Antonio Izzo Presidente diocesano

I Laici negli anni dopo il Concilio Il disagio dei laici nasce inoltre dal riconoscere che la propria presenza nella comunità viene desiderata in quanto necessaria a mandare avanti le attività, ma sopportata e messa in discussione quando diventa l’offerta di un punto di vista diverso sulla realtà. Antonio Izzo Presidente diocesano

I Laici negli anni dopo il Concilio Ed è motivo di disagio anche il riconoscere che per vivere un cammino spirituale da laici bisogna ancora farsi prestare uno stile che non è proprio, e che è difficile essere cristiani che fanno sul serio senza negare le dimensioni ordinarie della vita o senza collocarle al di fuori dell’orizzonte del proprio percorso spirituale. Antonio Izzo Presidente diocesano

I Laici negli anni dopo il Concilio Molti laici hanno la percezione della irrilevanza ecclesiale della loro testimonianza di cristiani nel mondo, così come della irrilevanza della loro fede nell’esistenza quotidiana delle loro comunità: è come se per la comunità cristiana avesse valore solo ciò che si opera concretamente all’interno di essa e come contributo alla sua attività pastorale. Antonio Izzo Presidente diocesano

Antonio Izzo Presidente diocesano IMPEGNO PER LA “POLIS” Purtroppo nella coscienza cristiana si è diffusa la mentalità di separare l’unione con Dio dall’ impegno secolare, anziché distinguerli per ordinarli l’uno all’altro in unità. Ciò ha prodotto “un’esistenza cristiana che non sta nel’ora storica e, dall’altro, un mondo abbandonato dai cristiani” (Guardini) Antonio Izzo Presidente diocesano

Antonio Izzo Presidente diocesano DOPPIA FEDELTA’ Il laico cristiano realizza la propria vocazione alla santità mettendo a frutto la doppia fedeltà: ►fedeltà al battesimo ►fedeltà all’indole secolare che è propria del laico Antonio Izzo Presidente diocesano

Antonio Izzo Presidente diocesano La prospettiva del’unità si traduce in tre atteggiamenti: ■ credere, sapere, gustare che il nostro impegno secolare va fatto perché Dio lo vuole ■ credere, sapere, gustare, che il nostro impegno secolare va fatto come Dio lo vuole ■ credere, sapere, gustare, che il nostro impegno secolare va fatto per amore di Dio Il criterio dell’unità evita di cadere nella trappola della tentazione di tipo integralistico o di tipo separatistico. Entrambe non sono rispettose di quella sana laicità di cui parla la Gaudium et Spes. Certo non è compito facile. La legge del distinguere per unire ci ricorda che l’impegno secolare non ha solo una rilevanza tecnica, ma anche morale. Rilevanza attraverso la quale possiamo cogliere come dio sia il principio e il fine della costruzione della città dell’uomo e come questo principio e questo fine, senza nulla togliere a ciò che è proprio a tale costruzione, consente a quest’ultima di svilupparsi in pienezza. Antonio Izzo Presidente diocesano

Il fondamento teologico di tipo biblico: Gn 1,1-2,4a Il compito è affidato nei riguardi della continuità della specie umana, e nei riguardi di tutto il creato e cioè della terra, degli animali e dei vegetali in essa viventi, con le parole “soggiogate” e “dominate” in veste di “coltivare” e “custode”. L’uomo deve portare a sviluppo tutte le potenzialità poste nel cosmo dalla potenza creatrice di Dio Padre I capisaldi sono: di tipo biblico: Gn 1,1-2,4a Il compito è affidato nei riguardi della continuità della specie umana, e nei riguardi di tutto il creato e cioè della terra, degli animali e dei vegetali in essa viventi, con le parole “soggiogate” e “dominate” in veste di “coltivare” e “custode”. L’uomo deve portare a sviluppo tutte le potenzialità poste nel cosmo dalla potenza creatrice di Dio Padre. di tipo magisteriale LG, 31 . Il testo appare come la traduzione in termini moderni del testo biblico ed appare come un’esplicita affermazione che ai laici compete, per “divina vocazione”, il compito affidato dal Creatore all’umanità con la capacità e il dovere di realizzarlo secondo il progetto divino di tipo liturgico IV Preghiera eucaristica dove si afferma che i laici cristiani, in quanto uomini, sono chiamati a impegnarsi a servizio dell’uomo e in unione con tutti gli uomini per costruire la città terrena dell’uomo che faciliti la crescita di tutto l’uomo, di tutti gli uomini Gn 1, 26-28 E Dio disse: «Facciamo l`uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza, e domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutte le bestie selvatiche e su tutti i rettili che strisciano sulla terra». 27Dio creò l`uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò. 28Dio li benedisse e disse loro: «Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra; soggiogatela e dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente, che striscia sulla terra». Antonio Izzo Presidente diocesano

Il fondamento teologico di tipo magisteriale LG, 31 Il testo appare come la traduzione in termini moderni del testo biblico ed appare come un’esplicita affermazione che ai laici compete, per “divina vocazione”, il compito affidato dal Creatore all’umanità con la capacità e il dovere di realizzarlo secondo il progetto divino Per loro vocazione è proprio dei laici cercare il regno di Dio trattando le cose temporali e ordinandole secondo Dio. Vivono nel secolo, cioè implicati in tutti i diversi doveri e lavori del mondo e nelle ordinarie condizioni della vita familiare e sociale, di cui la loro esistenza è come intessuta. Ivi sono da Dio chiamati a contribuire, quasi dall'interno a modo di fermento, alla santificazione del mondo esercitando il proprio ufficio sotto la guida dello spirito evangelico, e in questo modo a manifestare Cristo agli altri principalmente con la testimonianza della loro stessa vita e col fulgore della loro fede, della loro speranza e carità. Antonio Izzo Presidente diocesano

Il fondamento teologico di tipo liturgico IV Preghiera eucaristica dove si afferma che i laici cristiani, in quanto uomini, sono chiamati a impegnarsi a servizio dell’uomo e in unione con tutti gli uomini per costruire la città terrena dell’uomo che faciliti la crescita di tutto l’uomo, di tutti gli uomini Noi ti lodiamo, Padre santo, per la tua grandezza: tu hai fatto ogni cosa con sapienza e amore. A tua immagine hai formato l’uomo, alle sue mani operose hai affidato l’universo perché nell’obbedienza a te, suo creatore, esercitasse il dominio su tutto il creato. Antonio Izzo Presidente diocesano

“Il comando di“assoggettare la terra” richiede: competenza: essa si acquista con l’impegno dell’intelligenza. La costruzione della città dell’uomo ha bisogno di competenze che la comunità ecclesiale non può dare, ma essa dovrebbe esortare i suoi membri ad acquisirle nelle dovute sedi sentendolo come un dovere e un servizio La collaborazione con quanti lavorano alla costruzione della città dell’uomo (GS,43; AA,7; UR,12; LG,15). Il fine della collaborazione è cercare insieme, cristiani e no, la maggiore pienezza possibile di ogni valore umano Il comando divino di “assoggettare la terra” implica la conoscenza del mondo e delle sue leggi (ricerca scientifica); la conoscenza del mistero personale dell’uomo e del suo rapporto con Dio, con gli altri uomini e con le cose. Però non è sufficiente la sola conoscenza bisogna anche agire sulla creazione. Ci si riferisce a quel processo di trasformazione del mondo che ogni generazione umana ha realizzato nel corso della storia e nelle varie civiltà, mettendo a frutto i risultati delle sue conoscenze. Un processo che deve essere rispettoso del disegno di creazione ed essere al servizio della promozione di ogni uomo e di tutto l’uomo. Tutto ciò richiede: competenza e collaborazione. Aprire con quanti collaborano alla costruzione un dialogo fatto di rispetto, di sincerità, senza perdita di identità, guidati da vera prudenza, in vista di trovare il bene comune rispondente alle esigenze del cittadino di quella città, in quel momento, e le vie migliori per attuarlo. Questo è un dovere per ogni fedele laico (GS,75 e 92). Di questo tipo di collaborazione fu esempio G. La Pira il quale guidato dalla virtù cristiana della prudenza tendeva a scegliere il mezzo atto al raggiungimento del fine e, dunque la misura di un discorso volto a trovare insieme con rappresentanti di “diverse” e “opposte” culture il punto comune necessario a fondare la nuova città dell’uomo a misura d’uomo. Antonio Izzo Presidente diocesano

Quali criteri si devono seguire? Risponde il Concilio e il magistero dei pontefici specificando: ◊ Con chi? (GS, 92, Ecclesiam suam di Paolo VI) ◊ Su che cosa? (GS, 44, Evangeli Nuntiandi, 70) ◊ E come dialogare? (Ecclesiam suam di Paolo VI) I criteri che si devono tenere fermi se si vuole che la mediazione rispetti le esigenze del dialogare, quali la capacità di esprimere se stessi in piena fedeltà alla propria identità cristiana e la volontà e la capacità di ascoltare gli altri in umiltà. Antonio Izzo Presidente diocesano

Antonio Izzo Presidente diocesano H I Tutti coloro che formano l'unico popolo di Dio, che si tratti dei pastori o degli altri fedeli cristiani. Con i fratelli e le loro comunità, che non vivono ancora in piena comunione con noi Con coloro che credono in Dio e che conservano nelle loro tradizioni preziosi elementi religiosi ed umani Con coloro che hanno il culto di alti valori umani, benché non ne riconoscano ancora l'autore, né coloro che si oppongono alla Chiesa e la perseguitano in diverse maniere Antonio Izzo Presidente diocesano

Antonio Izzo Presidente diocesano U C H E O A Non si tratta solamente di aprire il dialogo sulle grandi visioni religiose. Quello che importa di capire e conoscere sempre meglio è l’UOMO perché, come osservava Paolo VI, “tutto ciò che è umano ci riguarda” Antonio Izzo Presidente diocesano

Antonio Izzo Presidente diocesano IL DIALOGO SUPPONE ► Chiarezza e comprensbilità ►Rivedere ogni forma del suo linguaggio. se comprensibile, se popolare, se eletto ►La mitezza: il dialogo non è orgoglioso ►La fiducia, tanto nella virtù della propria parola, quanto nell’attitudine ad accoglierla da parte dell’interlocutore ►La prudenza pedagogica la quale ha grande attenzione alle condizioni psicologiche e morali di chi ascolta. Se bambino, se incolto, se impreparato, se diffidente, se ostile… C O M E Non c’è insegnamento migliore a proposito che quello di Paolo VI nell’Enciclica “Ecclesiam suam”. Il Papa espone in che modo comportarsi perché il dialogo abbia, nel rispeto della propria natura, il massimo di efficacia. Antonio Izzo Presidente diocesano

Antonio Izzo Presidente diocesano Di questo tipo di collaborazione fu esempio G. La Pira il quale guidato dalla virtù cristiana della prudenza tendeva a scegliere il mezzo atto al raggiungimento del fine e, dunque la misura di un discorso volto a trovare insieme con rappresentanti di “diverse” e “opposte” culture il punto comune necessario a fondare la nuova città dell’uomo a misura d’uomo. Antonio Izzo Presidente diocesano