ISTITUTO COMPRENSIVO STATALE PRAIA A MARE 10 febbraio 2017
Le foibe
… Per conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo delle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra.
Cosa sono le Foibe? Le foibe sono delle cavità naturali, dei pozzi, presenti sul Carso (altipiano alle spalle di Trieste e dell'Istria). Alla fine della Seconda guerra mondiale i partigiani di Tito vi gettarono (infoibarono) migliaia di persone, alcune dopo averle fucilate, alcune ancora vive, colpevoli di essere italiane o contrarie al regime comunista.
Né più né meno che una storia italiana
Chi erano gli “ infoibati” ? Erano uomini, donne che sparivano dalle loro case , dai loro affetti, senza distinzioni politiche, razziali ed economiche. Furono arrestati fascisti ed anti fascisti, cattolici ed ebrei, industriali, dipendenti privati ma anche agricoltori, pescatori, donne , vecchi e bambini e i servitori dello Stato, carabinieri, poliziotti, finanzieri, militi della Guardia Civica , dipendenti dei vari settori dell’amministrazione. Di loro non si sapeva più nulla…..
Purtroppo è impossibile dire quanti furono gettati nelle foibe: circa 1.000 sono state le salme esumate, ma molte cavità sono irraggiungibili, altre se ne scoprono solo adesso (60 anni dopo) rendendo impossibile un calcolo esatto dei morti. Approssimativamente si può parlare di 6.000 - 7.000 persone uccise nelle Foibe, alla quali vanno aggiunte più di 3.000 persone scomparse nei gulag (campi di concentramento) di Tito.
Sono circa una quarantina le foibe dalle quali sono stati recuperati cadaveri. Purtroppo a causa della profondità molti li, sono rimasti per sempre sepolti.
Molta gente ignora perfino il significato della parola “foiba”: questa deriva dal latino “fovea”, che vuol dire “fossa”, “buca”, “trappola”. Con questo termine, si intendono, nella Venezia Giulia, delle grotte carsiche, spesso terminanti in un inghiottitoio.
Questa è la sezione di una celebre foiba, quella di Basovizza, che, pur non essendo di origine carsica (è una miniera), dà l’idea di come sia fatta una foiba.
Grappoli di infoibati a Vines (1943)
Infoibati…
In questa scena di riconoscimento, si nota un ufficiale della Wehrmacht: i Tedeschi hanno riconquistato l’Istria…
Su questo argomento, suggeriamo due libri, di non eccelso valore storiografico, ma abbastanza noti, editi da case editrici non di nicchia e, certamente, non di parte:
Ecco alcuni protagonisti di quel periodo politico:
Certamente, però, i tre maggiori responsabili di questi massacri furono Tito, Kardelj e Togliatti
Quindi, ricapitolando…..
Rai Storia Giorno 10 febbraio infatti, alle ore 11, Rai 2 trasmetterà la “celebrazione del giorno del ricordo”,
Esodo delle popolazioni giuliano dalmate
L’esodo Già con gli infoibamenti del settembre ’43 e dell’aprile ’45 in Istria vi fu chi tento la fuga, soprattutto via mare con mezzi di fortuna, ma spesso venne fermato da fili spinati e raffiche di mitra. Gli abitanti di Zara furono spinti alla fuga dai bombardamenti alleati (novembre ’43/ottobre ’44). Gli abitanti di Pola fuggirono in 32.000 su 34.000, sapendo che la città sarebbe passata sotto l’amministrazione jugoslava. Quando i titini entrarono in queste zone, non fu più possibile fuggire e raggiungere l’Italia.
Perché? Perché è accaduto tutto questo? Le cause sono diverse e difficilmente riassumibili. In ogni caso vediamo di enucleare almeno le motivazioni più importanti: antico scontro fra mondo slavo e italiano nei territori dell’Adriatico, inaspritosi a causa del regime fascista prima e dell’occupazione italiana del 1941 poi; progetto espansionistico di Tito, che, spalleggiato dall’URSS, mirava all’annessione di quelle terre fino al Tagliamento, inglobando tutta la Venezia Giulia; inadeguatezza del governo italiano nell’immediato dopoguerra e politici condiscendenti col progetto di Tito, in quanto la Jugoslavia poteva fungere da stato-cuscinetto con l’URSS.
Un silenzio lungo sessant’anni Perché questo silenzio? Difficile dare una risposta. Possiamo solo avanzare alcune ipotesi. Di certo sappiamo che, a partire dal 1948, anno in cui Tito attuò lo strappo con l’URSS e fu espulso dal Cominform, i governi occidentali cominciarono a guardare al maresciallo come ad un interlocutore che avrebbe fatto della Jugoslavia uno stato-cuscinetto tra i due blocchi, orientale e occidentale: fu ritenuto “politicamente corretto” non inasprire i rapporti con lui, rivangando la questione italiana. Del resto anche l’opinione pubblica italiana guardava con sospetto l’arrivo dei profughi, in un Paese distrutto e povero. Diventò facile dimenticare quella tragedia e rimuoverla anche dai libri di storia.