ABBAZIA CISTERCENSE DI CASAMARI
24 22.Veduta dell’abbazia di Casamari23.Frammento di terracotta architettonica (sima) con tracce del colore originario,III sec.a.C. L’Abbazia di Casamari, nel comune di Veroli, in Ciociaria, si presenta al visitatore nella sua austera bellezza, ricca di storia quasi millenaria. Il territorio, nel quale sorge, fu abitato sin dal secolo IX a. C. dai Volsci e dagli Ernici e, nel secolo IV, dai Sanniti, che lo cedettero successivamente ai Romani.
ORIGINI DEL NOME Il nome “Casamari” rivela origini remote: qualcuno ritiene che esso celi radici tosco-umbre, altri lo fanno derivare da “Casa Marii”, con esplicito riferimento al console romano, Caio Mario, che, forse, qui nacque e dove, certamente, visse la sua famiglia. Anche se è impossibile, oggi, stabilire con esattezza il sito, sappiamo che in questo luogo sorgeva l’antica Cereatae Marianae, piccolo villaggio dedicato alla dea Cerere e attraversato dalla via Maria, della quale è ancora evidente un tratto ben conservato.
L’Abbazia di Casamari e l’antica Cereatae Marianae La storia dell’Abbazia ha inizio con la fondazione di un monastero benedettino nel luogo denominato Casamari, sui resti della città romana di Cereatae Marianae. La Cronaca del Cartario, una narrazione delle origini del monastero, tramanda che, agli inizi dell’XI secolo, alcuni uomini provenienti da Veroli fondarono la chiesa dei Ss. Giovanni e Paolo, primo nucleo di un monastero che, sotto la regola di San Benedetto , in breve tempo si ampliò, dotandosi di un chiostro e di altri ambienti. Il monastero, intorno alla metà del XII secolo, a causa di una generale crisi economica e spirituale venne incorporato all’Ordine Cistercense. I monaci cistercensi provenienti dalla Francia immediatamente restaurarono il rigore e l’austerità propri della Regola, procedendo contemporaneamente al restauro dell’intero complesso abbaziale. Nel 1203 Papa Innocenzo III benedisse la prima pietra della nuova chiesa che fu consacrata nel 1217 da Papa Onorio III. Si pensa che il complesso abbaziale sia stato terminato nella metà del XIII secolo, nelle forme che in buona parte ancora oggi vediamo
Ordine Cistercense L'Ordine cistercense (in latino Ordo cisterciensis, sigla O.Cist.) è un ordine monastico di diritto pontificio. Ebbe origine dall'abbazia di Cîteaux (in latino Cistercium), in Borgogna, fondata da Roberto di Molesmes nel 1098.
Abbazia di Cîteaux Cartina delle prime abbazie cisterciensi Abbazia di Cistercium, ricostruzione del 1720
Passaggio dell’Abbazia di Casamari all’ordine cistercense Il passaggio al nuovo Ordine, così riferito dalla “Cronaca del Cartario”, avvenne per l’interessamento di San Bernardo, guida autorevole, seppure non fondatore e ospite del monastero tra il 1138 ed il 1140.
San Bernardo di Chiaravalle Bernardo di Clairvaux, monaco e poi abate cistercense, nella sua famosa Apologia ad Guillelmum Sancti Theodorici abbatemn condannò le decorazioni scultoree riscontrate soprattutto nei chiostri cluniacensi così ridondanti e inadatte ad un luogo monastico che distoglievano i fratelli dalla meditazione e dall’esercizio della disciplina. Tuttavia, nel corso del XII secolo, questi aspetti vennero progressivamente resi elementi simbolici aggiuntivi come si noterà a Casamari.
Immagini storiche dell’Abbazia di Casamari Veduta dell’Abbazia di Casamari del XVII secolo
Veduta dell’Abbazia di Casamari prima della Seconda Guerra Mondiale
Visita dell’Abbazia Si entra nell’Abbazia attraverso un’ampia porta a doppio arco, uno utilizzato come accesso pedonale l’altro per le auto, anticamente per le carrozze.
La loggia e la portineria Nel vestibolo dell’ingresso dell’Abbazia troviamo la portineria, probabilmente un antico magazzino dove si collocavano le derrate alimentari mentre la loggia sovrastante anticamente era la residenza dell’Abate.
Davanti la basilica troviamo un piazzale con un pavimento di ciottoli di tufo vulcanico cinto di abeti con una fontana al centro e ai lati due strade che conducono all’ingresso della basilica e all’ingresso del complesso abbaziale.
La Basilica Dal piazzale si accede alla basilica attraverso un’ampia scalinata. Prima di entrare all’interno della basilica si accede in un atrio caratterizzato da tre aperture di cui quella centrale è ad arco a tutto sesto, le altre due ad arco a sesto acuto.
Facciata della Basilica La facciata presenta ,in basso, quattro contrafforti che poggiano su plinti e terminano a cappuccio per riaffiorare sulla copertura a capanna dell’atrio. Nella parte superiore, coronata con un timpano, è presente ,al centro, un rosone a sei lobi con due monofore ad arco acuto disposte simmetricamente ai lati.
L’ingresso della basilica L'ingresso principale si apre in un blocco quadrato aggettante, inserito nella parete, con profonda strombatura, realizzata nella parte superiore da sette fasce di archi a pieno centro, sorrette alternativamente da spigoli con semicolonnine pensili e da colonne disposte negli angoli: il tutto raccordato da una mensolina che corre sulla serie di piccoli capitelli riccamente ornati. La porta, realizzata dal Canonica (1952), è in legno di noce e rivestita di rame; presenta i simboli degli evangelisti e due croci con palme e rosette.
L’interno della basilica La chiesa, a croce latina commissa, è a tre navate. La navata centrale, che termina con un’abside quadrangolare, è divisa in campate rettangolari coperte da volte a ogiva costolonate e delimitate da robusti pilastri cruciformi. Nelle crociere, le vele, ben delineate dai costoloni, convergono sulla chiave di volta. Lo slancio verticale è frenato e misurato dal cornicione, che snodandosi lungo il perimetro della navata, divide l'alzato in due parti uguali secondo lo schema degli spazi ad quadratum proprio della pianta bernardina.
Particolari dell’interno Le pareti Le pareti della navata sono interrotte da monofore archiacute e da nicchie disposte simmetricamente sul cornicione. L'elemento caratteristico della costruzione risulta il pilastro cruciforme che scandisce gli spazi e concentra le forze. Esso è costituito dal basamento poligonale, da quattro semicolonne con rispettivi capitelli e da otto spigoli che sostengono gli archi e i costoloni delle navate maggiori e minori e gli archi delle aperture laterali.
Abside ed altare maggiore L'abside è illuminata da un rosone a sei lobi e da cinque monofore poste nella parete di fondo e da altre quattro laterali poste a diversa altezza, creando un ambiente di mistico raccoglimento. L'altare maggiore, dono del papa Clemente XI (1711), sormontato dal baldacchino in marmo policromo e lanterna, è situato nella campata d'incontro, mentre l'antico era posto nell'abside. Il coro, previsto nelle chiese cistercensi davanti all'altare maggiore, occupa attualmente la parte absidale della chiesa.
Il chiostro Il chiostro, a cui si accede dalla chiesa attraverso la porta dei monaci, è a pianta quadrangolare, con le quattro gallerie a copertura semicilindrica. Il quadrato del chiostro nella pianta bernardina, è il punto di riferimento di tutto il complesso abbaziale. È considerato il "cuore del monastero" perché è il centro della vita dei monaci così come lo è della sistemazione urbanistica.
Particolari del chiostro Abate Giovanni V Pier delle Vigne Federico II Ogni lato, che delimita il chiostro, presenta un’apertura e quattro bifore separate e simmetricamente disposte. La bifora è formata da sei colonnine binate di varie fatture - lisce, scanalate, a linea spezzata, tortili - con basi piuttosto uniformi e con semplici modanature. I capitelli sostengono un unico abaco rettangolare che regge il doppio archetto a tutto sesto. La bifora centrale sinistra del lato sud ha due capitelli ornati di tre testine raffiguranti, secondo la tradizione, Federico II, Pier delle Vigne e l'abate Giovanni V.
Il capitolo La sala capitolare è l'ambiente dove, forse, meglio risalta l'originalità dell'architettura cistercense. L’aula presenta al centro quattro pilastri a fascio che dividono l’ambiente in nove campate da volte a ogiva costolonate. La sala, pur situata ad un livello sensibilmente ribassato rispetto al piano del chiostro è illuminata da tre eleganti monofore istoriate. Qui veniva convocata la comunità per discutere e prendere le decisioni più importanti. Il nome capitolo deriva dal cosiddetto «capitolo delle colpe», che consisteva nell’accusa a turno dei monaci delle mancanze commesse contro le prescrizioni della regola.
Il refettorio Dall’interno della basilica si accede nel refettorio formato da una vasta sala divisa in due navate, a sette campate, per mezzo di robusti pilastri centrali di forma cilindrica e sormontati da rustici capitelli ottagonali. L’enorme ambiente, illuminato da una serie di finestre rettangolari, in origine era il dispensarium, cioè il magazzino dell’abbazia. I monaci prendono pasti comunitariamente nel refettorio seguendo quanto prescritto nella Regola di San Benedetto.
La biblioteca La biblioteca è uno degli ambienti più importanti del monastero, perché in essa sono custoditi non solo i libri di uso liturgico, ma anche quelli che personalmente i monaci consultano per studiare, non essendo loro consentito possederne di propri. A Casamari la biblioteca occupa la parte estrema dell’ala occidentale del monastero. La sala ha il soffitto a cassettoni, sostenuto da quattro archi a tutto sesto, che si dipartono da tre pilastri. Conta più di ottantamila volumi di cui il più antico è una Regola di San Benedetto, della fine del secolo XII.
Il museo Una prima esposizione archeologica fu sistemata nella sala del capitolo, negli anni venti del Novecento, e poi spostata, nel 1936, nella casa abbaziale. Nel 1956 un nuovo allestimento museale venne collocato nei locali annessi al chiostro; esso è rimasto aperto al pubblico fino agli anni Ottanta. Il nuovo allestimento del Museo archeologico dell’abbazia di Casamari è stato aperto al pubblico il 10 luglio 2003. La raccolta archeologica è costituita in prevalenza da materiale d’epoca romana pertinente a Cereatae Marianae,, alcuni reperti paleontologici, manufatti d’epoca preistorica e preromana, oggetti provenienti da altre località della media valle del Liri e dalla necropoli di Oria in Puglia. .
Liceo Statale Giovanni Sulpicio Veroli (Fr) Lavoro realizzato nell’anno scolastico 2013/2014 da: Andrea Santaroni Cesare Rossi Giorgio Cianchetti Marco Cialone Classe III B Prof.ssa Violetta Migliori