Paolucci, Signorini La storia in tasca Dalla metà del Seicento all’inizio del Novecento Volume 4 5. L’età napoleonica 6. Con il Congresso di Vienna inizia l’età della Restaurazione 7. Rivoluzioni nazionali in America Latina e in Europa Paolucci, Signorini La storia in tasca. Dalla metà del Seicento all’inizio del Novecento © Zanichelli editore 2013
Capitolo 6 Con il Congresso di Vienna inizia l’età della Restaurazione Paolucci, Signorini La storia in tasca. Dalla metà del Seicento all’inizio del Novecento © Zanichelli editore 2013
Inizia l’età della Restaurazione Dopo l’esperienza napoleonica, i rappresentanti degli Stati europei, riuniti nel Congresso di Vienna (1814-1815), decisero il futuro politico dell’Europa ispirandosi a due criteri fondamentali: l’equilibrio di potere fra gli Stati e la legittimità. Il Congresso insomma voleva restaurare (ossia ristabilire) la situazione politica precedente la rivoluzione francese. Per questo motivo il periodo che segue il congresso di Vienna, dal 1815 al 1830, fu poi detto «età della Restaurazione». - La Francia perdette tutti i territori conquistati dal 1792 in poi e, ai suoi confini, fu creata una barriera di Stati che doveva scoraggiare futuri tentativi di espansione francese. Questi Stati-cuscinetto erano la Svizzera, il Piemonte con la Liguria e i Paesi Bassi a cui fu aggiunto il Belgio. - L’Inghilterra si tenne tutte le colonie francesi, olandesi e spagnole di cui si era impadronita durante le guerre napoleoniche, riaffermando il suo assoluto predominio sui mari. - L’Austria cedette il Belgio, ma ebbe la Lombardia (che aveva perduto con la pace di Campoformio), più i territori della repubblica di Venezia e le coste della Dalmazia. - Quanto all’Italia – che i francesi avevano in parte unificato nella Repubblica italiana – il Congresso tornò a spezzettarla. La penisola fu divisa in nove Stati. Di essi, uno, il Lombardo-Veneto, fu governato direttamente dall’Austria ed altri (come il ducato di Parma e Piacenza, il ducato di Modena e Reggio e il granducato di Toscana) furono assegnati a sovrani legati agli Asburgo, gli imperatori d’Austria. Al centro, lo Stato della Chiesa rimase al papa. Al sud, il Regno di Napoli e quello di Sicilia furono uniti nel nuovo Regno delle Due Sicilie. - Anche se nell’età della Restaurazione molte guerre furono evitate, si moltiplicarono le insurrezioni e le rivolte (i «moti», come si chiamavano allora), che quasi sempre furono represse sanguinosamente. - Uno strumento di repressione delle rivolte fu il patto detto della Santa Alleanza, che i sovrani di Russia, Prussia e Austria firmarono a Parigi nel 1815. Secondo lo zar di Russia, che ne fu l’ideatore, il patto doveva impegnare i sovrani ad aiutarsi reciprocamente, in nome della fratellanza cristiana. Le potenze però, prima fra tutte l’Austria per opera dell’abile ministro Metternich, lo interpretarono come un impegno ad intervenire militarmente quando le insurrezioni minacciavano i sovrani. Così il patto di fratellanza fu trasformato in un mezzo di repressione per ridurre i popoli ribelli all’obbedienza. Paolucci, Signorini La storia in tasca. Dalla metà del Seicento all’inizio del Novecento © Zanichelli editore 2013
Rinascono i governi assoluti Fra i governi restaurati alcuni mantennero il codice civile e altre riforme introdotte in età napoleonica. Altri invece riportarono in vigore le monarchie assolute. Così, ad esempio, Vittorio Emanuele I re di Sardegna abolì il codice napoleonico, restituì ai nobili titoli e cariche. Anche Ferdinando VII, il restaurato re di Spagna, si affrettò ad abolire la costituzione napoleonica del 1812 ed introdusse nuovamente il tribunale dell’Inquisizione. - Alle monarchie assolute si opposero risolutamente quegli aristocratici e borghesi che erano più aperti al nuovo e che aspiravano a maggiori libertà individuali, in particolare alla libertà di parola, di stampa, di opinione anche religiosa, cioè al diritto di esprimere liberamente le proprie convinzioni in tutti i campi, con parole o con scritti. Essi non erano dei rivoluzionari, anzi, politicamente avevano idee moderate e, fra le diverse forme di governo preferivano una monarchia costituzionale in cui il potere del re fosse limitato da un parlamento, eletto coi voti dei soli nobili e dei grandi possidenti. - Per definire questi sostenitori delle libertà cominciò a essere usato, nei primi decenni dell’Ottocento, il termine «liberali»; le varie forme del pensiero liberale furono dette «liberalismo». - I liberali furono sensibili alle esigenze del mondo economico e sostennero la libertà degli scambi, opponendosi agli interventi dei governi che, con l’imposizione di dazi e dogane, impedivano il libero funzionamento del mercato e la libera concorrenza. Paolucci, Signorini La storia in tasca. Dalla metà del Seicento all’inizio del Novecento © Zanichelli editore 2013
Le sètte segrete I governi della Restaurazione si preoccuparono anche di combattere le idee rivoluzionarie e a reprimere manifestazioni di dissenso. Nuove protagoniste dei moti insurrezionali furono le sètte segrete, ovvero gruppi di persone che avevano idee politiche in contrasto con quelle dei governi. Alcune di esse, come ad esempio la massoneria, esistevano già dal Settecento. In Italia la più importante fu la carboneria. - Sembra che la massoneria abbia tratto origine dalle corporazioni di muratori (mason, in inglese) che nel Medioevo giravano l’Europa per costruire chiese e conventi e si tramandavano in segreto le tecniche del mestiere, aiutandosi a vicenda. In senso moderno la massoneria nacque in Inghilterra dove, nel 1717, fu aperta a Londra la prima loggia massonica (la parola «loggia» significa sia «luogo di adunanza» che «riunione di massoni»). - Agli inizi del Settecento gli obiettivi della massoneria si ispiravano agli ideali dell’Illuminismo. - La massoneria ebbe una rapida diffusione non solo in Europa, ma anche nell’America settentrionale, in India, in Africa. Nei vari paesi assunse spesso caratteristiche molto diverse da quelle originali. In Francia, ad esempio, elaborò scopi politici e tendenze anticlericali e in questa forma giunse in Italia, dove la prima loggia fu aperta a Firenze nel 1730. Per il suo anticlericalismo la massoneria fu più volte condannata dalla Chiesa cattolica, tuttavia non scomparve mai del tutto ed ebbe, fra i suoi associati, nobili, borghesi, principi, ecclesiastici e patrioti. Anche Giuseppe Garibaldi. - Alla massoneria si ispirarono molte altre sètte sorte fra Sette e Ottocento. - La società segreta più importante in Italia fu la carboneria, che pose radici nel meridione d’Italia e di qui si diffuse verso il nord. Come la massoneria anche la carboneria faceva largo uso di riti e di simboli. Fra loro i carbonari si chiamavano “buoni cugini” e per riconoscersi usavano segni convenzionali. Paolucci, Signorini La storia in tasca. Dalla metà del Seicento all’inizio del Novecento © Zanichelli editore 2013
I primi moti scoppiano nel 1820 - 1821 Fra il 1820 e il 1821, le società segrete decisero di passare dalle parole ai fatti e un’ondata di ribellioni si abbatté su tutta l’Europa meridionale, dove i sovrani restaurati avevano agito con maggiore durezza. La prima ad insorgere fu la Spagna, seguita dal Portogallo e, poco dopo, dal Regno delle Due Sicilie. Fu poi la volta del Piemonte dove, allo scoppio del moto (marzo 1821), il re abdicò in favore del fratello Carlo Felice che però allora era assente dal regno. Così Carlo Alberto si trovò a reggere temporaneamente lo Stato e, sotto la pressione degli insorti, concesse una costituzione liberale. - La Spagna già nel 1812 si era data una costituzione prontamente abolita dai sovrani restauratori. Nel gennaio 1820 si ribellarono i militari che nel porto di Cadice attendevano di imbarcarsi per le colonie americane (anch’esse in rivolta contro la madrepatria). Subito si unirono a loro i borghesi liberali e il re Ferdinando VII fu costretto a rimettere in vigore la costituzione del 1812. - Nel Napoletano si ribellò un reparto di cavalleria guidato da due ufficiali di idee carbonare. L’insurrezione si diffuse rapidamente e fu particolarmente grave a Palermo, tanto che il re Ferdinando I di Borbone dovette, a malincuore, concedere la costituzione di Spagna (luglio 1820). Paolucci, Signorini La storia in tasca. Dalla metà del Seicento all’inizio del Novecento © Zanichelli editore 2013
Le rivolte vengono soffocate Le potenze della Santa Alleanza, alla quale nel frattempo avevano aderito molti altri Stati europei fra cui la Francia, organizzavano interventi armati a difesa degli interessi dei sovrani. A Napoli la rivoluzione fu soffocata da un esercito austriaco. In Piemonte gli insorti furono sconfitti dall’esercito regio, fiancheggiato da truppe austriache (mentre Carlo Alberto si rifugiava a Firenze, abbandonando i patrioti al loro destino). In Spagna la Restaurazione fu imposta nuovamente con la forza nel 1823 da un esercito francese. - Alla sconfitta seguì la repressione, cioè un insieme di interventi, voluti dai governi, per impedire con la forza qualsiasi cambiamento politico. Tutte le costituzioni furono abolite, i controlli di polizia vennero rafforzati e molti patrioti furono condannati a morte, al carcere o all’esilio. - Ci furono arresti e processi in quasi tutta Italia perché, dopo i moti, le polizie divennero particolarmente sospettose e diffidenti. In Lombardia furono condannati, fra gli altri, Federico Confalonieri, che era stato in stretto rapporto con gli insorti piemontesi, e alcuni membri della carboneria, come Silvio Pellico e Piero Maroncelli. - Fra tanti insuccessi e sconfitte ci fu però un’eccezione: la rivoluzione greca. La Grecia faceva parte dell’Impero ottomano, che da tempo era in crisi. Nel 1821 i Greci si ribellarono contro i Turchi, chiedendo libertà e indipendenza. I liberali e gli intellettuali europei accorsero a combattere in aiuto del popolo greco. Andarono, fra gli altri, il conte Santorre di Santarosa e il poeta inglese George Byron, che in Grecia trovarono la morte. Le potenze della Santa Alleanza, che avevano tutto da guadagnare da un indebolimento dell’Impero ottomano, si schierarono a fianco degli insorti: i Turchi furono facilmente battuti e dovettero riconoscere l’indipendenza della Grecia (1829). Paolucci, Signorini La storia in tasca. Dalla metà del Seicento all’inizio del Novecento © Zanichelli editore 2013
Si fa strada l’idea di nazione Il sentimento nazionale si fece più vivo che mai dopo il Congresso di Vienna. Popoli che avevano in comune lingua, religione, storia e cultura acquistarono a poco a poco coscienza di far parte di una stessa nazione e molte persone sentirono il bisogno di lottare perché il loro paese diventasse uno Stato politicamente unito, libero e indipendente. - Si affermò allora l’uso della parola «patria», per indicare la «terra dei padri», il paese comune a tutti quelli che appartenevano ad una stessa nazione. Chi combatteva per la libertà, l’unità, l’indipendenza della patria fu detto «patriota». Paolucci, Signorini La storia in tasca. Dalla metà del Seicento all’inizio del Novecento © Zanichelli editore 2013
Si diffonde un nuovo movimento culturale: il Romanticismo Al risveglio del sentimento nazionale contribuì anche un nuovo movimento culturale, il Romanticismo. I romantici si opposero, almeno in parte, alle idee illuministe. Invece della ragione esaltarono il sentimento, la fantasia, la libertà creatrice dell’artista. Scoprirono nuovamente l’importanza della religione, studiarono la storia del passato e molti di loro parteciparono attivamente alla lotta dei popoli per la libertà e l’indipendenza. - Ci furono fra i romantici dei cospiratori, iscritti alle società segrete, dei poeti-soldati (come l’inglese George Byron o il tedesco Theodor Körner, morto sul campo di battaglia combattendo per l’indipendenza della sua patria). Paolucci, Signorini La storia in tasca. Dalla metà del Seicento all’inizio del Novecento © Zanichelli editore 2013
Paolucci, Signorini La storia in tasca Paolucci, Signorini La storia in tasca. Dalla metà del Seicento all’inizio del Novecento © Zanichelli editore 2013